Autore Topic: Metaverso  (Letto 585 volte)

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Offline Paride

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Metaverso
« il: Novembre 03, 2021, 15:03:13 pm »

https://tecnologia.libero.it/come-si-entra-nel-metaverso-di-facebook-49803

Con il cambio di nome della holding da Facebook a Meta Mark Zuckerberg ha lanciato un messaggio chiarissimo, sia ai suoi utenti che ai suoi investitori e a chi fa business tramite gli attuali social del gruppo: il futuro è oltre i social network, dentro il Metaverso.

Metaverso è una parola apparsa per la prima volta nel 1992, anno in cui Zuckerberg aveva appena 8 anni, nel romanzo Snow Crash di Neal Stephenson. In quel libro si descrive un mondo virtuale, all’interno del quale gli umani entrano sotto forma di “avatar“, cioè rappresentazioni visive (a loro volta virtuali) delle persone in carne ed ossa. Ora, a quasi trent’anni dalla nascita del concetto di metaverso, Zuckerberg è convinto che sia arrivato il momento di farlo diventare realtà (virtuale). Secondo il boss di Meta ci vorranno 5-10 anni prima che il metaverso diventi parte della quotidianità di tutti, ma le prime fondamenta ci sono già.

Le piattaforme per il metaverso
Metaverso vuol dire quindi realtà virtuale, una piattaforma software tramite cui fare esperienze impossibili nel mondo reale. La piattaforma di realtà virtuale di Facebook/Meta si chiama Oculus ed è composta da hardware (i visori VR) e software (app e giochi). Non è l’unica piattaforma VR disponibile, ce ne sono altre.

Microsoft, ad esempio, ha già messo in piedi la piattaforma Windows Mixed Reality (prima chiamata Windows Holographic). HTC, già nota in passato per i suoi smartphone, da alcuni anni punta tutto sui visori VR della serie Vive e sulla piattaforma Viveport. Sony, invece, già dai tempi della PS4 commercializza i visori PSVR (PlayStation Virtual Reality). Infine c’è SteamVR, store dove è possibile acquistare app e giochi compatibili con un po’ tutti i visori già citati e con i Valve Index.

Il visore Oculus Quest 2
Se parliamo del metaverso secondo Zuckerberg, però, dobbiamo al momento concentrarci sulla sola piattaforma Oculus del gruppo Meta/Facebook. E’ possibile, anzi probabile, che in futuro le esperienze offerte da questa piattaforma vengano rese compatibili con altri visori VR, ma al momento le varie piattaforme procedono su binari separati.

Oculus di visori, fino ad oggi, ne ha prodotti ben cinque: Quest, Quest 2, Link, Rift S e Rift. Al momento, però, l’unico in vendita è Oculus Quest 2 ed è quindi il visore di riferimento quando parliamo del metaverso di Facebook: è chiaro, infatti, che l’azienda svilupperà il progetto partendo da questo hardware e se c’è qualcosa che Oculus Quest non può fare, allora non lo troveremo nel metaverso di Facebook.

Oculus Quest 2 è un visore “all in one“: non necessita di altro hardware e può essere utilizzato senza un computer o altro dispositivo che lo comandi. Tuttavia, per aumentare le prestazioni del visore (comunque buone, grazie alla piattaforma Qualcomm Snapdragon XR2) è possibile connetterlo ad un PC tramite il cavo a fibra ottica Oculus Link.

All’interno del visore ci sono due schermi, uno per occhio, entrambi con risoluzione 1832×1920 e refresh rate fino a 90 Hz. Gli altoparlanti sono integrati, come pure il microfono e c’è l’audio “posizionale“: in pratica il suono cambia in base ai movimenti della testa, rilevati dai sensori di tracciamento (supporta 6 gradi di libertà, cioè movimento completo nello spazio in tutte le direzioni).

Infine, ci sono i due controller touch grazie ai quali è possibile interagire con persone e oggetti all’interno dell’esperienza di realtà virtuale.

Facebook Oculus Quest 2 costa 349,99 euro in versione con 128 GB di memoria di archiviazione interna, con i due controller touch inclusi nel prezzo.

Cosa possiamo fare nel metaverso di Facebook
Le vere potenzialità del metaverso di Facebook le scopriremo solo nei prossimi anni, ma ci sono già diverse applicazioni che possiamo provare con un visore Oculus Quest 2.

La più interessante, e rappresentativa di ciò che ha in mente Zuckerberg, è certamente Horizon Workrooms, la nuova piattaforma per fare smart working in VR entrando in delle stanze virtuali dove troveremo i nostri colleghi, la nostra scrivania, lavagne virtuali e molto altro.

Altra cosa che possiamo già fare con gli Oculus Quest 2 è giocare a uno dei tanti titoli in VR, anche in multiplayer tramite Internet. Per quanto riguarda il fitness, invece, probabilmente nel metaverso di Facebook possiamo già vedere le palestre del futuro: grazie al visore e ai controller possiamo allenarci (sudando realmente) in spazi virtuali, fare sport di squadra, lezioni di Zumba con gli amici e molto altro.

Per finire, c’è l’arte e l’intrattenimento: grazie al visore VR Oculus Quest 2 possiamo partecipare ad eventi 100% virtuali, visitare mostre che non si trovano in nessuna galleria reale del mondo e, perché no, creare noi stessi la nostra arte.

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Angosciante, immaginare che la realtà virtuale possa prendere il posto della vita reale, diventare il surrogato per vivere (?) un mondo di cui stiamo consumando e spegnendo risorse a poco a poco, lobotomizzati in un mondo che non esiste.

Cosa aspetta i nostri figli e le generazioni future....


Offline Vicus

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Re:Metaverso
« Risposta #1 il: Novembre 03, 2021, 16:53:00 pm »
Con la RV non ci saranno generazioni future: presto (e nell'esultazione di molti spazi maschili), la tecnologia lancerà sul mercato lo scafandro computerizzato; entratovi, il consumatore «vedrà» e «proverà» in tutto il corpo sensazioni voluttuose, un’esperienza di pornografia tecnologica a tutto tondo che potrà ripetere a piacere, e che ripeterà fino a sfinirsi: allo stesso modo i topi in laboratorio, intossicati sperimentalmente di cocaina, continuano a premere la leva che fornirà loro altra cocaina, anziché quella che dispensa il nutrimento. Più che strumento per l’Esperienza Mistica alla portata di tutti, la Realtà Virtuale incarna un’utopia che, anni fa, elaborarono ambienti radicali estremisti: l’utopia della «Bara Sensoriale».
La felicità consiste nella soddisfazione dei sensi, argomentavano quei radicali: tutta la vita — la società, il mercato, l’economia — nascono da questo impulso edonista primario. Solo per soddisfare la voglia di piacere gli uomini lavorano, producono, comprano, vendono; solo per questo ci assoggettiamo alle fatiche e amarezze del vivere sociale. Ma il progresso tecnologico fornisce oggi una via più diretta. Basterà mettere a punto una macchina che fornisca sensazioni piacevoli per stimolazione diretta, con elettrodi, del cervello. La tecnologia necessaria è già a disposizione. Rinchiuso nella macchina-bara, l'uomo potrà morirvi di fame e di sete che non proverà (lo stimolatore cerebrale lo farà sentire sazio e dissetato), tra voluttà genitali prolungabili all'infinito.
Una simile utopia rappresenta l’esito estremo del nichilismo borghese «allo stato puro», la cultura della morte in versione tecnologica e post-industriale.
Per questo vado da anni ripetendo che la sopravvivenza dell'umanità passa per il recupero di stili di vita meno tecnologici, più naturali e a misura d'uomo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.