Autore Topic: La "volontà d'impotenza" dell'Occidente  (Letto 520 volte)

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Offline Vicus

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La "volontà d'impotenza" dell'Occidente
« il: Maggio 03, 2021, 23:56:57 pm »
“Mister Bond, c’è un detto a Chicago: una volta è casualità, due è coincidenza, tre volte è un’azione nemica. “Così disse Goldfinger all’Agente 007, geniale invenzione di Ian Fleming diventata mito cinematografico. Iniziamo con leggerezza una riflessione “pesante”. E’ l’ora di prendere molto sul serio la “cultura della cancellazione” che avanza da ogni parte. Non è solo un’operazione di potere o un depistaggio: si tratta di un preciso progetto di dominazione a lungo termine, il cui mezzo principale è la riconfigurazione antropologica dell’umanità. I suoi banditori sono un pugno di personalità eccezionali afflitte da sociopatia e delirio di onnipotenza. Il loro obiettivo – nientemeno – è rifare l’uomo e il mondo. Una nuova creazione, nel presupposto che quella “vecchia” sia sbagliata, imperfetta, incapace di rispondere alle aspettative non dell’uomo, ma di una minuscola porzione di umanità: loro.

Ce ne siamo convinti osservando le mosse e le azioni di personalità come Elon Musk, Jeff Bezos, Bill Gates. Si tratta indubbiamente di geni, individui di superiore intelligenza scientifica e pratica, accomunati dalla ferrea volontà di rovesciare il mondo, sino a rifarlo da capo a piedi. Bill Gates, attraverso i vaccini, inaugura l’era che oltrepassa il biopotere (Foucault), penetrando nel territorio sinistro della biocrazia, ossia il totale dominio sulla vita.

Tra le ricerche che finanzia, vi sono tecniche per “oscurare” il sole al fine di raffreddare la temperatura della Terra. Un altro è George Soros, il finanziatore di ogni movimento e idea tendente a ribaltare l’ordine naturale delle cose. Altri (ma, infine, sono sempre gli stessi…) diffondono da Davos, la montagna incantata che funge da laboratorio di Vulcano, lo slogan di domani: non avrai nulla e sarai felice. Io, tu, noi, voi, ma non “loro”!

Per il bolscevico Georgij Pjatakov, il vero rivoluzionario, se il Partito lo esige, è disposto a credere che il nero è bianco e il bianco è nero. Anche su questo punto, l’allievo (la sedicente “società aperta”) ha superato il maestro. Attraverso il linguaggio politicamente corretto, con l’espediente di non arrecare offesa, è proibito chiamare cose e concetti con il loro nome sino all’assurdo logico di non credere ai propri occhi, che vedono bianco e dicono nero.

Ha ragione chi denuncia lo scenario di mercificazione- riduzione a cose – del turbocapitalismo, disegnato da Prometeo con l’applauso fragoroso delle ossessioni orwelliane, poliziesche e censorie del progressismo terminale. Certo, hanno bisogno di un tipo umano privo di identità, di ragione, di pensiero, il consumatore, lo schiavo soddisfatto, il servo della gleba chiuso in gabbia. Ma la spiegazione non è sufficiente, come non basta opporsi alla cultura della cancellazione, alla volontà di impotenza diffusa nelle fibre più intime del nostro animo. La domanda corretta, ci sembra, preso atto che il progetto è biocratico- il dominio totale sulla vita – dunque criminale, è perché hanno scelto proprio noi come cavie per il progetto di annientamento dell’uomo 1.0 e la sua sostituzione con una specie animale docile, istintiva, non pensante? Perché hanno tanta cura di sostituire le identità comunitarie e collettive, le tradizioni spirituali e quelle materiali, con una miriade di rancorose minoranze l’una contro l’altra armate, chiuse e totalitarie?

La risposta è complessa, ma può essere riassunta in una constatazione: la civiltà europea è quella che ha “inventato” l’individuo, la coscienza che diventa “persona”, il patto tra l’uomo e un essere che lo trascende e gli è sovraordinato, che ha chiamato Dio. E’ l’unica civiltà davvero “umanistica”, in cui, come i cerchi concentrici che si allargano nell’acqua quando vi gettiamo un sasso, l’uomo riconosce se stesso in varie identità complementari. Si è uomini e donne, lavoratori, membri di una famiglia, di una città e di una nazione, di una religione, di corpi intermedi e gruppi di interesse che, armonizzati, costituiscono la comunità più grande, Stato e civiltà.

Meglio negare la “persona”, ovvero l’autocoscienza, il senso del Sé, e poi scindere l’individuo da se stesso, scegliendo un pezzetto della nostra identità per farne l’Unico, il rabbioso angolino di noi stessi che diventa la paradossale “totalità per sottrazione”.  Non sono più un italiano, di sesso maschile, con una famiglia, un padre, dei figli, un lavoro o professione, dei principi e dei legittimi interessi, ma devo essere “soltanto” un pezzetto di me stesso, attraverso l’enfatizzazione di un’unica caratteristica, l’orientamento sessuale, il genere, l’etnia, l’appartenenza a qualche gruppo, meglio se oppresso – oggi, ieri o nella preistoria- le propensioni del consumo. Insomma, “dividuo”, la scissione dell’intero.

