Autore Topic: "Porto mia figlia con me" Lo dice una madre suicida. Reazioni? Solito No Comment  (Letto 3605 volte)

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Online Massimo

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Per quella donna, il perdono dei media conta poco, molto poco

Ma per noi della QM il perdono dei media, invece, conta, eccome!

Offline Vicus

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Certo: è un'opportunità per aprire gli occhi a quanti più uomini possibili
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Noi non vedremo quei tempi.
E comunque, come già altri scrissero prima di me, gli uomini devono assolutamente finire nella merda e diventare ufficialmente il secondo sesso.
Personalmente sarei pure favorevole a togliere tutto a milioni di zerbini, ossia a impedirgli di far politica, di entrare in magistratura, nella sanità, nella scuola, etc.
Il tutto in nome del "debito storico" che, secondo questi scendiletto - regolarmente a traino delle loro Padrone (con la p maiuscola) -, gli uomini (bianchi, etero e occidentali in primis) avrebbero nei confronti delle appartenenti alla Razza Superiore.
A questi svertebrati dovrebbe esser concesso solo di svolgere lavori umili e mal pagati.
E ne dovrebbero esser felici, perché così facendo essi stessi potrebbero già dare un piccolo risarcimento alle discriminatissimem (?) femminucce.



Tanto per restare in tema.
https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/05/31/mattarella-sulla-parita-donne-uomini-ce-ancora-strada-da-fare_024b6750-2c98-46be-a9b2-ce22082571be.html

Citazione
Mattarella: 'Sulla parità tra donne e uomini c'è ancora strada da fare'
'Dal 1948 fatti passi avanti' ma manca concreta realizzazione

"La parità di diritti, tra donne e uomini, nelle leggi italiane, è piena ed è stata raggiunta da molti anni, in base alla Costituzione. Non è invece ancora così, per la sua, concreta, realizzazione".

Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un intervento che sarà trasmesso nell'ambito della puntata speciale del programma "La Banda dei Fuoriclasse", che andrà in onda su Rai Gulp il 2 giugno. "Sono necessari altri interventi - dice Mattarella -. Per esempio strumenti, adeguati, per la conciliazione tra lavoro e vita familiare. C'è ancora strada, molta strada, da fare".

Rispondendo ad una ragazzina di 11 anni, Elena, che gli chiede se la sua generazione raggiungerà una vera parità delle donne nella vita e nel lavoro, il presidente della Repubblica risponde: "Dal 1948 a oggi, sono stati fatti, nel corso degli anni, tanti passi in avanti.

Pensiamo all'ingresso, delle donne, nella Magistratura, nelle Forze Armate, nei Corpi di polizia. Ma per raggiungere una effettiva parità, dobbiamo rimuovere quegli ostacoli, che rendono tuttora difficile, alle donne, lavorare, raggiungere le posizioni più importanti, partecipare, in egual misura, alla vita delle istituzioni, e così via. A questo scopo, Elena, sono necessari altri interventi". Il dialogo di Mattarella con i tre giovani sui 75 anni della Repubblica riguarda la pace, la parità uomo donna e il futuro.

Quanti danni han fatto gli uomini come Mattarella e della generazione di Mattarella ?
Come è possibile che un presidente della Repubblica non evidenzi che i morti sul lavoro son quasi esclusivamente uomini, così come la stragrande maggioranza degli infortunati ?
Come è concepibile che un uomo con quella carica non dica che in magistratura le donne sono attualmente la maggioranza e che negli anni a venire la suddetta magistratura diventerà un autentico feudo rosa ?
Come si può accettare che chi è ai vertici non spenda una parola in merito al fatto che le femmine entrano in polizia e nell' esercito grazie a prove fisiche "a misura di femmina", senza le quali le suddette verrebbero regolarmente buttate fuori e conseguentemente nessuna di loro poterebbe diventare vice capo della polizia ?
Citazione
«Promemoria del concorso 1600 Allievi Agenti 2010/11 della polizia di
stato. Il promemoria riguarda le prove psicoattitudinali svoltesi nel
mese di Luglio 2011. Ogni giornata prevedeva un gruppo di 60 persone
circa, questo resoconto quindi tiene conto dall’esperienza personale di
uno solo di questi gruppi, pur rimanendo identiche le modalità e tempi
di svolgimento.

1. Prove di efficienza fisica differenziate tra uomini e donne: La prova
di corsa è risultata alquanto dubbia, in quanto gran parte delle donne
mostravano una manifesta impreparazione atletica, constatabile anche
visivamente a causa della forma fisica sicuramente non rientrante nei
canoni del peso forma.

Molte di loro, pur dovendo affrontare la prova dei 1000m piani in 4’45” a
differenza dei colleghi uomini che avevano in limite in 4’15”,non hanno tenuto
sicuramente un passo idoneo per il superamento della prova. Nessuna di
loro è risultata non idonea alla prova, considerando che solo una decina
di candidate hanno dimostrato una preparazione idonea. Molte delle
suddette, si sono anche permesse di insultare i candidati maschili
mentre osservavano le prove, in quanto alle donne era stato concesso di
partire per prime, in previsione del fatto che la prova si sarebbe poi
prolungata nelle ore più calde della giornata.(E’ da considerare che chi
aveva già sostenuto la prova poteva osservare le altre batterie della
corsa stando seduto sotto un gazebo all’ombra attrezzato per
l’occasione). Si potrebbe anche ragionare sul fatto che la migliore
delle candidate femminili non sarebbe rientrata nel tempo minimo dei
candidati maschili, in quanto classificatasi prima con 4’18”.
Il salto in alto ha visto scartati 3 uomini e 0 donne. Altezza prevista per le donne 90cm. Altezza prevista per gli uomini 110cm. Per chi è un minimo esperto del settore,
capirà come 20 cm possano fare la differenza in uno sport di questo
tipo.

