Autore Topic: World Bank e LGBT, la nuova frontiera del potere. Antimaschile  (Letto 1063 volte)

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World Bank e LGBT, la nuova frontiera del potere. Antimaschile
« il: Dicembre 13, 2020, 04:31:03 am »

Articolo che evidenzia i forti legami col potere - che condivide col femminismo dell'ideologia LGBT. Con la scusa della "pandemia", la gente non viene più curata ma per aborto e cambio di sesso, pagati da tutta la collettività, ci sono sempre fondi e personale disponibile.

Fonte: Undicesima Ora

Per chi lotta contro l’industria dell’identità di genere, non c’è più tempo da perdere. La maggior parte di coloro che combattono questa bestia lo fanno da un punto di vista sociologico, concentrandosi sugli aspetti “di genere” e “identitari”; l’analisi culturale dei danni perpetrati contro la società da questo apparato e da dove esso provenga, rimane però sterile e al lato “industriale” viene dato solamente un breve sguardo. Ma le radici di questo Golia affondano anche nel capitalismo spietato e sanguinario.

Le radici anche corporative dell’identità di genere devono essere poste al centro, altrimenti la compartimentazione degli argomenti a corollario sarà inefficace. Sono le radici che forniscono il potere che l’industria dell’identità di genere brandisce, radici che affondano nel potere aziendale e nel profitto. La malignità della ’teoria queer’ e gli sforzi per destabilizzare la realtà, la lotta femminista contro gli stereotipi di genere e per i diritti delle donne e la denuncia dell’omofobia che sarebbe ancora in atto nelle culture occidentali, sono elementi informativi di ciò che sta accadendo nell’arena transgender, ma non ne sono la radice. Invece, è il corporativismo vorace e patologico che ha già distrutto gran parte del pianeta che sta ora colonizzando tutto ciò che rimane. E gli uomini sono l’ultima frontiera del capitalismo avvoltoio e omicida.

In merito alle radici dell’industria dell’identità di genere si è già scritto a riguardo di Big Pharma, e della protezione che l’industria gender riceve dalla Big Tech connessa a Big Pharma; guardiamo ora al ruolo delle banche in questa fiorente industria titanica.

Fabrice Houdart, specialista in diritti umani e responsabilità sociale d’impresa, con 19 anni di esperienza presso la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, ha assunto la guida, in qualità di amministratore delegato, di Out Leadership nel gennaio 2020. Out Leadership è l’organizzazione di rete globale LGBT+ per le aziende. All’interno della galassia Out Leadership, Houdart è co-responsabile del progetto Quorum, un database di 900 attuali a aspiranti membri al Board Members LGBT. In qualità di responsabile delle iniziative per l’uguaglianza globale, Out Leadership fa leva sull’influenza di oltre 80 tra le più grandi aziende del mondo allo scopo di spingere per il cambiamento sociale sulle questioni LGBTQ attraverso la “diplomazia silenziosa”, l’azione legale e la filantropia, con particolare attenzione all’Europa dell’Est, al Medio Oriente e all’Asia. Out Leadership aiuta le aziende a farsi coinvolgere nella ghiotta opportunità di mercato LGBT+ dal giro di affari di 5,2 trilioni di dollari (sì, avete letto bene. 5,2 trilioni di dollari).

Già, tutto questo gran parlare di diritti umani… ma quello che stiamo realmente osservando sono enormi opportunità di mercato. Sarà questo il motivo per cui la leadership LGBT è piena zeppa di banchieri invece che di attivisti.

Il fondatore e direttore di Out Leadership è l’omosessuale Todd Sears. Sears ha lavorato come banchiere d’investimento, consulente finanziario e leader della diversità. Ha creato il primo team di consulenti finanziari a Wall Street avente l’obbiettivo di concentrarsi sulla comunità LGBT+ portando 1,5 miliardi di dollari in nuovi asset presso il suo cliente Merrill Lynch. Todd ha altresì guidato iniziative pionieristiche di uguaglianza per Merrill Lynch e il Credit Suisse. Sears, in questo articolo, racconta come l’attrazione per lo stesso sesso fosse una questione sociale, ma ora vanga usata per guidare il cambiamento sociale e l’impatto sul business, lasciandosi alle spalle politica, religione e cultura.

