Autore Topic: Il generale Laporta canta che è un piacere prima delle elezioni  (Letto 506 volte)

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Offline Vicus

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Il generale Piero Laporta continua nella riflessione iniziata qualche giorno sulle prossime elezioni politiche.

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Il voto s’avvicina. Chi votare? Il vostro servo sarebbe astensionista, non di meno riconosce la necessità di far male a Letta Enrichetto, conosciuto venti anni fa, a cena in un circolo culturale, al guinzaglio di Maccanico Antonio, il manipolatore politico di Sandro Pertini, nell’ombra sinistra dell’Italia dopo l’uccisione di Aldo Moro, per mano dell’arco costituzionale e non.

Chiesi chi fosse lo sconosciuto giovanottello, tanto servizievole col vecchio marpione. Enrichetto, mi dissero, è nipote dello zio e, come il Tancredi di lampedusiana memoria, è in offerta speciale nel campo avverso. Se Enrichetto presunse d’imitare Berlinguer Enrichetto più che Tancredi, fu ed è rimasto lontano. Il baronetto sardo, nipote di Stefano Siglienti, gestore del piano Marshall per conto del Dipartimento di Stato, nacque da Mario, cognato del fascistissimo Luigi Pilo, suo protettore.

Mario, noto nella loggia di Sassari, approdò al Partito d’Azione; fu molto ma molto amico di Palmiro Togliatti e commissario per l’epurazione, dopo la caduta del Fascismo, come ben sanno quelli alla Eugenio Scalfari. La matrigna del baronetto, scomparsa dalle biografie ufficiali, fu Corinna Adelaide Augusta Fidelia, vedova Licitra, dispensata Agrifoglio, infine moglie di Mario Berlinguer, dopo la morte del fascistissimo Carmelo Licitra, ucciso(si) con un singolare incidente nella vasca da bagno.

Al confronto, Enrichetto Letta fa ridere, candidato al club “Cado Sempre in Piedi”, solo perché nipote d’un Gianni qualunque.

Chi votare? Giorgia Meloni, affrettatasi a cancellare dai social le intemerate a favore delle siringhe e delle etichettature di fascista memoria? Vagheggia un blocco navale, avendo dimestichezza al più con quello intestinale; canta l’inno ucraino come un tempo Faccetta Nera; s’è lavata col sapone Aspen ma la puzza è tal quale.

Su Salvini Matteo e i suoi viaggi in Corea del Nord abbiamo già scritto. Le foto fra icone, crocifissi e corone del rosario non lo posero al riparo dalle trappole del Viminale, da quelle dei servizi e perfino dei mozzi della Guardia costiera. Affidare l’Italia a uno sciocco ricattabile? Non sarebbe la prima volta, appunto per questo è da evitare.

Berlusconi Silvio, cavaliere disarcionato e fesso incompreso, a proposito di sciocchi ricattabili. Ha tradito tutti, a cominciare dalla moglie e dall’amico Bettino Craxi, al quale è dopo tutto andata meglio che al colonnello Gheddafi. Al libico baciò la mano a settembre e poi lo lasciò sodomizzare con una baionetta sei mesi dopo, consegnando l’Italia a Monti Mario e i pozzi petroliferi alla Francia e alla Turchia.

Carlo Calenda e Matteo Renzi, due cagnolini da salotto (sedicenti mastini della guerra), litigarono per le carezze della Hillary Clinton, finché stette bene. Oggi s’accucciano sotto la tavola di Georgy Soros e dell’Anticristo. Insomma ambedue ambirebbero ai coté romani e tosco romagnoli trascoloranti, alla stregua dei Berlinguer, dal Risorgimento all’orbace, dalla Resistenza alla Repubblica, da piazza Venezia a piazzale Loreto e ritorno, senza negarsi adulteri assidui col comunismo sovietico, cubano, venezuelano e nicaraguense, pur di galleggiare con ogni vento, oggi anche nonostante la bonaccia della NATO.

Questi “figli delle tenebre” non hanno discernimento per capire da quando sia finito il tempo dei trasformismi, non per carenza di casacche, figurarsi, bensì a causa della ricollocazione dei padroni del mondo. I trasformisti [mi vengono in mette certi cd. attivisti maschili] ci trascinano sul versante sbagliato, sul versante perdente. Essi non hanno un Francesco Saverio Nitti che predisse la sconfitta a Benito Mussolini il 15 Settembre 1939. Questi figli delle tenebre si fanno ingannare dalle propagande secondo cui Donald Trump soccombe, perché l’FBI ha trovato i segretissimi documenti che i Marshall hanno collocato, in assenza del padrone di casa. L’FBI, per capirci, è la raffinatissima polizia che non s’accorse che a Capaci l’attentato fu truccato (da loro stessi?)