Per quanto riguarda le prove di forza invece, sollevamento alla sbarra e
piegamenti, risultano un mistero in quanto le prove femminili si sono
“tenute esclusivamente a porte chiuse”, a differenza di quelle maschili
ovviamente di pubblico dominio.

A prescindere dal fatto che ritengo che sostenere una prova sotto lo
sguardo di un pubblico che ti osserva sia completamente diverso dal
sostenerlo in separata sede al riparo da sguardi “indaganti” magari di
un sesso opposto al nostro. Mi sembra obbligatorio riportare per
ammissione di alcune candidate stesse, che le donne sono state agevolate
nell’espletamento delle prove di forza.

1. Gli esaminatori aiutavano le donne sostenendole sui fianchi durante i
sollevamenti alla sbarra, ed era loro concesso lo stacco con slancio
da terra per effettuare la prima trazione. (Donne 2 trazioni per
superamento. Uomini 5 trazioni per superamento)
2. Gli esaminatori contavano con estrema
sufficienza il numero massimo di piegamenti alle donne.
(10 flessioni per le donne. 15 flessioni per gli uomini).
Prove di accertamento fisico:
Anche qui la disparità di trattamento è emersa violentemente fin dai
primi momenti, in quanto alle candidate ci si riferiva con “donne” ai
candidati con l’appellativo di “maschietti”. Le dottoresse che poi
esaminavano gli aspiranti per la valutazione medica generale della
vista, peso altezza, patologie generali, erano definite dalle candidate
stesse “acide”. Si dimostravano infatti scortesi ed arroganti, prive del
tutto di tatto e professionalità. Va considerato inoltre che alle donne
chiaramente è stata concessa una commissione medica del tutto
femminile, mentre agli uomini una commissione mista composta per lo più
dalla commissione femminile con l’aggiunta di un collega maschile.»

https://www.poliziadistato.it/statics/06/curriculum-vitae-pellizzari.pdf

Ma soprattutto, perché questi uomini non mostrano un minimo di coerenza, lasciando all' istante la propria poltrona a una donna ?
Di più: perché  per "riparare" i torti subiti per millenni dalle femmine (?) questi signori non propongono misure drastiche, tipo impedire ai maschi di iscriversi alle materie STEM, o meglio ancora vietando loro di iscriversi al liceo e all' università, nonché di entrare in politica, in magistratura, nella scuola, nella sanità, nell' esercito e in polizia, lasciando tutto nelle mani delle appartenenti alla Razza Superiore ?
Perlomeno mostrerebbero una volta per tutte il loro vero volto.
Del resto non è forse un loro desiderio vedere femmine in ogni luogo di potere a prescindere dalla preparazione ?
Non sono loro a propagandare quotidianamente la superiorità femminile in ogni ambito della vita ?
E quindi non sono lor signori a volere che gli appartenenti al loro stesso sesso diventino anche ufficialmente* cittadini di serie B ? (ufficiosamente lo sono già).
Bene, allora lo mettano nero su bianco e cambino la Costituzione.
...

@@

PS: trattasi di mie ennesime domande retoriche eh...

PS2: quella bambina di 11 anni già cresce con l'idea di essere discriminata da quei porci oppressori degli uomini...
Già i rapporti fra i due sessi sono uno schifo ora; figuriamoci tra 15-20 anni.


Online Frank

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Anche Napolitano faceva gli stessi discorsi.
Anzi, era pure peggio.
https://www.repubblica.it/politica/2014/03/08/news/8_marzo_boldrini_parit_genere_in_costituzione-80507675/

Citazione
8 marzo, monito di Napolitano sulle pari opportunità. Boldrini: la nostra Costituzione va in questa direzione
(ansa)
Dal capo dello Stato richiamo al  mondo politico in questi giorni alle prese con un aspro dibattito sulle quote rosa nell'Italicum: "Sessismo virus da estirpare". Poi, col baciamano, consegna l'onorificenza di Cavaliere a Lucia Annibali, l'avvocato sfigurata dall'ex compagno. La Boschi interviene sulla riforma elettorale: "Ok a miglioramenti, ma con l'accordo di tutti"
08 MARZO 2014


ROMA - "La donna è crescita e civiltà". Così il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel suo intervento durante la cerimonia per la giornata internazionale delle denne, è tornato a sottolineare il ruolo delle donne nel nostro Paese e a dire basta alla violenza. Il "più tragico degli aspetti della condizione femminile" è quello che riguarda "le violenze perpetrate dagli uomini sulle donne, che possono arrivare fino alla eliminazione fisica", e in Italia "purtroppo non declina", ha detto Napolitano, che ha ribadito come le uccisioni delle donne ''vanno considerate un lutto collettivo, una tragedia che colpisce i sentimenti dell'intera nazione''. Poi ha lanciato l'allarme: "Contro la violenza all'interno di legami pseudo-sentimentali non siamo riusciti a fare ancora abbastanza''. Per il presidente, è indispensabile contrastare con efficacia questo fenomeno, ma per farlo "serve un formidabile impegno educativo fin dai primi anni di istruzione. Servono leggi e serve un'azione capillare".

Virus da estirpare. "Troppo spesso si sente dire che il tema delle pari opportunità è superato perché viviamo già in una condizione di uguaglianza giuridica e materiale tra i sessi. Ovviamente non è vero. In particolare non lo è in Italia", ha ribadito con forza il capo dello Stato, che non ha mancato di fare un severo richiamo anche al mondo della politica: "Come il razzismo anche il sessismo, se da volgare battuta da bar sale nelle sfere politiche rappresentative, se si esprime nel Parlamento, se, usando blog e siti, si diffonde legittimato da fonti autorevoli, diventa un virus duro da estirpare".

