Le Lunghe Mani di Joe il Sonnolento, e il
Rischio di un Confronto Militare Mondiale.
Joe Biden minaccia Vladimir Putin: «Killer senz’anima, pagherà per le sue azioni». Mosca ha ritirato l’ambasciatore “per consultazioni”. Dal Parlamento russo hanno ribattuto duramente. Pochi commentatori sono sfuggiti alla banalità di rispolverare la “guerra fredda”. Putin gli ha augurato “tanta buona salute”. Solo due giorni dopo le immagini di Biden, tre volte franato sulle scale dell’Air Force One, hanno fatto il giro del mondo, cinico e crudele, scompisciatosi dal ridere.
Solo una risata? Non esattamente
Molte e pericolose forze si stanno muovendo. Cominciamo da quelle militari. Mentre scriviamo,
la tensione fra Russia e Stati Uniti sale costantemente. La Marina USA fa sapere: «… il cacciatorpediniere Thomas Hudner, ha iniziato a navigare verso nord nel Mar Nero per un’operazione di sicurezza marittima nella regione.
Le navi e gli aerei della Marina statunitense conducono regolarmente operazioni nella regione del Mar Nero a sostegno dei nostri alleati e partner della Nato.» È la seconda
unità lanciamissili che s’accosta alla Crimea. Dal canto suo la Russia ha dislocato forze corazzate in Ucraina. Esse hanno varcato la frontiera russo ucraina nella notte fra il 21 e il 22 marzo. Mentre questo accade, nelle forze armate ucraine serpeggia la rivolta: i veterani non vogliono saperne di combattere contro la Santa Madre Russia.
Le forze della politica si ridislocano a loro volta. L’Unione Europea tenta di mettere in imbarazzo Putin coi diritti umani,
come fosse meno grave sostenere lo schiavismo e i campi di concentramento in Cina; come fosse una sciocchezza suonare le campane per la Shoa “affinché non accada mai più” e non sentire le urla di milioni di disperati nei Laogai, nei lager mandarini. Putin
non prende ordini da Bruxelles; l’ha detto con chiarezza e sa bene che il fronte opposto è tutt’altro che compatto.
La stampa, anche quella sino a ieri amica di Biden, mostra e rilancia impietosamente la sua immagine grottesca e vulnerabile.
Qualcuno ricorda a Biden che deve farsi da parte? Secondo talune fonti è proprio così. Il neoeletto presidente però non ne vuole sapere di lasciare la Resolute Desk, lo Studio Ovale, come vorrebbe la sua vice, l’esoterica Kamala Harris. Pare che l’avvicendamento fosse nei patti pre-elettorali, mentre mestavano per la Casa Bianca. Le cerchie
Clinton-Obama sono per la Harris. La lotta per il potere si fa aspra; si sfilaccia il vertice politico statunitense in un momento estremamente delicato. D’altronde chi diventerebbe vicepresidente se Biden lasciasse? Non una donna, tanto meno di colore, come vorrebbe invece la Harris. Mentre le sette teste dell’Idra s’addentano l’un l’altra, il mostro rischia di cadere nella trappola da lui stesso scavata.
L’aggressione alla Crimea
A metà marzo erano
pianificate pesanti provocazioni con disordini e cortei nelle regioni ucraine del Lugansk e del Donetsk, contemporaneamente a manifestazioni e rivolte in Crimea.
Era tutto pronto, nell’indifferenza della pubblica opinione mondiale, decotta dal virus cinese. La tabella di marcia prevedeva, oltre alla destabilizzazione delle regioni secessioniste ucraine, un attacco contro la Siria, senza escludere bombardamenti sull’Iran.
Occorre ricordare che la Crimea, non solo ha votato la secessione, come han fatto il Lugansk e il Donetsk, ma è stata pure annessa alla Federazione dalla Duma russa. La Crimea è Russia. Chi tocca la Crimea vuole la guerra con la Russia. La domanda è: la Russia vuole la guerra? Difficile credere che la cerchi. Difficile tuttavia evitarla se la NATO si ostinasse nelle provocazioni, come l’esercitazione di 28mila uomini che potrebbero attaccare anche l’enclave russa di Kaliningrad, scollegata dalla madre patria.