Beth Brooke-Marciniak, nominata per dieci volte tra le “100 donne più potenti del mondo” da Forbes, è stata responsabile delle politiche pubbliche presso la società di servizi professionali Ernst & Young (EY). Brooke-Marciniak è responsabile di aver contribuito ad influenzare le politiche relative ai mercati globali dei capitali. In precedenza ha lavorato presso il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ed era a capo di tutte le questioni di politica fiscale relative alle assicurazioni e alla gestione dell’assistenza sanitaria, ed ha avuto un ruolo nella riforma sanitaria e nella riforma del Superfondo. È stata anche Sponsor della formazione sull’Inclusività e la Diversità presso la Ernst & Young, dove ha guidato la creazione del loro gruppo di Corporate Responsibility e dove ha promosso la mitologia dell’identità di genere dappertutto.

Nel 2018 Brooke-Marciniak è stata nominata “Global Advocate of the Year” dalla Camera di Commercio Nazionale per il suo lavoro a favore delle tematiche LGBT su scala globale. È oggi anche co-presidente della Partnership per l’uguaglianza globale LGBT e siede nel consiglio di amministrazione della Out Leadership.

Nel 2016, Out Leadership ha annunciato il lancio di Out WOMEN, un’iniziativa tesa a promuovere il successo delle donne LGBT senior nel mondo degli affari. Come membro del Global Advisory Board di Out Leadership, Brooke-Marciniak si è unita a Martine Rothblatt, il “padre fondatore” dell’impero transgender, un uomo che finge di essere una donna, CEO di United Therapeutics.

Una menzione anche per Jon Stryker, fondatore della Arcus (All Roads Lead to Arcus), che ha guidato la mitologia dell’identità di genere a livello globale con milioni di dollari dalle sue casse miliardarie gestendo società mediche. Stryker non è sempre stato un filantropo e di certo non è stato un attivista. Prima di dirigere la più grande Ong LGBT del mondo, Stryker è stato un membro fondatore del consiglio di amministrazione di Greenleaf Trust, una società privata di gestione patrimoniale.

Il Center for Hispanic Marketing Communication ci fornisce una spiegazione molto concisa di come l’attrazione per le persone dello stesso sesso sia stata corporatizzata.

“Un comune errore nel coinvolgere un pubblico LGBT è quello di presumere che la comunità LGBT sia un monolite che condivide le stesse convinzioni, idee e valori. La comunità LGBT dovrebbe essere trattata come un mercato target separato. I responsabili del marketing dovrebbero usare strategie diverse per ogni segmento della comunità LGBT e non fare stereotipi”, scrive Blanca Villagrana. Se tre identità aziendali sono state redditizie, basta immaginare le porte del mercato che si apriranno per quattro, cinque o 7 miliardi di identità di genere. Le possibilità sono infinite.

Oggi stiamo assistendo ad un numero crescente di giovani nelle culture occidentali che vengono risucchiati in questa matrice di identità aziendale, riorganizzando le loro caratteristiche sessuali attraverso droghe e interventi chirurgici per esprimere una qualche immaginaria “identità di genere” e abbiamo aperto la porta alla colonizzazione non solo dell’espressione sessuale, ma anche dei nostri corpi sessualizzati. La rivoluzione sessuale non sarà nulla se non corporativa.

Grandi banche e identità di genere

Diamo ora un’occhiata agli istituti bancari in sé stessi, che si contorcono in mille modi per sostenere la minuscola parte della popolazione che si definisce “transgender”.