[[ge:rep-locali:repubblica:80543935]]
Legge elettorale. Presenti alla cerimonia, oltre a Napolitano, i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, il ministro della Pubblica istruzione Stefania Giannini, il sindaco di Roma Ignazio Marino e la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso. "Le donne sono la metà del Paese, dunque non è strano che vogliano essere la metà della rappresentanza parlamentare", ha detto in un video, on line da oggi, la presidente della Camera, sottolineando la necessità di rispettare la parità di genere anche nella riforma della legge elettorale, in discussione nell'aula di Montecitorio. "Abbiamo due articoli della nostra Costituzione che ci spingono in questa direzione - dice la presidente - il 3, tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di sesso, e il 51 che impegna alla promozione delle pari opportunità". Per Boldrini, la riforma è "un'ottima opportunità" per tradurre il cambiamento in azioni concrete.

Lucia Annibali ospite a Montecitorio. In un giorno speciale c'è un'ospite speciale a Montecitorio. È Lucia Annibali, ha detto Boldrini, "la giovane avvocato di Urbino che, dopo essere stata sfigurata con l'acido da due sicari che sarebbero stati mandati dal suo ex compagno, ha scelto di testimoniare pubblicamente con straordinaria forza il suo rifiuto alla violenza". A Lucia Annibali il capo dello Stato ha consegnato l'onorificenza di Cavaliere, omaggiandola con un baciamano.
[[ge:rep-locali:repubblica:80521905]]
GUARDA La Annibali: "Mi sento più viva di prima"

La presidente della Camera, Boldrini, ha voluto sottolineare il momento su Twitter.
[[ge:rep-locali:repubblica:80513250]]
Parità di genere nell'Italicum. Sull'emendamento per la parità di genere da introdurre nella legge elettorale è intervenuto anche il ministro per le Riforme e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, che ha precisato: "Ovviamente, come per gli altri profili che hanno riguardato la legge elettorale, se c'è la possibilità di migliorarla, ma con la partecipazione di tutti gli attori, ci proveremo fino in fondo mantenendo comunque gli impegni presi".

Leggera apertura arriva da Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi (Forza Italia): "Se le nostre parlamentari la ritengono una questione importante non c'è nessun pregiudizio, nessuna opposizione preconcetta a fare un ragionamento nel merito", ha dichiarato sull'ipotesi di inserire la parità di genere all'interno della legge elettorale, dicendosi pronto al confronto pur essendo personalmente "più per il merito che per le quote".


Naturalmente non poteva mancare il solito commento esterofilo in cui si vorrebbe far credere che le discriminatissime femminucce italiane, notoriamente liberissime di fare quel che cazzo gli pare, siano più discriminate delle femmine dell' Arabia Saudita.

Citazione
Virus da estirpare. "Troppo spesso si sente dire che il tema delle pari opportunità è superato perché viviamo già in una condizione di uguaglianza giuridica e materiale tra i sessi. Ovviamente non è vero. In particolare non lo è in Italia",




Sembra di vivere in un matrix.
A volte vorrei fuggire in luoghi come questo,
https://www.google.it/search?q=polinesia&sxsrf=ALeKk03PB05cgst-GwBdCQWcj1_rjlQNXQ:1622466688167&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=tfz-QjbJl_zriM%252C-zTKSn0nVUgYEM%252C_&vet=1&usg=AI4_-kTjWz7jQFi2hVNlw-igHdtJiEHXsw&sa=X&ved=2ahUKEwi0l-60__PwAhXBjKQKHeDtANkQ9QF6BAgOEAE&biw=1366&bih=657#imgrc=tfz-QjbJl_zriM
per non leggere né sentire più queste merdate.

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E' già un Matrix. Il DDL Zan introdurrà il reato di misoginia, termine vago che può includere anche scrivere in questo forum.
Potrebbe rendersi davvero necessario andare all'estero prima che sia tardi (non certo in Paesi UE), tanto più con i venti di guerra che soffiano in Est Europa e Medio Oriente.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Ma si può sapere chi CACCHIO ha messo a Elena, una bambina di 11 ANNI, certe IDEE IN TESTA e certe domande? Risposta possibile: una madre femminista e un padre zerbino. Tale è oramai il livello della famiglia italiana MEDIA. E tale è oramai il successo della propaganda che imperversa oramai in Occidente che definire antimaschile sarebbe poco.

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Ma si può sapere chi CACCHIO ha messo a Elena, una bambina di 11 ANNI, certe IDEE IN TESTA e certe domande? Risposta possibile: una madre femminista e un padre zerbino. Tale è oramai il livello della famiglia italiana MEDIA. E tale è oramai il successo della propaganda che imperversa oramai in Occidente che definire antimaschile sarebbe poco.

Risposta sicura al 99,999%.

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https://www.giustiziainsieme.it/it/il-magistrato/499-la-composizione-della-magistratura-togata-oggi

Citazione
La composizione della magistratura togata oggi
SCRITTO DA PASQUALE SERRAO  GLI ATTORI DELLA GIUSTIZIA  SABATO, 17 NOVEMBRE 2018  VISITE: 13241
1.La magistratura ha sempre più un volto femminile. - 2. La scomparsa “giudice ragazzino”. - 3. Si è dissolto l’oligopolio maschile della dirigenza giudiziaria, ma non è scomparso lo svantaggio di genere. - 4. Il rinnovamento della dirigenza giudiziaria. - 5. Il rapporto tra giudici e abitanti. - 6. Conclusioni.

 

Una breve analisi statistica della attuale composizione della magistratura consente di elaborare l’identikit del magistrato italiano ad oggi  (i dati statistici nazionali provengono e sono stati elaborati dall’Ufficio Statistico del CSM. I dati statistici europei, invece, sono desunti dal rapporto CEPEJ 2018).

1. La magistratura ha sempre più un volto femminile.

Le donne in servizio come magistrati togati all’11/10/2018 è pari al 53,2% circa.

Negli ultimi anni i magistrati di nuova nomina appartengono per gran parte al genere femminile. Tra  il 2009 e il 2018 vi sono stati  n. 1.603 (62,7%) vincitori di concorso donne e n. 952 uomini.

