AvvertenzaIl post contiene informazioni che rappresentano l'esclusivo punto di vista dell'autore, maturato attraverso letture e indagini empiriche, senza alcuna pretesa di scientificità o validità universale. Si prega il lettore di verificare autonomamente la validità delle informazioni e di prendere il seguente testo come semplice espressione di un punto di vista personale.
Lo scopo di questo vademecum è quello di fornire dei criteri di orientamento per gli uomini e i ragazzi che vogliono sopravvivere al ventunesimo secolo in modo soddisfacente ed evitare di fare una brutta fine.
Vita di coppia, convivenze e matrimoniSebbene sia ormai sotto gli occhi di tutti che la vita di coppia è nociva, ancor oggi gli uomini sono bombardati a più livelli da indicazioni fuorvianti e sono spinti dalle dinamiche sociali a fiondarsi come militi ignoti nella vita di coppia, senza alcuna consapevolezza di cosa ciò comporta.
Le prime pressioni vengono ancora dalle famiglie, se non altro perché ancora oggi, nonostante l'illusione del "progresso", i maschi vengono al mondo prevalentemente in ambienti familiari, di coppia, e sono spinti a vedere la vita affettiva del padre, cioè dell'esempio d'uomo, come una realtà incompleta che avrebbe bisogno della madre (o del genitore 2 nelle famiglie arcobaleno) per completarsi, - e di conseguenza imparano subito per imitazione che si debba cercare la propria metà mancante. Questo è il danno
minimo che si riceve dal fatto di crescere in "famiglia", ma a partire da questo errore il più delle volte se ne sviluppano altri. Ancora è diffusa la pratica barbara di invitare i giovani maschi a trovarsi una donna; pratica barbara che si esercita spesso in famiglia, spesso in maniera precoce, turbando e accelerando impunemente lo sviluppo psicosessuale dei giovani - i quali spesso più che correre dietro alle ragazzine vorrebbero spendere il proprio tempo fra libri e fumetti (o giocattoli e videogiochi), ma non ci riescono perché già a undici anni è considerata una cosa "da sfigati" in virtù di fattori fra i quali il fatto che a quell'età le coetanee cominciano a offendere i coetanei e a cercare di farli sentire "meno uomini" dei maschi più grandi -, sulla base di insulsi pregiudizi borghesi e clericali messi in circolazione dalla cultura popolare di massa, soprattutto dalle televisioni. Fortunatamente internet sta affermando sempre più ideali individualistici, ma ancora ci sono online i boomer che mettono in circolazione i video dei "grandissimi" (in realtà gentaglia) della televisione italiana allo scopo di far prevalere il messaggio idiota secondo cui "senza una donna un uomo non è un uomo": idiozie di gente che è cresciuta con Tinto Brass e Gigi Proietti (requiescat in pace) esaltando e vezzeggiando le donne oltre ogni misura e denigrando gli uomini privi di "cavalleria", direttamente associati - senza reali motivi - agli uomini senza una donna.
Un'altra fonte di disturbo è la psicologia. Intendiamoci, nessuno psicologo - se si fa eccezione per i mentecatti - affermerebbe che formare una coppia sia "conditio sine qua non" per la salute mentale, ma parimenti non si fanno scrupoli a suggerire insistentemente, nei loro scritti e nelle loro attività divulgative, che seppur non indispensabile la vita di coppia sia il modo privilegiato e più efficace, nella nostra società, per appagare una ampia sfera di bisogni, da quelli fondamentali a quelli più elevati. Ebbene, questa presa di posizione da parte degli psicologi, apparentemente "neutrale" perché meramente informativa, contiene in realtà (come tutte le informazioni e come l'istruzione) un elemento normativo opprimente, che porta la divulgazione psicologica (e i suoi effetti nel campo del pubblico dialogo) fra le forme di pressione sociale violenta esercitata contro gli uomini allo scopo di spingerli ad accoppiarsi, nel senso di formare una coppia.