Prima di iniziare contempliamo per un momento gli enormi e rapidi cambiamenti globali in atto nelle istituzioni, nelle aziende, nei negozi, nei governi, nelle scuole, nelle strutture mediche, nelle organizzazioni femminili, ecc., a favore delle persone che negano la realtà biologica dei loro corpi, e quanto siano costosi questi cambiamenti. I dizionari sono in fase di revisione, leggi vengono combattute per permettere agli uomini di accedere agli sport femminili e agli spazi sicuri, giovani donne che hanno scelto di farsi amputare il seno e che ora credono di essere sempre state uomini, vengono utilizzate nella pubblicità, segnalando tutto ciò come un “progresso”. Aziende, negozi, bar, ristoranti e istituzioni stanno ristrutturando i loro bagni e le loro polizze sanitarie: in generale una gigantesca infrastruttura politica globale è stata costruita per guidare la normalizzazione della dissociazione corporea. E, presumibilmente, tutto questo sta accadendo perché i governi, i politici, Amnesty International, ACLU, ONU e altre miriadi di organizzazioni, si preoccupano così tanto di queste persone con problemi di identità… A chiunque compri queste sciocchezze ho un ponte da vendere.

Ma, andiamo avanti. Le banche. Chi sono i giganti che fanno da apripista allo 0,03% della popolazione?

L’anno scorso Mastercard ha creato la prima carta di credito per persone che si definiscono “transgender” e “non-binario”, come se essi fossero un sottoinsieme di esseri umani e non i maschi e le femmine così come sono nati. La carta di credito “True Name” Pride, era il nome dato a questo lancio di prodotto, che fondamentalmente permette alle persone di usare qualsiasi diavolo di nome vogliano sulle loro carte di credito.

Secondo quanto riporta la “Business Statement for Transgender equality”, Bank of America, City Bank, BNP Paribas, BNY Mellon, Deutsche bank, Ernst & Young, HSBC, JP Morgan Chase and Co., Morgan Stanley, US Bank, e Visa sono soltanto una manciata di un numero sempre maggiore di banche, società di carte di credito, e società di investimento che hanno fatto all-in a favore dei trans, sotto la bandiera di “inclusività e diversità (I&D)”. Il tipico linguaggio corporativo di I&D viene diffuso ovunque, e assomiglia moltissimo a quell’uniformità di pensiero e di comportamento che le persone vengono punite per non aver rispettato. City Bank, Bank of America e Capital One Banks sono sostenitori del PLFLAG, un network avente oltre 400 distaccamenti in tutti gli Stati Uniti, che fornisce supporto riservato, istruzione e sostegno ai membri LGBTQ+.

Rolddy Leyva, Vice Presidente di Global Diversity, Inclusion & Belonging (DIB è una variante di I&D) per Capital One è particolarmente interessato alle “donne nere trans”, che secondo lui diventano bersaglio di odio e violenza con spaventosa regolarità, mentre, in verità, non ci sono prove in merito. Secondo diversi rapporti, il numero di uomini di colore che si fingono donne uccise negli Stati Uniti nel 2019 era di 20. Venti uomini a cui piace indossare abiti e svolgere attività femminili, molti dei quali lavorano come prostitute, un’esperienza pericolosa tanto per cominciare, sono stati uccisi da altri uomini nel corso dell’ultimo anno.

Nel 2007 Goldman Sachs ha aggiunto una copertura assicurativa sanitaria per interventi chirurgici genitali non necessari su persone che desiderano riorganizzare i loro marker sessuali, il tutto come parte di una spinta ad attrarre i migliori talenti e a reclutare e mantenere una forza lavoro più “diversificata”. L’intervento da solo potrebbe costare a un individuo da 5.000 a 150.000 dollari se pagasse di tasca propria, a seconda della sua situazione. Questa cifra non include i trattamenti ormonali e altri trattamenti farmacologici. Il piano di Goldman Sachs (GS, Fortune 500) copre l’intervento chirurgico vero e proprio così come i farmaci da prescrizione “transgender” — quali iniezioni di ormoni del sesso errato. Goldman non è l’unica società finanziaria che offre tali “benefici”. Anche Bank of America (BAC, Fortune 500), Deutsche Bank (DB) e Wachovia (WB, Fortune 500) offrono un certo livello di copertura per i “riordinamenti” delle caratteristiche sessuali —  pratiche brutali, pericolose e malsane.