Questo trend nel rapporto di genere  in occasione dell’accesso  ha rapidamente  modificato  in pochi anni la composizione per genere della magistratura.


Grafico 1: Distribuzione del numero di magistrati per genere negli ultimi 5 anni.

1
Il dato appare significativo se confrontato con quello della distribuzione di genere in altri lavori del settore della giustizia, come la professione notarile (D. 34% - U. 66%) o e quella  forense (D. 47% - U. 53%).  Andrebbero meglio indicate le cause anche sul piano motivazionale, ma  probabilmente incide ancora la maggiore difficoltà di conciliare l’impegno familiare con quello lavorativo di determinati contesti professionali. Ne è una parziale riprova il fatto che, all’interno dell’ordine giudiziario, negli Uffici di Procura, ove alla presenza in ufficio è continuativa si accompagnano spesso gravosi turni esterni, prevale ancora, sia pur di poco, la presenza maschile (D. 43% U. 57% - rapporto CEPEJ 2018, dati 2016).


La “femminilizzazione” della magistratura è un fenomeno che accomuna la grandissima parte degli Stati europei.

In base al rapporto CEPEJ 2018, possiamo osservare che l’Italia, quando alla distribuzione di genere della magistratura, è  perfettamente nella media degli Stati considerati. Se in Spagna abbiamo l’identica percentuale (D 53% - U 47%), in Francia il rapporto è ancora più accentuato (64%-36%), così come, ad esempio, in Ungheria (69% - 31%), per arrivare la presenza di donne a percentuali quasi “bulgare” in Lituania  e  Slovenia (rispettivamente con una percentuale femminile del 78% e 79%).

 In controtendenza, invece, sono i paesi anglosassoni, presumibilmente influenzati anche dal diverso sistema di accesso, con provenienza dei magistrati dalla professione forense (UK=34%, Scozia 27%).

L’accesso delle donne nella magistratura italiana è relativamente recente, per cui, eliminato il divieto, inizialmente esse partecipato al concorso in numeri ridotti. Il sensibile incremento progressivo della percentuale femminile tra i vincitori del concorso, fino a dati attuali,  ha determinato una disomogeneità del rapporto di genere nelle diverse fasce di anzianità della magistratura.


Il grafico sottostante mostra  la distribuzione dei magistrati in servizio all’11/10/2018 per genere.



Grafico 2: Distribuzione percentuale del numero di magistrati in servizio all'11/10/2018 per anno di ingresso in magistratura, distinti per genere

2
Come può osservarsi, è possibile individuarsi tre segmenti, collegati ai periodi storici di ingresso in magistratura.

Un primo segmento, relativo ai magistrati vincitori di concorso  dal 1969 al 1987, nel quale la percentuale di magistrati donne in servizio all’11/10/2018 è minore rispetto a quella degli uomini.

Un secondo segmento, relativo ai vincitori dal 1988 fino al 2004, nel quale tale percentuale  è omogenea.

Un terzo segmento, nel quale la proporzione di donne entrate in magistratura in tale anno e negli anni successivi ed in servizio all’11/10/2018 supera sempre quella degli uomini.

2. La scomparsa “giudice ragazzino”.

In Italia si diventa magistrato mediante concorso. L’accesso non è diretto dopo la laurea, ma presuppone l’aver svolto il tirocinio presso gli Uffici giudiziari, la scuola di specializzazione per le professioni legali, l’aver conseguito l’abilitazione forense, il dottorato di ricerca o altri titoli analoghi.

Lo stesso sistema del concorso pubblico è adottato da 34 Stati considerati dal rapporto CEPEJ, di cui  n. 16 come sistema esclusivo (es. Austria, Germania Francia, Spagna, Turchia)  e n. 18 abbinato ad un sistema che, a tali fini, considera la professione legale con esperienze di lungo termine (Belgio, Olanda, Polonia, Slovacchia, Slovenia Germania – riportata anche in questo secondo gruppo). Altri n. 8 Stati utilizzano esclusivamente meccanismi affidati all’esperienza, anzianità tra gli avvocati, senza esami competitivi (es. Norvegia, Svizzera, UK, Israele). Per inciso, n. 42 Stati su 46 prevedono forme obbligatorie di tirocinio iniziale.

Tornando all’Italia, in venti anni si è alzata di quattro anni l’età media di ingresso in magistratura. Se si raffrontano i dati attuali con l’inizio dell’attività del Consiglio, addirittura il gap è di 6 anni.

Tabella 1: Età media di ingresso in magistratura dei magistrati donne e uomini e totale, in servizio al 31/12/2017, per decenni di ingresso in magistratura

3
L’ampliamento della durata del corso di laurea in giurisprudenza da quattro a cinque anni, con l’eliminazione dell’accesso diretto al concorso, unito al fenomeno della prevalenza femminile tra i vincitori di concorso,  ha trasformato l’identikit del magistrato di prima nomina. Se in passato  l’uditore giudiziario era solitamente  un uomo di 26-27 anni, oggi il MOT è in prevalenza una donna di 32 che deve ancora affrontare un tirocinio di lunga durata, con notevoli aspetti teorici, pur avendo maturato esperienze di studio e lavorative post-laurea.

 

3. Si è dissolto l’oligopolio maschile della dirigenza giudiziaria, ma non è scomparso lo svantaggio di genere.

E’ ricorrente la considerazione per la quale, sebbene una maggioranza di donne vinca il concorso, i posti di “responsabilità”, direttivi e semidirettivi, siano ancora saldamente appannaggio dell’altro genere. Si fa poi discendere da tale constatazione, la prova di uno svantaggio della donna magistrato nel raggiungere i “vertici” della carriera.

Si tratta di un  bias che porta a conclusioni non del tutto corrette in quanto basate su un raffronto di dati troppo generici.

