Autore Topic: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)  (Letto 12898 volte)

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Offline Archiloco

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #30 il: Luglio 16, 2010, 00:00:25 am »
Esatto, proprio così.
Come scrive Eric Zemmour, non è affatto vero che i rapporti tra i sessi si siano "liberalizzati", piuttosto si sono "femminilizzati". Inoltre l'ambiente (la società) paradossalmente rende molto difficile per un uomo instaurare nuove relazioni.
Per cui l'uomo troppo spesso si abbandona mente e corpo (totalmente) ad una relazione emulando la femmina, e quando la relazione finisce però, diversamente dalla femmina, "sente" di non avere altre possibilità. Per cui (a volte, in casi estremi) uccide e si uccide.
Per quanto la si rigiri, a mio avviso la questione è questa.
Se l'uomo si abbandonasse di meno (ma sarebbe troppo da macho, per carità!!) e se fosse per lui più facile e meno umiliante intrecciare nuove relazioni, probabilmente le tragedie di quel tipo sarebbero molte di meno.
Ma tantè, questa è la società che ci ritroviamo e in cui ci tocca vivere. Grazie tante a chi l'ha creata, coi suoi bei principi del càppero. Almeno ci finissero anche loro, assassini e suicidi. Io, come direbbe una mia amica, gliela "jetto" con gran piacere.
Analisi condivisibile nel contenuto red.....aggiungo che questa femminilizzazione dei rapporti amorosi ha portato anche ad una educazione sentimentale di tipo femminile alle generazioni attuali.Questo ha creato insicurezza,timidenza perchè checchè se ne dica un educazione e una vita per un ragazzo che non comprenda figure maschili di riferimento e con le quali identificarsi ha  elementi sbagliati.
Anzi saranno proprio l'assenza di questi a renderlo una persona insicura ed estremamente  emotiva secondo me......
Paradossalmente
 questa situazione non ha giovato ne agli uomini ne alle donne che si lamentano "che non ci sono più gli uomni di una volta",perchè accanto ad una trasformazione maschile che avveniva non è corrisposta una traformazione femminile per andare incontro all'esigenze dell'uomo femminilizzato.Femmina che è rimasta femmina e uomo che è stato condizionato a mutare atteggiamenti culturali tra mille difficoltà.Questa la differenza della realtà che viviamo imho

Offline madjakk

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #31 il: Luglio 16, 2010, 10:17:27 am »
Appunto, questo deve essere lo scopo.
L'unica effettiva utilità del divorzio è quando ci sono conflitti talmente gravi da non giustificare la continuazione della relazione in quanto conflitti gravi traumatizzano pure i figli. Tutti gli altri motivi sono inutili, dannosi e pertanto vanno resi sconvenienti, erchè in questo caso il trauma ai figli viene creato.

Sarò troppo individualista ma penso che se uno non ha più voglia, qualsiasi sia il motivo, di stare con un altro, non dovrebbe trovare disincentivi/limitazioni nel poterlo lasciare. Quello che c'è da modificare è la modalità. Se TU sei stufo e te ne vuoi andare sei TU che ti devi beccare l'onere dello scioglimento (tipo: la moglie vuole stare da sola? Salvo accordi personali diversi è lei che se ne deve andare di casa, lasciare i figli al marito e non prendersi una lira di mantenimento).

Online Jason

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #32 il: Luglio 16, 2010, 13:22:02 pm »
Sarò troppo individualista ma penso che se uno non ha più voglia, qualsiasi sia il motivo, di stare con un altro, non dovrebbe trovare disincentivi/limitazioni nel poterlo lasciare. Quello che c'è da modificare è la modalità. Se TU sei stufo e te ne vuoi andare sei TU che ti devi beccare l'onere dello scioglimento (tipo: la moglie vuole stare da sola? Salvo accordi personali diversi è lei che se ne deve andare di casa, lasciare i figli al marito e non prendersi una lira di mantenimento).