Al di là del fatto che l'educazione dei maschi viene affidata alle donne, giusto per rinforzare l'idea che le donne debbano per forza di cose far parte della vita di un uomo, il vero danno è dato dalle madri. Per un maschio non c'è sciagura più grande dell'avere una madre e dell'esserne cresciuto, specialmente se il padre è assente. I maschi vengono perlopiù trattati come cose di proprietà della madre, se non come sostituti del marito, coccolati e viziati nei modi peggiori e spesso molestati o stuprati impunemente (ci sono madri che baciano i figli in bocca come se fossero i loro fidanzati, ma non vengono né denunciate né incarcerate per questo, sebbene la cosa possa sostanzialmente rovinare la vita del figlio): come insegna Galimberti, la sindrome di Medea non insorge a partire da un diverso sostrato, ma proviene invece dalla stessa identica logica, che è il mito dell'amore materno. Noi sopravvalutiamo l'amore come se fosse un "buon" sentimento, ma la causa del male dei figli è proprio l'amore materno, così come l'amore in generale è la causa di diversi omicidi. I bambini non hanno bisogno di amore, se non in dosaggi razionati e razionali, ma hanno invece bisogno di cure ed educazione, che non c'entrano assolutamente un accidente con "l'amore". Se aggiungiamo a questo trattamento osceno anche il fatto che spesso le madri non accettano che il figlio le abbandoni, o viceversa lo accettano
perché così si troverà una compagna, il figlio sarà condannato a sentire il bisogno di una compagna, - anche se questo bisogno è l'effetto della figura materna e non proviene affatto dal suo istinto. Le madri che fanno di tutto per liberarsi dei figli "mammoni" o hikikomori non sono diverse in nulla da quelle che non riescono a separarsene: la loro massima è sempre la stessa, ossia "se sei un maschio, devi per forza avere una donna nella tua vita". D'altro canto questo atteggiamento opprimente viene tramandato alle figlie, che infatti non si fanno scrupoli a molestare i maschi - i quali a loro volta nemmeno si accorgono di essere molestati, per quanto sono "immersi" nel liquido amniotico del matriarcato -.
Il vero istigatore all'autodistruzione maschile è però il femminismo; non certo in quanto portavoce dei diritti delle donne o demarcatore dei confini d'interazione fra i sessi, ma in quanto interprete del tutto fuorviante della realtà. Il femminismo, come tutte le ideologie stupide (e il femminismo è il trionfo della stupidità), sfrutta una distorsione cognitiva assurda che è il frutto della civiltà della colpa in contrapposizione a quella della vergogna. Esso interpreta i fenomeni di violenza connessi alla vita di coppia come fenomeni di violenza sulle donne, quando la realtà è che la violenza in quei contesti viene invece esercitata sugli uomini mentre le donne subiscono al limite l'esplosione finale di tale violenza. Il motivo di questa distorsione è semplice: il femminismo vuole preservare le donne non dalla "violenza maschile", che non esiste, ma dalla "violenza patriarcale", cioè dalla violenza riconducibile al simbolo del padre, cioè dalla violenza della legge. Dall'applicazione dei principi del femminismo consegue che alle donne viene concessa la sostanziale impunità in relazione ai crimini che esse commettono o potrebbero commettere, - impunità se non giuridica perlomeno fattuale, determinata dal fatto che la sfera dei crimini femminili viene sì punita e prevista dalla legge, ma non viene riconosciuta e studiata da criminologi, intellettuali e accademici, dunque non v'è una sufficiente letteratura ermeneutica per far sì che la legge venga applicata in modo corretto per prevenire la violenza femminile contro gli uomini (la quale invece esiste eccome) e soprattutto per punire le donne ree di violenza contro gli uomini; non esiste infatti alcun "maschilismo" o "maschismo" inteso come movimento teorico o rivoluzionario di carattere accademico o para-accademico. Esistono solo "movimenti maschili" indefiniti, scoordinati e privi di qualsiasi programma unitario (talvolta deliranti - con rispetto per gli oracoli -, come nel caso degli incel). Il femminismo fa la sua propaganda allo scopo di nascondere la realtà dei fatti, ossia che il vero problema è la violenza sugli uomini. Cosa pensare della violenza sugli uomini? Ne esistono di due tipi: la prima è la violenza della legge esercitata sugli uomini, una violenza giusta, perché una civiltà e una società possono esistere e reggere solo se i cittadini subiscono la violenza della legge (in barba a quello che credono di sapere gli anarchici); la seconda è la
violenza femminile contro gli uomini. I tipi di violenza femminile sono a loro volta due: la violenza psicologica, che entro certi limiti è legittima, cioè nella misura in cui è esercitata col consenso in termini di prosecuzione applicativa della violenza della legge, quindi entro una forma contrattuale vincolante di carattere implicito o esplicito (il matrimonio), - e la violenza omicida, che come dicevo prima viene esercitata impunemente e spesso in maniera del tutto imprevedibile, e non è affatto una conseguenza della violenza della legge, al contrario della violenza maschile, la quale è invece il
risultato della combinazione fra violenza femminile legittima e violenza della legge, ed è
condannabile e da condannare, ma non esiste che come risultato, ossia non ha origine spontaneamente dal maschio, ma da una costrizione esercitata contro il maschio.