L’analisi disaggregata dei dati relativi alla composizione di genere della magistratura, rapportata agli anni di ingresso nell’ordine giudiziario (sopra riportati), dimostra che lo svantaggio nell’accesso alla dirigenza giudiziari esiste, ma è fortunatamente quantitativamente inferiore rispetto a quello generalmente indicato.

La tabella sottostante mostra la distribuzione delle donne e degli uomini magistrati che svolgono funzioni direttive e semidirettive in servizio ad oggi (11/10/2018). Le donne costituiscono il 28,5% del totale dei magistrati con funzioni direttive e il 39,7% del totale dei magistrati con funzioni semidirettive.

Tabella 2: Numero di magistrati uomini e donne in servizio all’11/10/2018 con funzione direttiva e semidirettiva


4
Se si raffronta tale dato, con quello del 53% di magistrati donna, è facile convincersi di avere tra le mani la “pistola fumante” della evidente discriminazione di genere. Discriminazione, peraltro, poco commendevolmente estesa a gran parte dei Paesi CEPEJ, ove la percentuale media di Capi di Corte donna è solo del 35% (con l’eccezione di Lituania, Ungheria, Romania, Slovenia e Croazia che hanno una maggioranza di capi degli uffici giudiziari donna).

E’ un ragionamento, tuttavia, non del tutto corretto perché, non tiene conto del fatto che la distribuzione per genere negli incarichi risente necessariamente della variazione nel tempo delle percentuali uomo/donna di accesso  in magistratura.

La prevalenza femminile magistratura è, infatti,  come indicato in precedenza, un fenomeno relativamente recente e, pertanto, la maggioranza di magistrati donna ha un’anzianità professionale mediamente non elevata. Pertanto, partendo dalla considerazione che gli incarichi direttivi o semidirettivi sono raramente concessi a magistrati giovanissimi e che si contano sulle dita quelli attribuiti a magistrati entrati in servizio successivamente al d.l. 28/7/1998,  deve constatarsi, in prima battuta che, la platea dei magistrati che hanno buone possibilità di essere designati per tali incarichi ha ancora una prevalenza maschile (D 47%, U, 53%). E’ lecito attendersi, pertanto, che ancora per pochi anni, fino a quando la “terza fascia generazionale” della magistratura, a netta prevalenza femminile, non maturerà un’anzianità professionale tale da rappresentare la maggioranza degli aspiranti agli incarichi dirigenziali, permanga una prevalenza maschile tra i titolari di incarichi direttivi e semidirettivi.

Il dato è ancora più evidente se si considerano gli incarichi direttivi, solitamente conseguiti nel tratto finale della carriera. Tra  i magistrati in servizio vincitori di concorso entro il 1988, vi è, infatti, un 62% di uomini e un 38% di donne.

Tabella 3: Numero di magistrati donne e uomini e totale, in servizio al 31/12/2017, per decenni di ingresso in magistratura

5
Il rapporto di fine consiliatura 2014-2018 del CSM, reperibile sul sito csm.it,  indica il trend relativo alla nomina di donne negli incarichi direttivi e semidirettivi.

La percentuale di donne nominate in funzioni direttive e semidirettive è passata dal 20% circa della consiliatura 2006-09, al 26% della consiliatura 2010/12, al 35% di quella conclusasi a settembre 2018.

Nello specifico, la percentuale di donne nominate in funzioni direttive è passata dal 12% al 16% al 27% rispettivamente nelle tre consiliature, mentre la percentuale di donne nominate in funzioni semidirettive è passata dal 27% al 33% al 41% nelle tre consiliature considerate.

6
La diversa composizione di genere della magistratura  a seconda dell’età di ingresso spiega però solo parzialmente la differenza percentuale tra conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi.  E’ evidente, infatti, che esiste ancora uno scarto percentuale superiore al 10% tra la percentuale femminile dei “concorrenti reali” a tali incarichi e il loro conferimento effettivo.

Pertanto, trovano ancora pienamente giustificazione le misure a sostegno dell’uguaglianza di genere adottate a livello consiliare e decentrato, in modo da garantire il risultato - al quale deve tendere una politica che elimini integralmente la barriera di genere - di un’assoluta omogeneità percentuale tra composizione di genere della magistratura e l’accesso femminile alla dirigenza giudiziaria.

 

4. Il rinnovamento della dirigenza giudiziaria.

Nel corso dell’ultima consiliatura è intervenuto l’abbassamento dell’età pensionabile al 70 anni. Questo nuovo limite di età, fortemente discusso, a mio avviso non senza ragione, rappresenta, però significativamente il dato massimo in tutti gli Stati considerati dal rapporto CEPEJ: ad eccezione della Spagna (che lo ha recentemente incrementato a n. 72 anni), in nessuno Stato vi sono magistrati di oltre 70 anni.

Tale riforma, unità alla necessità di garantire una durata di permanenza minima nell’incarico prima del pensionamento, ha portato ad una fortissima rinnovazione di tutta la dirigenza giudiziaria.

 Nel corso della  consiliatura 2014-2018, risultano conferiti nel quadriennio oltre 1.000 incarichi, come si evince dai dati al 31.07.2018 che indicano un numero di nomine che, sommato agli ulteriori incarichi conferiti a settembre 2018, porta al superamento delle 1.000 unità.

7
5. Il rapporto tra giudici e abitanti.

In un orizzonte temporale di 5 anni vi sono sempre nuovi concorsi, ma le politiche governative determinano una irregolarità di flussi di accesso spesso non coordinati con gli aumenti di organico e le variazioni dell’età pensionabile.

Il  numero di giudici per 100.000 abitanti si è ridotto da n. 11 del 2010 a n. 10,6 del 2016, comunque omogeneo a Francia e Spagna,  a fronte di un dato medio nei Paesi considerati dal rapporto CEPEJ di n. 17,8.

