il generale Piero Laporta ci invia questa riflessione, come sempre stimolante e
provocatoria fino ai limiti del paradosso, come è nel suo stile e nel suo carattere…
ma sappiamo leggere dietro il velo delle parole. Buona lettura e meditazione.
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Digiuno e preghiera, invitano,
per scongiurare la guerra, anzi l’operazione di pace. No. Non credo sia appropriato dire a Nostro Signore che cosa fare, specialmente in questa temperie. Chiediamo a Nostro Signore, come nella preghiera da Lui insegnataci, “che sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in Terra”. In Terra, dove? Certamente nelle repubbliche indipendenti del Donetsk e di Luhansk, come d’altronde a casa nostra, a Washington, come a Bruxelles, a Berlino come a Gerusalemme, ovunque, in Cielo, in Terra e in ogni luogo.
Non la pace è importante bensì il compimento della volontà di Dio. D’altronde la guerra è un grande sollievo per quanti, come me, non ne potevano più delle quotidiane
geremiadi sul vairus e delle facce di tolla virologiche e del generale siringa con le sue impervie sintassi.
Sette anni fa raccontammo la strage di piazza Maidan a Kiev, gabellata per rivolta in Ucraina, come accadde in Siria, come in Albania, come in Libia, in Egitto, in Somalia e, non dimentichiamolo, in Iugoslavia, nel Kosovo, in Iraq, nel Caucaso, in Afghanistan.
Una montagna di morti per tenere in piedi un complesso militare industriale incapace di sopravvivere a se stesso senza una guerra, altrimenti collassa. A proposito, che cosa ci fanno ancora a Kabul i nostri militari? Il Parlamento è informato? Ha dato il suo assenso? Come? Quando?Non è affatto detto che la pace sia il bene supremo. Non è affatto detto che la guerra sia il male peggiore. Justin Trudeau, per esempio, vuole la pace, nonostante il paese gli stia bollendo sotto il sedere. La sua dittatura è di gran lunga più evoluta, più sconcia quindi, più crudele di tutte le precedenti, inclusa quella di Augusto Pinochet. Alzi la mano chi ha udito la condanna delle galline commissarie di Bruxelles o delle nostrane vestali della pace, della giustizia e, neanche a dirlo, delle garanzie costituzionali.
Non è affatto detto che la guerra sia il male peggiore. Se un missile oggi cadesse su Wall Street molti popoli tirerebbero un sospiro di sollievo; la pressione dello scarpone statunitense sulle loro schiene si alleggerirebbe. Joe Biden ha accelerato parossisticamente le vecchie infezioni dell’impero statunitense.
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Nelle riunioni di governo, dobbiamo stare in guardia contro l’acquisizione di ingiustificata influenza, voluta o non richiesta, del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa di potere mal assegnato esiste e persisterà. Noi non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una popolazione in allerta e informata può costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi ed obiettivi di pace, in maniera tale che sicurezza e libertà possano prosperare insieme».
Era il 17 gennaio 1961, sessantuno – diconsi 61 – anni fa, quando Dwight D. Eisenhower pronunciò questo profetico ammonimento, lasciando la Casa Bianca.
Oggi, grazie a Joe Biden e al complesso militare industriale, governante il burattino, l’Impero è un cane morto che puzza e rischia di propalare infezioni, come ha propalato virus senza vaccini. Prima lo si seppellisce, meglio è.
SC lo scrisse il 21 Giugno 2021 qual era il futuro, cioè il presente che oggi viviamo: «
La differenza ancora una volta la fanno le forze terrestri realmente impiegabili e le tecnologie militari. Gli USA hanno investito in massima parte sull’Information Technology, sulle tecnologie di controllo e sulle cosiddette unmanned: aerei, navi e sommergibili senza equipaggi, droni, artiglierie, intere unità militari di grande livello senza uomini sul terreno, grazie alla robotica al più raffinato e sofisticato livello.
Con le tecnologie di controllo, sono in grado di registrare, letteralmente, ogni telefonata e ogni sospiro, ovunque nel mondo. […]Putin ha vissuto tutta la parabola discendente dell’Unione sovietica. Nel 1981 era a Berlino Est da giovane ufficiale di collegamento del Kgb. Ha imparato la lezione:
la politica esige il consenso e non può prescindere da una capacità militare credibile e sostenibile.
Nel 2000 il PIL reale della Russia era non superiore a quelli cumulati da Lombardia e Veneto. Putin ha dato impulso e aggiornato le tecnologie avanzate e segrete sviluppate dall’Unione sovietica. Oggi la tecnologia e l’informatica della Russia sono pari e, in numerosi campi, superiori a quelle statunitensi. Ha ricostruito le forze armate russe dallo sfacelo ereditato da Mikhail Gorbachev e Boris Yeltsin. La crisi Ucraina ha dimostrato che la Russia può fare davvero la guerra terrestre. Putin ha spostato un’Armata, avanzando e ritirandosi, con impressionante disinvoltura manovriera, in una sola settimana. Non è stata un’esercitazione ma una vera manovra di guerra, dietro la quale ci sono equipaggiamenti ultra moderni, addestramento realistico ed efficace, sofisticati sistemi di comunicazione, truppe disciplinate e prontamente impiegabili. La Nato ha portato i missili a ridosso dei confini con la Russia, per ridurne i tempi di intercettazione. I fatti dicono che se scoppiasse una guerra, la Russia sarebbe duramente colpita dal 10-30 forse 40 per cento dei missili lanciati dalla Nato.
La reazione missilistica russa devasterebbe le città europee e statunitensi; poi
le armate russe penetrerebbero fino all’Atlantico come un ferro rovente nel burro.
La Nato e gli USA non hanno infatti forze terrestri in grado di contrastare alcunché, fatta eccezione per l’esercito turco, il cui impiego, niente affatto scontato, non sarebbe tuttavia strategicamente determinante».
I nodi vengono al pettine, diceva Leonardo Sciascia, se c’è il pettine. Vladimir Putin è il pettine dei nodi occidentali. Sta facendo un’«operazione di pace» in Donetsk e in Luhansk, come le innumerevoli elencate in precedenza, per gran parte delle quali abbiamo conferito un preventivo e lugubremente grottesco premio Nobel per la Pace al Goebbels cameriere dei Rothschild.
Se Satana ti promette pace, adotta la in vigile attesa. A proposito, guardati se Satana ti promette la fine dell’emergenza: un nuovo virus, peggiore del precedente sarebbe più verosimile della tregua di cui ti illudi. Anche questo fu previsto da SC. A meno che non arrivi sul serio il Giorno del Giudizio, come il buon Vladimir ha promesso. Sia fatta la volontà di Dio, in Cielo, in Terra, ovunque, anche in Donetsk, Luhansk e, non dimentichiamolo, in casa nostra.
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