In rilievo > Osservatorio sul Genderfemminismo
Senza il gender il femminismo attuale non sarebbe quello che è ora
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Sardus_Pater:
Negli ultimi anni ho riflettuto molto sui danni a lungo termine per la causa maschile provocati dalle nuove tecnologie. La Rete ha permesso certo che nascessero gruppi di discussione sulla QM e che gruppi di attivisti si unissero, ma è stato l'unico aspetto positivo in mezzo a una miriade di aspetti negativi che hanno penetrato la società. In fondo molti movimenti maschili o di padri separati son nati prima del World Wide Web. Quindi, rispetto a pochi anni fa, non vedo più l'Internet come una grande conquista.
È tutto intrecciato: globalismo, femminismo, social network, disagio maschile post tecnologico, immigrazionismo. E genderismo, ovviamente.
Il genderismo ha permesso al femminismo di fare un salto di qualità inaspettato rispetto a quanto accaduto negli anni caldi della contestazione sociale e della controcultura. È utile alla causa della società fluida e poco importa che femministe separatiste o radicali, ormai tenute ai margini dal femminismo mainstream, che le teme quasi quanto teme gli MRA, sbraitino contro il transessualismo e il considerare il sesso biologico il sesso naturale (le TERF). Di certo c'è che anche in una società non globalizzata l'unione tra femminismo e genderismo creerebbe danni sensibili. Di contro, immaginando una linea temporale diversa in cui a Stonewall non accadde nulla, potremmo dire che il femminismo anche in una società globalizzata potrebbe fare molti meno danni senza il supporto del genderismo, perché certe battaglie non potrebbero nemmeno essere concepite.
Vicus:
La rete ha un enorme pregio che prescinde dai contenuti: non consente l'accentramento e non si può quindi controllare. Per quante norme si possano emanare, saranno sempre un passo indietro (v. Cina): c'è Thor, il Deep Web, le VPN.
Chi vuole informarsi e informare un modo lo trova, per chi non vuole non c'è rete per quanto libera e accessibile che tenga.
Vicus:
Per capire davvero il femminismo e i suoi obiettivi, e la sua sinergia con ideologie mortifere è necessario approfondire i suoi fondamenti storico-culturali.
Un primo elemento fondamentale da capire è che malgrado gli apparenti "elementi positivi" (parità e così via) il femminismo ha una finalità puramente distruttiva. I risultati in termini di tensioni tra i sessi, discriminazioni e irrilevanza sociale degli uomini parlano da soli.
Un altro aspetto essenziale è che sia il femminismo che le ideologie collegate come il gender hanno sostenitori comuni ad alto livello (ONU e UE comprese) e il comune scopo di decostruire le culture umane e ridurre gli esseri umani a bestie.
Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley (la cui famiglia aveva forti legami col potere) descrive nei dettagli questo progetto: distruggere cultura, paternità, legami familiari, persino identità biologica per trattare gli uomini (ridotti a poche centinaia di milioni) come polli in batteria.
Questo progetto si basa su utopie che hanno un'origine remota. Si pensi a opere come la Città del Sole di Tommaso Campanella che prevedeva di accoppiare gli esseri umani in base a principi eugenetici e, anziché educarli ad essere cittadini liberi e consapevoli, addestrarli come bestie.
Per quanto possa far sorridere far risalire il femminismo ad antiche eresie (ma sempre meno che alle Nozze di Cana), ci sono ricorrenti tracce nella storia di un pensiero, secondo cui pochi iniziati dovrebbero dirigere un'umanità "inferiore" in base a criteri quasi zootecnici.
Ogni società umana ha una filosofia di fondo che la governa, che sia esplicita o sottintesa: se l'essere umano non ha dignità ma è solo l'errore di un demiurgo maldestro, nulla impedisce che lo si possa abortire, manipolare geneticamente, sfruttare e sopprimere come un animale da allevamento.
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