Sarebbe interessante fare, inter nos, un approfondimento tra cancel culture e leggi. Molte delle massime che erano tenute in vita fin dai tempi del diritto romano, due esempi "ognuno è innocente fino a prova contraria" e "nessuno può essere punito per un reato che non era espressamente punito ai tempi in cui il fatto sia stato commesso" non valgono più per la cancel culture.
Io lo vedo benissimo che nelle menti (diversamente up) della gente comune non ci sono più questi capisaldi e si giudica a furor di popolo traslando concetti nuovi e neologismi anglosassoni a cose successe qui decenni fa e la tattica è quella di punire "a maggioranza" anziché seguire l'iter delle leggi.
La verità è che sia la destra, sia la sinistra si accusano reciprocamente di limitare l'altra parte ma, chi è di destra è mediamente conservatore e leale ad una legge o regola scritta, predilige l'iter e la procedura tradizionale e vede i cambiamenti come rare eccezioni da essere opportunamente gestite secondo quanto è già stato sedimentato nella tradizione. Chi è di sinistra è leale a un concetto per sua natura non rigidamente definito o definibile, predilige il pragmatismo purché si arrivi a risultato, ignora l'iter e la tradizione ed ha una vocazione pronunciata al cambiamento indipendentemente dal metodo utilizzato.
La destra è secolare e conservatrice, la sinistra è distruttrice creativa schumpeteriana.
Le due scuole non si incontrano mai, nascono giochi a somma zero, e ci si combatte con le armi note del potere. Non c'è scampo, nemmeno seguendo la legge 41 del potere. Ormai si è instaurato un pensiero bipolare (per colpa della sinistra, e la destra ha perso da imbecilli) per cui anche essendo (o fingendo di essere) imparziali si perde, perché è "o con noi, o contro di noi".
Enjoy the decline.