Sottomesse?
Ok, è tempo di chiarimenti:
Per anni il femminismo occidentale ha basato le sue rivendicazioni sul pensiero che l’uomo avesse, nelle epoche antecedenti, sottomesso e messo in secondo piano la donna.
Tutt’oggi molte persone sono convinte di questo fatto, sicure che in fondo il femminismo sia lecito poiché è una “sana” risposta a uno squilibrio antecedente.
Gran parte della storia antecedente al XX secolo è stata vista come dominata dal maschilismo, dalla sottomissione coatta della donna al volere del genere maschile. In taluni casi, il maschilismo viene visto e classificato come uno dei più grandi e indicibili orrori della storia passata.
Ma a me qualcosa non quadra.
Non quadra per il semplice fatto che tale sottomissione è alquanto assurda concettualmente. Assurda perché è stupido vedere la storia antecedente al femminismo come una tirannia degli uomini, quando è ben immaginabile che sebbene l’uomo avesse una certa autorità, la donna poteva contare certamente su altri poteri, come quello di influenzare pesantemente il volere del marito. Io non penso che sia stata fatta un’analisi completa delle società antecedenti alla nostra. Per lo meno, non si è usato un metro di giudizio oggettivo. Poi quando si parla di diritti diversi fra i due sessi, si è sempre fatta un’analisi con due pesi e due misure. Certo, in epoche passate possono esserci state società dove la donna non aveva gli stessi diritti dell’uomo. E questo è giusto. Ma… ne aveva molti altri!
Si può senz’altro dire che in società passate, come quella romana o greca, le donne fossero escluse da un certo tipo di attività, ma nel dirlo bisogna anche considerare che esse stesse godevano di diritti che l’uomo non avrebbe mai potuto avere. Nella società greca le donne erano escluse dalla vita politica, ma erano certamente più tutelate rispetto agli uomini sotto moltissimi altri punti di vita, e godevano di particolari privilegi e sicurezze che non dovrebbero essere tenute fuori dal “giudizio storico”.
E’ facile recriminare, per esempio, che le donne non avessero diritto al voto politico in società passate. Dicendo ciò sembrerebbe che le donne venissero “soppresse” ingiustamente. Eppure, se andiamo ad analizzare fino in fondo la questione, capiamo che alle donne non era consentito votare poiché si riservava il diritto di voto solo a coloro che svolgevano un certo grado di servizio militare.
Non si sta dicendo che alle donne non andrebbe dato il diritto di voto, ma c’è una bella differenza fra dire che il diritto di voto fosse negato alle donne e dire che il diritto di voto non era concesso a chi non facesse il servizio militare. La realtà è infatti che anche molti uomini non potevano godere di tale diritto.
Insomma, è facile recriminare qualcosa, quando si fa finta di non vedere quello che si ha in più rispetto agli altri. Io penso che, al di là di scontate eccezioni, le donne abbiano sempre goduto di diritti diversi rispetto l’uomo, ma non in minore quantità.
Un altro caposaldo della cultura femminista è la critica della famiglia tradizionale, vista come patriarcale e negativa nei confronti della donna. Ma secondo me anche in questo caso, non si sono considerati tutti gli aspetti della vicenda.
Anche in quella che viene vista come la famiglia patriarcale, la donna, pur avendo ruoli diversi rispetto all’uomo, non godeva di certo di meno diritti.
E l’uomo, nel modello di famiglia tradizionale, non ha meno doveri della donna.
L’ uomo nella famiglia tradizionale è colui che detiene un certo grado di autorità, certo. Ma la donna era davvero sottomessa? No. La verità è che, come è facile immaginare, all’uomo venisse data una certa autorità, ma che quest’ultima, nella maggioranza dei casi era pesantemente influenzata dal volere della moglie, come è anche normale che sia.
Non a caso si dice che l’uomo sia sempre stata la “testa” della famiglia, e la donna il “collo”. La testa è quella che decide, almeno apparentemente, ma è il collo a decidere come, dove e quando muovere la testa!
La donna aveva un ruolo, e l’uomo un altro. L’uomo aveva dei doveri verso la moglie come quest’ultima ne aveva verso il marito. L’uomo pensava al sostentamento della famiglia e alla guerra, e la donna pensava alla casa e ai figli. Diversi diritti e doveri, ma in fondo equiparabili in quantità e qualità.
