Autore Topic: Quel pasticciaccio brutto di Medjugorje  (Letto 719 volte)

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Offline Vicus

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Quel pasticciaccio brutto di Medjugorje
« il: Maggio 28, 2021, 15:30:16 pm »
Fra le tante notizie spesso destinate a passare in sordina ce ne è stata una davvero molto interessante e certamente non di poca importanza. L’ha riportata il collega David Murgia, giornalista di Tv2000 e conduttore della fortunata trasmissione “Indagine ai Confini del Sacro”, sul suo blog “il Segno di Giona” e riguarda Medjugorje.

Scrive Murgia: “È accaduto lo scorso 15 maggio. In occasione dell’iniziativa promossa dal Dicastero vaticano per la Nuova Evangelizzazione – nata per desiderio del Papa – che prevede la partecipazione di trenta santuari mariani di tutto il mondo che, a turno, guideranno ogni giorno del mese di maggio, tradizionalmente mese mariano, la preghiera del Rosario per tutta la Chiesa contro la pandemia. Ebbene proprio il 15 maggio scorso il Rosario è stato guidato – si legge da programma ufficiale – proprio dal Santuario Madonna Regina della Pace di Medjugorje. Ma di quale santuario si tratta? A Medjugorje non c’è nessun santuario. C’è solo una chiesa che è la parrocchia di San Giacomo. Ricordo solo che “santuario” e “parrocchia” non sono affatto sinonimi. Per il diritto canonico, infatti, una cosa è la parrocchia, altra cosa è un santuario. E – secondo le attuali norme – non basta essere meta di pellegrinaggi per diventare santuario. Occorre un atto ben preciso. Ma allora come è possibile che un documento ufficiale vaticano utilizzi il termine santuario per indicare in realtà quella che ora è la parrocchia di San Giacomo? O si sono confusi, oppure – tra l’altro come prevedeva la stessa Relazione Ruini – la Santa Sede intende davvero trasformare la parrocchia di San Giacomo in santuario Pontificio? Delle due, l’una”.

Proprio così, delle due l’una. C’è stato un riconoscimento dello status di santuario mariano? E’ in corso la trasformazione della parrocchia di San Giacomo in santuario Pontificio? Si è trattato di un errore? Va detto che anche sulla vicenda Medjugorje da parte di papa Francesco c’è stata tanta confusione. Ogni volta che si è pronunciato direttamente sulla questione il papa ha sempre mostrato scetticismo nei confronti dei veggenti, in alcuni casi deridendoli pubblicamente e affermando di non credere ad una “Madonna postina” che lancia messaggi ad intermittenza. Pertanto il suo orientamento è sembrato sempre rivolto a riconfermare il pronunciamento di Zara del 1991 quando la conferenza dei vescovi dell’ex Jugoslavia dichiarò che “”sulla base delle indagini finora condotte non è possibile affermare si tratti di apparizioni o fenomeni sovrannaturali”.

Nel frattempo c’è stato però il lavoro della commissione teologica nominata nel 2010 da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini che, dopo quattro anni di accurate indagini ha consegnato le conclusioni all’attuale pontefice. La commissione ha espresso un giudizio molto cauto sui veggenti e sulla loro credibilità, oltre che sui messaggi e sui segreti. Soltanto le prime sette apparizioni avvenute nell’estate del 1981 infatti sarebbero state ritenute autentiche in quanto supportate da coerenza nei racconti dei protagonisti. Non vi sarebbero state inoltre interferenze esterne o manipolazioni da parte di chicchessia e sarebbe stata esclusa, oltre ogni ragionevole dubbio, l’origine demoniaca dei fenomeni. A partire dal 1982 invece la Commissione Ruini è apparsa scettica sull’autenticità delle apparizioni e dei messaggi mariani in quanto risulterebbero fra loro contraddittori e viziati dal legittimo sospetto di condizionamenti esterni e plagio, anche in virtù del clima di forte conflittualità venutosi a creare nel corso degli anni fra il vescovo della diocesi di Mostar-Duvno e la comunità francescana che gestisce la parrocchia e che ha sempre supportato spiritualmente i veggenti.