A mio parere chi non comprende queste dinamiche (cioè la stragrande maggioranza degli uomini) è vittima di una deprivazione del proprio diritto sacrosanto alla conoscenza. Vittima, non responsabile, perché nessuno (checché ne dica la civiltà della colpa) può informarsi o essere invogliato ad informarsi su ciò in relazione a cui non conosce o riconosce l'importanza d'informarsi. La legge non ammette ignoranza? Benissimo, dunque la colpa per l'ignoranza della legge non ricade su chi ignora, ma su chi conosce. Il femminismo si guarda bene dall'informare gli uomini del fatto che il matrimonio è la loro rovina e la causa dei cosiddetti femminicidi: si parla a vanvera di "violenza maschile" e di "violenza sulle donne" (come se gli uomini avessero, in merito, una scelta), quando la vera causa è l'istituzione del matrimonio, e la concausa è il matriarcato sotterraneo esercente la violenza femminile.
Dunque è il caso di fare chiarezza su ciò a cui un uomo
necessariamente va incontro se decide di sposarsi. Dev'essere innanzitutto chiaro che l'uomo
può scegliere se sposarsi oppure se non farlo, ma se sceglie di farlo non può scegliere in alcun modo quello che ne seguirà.
Infatti gli esiti del matrimonio non dipendono dalle successive scelte maschili - attraverso il matrimonio infatti, se si fa eccezione per il divorzio, l'uomo rinuncia a scegliere ulteriormente -, ma dalla costante violenza femminile e dalle proprie capacità.
Se un uomo si sposa, succede per forza
almeno una di queste cose:
1 - se non riesce a sopportare i soprusi e il peso di averli subiti, muore suicida oppure uccide la moglie o i figli, oppure picchia la moglie o i figli;
2 - se riesce a sopportarli, si ammala nella mente o nel corpo e: o muore o degenera lentamente fra un acciacco e l'altro;
3 - si sottomette ai soprusi e va in rovina ubbidendo alla moglie, che lo sfrutta finché non lo lascia;
4 - sceglie di divorziare, il che può forse essere salvifico, ma spesso ha pessime conseguenze in ogni caso.
Personalmente, non so se il matrimonio abbia una ragion d'essere a livello giuridico. Chi pensa che un uomo sposato possa "scegliere" di non incappare in uno dei quattro destini sopra indicati semplicemente non sa di cosa parli. Il che significa che il matrimonio è a tutti gli effetti: o la causa del femminicidio, o un veicolo di malattie, o un contratto di schiavitù volontaria, o un controsenso/rapporto di meretricio. Tutto ciò rende a mio avviso il matrimonio un istituto inconciliabile con i principii giuridici in vigore in Italia.
Comunque, sia o non sia legittimo il matrimonio, è in ogni caso mandatorio che gli uomini (e perché no, anche le donne) siano consapevoli del fatto che non è possibile che la conseguenza dello sposarsi non sia una delle quattro summenzionate.
Sesso, relazioni occasionali e poligamiaUn altro dei danni fatti dalla psicologia, con Maslow, consiste nell'aver diffuso l'idea grossolana che il sesso sia in generale un bisogno, addirittura fondamentale al pari del bere e del respirare. Non bisogna essere esperti di psicologia o aquile per capire che una persona può sopravvivere senza sesso mentre non può sopravvivere senza bere o respirare, e che quindi mettere sullo stesso piano il bisogno di sesso e il bisogno di bere è assolutamente ridicolo e privo di senso. L'astinenza sessuale non ha mai ucciso né fatto ammalare nessuno (al contrario del matrimonio) e anzi ci sono innumerevoli tradizioni che la considerano un elisir di lunga vita. La mia ipotesi personale, che di sicuro troverebbe riscontro se ci fosse qualcuno intenzionato a falsificarla, è che i disagi mentali (comunque lievi) connessi all'astinenza sessuale dipendano invece dalle aspettative sociali sul sesso, per cui "il non fare sesso" viene visto come una mancanza, una lacuna, spesso anche da chi non lo fa. Lo stesso termine "astinenza sessuale" è secondo me fuorviante, perché secondo me chi non fa sesso non si "astiene" affatto, ma semplicemente non ha bisogno di farlo. In altri termini, se il sesso è un bisogno, questo bisogno non consiste nel fare sesso e non consiste nemmeno nell'autoerotismo.
