L'aspetto più inquietante della vita è l'assoluta spensieratezza con la quale le persone ignorano o nascondono il male che fanno ad altre. L'ombra è più veloce della luce, e anche più spietata. Quando un omicidio o un'ingiustizia vengono compiuti alla luce del sole c'è qualcosa di rassicurante, che deriva dal fatto che si sa come le cose stanno e come sono andate, ma quando il male viene compiuto nell'ombra la vita assume un volto spaventoso. Quante cose ignote possono cagionare la fine di una persona?
Da sempre i regimi totalitari nascondono i loro crimini. Quando si parla di maschicidio si parla di un fenomeno che viene occultato dai proprietari dei flussi di informazione, dalla scienza criminologica, dagli accademici, dal modo di pensare comune. Quando si attribuisce l'omicidio di un uomo ai moti di gelosia o al narcisismo di una donna, la risposta femminista è sempre la stessa: non si può parlare di maschicidio perché in quel caso sono i meccanismi del patriarcato a determinare la morte dell'uomo, quindi l'uomo non viene ucciso in quanto uomo, è la donna a uccidere - in quanto donna, cioè vittima del patriarcato -. Va bene che a me questa sembra una scusa: se una donna uccide in quanto donna un uomo, allora la sua vittima, per via del genere dell'omicida, è stata uccisa in quanto uomo (a meno che non si voglia spacciare la donna per una entità angelicata e innocua che quando sviluppa una furia omicida lo fa senza finalità e senza cognizione di causa*); ma anche ammettendo che la causa patriarcale ci sia e che ci impedisca di dare alla vittima una dignità autonoma, sarebbe questo un valido motivo per non occuparsi del problema? Forse che il fatto di essere il genere "dominante" in una dinamica che comunque ci uccide, ci rende immuni dall'essere uccisi? Se è possibile che un uomo venga ucciso, specialmente in un contesto patriarcale, non in quanto uomo ma come uomo, come bersaglio maschile di una dinamica generalizzata, allora per quale motivo non esiste un pensiero, una linea procedurale, un codice morale, per prevenire il problema e cercare di risolverlo? Se le donne sono vittime del patriarcato al punto tale da diventare carnefici in funzione dello stesso, perché non viene proposta una educazione delle donne che non rivendichi solo il diritto all'emancipazione, ma anche il dovere che ciò comporta, e che insegni alle donne il rispetto, la cura, la salvaguardia e l'amore per il sessso maschile? Se la ragione è il patriarcato, perché le femministe non combattono contro il patriarcato per intero, anche contro le sue conseguenze sul sesso maschile?
*La verità è che noi viviamo in un regime totalitario che considera essere le donne la razza superiore o il sesso superiore. Le donne, di per sé, non sono criminali: la natura le ha rese del tutto giuste ed eque. Diventano artefici (ma non responsabili) di crimini solo quando vengono travolte dalla logica patriarcale, elaborata dagli uomini. Gli uomini, quindi, avendo inventato il patriarcato, sono criminali per natura. Ciò significa che non solo occorre decostruire la logica patriarcale, ma che bisogna correggere i maschi attivamente, intervenendo su di loro per sfoltirli, eliminarli, manipolarli, modificarli: il maschicidio è soltanto uno dei mezzi che il sistema femminista complice ha per compiere il suo lavoro di correzione del difetto maschile nella specie umana. Ma è bene che le masse non se ne accorgano.