La NATO e gli Stati Uniti di Joe Biden non contano più nulla. La Turchia, da sola, pesa più di tutta la NATO e lo dimostra. Se fosse vero il contrario Joe Biden avrebbe attaccato la Russia almeno due anni fa, come attaccarono la Serbia nel 1999. I Democratici hanno atterrato gli Stati Uniti e se stessi. Non occorsero e non occorrono mandati per la guerra se si dispone delle forze necessarie. Gli Stati Uniti e la NATO al più dispongono della Gorgona Pelosi per provocare la Cina, oppure montare subbugli nel Kossovo, per dare a intendere che contano. Sono bulli politici, costretti tuttavia a superare i limiti sempre più spesso. L’uccisione dell’ex premier giapponese Shinzo Abe è infatti inequivocabile. Shinzo Abe era il Trump del Giappone. Il riavvicinamento alla Russia e la condanna della NATO per l’Ucraina, si affiancano alle sue politiche economiche keynesiane. Shinzo Abe dette al Giappone un periodo di vero benessere, beffandosi dell’ossessione neoliberista per il debito pubblico. Un vero sovranista è stato ucciso. Questo e altri omicidi non fermano la tendenza in corso.

Russia e Cina stanno trainando quattro quinti del mondo con loro. L’Algeria ha chiesto l’adesione ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), i quali non sono più disponibili a cedere risorse agli USA e far sfruttare ad altri la propria mano d’opera. Chi scrive non vedrà la fine di questa mutazione ma essa è in atto e non è reversibile, se non tentando l’alea d’una guerra nucleare. Fu minacciata poche settimane fa, la guerra N, senza tuttavia portarla a effetto perché la guerra accelererebbe la fine del sistema Atlantico.

È un cane morto che infetta il mondo. Ha infettato Israele, i cui ossessivi bombardamenti sui povericristi di Gaza fanno il paio con quelli di Volodymyr Zelens’kyj sul Donbass: sperare nella guerra nucleare degli Stati Uniti per salvare la propria poltrona. È ora che Israele, invece di giustificare il nazista Zelens’kyj, faccia politiche inclusive se non vuole l’autodistruzione.

Quanto pesano quindi in questo marasma i Letta, le Meloni e i rimanenti? Nulla, occorre dare tuttavia un voto che agevoli la transizione e ci metta in grado di entrarvi senza conflitti. Il caporalicchio Letta Enrichetto è inadatto, è contro l’Italia, è contro gli italiani: è il nemico principale dell’Italia, è un figlio accecato delle tenebre, incapace di vedere l’abisso verso il quale ci trascina. È indispensabile fermarlo. Oggi ha cambiato guinzaglio, ma è sempre sotto altri a servire, oggi come venti anni fa in quella bettola.

Dicono: il voto dei cattolici non deve cedere sui “valori non negoziabili” e deve contrastare il satanismo a tergo del nuovo ordine mondiale. Divorzio e aborto non sono da ieri nel nostro ordinamento. Il satanismo è nelle cerchie romane, milanesi, londinesi, newyorkesi e d’ogni dove dai tempi di Malaparte e dei Rattazzi [datemi pure del complottista non me ne importa un c.]. Un voto nelle urne di Scurcola Marsicana determina la fine di aborto, divorzio e satanismo solo nella fantasia dei manichei, pronti a tagliare il mondo in due: buoni e cattivi. No, il mondo non gira così. Contro il male il cattolico ha un’arma, la preghiera, dalla quale non deve scostarsi. Il cattolico deve anche essere d’un realismo spietato nel dare il proprio voto. I figli della luce, se hanno conoscenze personali affidabili, nelle liste concorrenti degli addomesticati da Mario Draghi, votino per quelle persone. Io, se potrò, voterò per il medico professor Giovanni Frajese, che fronteggia i kapò di sua eccellenza virale, l’eccellentissimo ed eminentissimo Speranza Roberto e del suo generale siringa. Gli altri lettori che cosa possono fare? State lontani dai valletti di Klaus Schwab e del suo consulente Noah Harari, stare lontani dall’Anticristo.