Grafico 4: Distribuzione percentuale del numero di magistrati in servizio al 31/12/2017 per anno di ingresso in magistratura, distinti per genere

8
6. Conclusioni.

Nella magistratura attuale non sono più reclutati giovani laureati, ma persone che hanno già maturato una considerevole esperienza professionale e personale, spesso inficiata da investimenti di tempo e denaro inutili, come una laurea quinquennale che prepara meno di prima, l’esperienza delle SSPL in buona parte fallimentare, i tirocini formativi, forse utili agli uffici giudiziari, ma certamente meno per i tirocinanti che aspirano a superare il concorso.  La maggior parte frequenta anche un corso di preparazione al concorso privato.

La carriera di magistrato inizia più tardi rispetto al passato, e si conclude prima: è impensabile l’orgoglioso superamento del traguardo dei 50 anni nella professione del magistrato, raggiunto da alcuni magistrati oggi in quiescenza; in verità diviene poco probabile anche quello di 40 anni.

Le donne sono la struttura portante della magistratura. Non sappiamo in che misura tale dato la trasformerà. Forse non la cambierà, dimostrandosi in tal modo l’indifferenza del genere rispetto al modo di giudicare.

La dirigenza giudiziaria è per la quasi totalità nuova. E’ presto per avere un feed-back completo sull’impatto di questo notevolissimo numero di nomine sulla funzionalità degli uffici giudiziari.

L’età media dei dirigenti si è sicuramente abbassata ed emerge una competizione che può portare benefici.  Si intravedono, però, preoccupanti segnali di una sempre più intensa pulsione carrieristica da parte degli aspiranti che certamente non potrà aiutare, nel medio termine, ad alimentare l’idealità che necessariamente deve assistere il magistrato nel suo lavoro quotidiano.

Online Frank

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https://www.panoramasanita.it/2021/03/05/la-medicina-e-donna/


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La medicina è donna
05/03/2021

All’interno del Ssn donne medico sono la maggioranza. L’odontoiatria tiene il passo. I dati Fnomceo per l’8 marzo. Anelli: Necessari nuovi modelli organizzativi e sociali.
Dr House addio, benvenuta Meredith Grey: la medicina è donna. E, anche in Italia, il sorpasso al femminile, per quanto riguarda i medici, è sempre più evidente. Lo dimostrano i dati elaborati, come ogni anno in occasione dell’8 marzo, dal Ced della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Gli uomini, tra i medici, sono ancora in vantaggio, ma si tratta di una maggioranza sempre più risicata: sono, infatti, il 55% del totale, e precisamente 218226 contro 178062 colleghe donne. Donne medico che costituiscono ormai la parte preponderante della forza lavoro nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale: considerando i medici con meno di 65 anni, e dunque sicuramente ancora in attività, il 54% è donna. E la percentuale sale rapidamente al calare dell’età: le dottoresse sono il 57% dei medici sotto i 60 anni, il 60% tra gli under 50. Nella fascia d’età dai 40 ai 44 anni, in particolare, quasi 2 medici su 3, e precisamente il 64%, sono donne.  La tendenza sembra normalizzarsi invece tra i nuovi iscritti, con meno di trent’anni, che sono ‘solo’ per il 56% donne. Eppure, nel complesso, l’onda rosa avanza: un anno fa, a marzo 2020, i medici uomini erano il 56% del totale. Questo perché è soprattutto nelle fasce di età più alte che sono la maggioranza: ad oggi, l’82% tra i medici over 70, che via via vanno in pensione.

Del resto, quella della femminilizzazione della professione è una tematica moderna: appena cento anni fa, le donne medico erano circa duecento, per diventare 367 nel 1938. Medico fu però la prima donna a laurearsi nell’Italia unita: Ernestina Paper, originaria di Odessa, che discusse la sua tesi all’Università di Firenze nel 1877; seguita, l’anno dopo a Torino, da Maria Farné Velleda, seconda laureata d’Italia, sempre in Medicina.

Una femminilizzazione della professione medica, dunque, che diventerà ancora più evidente nei prossimi cinque anni, quando, secondo le proiezioni, avverrà il ‘sorpasso’ vero e proprio, anche sul totale dei medici. E che impone, anche in considerazione della crescente importanza delle professioni sanitarie e di cura legata alla pandemia di Covid-19 e alla cronicità, nuovi modelli organizzativi e sociali.

“La pandemia ha acceso un faro sul lavoro silenzioso e lontano dalle luci della ribalta dei nostri medici – spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Questo, se da una parte ha fatto comprendere l’importanza insostituibile del loro operare, e il loro forte ruolo sociale, ha anche rivelato carenze e zone grigie che affliggono i nostri sistemi sanitari, dovuti alle reiterate politiche di taglio delle risorse economiche ed umane. Sono emersi, con prepotente evidenza, i turni interminabili, gli straordinari non pagati perché oltre il tetto massimo, l’impossibilità di fruire delle ferie e, per le colleghe, i sensi di colpa per la maternità, che portano a procrastinarla sempre più in là nel tempo, con effetti su tutta la società. È quindi a un duplice livello che dobbiamo intervenire: sulle organizzazioni di lavoro, che devono permettere a tutti i medici di conciliare la vita privata e familiare con quella professionale; e sul piano sociale, incrementando i servizi alla persona, le misure a sostegno della famiglia e i fondi per le politiche sociali. Occorre un cambio di passo, perché non ricada soltanto sulla donna la gestione della famiglia e dei più fragili, ma tale responsabilità sia condivisa a livello familiare e sociale: la parità di genere passa anche da questa via. E passa da questa via la possibilità per le professioniste di dedicarsi alla carriera senza dover sacrificare la vita privata e gli affetti, che sono diritto fondamentale sancito dall’Unione europea. In questo senso potrebbero essere utilizzati i fondi che l’Ue mette a disposizione per colmare il Gender Gap e quelli dedicati alla parità di genere del Recovery plan”.