Mmm forse non ho specificato io...quando intendo di rendere sconveniente il divorzio per motivi futili ( a conti fatti il motivo che tu hai citato è futile...anche se è vero che al cuor non si comanda - a meno che hai il cervello enormemente sviluppato  :rolleyes:- ) intendo proprio questo che hai appena detto : se tu vuoi divorziare perchè ti sei "stufato" , bye bye casa figli e assegni. Certo, se ci sono violenze è un altro discorso, ma la maggioranza dei divorzi non è dovuta certo a violenze ( dove maggioranza si intende una percentuale maggiore del 50 % che può essere anche il 56 %, questo per spiegarlo meglio alle fikesikule e le femministe come loro le quali hanno dimostrato di non amare particolarmente nè la logica nè la matematica)
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline Milo

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #33 il: Luglio 17, 2010, 10:11:31 am »
Senza difesa
di Gibbì Iulbrinner

http://ragionimaschili.blogspot.com/2010/07/senza-difesa.html

Già il titolo totalitario dell'articolo scritto da Michela Marzano su Repubblica - "Perché gli uomini uccidono le donne" - contiene l'infamante generalizzazione di una colpa collettiva.
Poco importa se si tratta di alcuni episodi criminali isolati - le ormai tristi Storie di uomini "mollati" e di donne che l'hanno pagata con la vita, come titola anche l'Occidentale - legati ad angosciose disperazioni maschili, improvvise, devastanti, incontrollate, terminate con il loro stesso tragico suicidio; le drammatiche storie di cronaca di questi ultimi tempi.
Poco importa anche che, a fronte degli 8 (otto) casi negli ultimi venti giorni, gli uomini "mollati" saranno stati, nel frattempo, negli stessi venti giorni, probabilmente centinaia o migliaia o decine di migliaia sui milioni che siamo.
Poco importa, ancora, tentare di riportare ogni vicenda al proprio singolare svolgimento, alle motivazioni soggettive, ai possibili inganni che hanno causato l'eccesso di dolore, di risentimento e di violenza.
Poco importa, poi, il fatto che il dolore di questi uomini fosse talmente grande ed insopportabile da averli portati tutti, immancabilmente, al suicidio immediato.
Poco importa, anzi, non importa nulla a nessuno cercare di capire i fatti nel loro effettivo svolgimento, nelle loro proporzioni sociali reali, nel malessere oscuro, profondo e insopportabile che li ha - evidentemente - causati; nelle loro irragionevoli ma pur esistenti ragioni.

Non importa, perché ad essere messi al banco degli imputati, degli accusati, degli indifendibili non sono quegli otto disperati, non sono gli autori materiali di quei tragici avvenimenti: è l'intero mondo maschile che ora, come sempre, sta sul banco degli "accusati".
"Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere" - pontifica la Marzano dalle colonne di Repubblica, come se li conoscesse tutti, uno per uno. Ma lei non sta parlando degli esecutori dei fatti di sangue; lei sta parlando di tutti gli uomini e li sta accomunando all'interno di una diagnosi infausta di inadeguatezza sociale e psicologica; qualcosa da medicalizzare piuttosto che qualcuno da capire.
Non le interessa comprendere, le interessa controllare.
E, ancora, il declino dell'impero patriarcale che farebbe da sfondo ai c.d. delitti passionali: "il comportamento possessivo che alcuni uomini esercitano sulle donne è il risultato di un insieme di fattori psicologici, culturali e sociali, che sono radicati nel comportamento maschile", scrive Benedetti Valentini su l'Occidentale.
Ciò che, però, quest'ultimo strano scienziato - come la Marzano - non ci insegnano è come mai a fare scuola, a fare testo sul tutto, siano otto casi (10, 20 o 150 che possano essere a fine anno) mentre le decine di migliaia, forse le centinaia di migliaia di casi che sopportano pazientemente le lunatiche volontà femminili, le capricciose incoerenze, le comodissime ambiguità di comportamento e che ingoiano rospi, tradimenti ed abbandoni sentimentali senza dare di matto, anzi, con ettolitri di comprensione, quelli non contano, non fanno testo, non sono statisticamente (e, quindi, socialmente) significativi.
Il rovesciamento della realtà: 8 è più grande e più significativo di mille ed anche di numeri più grandi di mille.

Il punto vero è che non si vuole analizzare dei fatti, interpretarli alla luce delle loro dimensioni effettive e tentare di comprenderne le cause soggettive, materiali o morali.
Si vuole estendere una sentenza di condanna, senza alcun tipo di giudicato, di dibattuto, all'intero universo maschile.
E come ogni processo sommario non è prevista, alcuna attenuante, alcuna comprensione, alcuna difesa.
Solo la colpa; su tutti.
Eppure, per le madri assassine la logica interpretativa è completamente diversa e le attenuanti e le difese e le giustificazioni....
Storie squilibrate per situazioni senza equilibrio in tutti i sensi e in tutte le direzioni.
« Ultima modifica: Luglio 30, 2010, 08:52:03 am da ilmarmocchio »