Papa Francesco in questi anni è sembrato muoversi sulla direzione suggerita da diversi porporati, in testa a tutti l’ex arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli, il quale finché è stato in vita ha sempre sostenuto l’esigenza di separare il fenomeno dai veggenti, salvando i frutti di Medjugorje ma prendendo le distanze dai protagonisti delle vicende. Bergoglio è sembrato seguire questo schema nominando un visitatore apostolico a carattere speciale nella persona del vescovo polacco Henryk Hose con il compito di mettere fine alla disputa in corso fra la diocesi e i francescani, ma soprattutto per garantire un accompagnamento di tipo spirituale per i tanti pellegrini. Ma non solo, nel maggio 2019 è anche caduto il divieto per vescovi e sacerdoti di organizzare pellegrinaggi a Medjugorje nella convinzione di non poter continuare a far finta che laggiù la cosa non interessi la Chiesa, indipendentemente dal riconoscimento o meno delle apparizioni che resta tuttora in sospeso in attesa di ulteriori indagini.

Dai sostenitori de fenomeno l’intervento della Santa Sede è stato accolto con grande favore perché starebbe a testimoniare come dal Vaticano non si guardi più con ostilità a Medjugorje; dall’altro i critici hanno ugualmente gioito, perché la nomina del visitatore apostolico avrebbe spuntato le armi ai veggenti, sottoponendo il luogo di culto e i pellegrinaggi al controllo dell’autorità ecclesiastica. Il fatto che Medjugorje rientri nel circuito dei santuari mariani da cui celebrare il santo rosario per la fine della pandemia è sicuramente un altro segnale di grande rilevanza. Ma restano sul tavolo i quesiti posti da Murgia.

Da quando a Medjugorje esiste un santuario pontificio? Possibile che in Vaticano non sappiano distinguere una “parrocchia” da un “santuario”? E allora, come stanno davvero le cose? Anche questo dunque è un altro dei misteri bergogliani, un esempio di confusione da parte di un papa che, in perfetta coerenza con il Concilio Vaticano II sembra respingere la soprannaturalità dei fenomeni e il mistero in favore di una fede razionale (ne è prova fra l’altro proprio il modo in cui a Fatima trattò la questione del peccato e dell’inferno fino a disconoscere quasi l’autenticità dei racconti di suor Lucia), ma dall’altro teme la nascita di un culto mariano “scismatico”, agevolato soprattutto dalla guerra dichiarata dal precedente vescovo di Mostar nei confronti dei veggenti e dei francescani. Da qui la posizioni pilatesca, utile a salvare “capra e cavoli”, ovvero la necessità di non compromettersi con i veggenti ma gestendo nel contempo i “frutti” (in tutti i sensi) del rigoglioso albero di  Medjugorje . E questo anche in considerazione del fatto che migliaia di fedeli si recano a pregare nella Bosnia-Erzegovina in barba al pronunciamento ufficiale della Chiesa, che resta agli occhi e ai cuori di chi ha fede del tutto irrilevante.

Americo Mascarucci- giornalista e scrittore

https://www.marcotosatti.com/2021/05/28/23692/#respond
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Re:Quel pasticciaccio brutto di Medjugorje
« Risposta #1 il: Maggio 28, 2021, 19:02:07 pm »
"Mentre a Roma (Vaticano) si discute, Sagunto (il cattolicesimo) cade".

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Re:Quel pasticciaccio brutto di Medjugorje
« Risposta #2 il: Maggio 28, 2021, 22:48:20 pm »
"Mentre a Roma (Vaticano) si discute, Sagunto (il cattolicesimo) cade".
Benvenuto nel club:
"Un pensiero non cattolico diventerà domani il più forte. Resterà un piccolo gregge" (Paolo VI)
"Dei cattolici, resteranno piccoli gruppi" (Benedetto XVI)
"La Chiesa si diluirà nel mondo fino quasi a sparire. Resterà un pugno di vinti" (Romano Amerio, partecipò come esperto al Concilio Vaticano II)
"Nei prossimi secoli la Chiesa sopravvivrà in aree remote e arretrate" (Marshall McLuhan)
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Re:Quel pasticciaccio brutto di Medjugorje
« Risposta #3 il: Agosto 05, 2021, 17:02:22 pm »
Prosegue in diretta YouTube (M° Aurelio porfiri) l'indagine sull'inganno di Medjugorje:


Tra i presenti Don Manfred Hauke, rinomato teologo dogmatico, il notissimo Rino Cammilleri e Saverio Gaeta che ha pubblicato di recente il diario del veggente delle Tre Fontane, pieno di rivelazioni sorprendenti.
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