Autore Topic: La morte Di Javier Marias  (Letto 654 volte)

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Online KasparHauser

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La morte Di Javier Marias
« il: Settembre 12, 2022, 21:30:33 pm »
A molti non dirà niente, ma è stato un autore che ho molto amato, di quelli non so si vi è mai capitato, che quando si va in libreria si cerca se è uscito qualcosa di nuovo, pur non avendo letto tutti i suoi romanzi.
E niente così improvvisa questa morte mi ha molto colpito.
Ha una scrittura molto particolare, talvolta difficile da seguire, prolisso, fluviale.
"Un cuore così bianco" potrebbe essere un buon inizio per conoscere questo autore.

Offline Vicus

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #1 il: Settembre 13, 2022, 00:33:19 am »
Mi hai fatto venir voglia di leggerlo, dicci qualcosa di più
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #2 il: Settembre 13, 2022, 13:53:43 pm »
Sono passati molti anni da quando ho letto un suo romanzo. Come accennavo, adotta uno stile particolare, che non riesco ad accostare a nessuno, se non ci si cala nel suo mondo può essere respingente. Siamo agli antipodi della lettura russa, del romanzo descrittivo, del racconto. Una specie di flusso di coscienza, non dei personaggi ma dell'autore stesso. Eppure le sue elucubrazione ruotano intorno a un enigma, un mistero, che non ha soluzione o forse ne ha infinite. Nelle sue pagine riecheggia il dolore e lo sconcerto della vita stessa.

Offline Vicus

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #3 il: Settembre 13, 2022, 18:24:54 pm »
Puoi citare un passo significativo? Non ne ho trovati in rete
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #4 il: Settembre 15, 2022, 20:34:44 pm »
Provo a cercare un suo romanzo, ma l'impresa è ardua, visto il disordine che mi circonda da sempre.

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #5 il: Settembre 15, 2022, 21:30:54 pm »
Allora non sono riuscito a trovare "Un cuore così bianco" ma ho trovato un romanzo che confesso di non avere ancora letto "Gli innamoramenti".
Ti allego una foto dell'incipit.

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Offline Vicus

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #6 il: Settembre 16, 2022, 14:52:23 pm »
Interessante: "Sul punto di trasformarsi in un morto, ammesso che già non lo fosse per la sua stessa coscienza assente che non tornò più a farsi presente".
Sembra la descrizione dell'umanità contemporanea
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #7 il: Settembre 16, 2022, 22:28:29 pm »
Vero

Offline Vicus

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Re:La morte Di Javier Marias
« Risposta #8 il: Settembre 17, 2022, 02:52:44 am »
Il tema della coscienza assente ricorre nei migliori scrittori contemporanei (in particolare Joyce). In questo passo di The Waste Land, T. S. Eliot descrive un'umanità di zombie, a metà tra Matrix e Dante:

Città irreale,
Sotto la nebbia bruna di un’alba invernale,
Una folla fluiva sul London Bridge, tanti,
Ch’io non avrei creduto che morte tanti n’avesse disfatti.
Sospiri, brevi e radi, venivano esalati,
E ognuno fissava gli occhi davanti ai suoi piedi.


Questo passo, poi censurato da Pound e solo di recente ritrovato, è una descrizione vivida e precisa dell'umanità generata da uno Stato oppressore:

Londra, la brulicante vita che tu uccidi e generi,
Stipata fra il cemento e il cielo,
Sensibile ai bisogni momentanei,
Vibra inconscia del suo destino formale,
Non sapendo né come pensare, né come sentire,
Ma vive nella coscienza dell'occhio osservatore.
Londra, la tua gente è incatenata sulla ruota! [la ruotà delle rinascite indù che qui simboleggia l'inanità, la vuotezza di un'umanità ridotta a burattini]
Spettrali gnomi, rintanati in mattoni e pietre e acciaio!
Alcune menti, aberranti dal normale equilibrio
(Londra, la tua gente è incatenata sulla ruota!)
Registrano i movimenti di questi giocattoli da marciapiede
E tracciano il crittogramma che può stare arrotolato
In queste tenui percezioni del rumore,
Del movimento, e delle luci
!

Qui Joyce descrive esattamente la missione dell'artista, ridestare alla consapevolezza l'umanità addormentata:

Vado a incontrare per la milionesima volta [la chiave della consapevolezza è nel dare senso alla banalità quotidiana] la realtà dell’esperienza e a forgiare nella fucina della mia anima la coscienza increata della mia razza [il termine razza era all'epoca di uso comune in inglese; oggi diciamo cultura]

NB: Mai accennare a questi argomenti a una donna, potrebbe mandarla in corto. Una solida intesa di coppia si crea facendola ridere e ballare, senza aggiungere altro

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.