Le provocazioni, messe in calendario a metà marzo, per ora s’annacquano nel Mar Nero. Un conflitto su vasta scala esigerebbe una completa capacità di comando da parte di Biden. È ben evidente che questa è la peggiore delle vulnerabilità statunitensi nel momento corrente. Putin, augurandogli impietosamente “buona salute”, ha detto: “So in che condizioni sei e siete!”
Le telecamere che hanno immortalato la triplice caduta di Biden non hanno inquadrato il giovane comandante della US Navy, precedere il Presidente sull’Air Foce One, con una valigetta assicurata al suo polso da manette d’acciaio. In quella valigetta vi sono i codici nucleari. Un presidente che va in giro coi foglietti nelle tasche, per rispondere ai giornalisti, per poi dimenticare dove li ha riposti, non è il massimo a garantire una corretta gestione del più sofisticato e potente sistema di attacco nucleare planetario. L’incubo degli stati maggiori statunitensi oggi è un attacco nucleare scatenato da Biden per errore. Se il traballante presidente facesse partire l’ordine, i B-52 con le bombe nucleari per i russi non tornerebbero indietro neppure se Biden telefonasse personalmente agli equipaggi.
Le sorti del mondo sono nelle mani di uno che cade tre volte sulla stessa scala e ha la memoria annebbiata. Questo è un dato di fatto chiaro anche alle donne addette alle pulizie della Casa Bianca.
C’è un’altra vulnerabilità meno dignitosa
Secondo alcuni, anche le donne delle pulizie sono un altro grosso rischio per la credibilità della Casa Bianca, a causa delle mani lunghissime di Biden con qualunque donna gli arrivi a tiro. È una vulnerabilità arcinota. Nella Casa Bianca opera un protocollo, tanto ferreo e taciuto quanto operante, per non lasciare mai solo, mai, l’intrepido Joe con una donna, quali che siano la funzione e l’età; bella, carina o brutta che sia. Joe non lascia nulla. Al suo confronto il mitico John Kennedy fu un terziario francescano.
In questa confusione politica e istituzionale è facile solo capire che
USA, Russia, Ucraina, Siria, Israele, Turchia, NATO e il mondo intero sono sull’orlo d’un precipizio che potrebbe costare la vita a due terzi dell’umanità. Perché? La risposta è semplice. Gli USA sono sotto un vertice politico che ha preparato la guerra per rapinare la Russia. Mosca non ha forze convenzionali sufficienti per fronteggiare un attacco su vasta scala. Solo l’arsenale nucleare le darebbe modo di difendere i suoi confini con l’Europa e i 4mila infiniti chilometri con la Cina.
Sceneggiate inverosimili
La Cina contro gli USA di Biden? La sceneggiata fra le due delegazioni al vertice sino-statunitense in Alaska non convince. Nessuno può credere che un vertice al massimo livello fra due superpotenze cominci con uno scambio di contumelie davanti alle telecamere, se non allo scopo di darla a bere alla pubblica opinione e poi tirare le fila a porte chiuse. Di certo, le forze che hanno portato Biden alla Casa Bianca sono tutte indistintamente alleate con la Cina e col dittatore Xi Jinping: dal criminale internazionale George Soros al virologo Bill Gates, da Barack Obama alla finanza corsara.
Mentre questo dramma politico è in pieno svolgimento, un’altra sceneggiata vede i progressisti, come da copione scritto a Wuhan, impegnati a schierarsi pro-vax o no-vax. In altre parole, la strategia come sempre è immutata, la tattica per dividere e imperare è nuova quanto la tecnologia consente, come la cosiddetta pandemia agevola.
L’assalto strategico alle immense risorse russe cominciò dal 1989. La sceneggiata allora prevedeva l’esportazione della democrazia. Poi s’accorsero che il problema non era semplice: se vuoi gli immensi giacimenti russi, devi avere la capacità di portarvi i tuoi soldati oppure corrompere il potere del Cremlino, imponendo un bel trattato affinché ti consegnino le loro ricchezze. Con Mikhail Gorbacev prima e Boris Yeltsin poi, giunsero a un passo dal colpaccio. Per capirci, tentarono quanto riuscì loro grazie a Nino Andreatta, Mario Monti, Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi e a Giuliano Amato. Al Cremlino invece arrivò Vladimir Putin; l’orchestra cambiò spartito, direttore e numerosi strumentisti. Ovviamente s’alzò il coro dei difensori dei diritti umani di coloro che destabilizzarono decine di paesi e causarono milioni di morti e storpiati, favorendo l’ascesa di governi addomesticati. Questa consorteria di criminali s’illude tuttora di far saltare la Russia, invano. Vladimir Putin è la risposta “a brigante, brigante e mezzo”.
