Io sì, ma ho scoperto che non avevo spirito sufficientemente contemplativo per la vita monastica, che contrariamente a quanto si crede è durissima: come scrive Padre Manelli, la vita contemplativa è "una cottura a fuoco lento, la Formula Uno della vita consacrata", adatta solo ad anime elette. Pasolini la definì una "morte civile" e in modo confuso ci aveva azzeccato: il luogo è bello, si mangia bene ma la studiata monotonia dei ritmi di vita, la segregazione in luogo confinato, le molte ore di preghiera giornaliere non concedono alcuno spazio a distrazioni che creano attaccamento alle cose della Terra.
C'è un forte senso comunitario ma non è incoraggiata l'amicizia nel senso goliardico che intendiamo. Nei monasteri dalla regola più severa (es. Trappisti) si fa anche voto di silenzio e ci si confina in cella per settimane.
San Benedetto, padre del monachesimo occidentale ha concepito una macchina perfetta per la santificazione: la dimensione umana naturale è talmente mortificata che per sopravvivere lo spirito deve elevarsi. L'ascesi non è altro che questo: crocifiggere l'uomo vecchio per risorgere come uomo spirituale.
E' un combattimento (
militia) in prima linea, anche se in senso spirituale, che richiede una forza che va al di là delle capacità naturali umane: per questo si chiama vocazione, è Dio che sceglie, noi possiamo solo aderire alla Sua volontà.
ma un monaco senza castità non ha senso
Poco ma sicuro, peraltro la Regola è concepita in modo tale che le tentazioni dei sensi sono l'ultimo dei problemi e si pensa alle donne quanto un laico penserebbe ai lemuri del Madagascar