L’uomo è diventato antiquato, un puntino senza importanza nell’universo-macchina. Che senso avrà la parola libertà? Forse sta finendo la lunga epopea dell’homo viator, il viandante della vita e inizia quella del navigatore solitario che non si muove dalla poltrona, le cui gambe diverranno inutili, mediato e invaso dall’immagine, suddito inconsapevole della dittatura dell’Istante e del Pulsante.
La solitudine degli uomini primi ha un
laboratorio avanzato, il Nord Europa, in particolare la Svezia. Nella fredda nazione che siamo abituati a definire avanzata, civilissima e libera, ossessionati dall’indipendenza individuale, dove i figli non devono dipendere dai genitori e viceversa, i coniugi sono distaccati l’uno dall’altro, i malati non devono aspettarsi nulla dai parenti, vige un paradiso per eremiti e misantropi.
Metà degli svedesi vive da sola; oltre una donna su quattro concepisce i figli senza un compagno fisso attraverso l’inseminazione artificiale, per evitare complicate relazioni sentimentali. Morire nella più completa solitudine è comunissimo; non pochi versano denaro all’ ente preposto per saldare in anticipo le spese funerarie. Con la compilazione di appositi moduli burocratici, si può ottenere tutto, tranne la vicinanza, l’affetto, in fin dei conti la vita.
Spinoza parlò di passioni tristi: quella, ossessiva, per l’indipendenza solitaria è ben più che triste, è
la trasformazione di una comunità in un igienico, sterilizzato obitorio. In Svezia esiste la più grande banca dello sperma del mondo, in cui sono conservati, alla giusta temperatura (i ghiacci aiutano) ben 170 litri di sperma umano, prodotti dalle prestazioni solitarie dei nordici.
La felicità non abita a Stoccolma: tutte le rilevazioni sull’alcolismo, la violenza sulle donne, l’abuso di droghe pongono la Svezia ai vertici mondiali, così come la contabilità dei suicidi. La tomba sembra un’alternativa migliore che trascinare la vita soli, senza l’affetto di figli e amici. In un mondo di morti viventi, non stupisce la popolarità dell’eutanasia, la “dolce morte” amministrata dallo Stato killer. Consentiteci una battuta:
gli uomini primi lotteranno per una migliore vita … animale. Che costa resterà, se non la mestizia della solitudine, quando l’egoismo competitivo cederà il passo all’età e alla malattia, e non ci sarà un volto amato, una mano amica a sorreggerci, una speranza trascendente e l’unica via d’uscita sarà il commiato, la fine come liberazione?
Chissà, un giorno accetteremo di avere una scadenza prefissata, come lo yogurt. Gli uomini primi saranno una specie antropologica diversa dalla nostra, non più animale sociale e politico, ma lupi solitari e insieme greggi amministrate dal pastore, tristi,
in grado di interagire con molteplici dispositivi, ma non con i conspecifici delle altre cellette dell’alveare. Individui a cui mancherà l’amore- i più sensibili ne avranno una nostalgia indistinta – e anche l’odio. Scissi da se stessi, vivranno forse in costante schizofrenia, più probabilmente quieti, sedati come gli abitanti del “Mondo nuovo” descritto da Aldous Huxley, il cui rimedio per l’infelicità è un medicinale chiamato soma, una droga euforizzante e antidepressiva.
I cittadini del Mondo Nuovo non hanno nozione della storia, salvo credere, per il condizionamento ricevuto, che nel passato l’umanità viveva nella barbarie, mentre le parole madre e padre sono usate come insulti.
Ci ricorda qualcosa del presente o siamo già uomini primi?https://www.maurizioblondet.it/la-solitudine-degli-uomini-primi/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_friends