Un altro esempio dell’assurdità della critica femminista è la recriminazione che alla donna non fosse concesso lavorare. Appurato che a una donna non era negato categoricamente di lavorare, anche se la cosa era certamente fuori dalla norma, bisogna ammettere che questo più che uno svantaggio era un privilegio. Certo, la donna non era favorita nel trovarsi un impiego, ma questo significa anche che era più tutelata economicamente e che la struttura della famiglia le consentiva di dedicarsi alla famiglia, ruolo che –lo si deve ammettere- è principalmente femminile.
Il femminismo ha voluto distruggere la famiglia tradizionale? Voleva che la donna fosse indipendente economicamente? Bene, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: ora le donne difficilmente possono scegliere di non lavorare per dedicarsi alla famiglia, e sono costrette a sacrificare questo loro ruolo “naturale” perché oramai costrette dalla società a una posizione predefinita.
Io penso semplicemente che le donne abbiano voluto staccarsi dalla famiglia tradizionale, ma che questo si sia rivelato più sconveniente che altro. Ora, forse, recriminano molti dei privilegi e delle sicurezze che una volta per loro erano scontati.
Alcune frange femministe poi, sono convinte del fatto che nella storia si siano alternate società patriarcali e società matriarcali, dove rispettivamente uomo e donna hanno avuto più diritti sul sesso opposto.
Chi sostiene questa teoria enuncia anche che il patriarcato è stato, senza ombra di dubbio, un “modello” predominante rispetto al matriarcato.
La verità è che non esiste né è mai esistita una società matriarcale, come non esiste né è mai esistita una società patriarcale. Esiste ed è esistita una società. Il femminismo snaturando la storia ha fatto credere che gli uomini abbiano sempre sottomesso le donne. Non è vero. Uomo e donna sono complementari e qualsiasi affermazione relativamente alla predominanza dell'uno sull'altra è pura invenzione. Gli uomini hanno sempre comandato alla luce del sole, le donne hanno invece comandato nell'ombra. E questa alternanza di ruoli non è dovuta al fatto che gli uomini abbiano oppresso le donne per impedirgli di emergere. Questa alternanza è stata imposta dalla natura. Che ha fondato la diversità degli uni rispetto alle altre per creare una complementarietà che facesse da traino allo sviluppo della razza umana.
Tutto il resto è puro delirio o un portato culturale del femminismo. Il che si equivale. Infatti, il problema sta nel revisionismo storico del femminismo, un'operazione assolutamente strumentale finalizzata a far credere che la storia delle donne è una storia di oppressione e violenza nei loro confronti compiuta da tutti gli uomini, in tutti i luoghi del pianeta, sin dalla notte dei tempi. Cioè si prendono a prestito degli episodi di violenza specifici accaduti realmente nella storia e li si assurgono come prove inconfutabili per dare un fondamento alla grande bugia: far credere che il comportamento oppressivo maschile sia sempre esistito. Il tentativo di strumentalizzazione è evidente a mio parere. Si cerca di dare un fondamento universale alla colpa dell'uomo al fine di elevare, per contrasto, la figura della donna e renderla vittima. Il femminismo dunque colloca la donna in una posizione vittimistica e così facendo la investe di una superiorità morale che non può assolutamente essere messa in discussione. Recitando il ruolo della vittima la donna esige un prezzo per ogni colpa, per ogni torto subito e mette gli uomini in una condizione di subordinazione in cui non possono in alcun modo rifiutarle il pagamento di questo prezzo. E ogni richiesta diventa sempre più costosa, sempre più eccessiva, sempre più azzardata. Reinventando la storia il femminismo ha trovato terreno fertile per liberarsi dal cappio dell'invidia tramite la giustificazione del proprio odio.
A ben guardare questo è un atteggiamento classico, facente parte della natura della donna, che si è innalzato a livello collettivo. Anche nella sfera privata, nel microcosmo della relazione intendo, la donna fa leva sul senso di colpa maschile per ottenere quello che vuole. Fai una cazzata nei suoi confronti e lei te lo ricorderà ad ogni occasione e per sempre. Così fa il femminismo.