Riguardo al fatto che le femmine sono geneticamente incapaci di provare compassione ecc,
in che modo le virtù morali possono essere misurate scientificamente?
E se non si potessero misurare scientificamente cosa comporterebbe? Che allora non ha senso parlarne? Senti caro, stai parlando con uno che la Scienza la mastica dalla mattina alla sera; non metterti a fare a gara su chi ce l'ha piu' lungo, perche' vinco io. Lascia perdere.
Conosco tanto bene Kant -che e' il perno della tua discussione, spero che tu lo sappia - quanto le Trasformate di Fourier e gli spazi di Hilbert e di Banach, te lo ripeto. Non metterti a giocare a chi ce l'ha piu' lungo, perche' stravinco io.
Mi hai capito, immagino. Non sto giocando come te a chi ce l'ha piu' lungo. Solo che questi sofismi da bancarelle di vucumpra' hanno poco senso o totalmente zero senso in discussioni come queste.
Esistono grandezze non misurabili e questo non ha mai scandalizzato nessuno. Esistono grandezze misurabili ed empiriche, e ancora una volta, questo non ha scandalizzato nessuno.
Esistono sistemi fisici studiabili solo statisticamente, e ancora una volta, questo non ha scandalizzato nessuno.
Prendiamo ad esempio il comportamento dei gas. Se un gas e' sufficientemente rarefatto e ha temperatura media (media! Gia' questo dovrebbe suggerire qualcosa) sopra un certo valore, esso allora tende ad obbedire a delle leggi note come Legge di Boyle (Isoterma), Leggi di Gay-Lussac (Isobara, Isocora).
Queste tre leggi allora si possono unire in un'unica legge, detta Legge di Stato dei Gas perfetti, ed e'
pV=nRTMa cos'e' un gas? Te lo sei mai chiesto? Se prendo un numero di Avogadro di atomi di idrogeno ho un gas atomico. Ma chi stabilisce se basta avere un numero di Avogadro (per inciso, N_A=6,022*10^23 particelle, per mole) e' sufficiente per osservare tale comportamento del gas? E se fossero solo due atomi di idrogeno, sarebbe ancora un gas?
Allora cosa facciamo, noi topi da laboratorio? Ci inventiamo la Statistica quando ci rendiamo conto che certi fenomeni non si possono misurare con esattezza. Lo facciamo perche' diamo un assunto, di puro buonsenso, che e' alla base di tutta la Scienza moderna (e antica): postuliamo che le misure che facciamo cadano in un intorno del valore vero. Non possiamo trovare il valore vero, generalmente. Quello che possiamo fare e' avvicinarci con bonta' di misurazione al valore vero ripetendo le misure un numero elevatissimo di volte.
Nel caso dei gas perfetti, che obbediscono all'equazione di sopra, allora concordiamo che
statisticamente il gas obbedisce a tale legge quando pressione e temperatura hanno certi valori, e cio' e' indipendente dal tipo di gas. Statisticamente, osserviamo ancora una volta che non e' facile definire cosa sia un gas (ricordi il discorso dei due atomi di idrogeno?).
Ancora una volta, siamo costretti a dare una definizione ancora una volta basata sul buonsenso.
Cosa credi che sia la Scienza, di grazia? Precisione smisurata e parametri calati dal cielo?
Quindi ora dirai: cosa c'azzecca tutto 'sto pippone sui Gas con valori misurabili e non misurabili? Tantissimo, e' evidente.
Noi parliamo qui sempre e solo di
valori medi statistici. Che una donna sia mediamente priva di compassione (non c'entra l'empatia, lo spieghero' sotto), che sia frivola e superficiale e' una cosa cosi' ovvia che abbiamo tonnellate di dati statistici che solo un cieco, o un beta-provider si ostina ancora non vedere.
Quindi quando mi parli di "come si misura scientificamente" non fai altro che dare un peso alle nostre teorie, che sono appunto molto piu' scientifiche di chi vuole negare l'evidenza (e infatti noi, perlomeno io, parlo sempre con articoli scientifici a supporto.
Non sparo balle a caso).
E' evidente, le osservazioni evidenziano una certa fenomenologia: un insieme N di donne, STATISTICAMENTE, tende ad assumere certi comportamenti e ha certi valori cognitivi e comportamentali. Punto. E' inutile che ti agiti, che invochi Kant e il Noumeno, che ti rifai al Positivismo becero di chi avrebbe fatto meglio a sistemare scartoffie anziche' scrivere idiozie sequipedali a iosa (Comte e soci).
Negare le osservazioni significa negare il fenomeno: significa essere pessimi scienziati, anzi significa non essere affatto scienziati. Insomma, han sbagliato mestiere: avrebbero potuto fare gli avvocati, gli sarebbe andata molto meglio.
Quindi cosa e' che mi deprime di tutto cio'? Il fatto che, qua dentro, ma purtroppo e' la norma, si tende sempre a negare la fenomenologia, a negare le osservazioni. Si tende sempre a negare in sostanza l'evidenza dei fatti, e cio' puo' avvenire solo in due casi:
1. Malafede, forse anche bias di conferma. Molta gente ha paura a rinnegare cio' che ha creduto fosse vero per molto tempo;
2. Scarsissima/nulla esperienza sul campo.
Tertium non datur.
Se poi vuoi continuare a fare questa gara a chi ce l'ha piu' lungo accomodati pure, io mi tolgo volentieri da un discorso inutile e che non portera' a nulla. Se non a negare, appunto, l'evidenza.
Se la compassione deriva dall'empatia, l'empatia come si misura? È una domanda reale, non retorica. Nelle donne i neuroni a specchio sono meno recettivi? Non lo so eh, dico per dire. Si attaccano gli elettrodi alla testa delle femmine e se ne registrano le reazioni mentre scorrono immagini, che so, dell'Olocausto?
Compassione non e' empatia. Una persona puo' essere empatica ma provare poca/scarsa compassione. Poi dobbiamo decidere cosa definiamo come compassione e cosa come empatia. Una persona puo' essere puramente egoista eppure essere capace di immedesimarsi negli altri. Io ritengo che le donne, dinuovo, statisticamente, siano cosi'. Una rondine non fa primavera.
Abbiamo diverse prove di cio', come ad esempio gli innumerevoli divorzi dove lei spenna il marito che finisce sotto un ponte, o direttamente sotto l'acqua del ponte, ma con una pietra al collo.
E poi la maggiore compassione/sensibilità/empatia non sarebbe un grave limite per il maschio, rendendolo meno "feroce" nel difendere i territori e le risorse?
Non capisco bene cosa c'entra. Ma mi pare che diversi studi negli anni settanta mettevano in luce che le donne serial killer provavano molti meno rimorsi di coscienza rispetto agli uomini. Questo mi pare che all'epoca genero' uno scandalo. Pure Wilde ne era consapevole, e parliamo di tempi non proprio sessantottini.