L’impresa, in altre civiltà, è più semplice. Negli Orientali, ad esempio, è più vivo il senso della totalità (lo ying e lo yang), ma anche una lunghissima tradizione di dispotismo e di obbedienza. Le culture impregnate dall’islamismo si comporteranno in base ai dettami coranici e all’interpretazione che ne daranno i capi religiosi. Solo l’Europeo vive di pensiero critico, di complessità, di discussione, lui ha inventato i “diritti”. Sconfitta la sua civiltà, il gioco è fatto.

Strano che gli alfieri della cultura della cancellazione della civiltà “nostra” siano a loro volta maschi bianchi eterosessuali. Sono molto colti, non solo molto intelligenti. Per la loro creazione, hanno bisogno di annichilire una specifica forma di cultura: quella classica europea e occidentale. Tutto il resto è alibi e imbecillità diffusa per gli stolti, gli ingenui, i non-pensanti. Prometeo sa che noi siamo il suo nemico, quelli che, fin dai tempi della Grecia, lo hanno incatenato dopo che si era liberato e aveva rubato il fuoco a Zeus. Prometeo sa che abbiamo inventato la filosofia, cioè la libera riflessione, che abbiamo preferito la ragione all’irrazionalità, Apollo a Dioniso, lo spirito alla materia, e definito come bene la virtù, l’ordine morale, il dominio di sé, la legge, la giustizia, il dovere.

Siamo insomma quelli che possiedono gli strumenti culturali per smascherare i suoi inganni. L’homo sapiens non vuole regredire a semplice animale dalla stazione eretta e con pollice opponibile. Ugualmente, spaventa la riduzione a specie d’allevamento e il suo apparente contrario, l’appendice della macchina digitale governata da remoto, dalla Matrix delle Scimmie di Dio. Ecco allora giustificate le censure a Aristotele (schiavista!), alla fisica e alla matematica (troppo assertive, precise, con la pretesa di definire un’operazione giusta o sbagliata, oltretutto “bianche”). Newton era colonialista e le sue leggi della meccanica sono vere, ma “ingiuste” perché enunciate da un maschio bianco eterosessuale credente in Dio. Addirittura, in spregio all’idea di individuo/persona responsabile delle sue azioni, ma solo di quelle, si pretende che l’uomo bianco si inginocchi per i “crimini” dei suoi antenati, le cui colpe sono inespiabili, imprescrittibili, ereditarie, anche se non si considera più tale, giacché l’eredità, ovvero la trasmissione dei valori, è stata abolita. Ma solo per i “bianchi “!

La “volontà d’impotenza” ci è stata impiantata a forza: non vi è nulla di più innaturale che odiare se stessi. Eppure l’oicofobia (odio di sé) è diventato la caratteristica principale di quel che resta della nostra civilizzazione. Odio etnico, innanzitutto: sono riusciti a farci odiare persino il nostro aspetto e il colore della nostra pelle! E poi odio “civile”, la convinzione che una storia gloriosa e tre volte millenaria sia un cumulo di violenze e malefatte. Odio anche per il nostro sesso naturale: se maschio, in quanto violento, stupratore, prevaricatore. Se donna, perché porta in sé la maternità, il potere immenso e primigenio di dare la vita. Senza questo folle autolesionismo, noi non daremmo retta a Prometeo. Odio culturale, come se l’apporto enorme, infinito, della nostra civiltà, della nostra tradizione spirituale fosse la sentina di ogni male del mondo.

Tutto questo per l’unica ragione che la cultura, la civiltà, la visione del mondo di questa parte del mondo ha in sé le forze, gli anticorpi, i filtri per dire no a Prometeo, per farsi domande e darsi risposte, ovvero tutto ciò che fa di un essere umano una Persona.

Nel Macbeth, la tragedia del potere e della volontà di dominio, il motore della vicenda non è Lady Macbeth che istiga il marito ad inseguire il sogno della corona. Sono le tre streghe, le cui parole esprimono il precipizio a cui conduce rovesciare la verità e la natura: “brutto è il bello, e bello è il brutto.” E fuggono “su, per la nebbia e l’aria unta.”.  Tuttavia, Shakespeare deve essere censurato. Scuse ce ne sono in abbondanza: era razzista (Otello è “il Moro di Venezia”), maschilista (La bisbetica domata), odiava i disabili (Calibano nella Tempesta, Riccardo III lo storpio, malvagio assoluto). Meglio cancellare anche il bardo. Con lui, siano vietati Kant e Platone, la grammatica – un’imposizione “etnica”- i greci che odiavano l’arroganza, la hybris di Prometeo e, come no, quello strano Ebreo crocifisso che assegnava un’anima individuale a ciascun uomo e proclamava che è la verità a rendere liberi, non il consumo, il pasto o il piacere immediato.

Odiano la conoscenza, la cultura, la critica, il pensiero. Perché li smaschera, perché li deride, perché, alla fine, ogni pensiero è sempre critica, giudizio. La scimmia di Dio, il Prometeo postmoderno sembra potentissimo e nell’immediato lo è. Ma la sua presunta onnipotenza porta in sé i germi della caduta. Cadrà come un Lucifero invertito. L’angelo voleva essere luce al posto di Dio, Prometeo vuole spegnere il sole. Non ci riuscirà; la scimmia di Dio può vincere oggi, al massimo per una generazione, l’ultima dell’occidente, grottesco punitore di se stesso. Non di più: la sua sottocultura di morte finirà con il regnare sul Nulla. Anche per Prometeo, alla fine, arriverà la sera del dì di festa, “a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia”.

https://www.maurizioblondet.it/prometeo-scatenato-la-scimmia-di-dio/
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.