Maeve DuVally, amministratore delegato di Goldman Sachs con un debole per i décolleté e i tacchi alti, trova che sia facile fingere di essere donna al lavoro. Sachs non solo ha fatto in modo che fosse facile per lui, ma ha fornito parte dello “stimolo” per far sì che DuVally scoprisse la sua “transness” dopo aver partecipato ad un incontro in banca. Prima dell’incontro di marzo 2020, DuVally si vestiva comodamente con “abiti da donna” ma solo a casa. Poi, “un invito è stato rivolto ai dipendenti della banca: La rete L.G.B.T. di Goldman ospitava un panel su ‘come essere più forti alleati dei transgender e della comunità non conforme al genere”’. DuVally si è presentato all’evento, nell’auditorium di Goldman, con parrucca e trucco; in seguito si è presentato così conciato ad alcuni impiegati della banca. Alla riunione del 22 novembre i dipendenti sono stati istruiti a smettere di usare pronomi che riconoscono le differenze biologiche, fisiologiche e psicologiche medie tra uomini e donne, diramando un video e complesse istruzioni sul nuovo ordine degli affari in casa Goldman.

“DuVally ha trovato l’evento incoraggiante. Un collega, che l’ha guardato a distanza da Londra, ha preso copiose note e le ha poi inviate via e-mail al gruppo di comunicazione. Tutti coloro che hanno partecipato hanno ricevuto delle schede laminate che illustrano l’uso corretto dei pronomi. DuVally si è reso conto, dice, che era il momento di uscire allo scoperto quale ‘transgender’ alla Goldman”. Ha poi “fatto coming out” in vari talk-show internazionali e su varie piattaforme di notizie. Goldman ha anche avviato un’iniziativa per aggiornare l’elenco interno delle banche per consentire ai dipendenti di designare i loro pronomi preferiti.

Anche la Barclays è da tempo in prima linea per quanto riguarda i diritti LGBT+ sul posto di lavoro. La banca è stata sponsor principale al Pride 2018 in tutto il mondo. Amy Stanning, altro uomo che finge di essere una donna, è stata messa a proprio agio sul luogo di lavoro.

A parte l’ovvia dissonanza cognitiva di questi programmi di D&I aziendali – che da una parte cercano di bilanciare la disuguaglianza basata sul sesso nel loro personale ma poi assumono uomini che possono essere considerati donne –, c’è il curioso massiccio interesse aziendale per lo 0,03% della popolazione che finge di essere il sesso opposto, o di non avere un sesso. A prima vista queste corporations sembrano attendere o aspettarsi che un numero sempre maggiore di persone si identifichino come qualcosa che in realtà non sono.

E per finire, come non nominare il potente e folle che si cela dietro questa facciata di inclusività e il suo programma?

Martine Rothblatt, il padre fondatore dell’impero dei transgender, ha organizzato un pranzo con Beth Brooke-Marciniak nel 2016 per celebrare la leadership aziendale LGBT OutWOMEN Business Leadership. Come ricordato ad inizio articolo, Brooke-Marciniak, responsabile delle politiche pubbliche di Ernst & Young e Co-Chair for Partnership for Global LGBTIQ+ Equality, è stata votata per ben dieci volte come una delle donne più potenti al mondo. Rothblatt è una transumanista che sostiene gli eventi di I&D aziendali e allo stesso tempo, transumanesimo in occasione di altri eventi, promuove l’idea che il transgenderismo sia una rampa di lancio verso transumanesimo, eventi finanziati dalla Arcus Foundation, la più potente ONG LGBT del mondo. “La ricostruzione del corpo umano è già iniziata”, ci dice Rothblatt convinta.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:World Bank e LGBT, la nuova frontiera del potere. Antimaschile
« Risposta #1 il: Dicembre 13, 2020, 13:37:19 pm »
Idioti. Non sanno cosa li attende: quando il valore del denaro crollerà (e crollerà assai presto) saranno cacciati come selvaggina.

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Re:World Bank e LGBT, la nuova frontiera del potere. Antimaschile
« Risposta #2 il: Dicembre 13, 2020, 18:54:26 pm »
Se ti riferisci ai "pride" è possibile, quanto ai loro burattinai si chiuderanno le loro magioni sorvegliate da guardie armate.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.