“Per quanto riguarda in maniera specifica le donne medico, è necessario che anche i sistemi organizzativi si confrontino con questa nuova realtà di una professione principalmente al femminile, soprattutto nelle fasce di età più giovani, e vi si adeguino – conclude Anelli – Occorre, ad esempio, che si modifichino i contratti, introducendo modalità flessibili di impiego”.

Le proporzioni si invertono tra gli odontoiatri, che sono per la maggior parte uomini: quasi due su tre, e precisamente il 64%, se consideriamo gli iscritti al solo Albo Odontoiatri. E addirittura il 74% prendendo in esame anche i doppi iscritti, che sono, cioè, sia medici che odontoiatri ma che, in prevalenza, esercitano la professione odontoiatrica. Anche tra loro le donne sono in rapida e costante crescita, di un punto percentuale l’anno, (erano il 27% l’anno scorso, il 26% nel 2019) e, nelle fasce d’età più giovani, si registra una sostanziale parità.

“A tutte le colleghe gli auguri per questo 8 marzo – afferma il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri nazionale, Raffaele Iandolo -. Anche in questa giornata è importante pensare alla sicurezza delle professioniste e dei professionisti: l’auspicio è che, in tutte le Regioni, si concluda con successo la vaccinazione anti-Covid di tutti gli Odontoiatri, in modo che possano operare in piena sicurezza anche per loro stessi, oltre che, come già avviene, per i pazienti”.

Infine, una curiosità: prendendo in esame il numero totale degli iscritti agli Albi, medici e odontoiatri insieme, si nota che tutti gli Ordini della Sardegna sono a prevalenza femminile. A Cagliari le donne sono 3677, contro 3318 uomini; a Sassari 2047 contro 1895; a Oristano 417 contro 415; a Nuoro 774, contro 548.


-------------------------


PS: due giorni fa, su la Stampa, è stato pubblicato un articolo intitolato:
"Lo spazio è donna. Il suo nome è Cristoforetti".
...
Del resto secondo i media ormai ogni cosa "è donna".
In passato mi è pure capitato di leggere "la boxe è donna", "la velocità è donna", "il rugby è donna", "il calcio è donna", "l'Olimpiade è donna", il tutto condito dal solito "potere rosa", etc etc.
Questo sempre perché vivremmo in una società maschilista e misogina che denigra e discrimina le femmine.
Infatti anche nell' Alabama del 1920 i negri erano regolarmente esaltati dalla stampa bianca, giacché è notorio che nelle società razziste i padroni esaltano i sudditi...
O no ?
...

Online Massimo

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Basta metterci una donna in qualche ambito e oplà, quell'ambito è femminile. Oppure lo è diventato. :D :lol:

Online Frank

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https://www.truenumbers.it/professione-insegnanti-donne/#:~:text=La%20situazione%20%C3%A8%20abbastanza%20simile,scuole%20dell%27UE%20erano%20donne.

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Insegnanti, cresce la quota di donne: sono il 68%
É la media dei Paesi Ocse. Più di 8 su 10 sono donne in Lettonia (87%), Lituania (85%), Bulgaria ed Estonia (83%)

Secondo alcune letture, i modelli di scelta professionale sono fortemente influenzati dal costrutto sociale della mascolinità e la femminilità, e dal loro processo storico e sociale. Nei Paesi dell’Unione Europea questo sembra essere una regola del mercato del lavoro: gli uomini dominano alcuni settori professionali come l’ingegneria e la tecnologia; le donne quelli dell’istruzione prescolastica, assistenza infermieristica, ostetricia, lavoro di segreteria e di assistenza domestica. Tra questi va annoverato il mestiere di insegnante in generale, che è caratterizzato da un un forte e crescente divario tra i sessi.

Professione insegnanti: livello d’istruzione
Tuttavia, come si può notare dal grafico, la proporzione di insegnanti donne diminuisce in modo significativo con il livello di l’istruzione. Da un punto di vista globale, le donne costituiscono ben il 97% degli insegnanti nella scuola materna; l’92% nella scuola elementare, mentre la quota scende al 63 % per quanto riguarda il livello secondario. Nell’università cala ancora di più assestandosi al 43%. Solo la Federazione Russa si differenzia dal modello generale e mostra più femmine che maschi negli istituti di istruzione superiore
.


Negli ultimi 10 anni è stata lenta ma costante la tendenza alla “femminilizzazione” della professione di insegnante. Infatti, la quota media di insegnanti donna nei paesi dell’OCSE è aumentata: era il 61% nel 2005, 65% nel 2010 e 68% nel 2014. Le donne costituiscono oltre i due terzi degli insegnanti dall’istruzione pre-primaria a quella terziaria. Dando uno sguardo in giro per il mondo, nella Federazione Russa la disparità è molto evidente: quattro insegnanti su cinque sono donne. L’unica eccezione è il Giappone, qui le insegnanti donne sono “solo” il 48%, un fatto che può essere in parte attribuito alla minore partecipazione delle donne giapponesi nel mercato del lavoro.

Professione insegnanti in Europa
La situazione è abbastanza simile nell’Ue, dove le donne sono di gran lunga superiori agli uomini nella professione di insegnante. Infatti, nel 2017, il 72% dei quasi 6 milioni di persone che lavorano come insegnanti delle scuole dell’UE erano donne. È sorprendente, più di otto insegnanti su dieci sono donne in Lettonia (87%), Lituania (85%), Bulgaria ed Estonia (83% ciascuna). Anche nei rari esempi di paesi in cui il proporzione di uomini e donne insegnanti è simile, meno uomini stanno entrando nella professione rispetto al passato.


Il Parlamento europeo si è proposto di attuare sforzi per attrarre i giovani nel sistema educativo, anche attraverso un’offerta di condizioni salariali e di lavoro interessanti, un migliore accesso alla formazione continua, misure contro la violenza e le molestie a danno degli insegnanti.

