Autore Topic: Crollo della natalità “colpa” dell’economia: ma è veramente così?  (Letto 1172 volte)

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Offline Vicus

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Roma, 16 mag – In questi giorni, è tutto un parlare del crollo del tasso di natalità, emergenza nota da tempo ma che ora diventa una questione al centro dell’azione politica, dopo che Draghi e Papa Francesco hanno lanciato l’allarme nei loro interventi durante gli Stati generali della natalità: il calo delle nascite è un problema serio, di cui è ora che la politica si faccia carico.

Crollo natalità, tutte le ragioni
Quali sono le ragioni del calo demografico? Sono numerose, ma, a oggi, la politica – ma non la Chiesa – si concentra solo su una di esse: la mancanza di lavoro o, comunque, la precarietà lavorativa, e conseguentemente economica, delle giovani coppie. Così, le misure da adottare si soffermano sul piano economico, prevedendo diverse tipologie di supporto ai nuovi genitori, dall’assegno unico al più facile accesso agli asili nido. Misure importanti, e anzi necessarie, oggi. In un mondo nel quale, al contrario di quanto avveniva fino a pochi decenni fa, per poter crescere un figlio è quasi sempre necessario che entrambi i genitori lavorino e i familiari più vicini non possono più, per vari motivi, assistere i figli quando i genitori sono assenti, è necessario dare ai neogenitori la possibilità di affidare i figli a strutture specializzate [così "lei" può lavorare e lo Stato educa i figli ai valori PD e Arcobaleno] e sicure o a babysitter durante i periodi di lavoro.

Ma l’economia non spiega tutto
Sebbene la parte economica sia cruciale, non bisogna dimenticare, però, che la crisi e l’instabilità economica non sono l’unica causa del calo delle nascite. Spiegare il tasso di natalità facendo riferimento solamente alla condizione economica (cioè dire: migliore è la situazione economica, maggiore è il tasso di natalità) è un errore, come dimostrano fatti ben noti: il tasso di natalità è molto più alto in Africa o in Medioriente [non sarà perché hanno strutture sociali intatte e valori spirituali per quanto discutibili?], che pure sono molto più poveri di quanto non lo siano gli USA e l’Europa; e, se vogliamo guardare alla situazione italiana, notiamo che, in generale, nelle regioni nelle quali la situazione economica è migliore, il tasso di natalità è più basso. Inoltre, si può ricordare anche qual era la situazione, per quanto riguarda la natalità, nell’Italia precedente al boom economico: in una società, com’era quella italiana fino almeno agli anni ’50, agricola ed economicamente arretrata, avere due figli significava avere pochi figli.

Meglio del boom (tranne che per i figli)
Oggi la situazione economica è migliore di quanto non lo fosse prima del boom; eppure, si fanno molti meno figli. Perché? Perché la sensibilità è cambiata radicalmente. Se i figli rappresentavano – e continuano a rappresentare in certe parti del mondo – il fine ultimo della famiglia, il bene supremo, oltre che un supporto all’attività della famiglia (si pensi alla funzione di aiuto nel lavoro agricolo che avevano i figli nelle famiglie contadine dell’Italia preindustriale), nella società iper-individualista e capitalista di oggi un figlio rappresenta soprattutto un costo e una fonte di preoccupazione. L’uomo e la donna contemporanei fanno un calcolo costi-benefici ed è raro che il calcolo sia a favore dei figli, considerati gli standard di vita cui fino a un decennio fa l’occidente era abituato (e che vuole ancora raggiungere) e il sempre minor peso che i precetti religiosi hanno nella mentalità del nostro tempo (come dimostra un altro dato, cioè dal fatto che, a oggi, il 33,4% dei figli nasce da genitori non sposati).