Due anni fa iniziò la pandemia. Il virus del premio Nobel per la pace, Hussein Barak Obama, ebbe due punti iniziali di diffusione: Wuhan in Cina e Bergamo, la città italiana in vetta all’interscambio con Russia e Cina. Se l’epidemia si fosse diffusa in Russia e in Cina (dell’Italia non importa a nessuno), Mosca non avrebbe avuto soldati per attaccare l’Ucraina e la Cina per attaccare Taiwan, che è da sempre suolo cinese. Nessuna delle due avrebbe mai più potuto impiegare i propri soldati, né in Ucraina né a Taiwan o altrove. La NATO (leggi gli USA) avrebbero vinto la terza guerra mondiale con “armi non convenzionali”.

La Cina rispose cinturando un territorio con 60milioni di abitanti. Tutti consegnati in casa. Chi mise il naso fuori fu abbattuto. Con 1 miliardo e 300milioni di anime, non fu difficile. Fu un vaccino atipico e funzionò.

Vladimir Putin aveva un più grosso e differente problema. Se la popolazione è di 144milioni non puoi adottare il “vaccino cinese”. D’altronde era inevitabile attaccare l’Ucraina prima che questa, diventando membro della NATO, ospitasse missili a cinque minuti cinque da Mosca. Se però una pandemia taglia le gambe alla popolazione e con essa all’Armata, non vai da nessuna parte. Questo fu il problema di Putin: tenere l’Armata e la popolazione al sicuro dal contagio.

Putin telefonò a Giuseppe Conte. Seduta stante fu autorizzato a mandare a Bergamo un battaglione di “guerra biologica”, per aiutare la popolazione della bergamasca. I russi aiutarono effettivamente la popolazione (cosa che la NATO non fece) e raccolsero plasma, col quale i laboratori di Mosca e dell’Avana realizzarono un vaccino vero e senza effetti collaterali, tale da consentire di mobilitare le forze militari e invadere l’Ucraina, com’è sotto gli occhi di tutti. Il piano globalista di Joe Biden e dei suoi padroni è miseramente fallito.

La ruota della storia da quel momento ha cominciato a deviare, dopo 30 anni di guerre accese dall’occidente in ogni angolo della Terra. Questo è stato possibile grazie a Giuseppe Conte, il quale, contro ogni procedura della NATO, consentì l’ingresso a tamburo battente d’un reparto russo in Italia.

Chi scrive fu alquanto aspro con Conte circa la gestione trallallera della crisi sanitaria. D’altronde tutti ricordano don Sergio Mattarella abbracciato ai bambini cinesi e i manifesti delle cene organizzate dal PD al grido “non abbiamo paura”. Conte insomma non potè che fare poco, anzi pochissimo, se pezzi importanti dello Stato furono per l’espansione piuttosto che per il contenimento del contagio.

Poco dopo il governo Conte cadde per mano di Salvini Matteo, interventista in Ucraina al pari di Meloni Giorgia e Berlusconi Silvio, quest’ultimo dimentico dei soldi fatti grazie ai rubli di Putin, tradito quindi a sua volta.

Oggi vediamo Giuseppe Conte fermo su due punti: distanza da Letta Enrico e no alle armi all’Ucraina. Se mantenesse questi punti sino alla fine della campagna elettorale, significherebbe poter schierare l’Italia davvero per la pace, all’interno della NATO. In prospettiva, se l’Italia fosse guidata da saggi, favorirebbe un negoziato globale come quello promosso da Aldo Moro a Helsinki nel 1975. Se quindi non potessi votare per il professor Giovanni Frajese, voterei per Giuseppe Conte, per indebolire Letta Enrico. La linea di demarcazione è l’Ucraina non la Costituzione né le promesse di riforme, impossibili coi padroni che tirano i guinzagli di maggioranza e opposizione. Io voterò Giovanni Frajese oppure Giuseppe Conte. Con questi chiari di luna, è quanto possiamo permetterci.

Nessuno pensi, ripeto, a una soluzione rapida di questa crisi. Sarà una strada lunga e dolorosa. Non rendiamola più aspra votando per i guinzagli di Letta Enrichetto & C. oppure per quanti fingono di essergli avversari. Cristo Vince.

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Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.