I dati si riferiscono al: 2017
Fonti: Parlamento Europeo

Online Frank

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Frank 31 maggio 2021
Citazione
Quanti danni han fatto gli uomini come Mattarella e della generazione di Mattarella ?
Come è possibile che un presidente della Repubblica non evidenzi che i morti sul lavoro son quasi esclusivamente uomini, così come la stragrande maggioranza degli infortunati ?
Come è concepibile che un uomo con quella carica non dica che in magistratura le donne sono attualmente la maggioranza e che negli anni a venire la suddetta magistratura diventerà un autentico feudo rosa ?
Come si può accettare che chi è ai vertici non spenda una parola in merito al fatto che le femmine entrano in polizia e nell' esercito grazie a prove fisiche "a misura di femmina", senza le quali le suddette verrebbero regolarmente buttate fuori e conseguentemente nessuna di loro poterebbe diventare vice capo della polizia ?




Citazione
«Promemoria del concorso 1600 Allievi Agenti 2010/11 della polizia di
stato. Il promemoria riguarda le prove psicoattitudinali svoltesi nel
mese di Luglio 2011. Ogni giornata prevedeva un gruppo di 60 persone
circa, questo resoconto quindi tiene conto dall’esperienza personale di
uno solo di questi gruppi, pur rimanendo identiche le modalità e tempi
di svolgimento.

1. Prove di efficienza fisica differenziate tra uomini e donne: La prova
di corsa è risultata alquanto dubbia, in quanto gran parte delle donne
mostravano una manifesta impreparazione atletica, constatabile anche
visivamente a causa della forma fisica sicuramente non rientrante nei
canoni del peso forma.

Molte di loro, pur dovendo affrontare la prova dei 1000m piani in 4’45” a
differenza dei colleghi uomini che avevano in limite in 4’15”,
non hanno tenuto
sicuramente un passo idoneo per il superamento della prova. Nessuna di
loro è risultata non idonea alla prova, considerando che solo una decina
di candidate hanno dimostrato una preparazione idonea. Molte delle
suddette, si sono anche permesse di insultare i candidati maschili
mentre osservavano le prove, in quanto alle donne era stato concesso di
partire per prime, in previsione del fatto che la prova si sarebbe poi
prolungata nelle ore più calde della giornata.(E’ da considerare che chi
aveva già sostenuto la prova poteva osservare le altre batterie della
corsa stando seduto sotto un gazebo all’ombra attrezzato per
l’occasione). Si potrebbe anche ragionare sul fatto che la migliore
delle candidate femminili non sarebbe rientrata nel tempo minimo dei
candidati maschili, in quanto classificatasi prima con 4’18”.
Il salto in alto ha visto scartati 3 uomini e 0 donne. Altezza prevista per le donne 90cm. Altezza prevista per gli uomini 110cm. Per chi è un minimo esperto del settore,
capirà come 20 cm possano fare la differenza in uno sport di questo
tipo.

Per quanto riguarda le prove di forza invece, sollevamento alla sbarra e
piegamenti, risultano un mistero in quanto le prove femminili si sono
“tenute esclusivamente a porte chiuse”, a differenza di quelle maschili
ovviamente di pubblico dominio.

A prescindere dal fatto che ritengo che sostenere una prova sotto lo
sguardo di un pubblico che ti osserva sia completamente diverso dal
sostenerlo in separata sede al riparo da sguardi “indaganti” magari di
un sesso opposto al nostro. Mi sembra obbligatorio riportare per
ammissione di alcune candidate stesse, che le donne sono state agevolate
nell’espletamento delle prove di forza.

1. Gli esaminatori aiutavano le donne sostenendole sui fianchi durante i
sollevamenti alla sbarra, ed era loro concesso lo stacco con slancio
da terra per effettuare la prima trazione. (Donne 2 trazioni per
superamento. Uomini 5 trazioni per superamento)
2. Gli esaminatori contavano con estrema
sufficienza il numero massimo di piegamenti alle donne.
(10 flessioni per le donne. 15 flessioni per gli uomini).
Prove di accertamento fisico:
Anche qui la disparità di trattamento è emersa violentemente fin dai
primi momenti, in quanto alle candidate ci si riferiva con “donne” ai
candidati con l’appellativo di “maschietti”. Le dottoresse che poi
esaminavano gli aspiranti per la valutazione medica generale della
vista, peso altezza, patologie generali, erano definite dalle candidate
stesse “acide”. Si dimostravano infatti scortesi ed arroganti, prive del
tutto di tatto e professionalità. Va considerato inoltre che alle donne
chiaramente è stata concessa una commissione medica del tutto
femminile, mentre agli uomini una commissione mista composta per lo più
dalla commissione femminile con l’aggiunta di un collega maschile.»

Mi son ricordato che quel parametro l'avevano alzato per i maschi e ulteriormente abbassato per le femmine, notoriamente discriminatissime.

https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13785.msg184452.html#msg184452
Citazione
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Re:Soldatesse e donne in divisa (da carnevale)
« Reply #48 on: August 12, 2018, 03:01:09 AM »
Quote
Questo è quanto scrissi nel marzo 2016, riguardo alle prove fisiche richieste per entrare in polizia (in Italia).

Quote
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Re:Alfano: spero che il prossimo capo della polizia sia donna
« Reply #6 on: March 05, 2016, 14:49:23 PM »
Quote
Ho degli aggiornamenti, ricevuti poco fa.
Dunque, ci sono state alcune modifiche, sia per quanto riguarda il salto in alto che la corsa.
Cinque anni fa i tempi erano i seguenti.
Salto in alto:
uomini 110cm
donne 90cm

Corsa 1000m:
uomini 4'15"
donne 4'45"


Oggi, anno 2016.
Salto in alto:
uomini 115cm
donne 100cm

Corsa 1000m:
uomini 4'05"
donne 5'05"