Il "bisogno di sesso" è piuttosto qualcosa verso cui spingono i vari apparati della società, così come spingono verso il "bisogno di coppia", anche se in questo caso l'impronta del femminile, pur presente, è minore. Spesso in questo caso la popolazione maschile è complice di quella femminile, anche solo per il fatto di presentare le cose alla rovescia rispetto a come sono in realtà.
Prendiamo ad esempio il seguente articolo:
https://www.totalitarismo.blog/la-carestia-sessuale-e-un-problema-principalmente-maschile/ . La tesi sostenuta è fondamentalmente la seguente: "la grande orgia poligama del sesso libero
esclude la maggior parte dei maschi". Eppure le cose stanno esattamente al contrario: la grande orgia poligama del sesso libero è totalmente
intersezionale e inclusiva, e in ragione di ciò nei confronti dei maschi si esercitano pressioni dirette (nei vari contesti sociali) o indirette (attraverso la propaganda politica e il bombardamento mediatico sul sesso) per fare in modo che partecipino ad ogni costo alla "festa". Chi non partecipa, quale che sia il motivo, viene considerato sfigato e spinto a sentirsi in colpa o, per qualche verso, "deficiente" per il fatto di "non approfittare" della festa.
Comunque sia, non c'è nulla di male nel darsi ai rapporti occasionali, poliamorosi o quant'altro, ma bisogna sapere a cosa si va incontro e soprattutto bisogna sapere come fare per evitare le conseguenze spiacevoli del gioco.
Ecco una lista delle possibili conseguenze spiacevoli:
1 - Perdere tempo: alla resa dei conti, una scopata non è niente di che, per quanto venga spacciata per la cosa migliore del mondo (o addirittura un "bisogno fondamentale"), mentre lo spendere il proprio tempo in attività profittevoli, e soprattutto senza avere a che fare con inutili e insignificanti donne, è una cosa di alto valore, perché il tempo che abbiamo a disposizione è estremamente prezioso;
2 - Perdere soldi: vale davvero la pena comprarsi quell'abito firmato del cavolo, quella birra, quella benzina, solo per scopare con delle donne, o magari spendere soldi per le prostitute? Io non credo. Le risorse personali di cui disponiamo valgono molto più di qualsiasi orgasmo;
3 - Perdere la faccia: l'uomo che cede alle pressioni moleste delle donne e della "società del sesso" subisce sempre questo trattamento: innanzitutto fa la figura del "porco", del "ragazzo facile", dopodiché viene etichettato come "morto di figa" a vita, e trattato alla stregua di un maiale. Sebbene di fatto la sua unica "vergogna" consiste nell'aver subito molestie incessanti quando non nell'essere stato stuprato.
Per evitare le conseguenze spiacevoli del concedersi al sesso libero è sufficiente adottare i sistemi che la modernità ci mette a disposizione. Grazie a internet, infatti, si possono costruire dei profili sociali attraverso i quali farsi conoscere senza mettersi in gioco. Le donne moleste possono essere escluse con un click e quelle gradite possono essere accolte, purché abbiano rispetto. Internet consente inoltre di definire i termini del rapporto
prima di incontrarsi dal vivo, senza l'inconveniente delle rompiscatole che pretendono di avere tutto quello che vogliono, con chi vogliono, quando vogliono. Un'altra cosa che internet consente di fare è la monetizzazione del sesso, che mi sembra un equo compromesso: il femminismo intersezionale ci vuole a tutti i costi nella sua orgia? Bene: che queste signorine ci paghino!
Miseria delle riviste maschiliUna volta le riviste maschili rappresentavano foto di donne nude bellissime e sensuali e contenevano articoli dei migliori intellettuali americani ed europei. Adesso contengono foto di "modelli maschili", informazioni da quattro soldi e consigli per gli acquisti indegni. Le riviste maschili hanno cioè lo scopo di "formare" eserciti di metrosessuali che aspirano, con assoluta impotenza, a ideali irraggiungibili di pseudobellezza, a ideali di consumo assurdi e a una cosmetica ridicola.