La strategia è rubare, la tattica è distruggere
Putin ha dimostrato di saper tenere il potere, a dispetto degli attacchi politici ed economici. Putin non è uno stupido. Ha compreso che i suoi nemici sono incapaci di portare forze convenzionali all’attacco dei giacimenti sul suo territorio. Egli quindi s’espande militarmente e politicamente verso occidente per contrastare l’inutile espansione verso oriente dei missili della NATO. L’incognita della Russia è la Cina coi 4mila chilometri di indifendibile confine.
La Cina ha un esercito di 2,5milioni di uomini e 500milioni di riserve addestrate.
Il primo scaglione è mobilitabile entro 2 giorni a decuplicare le forze, entro poche settimane i rimanenti.
Un’infinita valanga umana, arrestabile solo col maglio nucleare.
La Russia non ha né popolazione né forze armate ridondanti. Se attaccata, deve scatenare l’inferno; non ha scelta. Essa fronteggia forze prive d’ogni barlume cristiano, la cui tattica è evoluta definitivamente verso la distruzione e le uccisioni indiscriminate. La Cina ha dimostrato di che cosa è capace nella durissima repressione dei 59milioni di cinesi della provincia di Hubei e 30milioni di tre città: Wuhan, Huanggang ed Ezhou, della provincia di Zhejiang, a breve distanza da Shanghai. Chiunque s’avventurò fuori dalle zone cinturate e dai condomini sigillati fu abbattuto. La UE, così attenta oggi ai diritti umani, non vide nulla. Dal canto loro, grazie a una Chiesa genuflessa all’Impero, i regimi occidentali decristianizzati,
hanno optato per il vaccino piuttosto che per la terapia, non solo per i vantaggi economici.
Esercitazione planetaria di controllo sociale
Se devi distruggere vaste porzioni del Pianeta con l’arma nucleare, se devi uccidere due terzi dell’umanità hai certamente un enorme problema di controllo interno nelle tue retrovie: devi gestire il panico; devi reprimere il dissenso per la tua guerra criminale; devi imporre il coprifuoco. Devi svelare il più tardi possibile il tuo volto autoritario più insopportabile. Il
virus (in apparenza) paradossalmente non guarito ma solo vaccinato è, guarda caso, un grande esperimento, un’enorme esercitazione planetaria di controllo sociale, di
addomesticamento della pubblica opinione, di controllo e manipolazione del consenso, di
individuazione delle opposizioni da reprimere. Il mostro ha così agio di individuare, selezionare e persino addestrare le sue vittime senza svelarsi.
La strategia è rubare, la tattica è distruggere, proprio come le orde barbariche. Con rare eccezioni, forse in Italia, nessuno dei regimi cosiddetti democratici sembra sottrarsi alla logica della distruzione. Determinare la morte di due terzi della popolazione non è certamente un problema per la Cina. Non è tuttavia così semplice riuscirci, tanto meno salvando le apparenze. Il
coordinamento fra il virus che scoraggia le manifestazioni dei pacifisti e l’attacco alla Russia per ora è saltato. I gruppi clandestini, finanziati da un noto criminale internazionale, sedicente filantropo con un brillante
passato nazista, sono rimasti nel guado e tutte le sconcezze messe a punto da tempo per ora sono rallentate, anche grazie alle fazioni che si combattono, si alleano, si formano e si sciolgono quotidianamente nei corridoi di Washington, aprendo la strada agli infiltrati e confondendo i piani che apparivano brillanti sino a poche settimane fa.
Nostro Signore scrive dritto su righe storte, abbiamo detto più volte. Questo è un esempio. Speriamo di meritarne ben di più.
Gen. D.g..(ris) Piero Laporta
www.pierolaporta.it