La famiglia demonizzata
La famiglia, specialmente nella sua versione “tradizionale” (uomo e donna con figli), è da tempo sotto attacco: presentata sempre di più come fulcro di tutti i mali, come istituzione antiquata che priva l’individuo della sua libert
à, essa non è più vista con un modello da seguire e come un fine per l’individuo, ma piuttosto come una fra le varie opzioni possibili. La cultura dell’edonismo e del piacere, del sensualismo, sta uccidendo la famiglia, vista come luogo di costrizione, come limite alle pulsioni e aspirazioni dell’individuo.

[C'è sicuramente da aggiungere che trale cause della denatalità c'è la paura di essere ridotti sul lastrico dalla ex.]

https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/crollo-della-natalita-economia-193749/
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Massimo

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Re:Crollo della natalità “colpa” dell’economia: ma è veramente così?
« Risposta #1 il: Maggio 17, 2021, 12:46:11 pm »
E' tutto un concorso di cose. Va detto che i burattinai al potere e con ampie dotazioni finanziarie (illimitate perchè il denaro è svincolato dalla convertibilità in oro dal 1971) sono riusciti a fare con il loro potere economico esattamente quello che hanno pianificato 50 anni fa.

Offline Vicus

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Re:Crollo della natalità “colpa” dell’economia: ma è veramente così?
« Risposta #2 il: Maggio 17, 2021, 13:00:57 pm »
Già, i Limiti (artificiali) dello Sviluppo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online KasparHauser

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Re:Crollo della natalità “colpa” dell’economia: ma è veramente così?
« Risposta #3 il: Maggio 17, 2021, 23:24:06 pm »
C'è anche il problema del figlio unico. 
Il  figlio è un' "esperienza" da fare, fatto uno stai a  posto. Esso è anche conseguenza del rimandare l'età giusta per avere un figlio, per cui si arriva così tardi che non c'è più il tempo biologico per un secondo.
Secondo me il figlio unico è un monstrum in natura, qualcosa che (di regola, salvo eccezioni) non esiste e che è alla base dei molti vizi e capricci nei quali crescono i ragazzi di oggi.
Nanni Moretti ci fece un episodio nel film Caro Diario, in cui stigmatizzava l'atteggiamento dei genitori che viaziando il loro unico erede facevano del figliolo una specie di monarca assoluto.Salvo poco dopo divenire anche lui genitore di un figlio unico.

Offline Vicus

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Re:Crollo della natalità “colpa” dell’economia: ma è veramente così?
« Risposta #4 il: Maggio 18, 2021, 01:34:31 am »
C'è anche il problema del figlio unico. 
Il  figlio è un' "esperienza" da fare, fatto uno stai a  posto. Esso è anche conseguenza del rimandare l'età giusta per avere un figlio, per cui si arriva così tardi che non c'è più il tempo biologico per un secondo.
Secondo me il figlio unico è un monstrum in natura, qualcosa che (di regola, salvo eccezioni) non esiste e che è alla base dei molti vizi e capricci nei quali crescono i ragazzi di oggi.
Nanni Moretti ci fece un episodio nel film Caro Diario, in cui stigmatizzava l'atteggiamento dei genitori che viaziando il loro unico erede facevano del figliolo una specie di monarca assoluto.Salvo poco dopo divenire anche lui genitore di un figlio unico.
Sottoscrivo tutto. Ora siamo allo stadio ulteriore, per cui il figlio è ridotto ad oggetto di consumo, a peluche, da fabbricare su misura presso fattrici "delocalizzate" senza alcun interesse per il suo sviluppo equilibrato e il suo futuro.

Le donzelle passano i primi 30 anni della loro vita a farla odorare, giocare su Tinder per aumentare la loro autostima, scattarsi 80 mila foto da mettere nella vetrinetta di Instagram e aspettare che arrivi il tronista di turno che le riempia di attenzioni e stabilità economica. Gli uomini che non superano gli altissimi standard che le donne ormai impongono per via del condizionamento sociale, si buttano su porno e prostituzione nell'illusione di avere un po' di contatto umano.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.