Non sto dicendo che "l'uomo ha da puzzare", ma semplicemente che nelle riviste maschili di oggi non c'è alcun contenuto: soltanto idiozie finalizzate a vendere cose che non servono.
A proposito di movimenti maschili e MRACi sono movimenti maschili che nascono dall'autentica esigenza di favorire i diritti maschili (MRA) e promuovere un dialogo dotato di senso sul maschile. Ci sono invece presunti movimenti maschili (ma siamo sicuri che siano maschili?) che hanno grossomodo gli stessi scopi delle novelle riviste maschili.
Si tratta di quei movimenti che mettono in primo piano la teoria LMS, la "Dark Triad", e in generale che si focalizzano sulle cose che piacciono alle donne, come se questo fosse un problema maschile - o virile. In un modo o nell'altro, questi movimenti pensano soltanto ai desideri della donne e valutano l'uomo in funzione di ciò che le donne vogliono e desiderano. Mi sembra del tutto assurdo pretendere che movimenti del genere possano in qualche modo favorire gli uomini. Piuttosto sono movimenti che fanno pubblicità all'industria dei "corsi di seduzione", cioè un'industria del tutto inutile che vende minchiate: il punto non è "come sedurre una donna", ma come non farsi sedurre dalle donne. Ci vorrebbero i corsi di antiseduzione.
I movimenti da seguire sono invece quelli che si battono per i diritti degli uomini, cioè per la parità dei sessi, per la condanna delle pratiche antimaschili, per la salvaguardia della dignità maschile.
Salute ed ecosistema maschileLa salute maschile passa attraverso due canali: l'
igiene e l'
alimentazione. Per entrambi questi canali il parametro è lo stesso: accogliere ciò che aumenta i livelli di testosterone o abbassa i livelli degli estrogeni, tenere lontano ciò che aumenta i livelli di estrogeni o abbassa i livelli di testosterone.
Per quanto riguarda l'alimentazione, bisogna rivolgersi a un nutrizionista e chiedere di prescrivere una dieta regolata sulle proprie caratteristiche individuali e che abbia per scopo quanto detto sopra.
Per quanto riguarda l'igiene il discorso è più complicato, perché riguarda i detergenti e i saponi da usare, il materiale dei vestiti che si indossano, gli oggetti presenti in casa e fuori di casa, etc. In linea di massima, le scelte ecologiche avvantaggiano il testosterone, mentre quelle poco ecologiche (compresi i vizi del bere e del fumare) generano svantaggio.
Il punto di riferimento per queste cose resta l'andrologo, ma potrebbe essere opportuno che costui coordini il lavoro di diversi specialisti (per esempio l'igiene nella detersione e nel vestire potrebbe dover essere gestita attraverso gli sforzi combinati di un andrologo e di un dermatologo).
Bellezza maschileQui il punto non è cosa fare, ma cosa non fare: nello specifico,
non fare alcunché.
Diventare rettilianiPer favorire i diritti maschili occorre essere progressisti, perlomeno per quanto riguarda le istanze relative ai diritti maschili: detto altrimenti,
non è possibile far progredire i diritti maschili se non si ammette che ci sono dei diritti che devono progredire.
La specie umana deve evolversi. Noi uomini attualmente siamo vivipari mammiferi: dobbiamo diventare ovipari, come iguane, ma arrivare a fare meno delle cellule uovo femminili, o perlomeno arrivare a un'alternanza fra donazione femminile delle cellule uovo e clonazione delle cellule uovo mediante sistemi appropriati. I movimenti maschili devono coordinarsi per liberalizzare tutte quante le forme di riproduzione asessuata consentite dalla nostra tecnologia, ma battersi soprattutto per:
1 -
clonazione delle cellule uovo;
2 -
implementazione degli uteri artificiali per esseri umani;
3 -
istituzione di banche dell'uovo apposite.
Raggiungere questi obiettivi ci consentirà di:
1 - riprodurci senza dover per forza avere a che fare con donne che non ci interessano o ci danneggiano;
2 - mettere al mondo figli liberi dal matriarcato e dai danni derivanti dall'avere una madre;
3 - fare a meno del matrimonio.