Offline Fazer

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #34 il: Luglio 17, 2010, 19:14:10 pm »
Da incorniciare e diffondere. :ok:

Online KasparHauser

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #35 il: Luglio 18, 2010, 16:21:04 pm »
Trovo l'articolo di Veneziani, più sopra riportato, quello che più lucidamante inquadra il fenomeno delle "uccisioni per amore"
Ho qualche riserva su alcune sue argomentazioni (prima fra tutte l'influenza degli extracomunitari), ma l'analisi è giusta, questi delitti non sono la conseguenza di un maschilismo che perde potere, ma il risultato di una perdità di identità maschile, e non solo. Il maschilista vuole dominare, con l'uccisione della donna c'è la perdita dell'oggetto di dominazione, con il suicidio c'è la perdita di tutto.
Mi viene in mente una canzone di Jacques Brel, "Amsterdam", in cui il cantautore fa un ritratto dei marinai di Amsterdam, contrapponendo la loro rudezza, il loro maschilismo alla sua sensibilità. Ecco gli ultimi versi della canzone:

"Et ils pissent comme je pleure
Sur les femmes infidèles "

"e pisciano come io piango
sulle donne infedeli"



Offline COSMOS1

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #36 il: Luglio 19, 2010, 20:46:16 pm »
non riesco a trovare l'art.di veneziani

ando' stà?


2 chi è Gibbì Iulbrinner? Giubizza?
Dio cè
MA NON SEI TU
Rilassati


Offline Warlordmaniac

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #38 il: Luglio 21, 2010, 22:06:13 pm »
non riesco a trovare l'art.di veneziani

ando' stà?


2 chi è Gibbì Iulbrinner? Giubizza?

No, assolutamente. Iulbrinner postava con questo stesso nick su qmqf. Non mi vedeva di buon occhio, perché aveva un modo molto politico di concepire la QM e preferiva che la analizzassi in maniera più oggettiva.

Offline Stealth

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #39 il: Luglio 28, 2010, 12:56:39 pm »
Buona lettura:
LE IDEE
Perché gli uomini uccidono le donne
Molti di questi definiti delitti passionali sono il sintomo del declino dell'impero patriarcale. La violenza non è solo di pazzi, mostri, malati. E poco importa il contesto sociale: non si accetta l'autonomia femminile di MICHELA MARZANO

Si continua a chiamarli delitti passionali. Perché il movente sarebbe l'amore. Quello che non tollera incertezze e faglie. Quello che è esclusivo ed unico. Quello che spinge l'assassino ad uccidere la moglie o la compagna proprio perché la ama. Come dice Don José nell'opera di Bizet prima di uccidere l'amante: "Sono io che ho ucciso la mia amata Carmen". Ma cosa resta dell'amore quando la vittima non è altro che un oggetto di possesso e di gelosia? Che ruolo occupa la donna all'interno di una relazione malata e ossessiva che la priva di ogni autonomia e libertà?

Per secoli, il "dispotismo domestico", come lo chiamava nel XIX secolo il filosofo inglese John Stuart Mill, è stato giustificato nel nome della superiorità maschile. Dotate di una natura irrazionale, "uterina", e utili solo - o principalmente - alla procreazione e alla gestione della vita domestica, le donne dovevano accettare quello che gli uomini decidevano per loro (e per il loro bene) e sottomettersi al volere del pater familias. Sprovviste di autonomia morale, erano costrette ad incarnare tutta una serie di "virtù femminili" come l'obbedienza, il silenzio, la fedeltà. Caste e pure, dovevano preservarsi per il legittimo sposo. Fino alla rinuncia definitiva. Al disinteresse, in sostanza, per il proprio destino. A meno di non accettare la messa al bando dalla società. Essere considerate delle donne di malaffare. E, in casi estremi, subire la morte come punizione.

Le battaglie femministe del secolo scorso avrebbero dovuto far uscire le donne da questa terribile impasse e sbriciolare definitivamente la divisione tra "donne per bene" e "donne di malaffare". In nome della parità uomo/donna, le donne hanno lottato duramente per rivendicare la possibilità di essere al tempo stesso mogli, madri e amanti. Come diceva uno slogan del 1968: "Non più puttane, non più madonne, ma solo donne!". Ma i rapporti tra gli uomini e le donne sono veramente cambiati? Perché i delitti passionali continuano ad essere considerati dei "delitti a parte"? Come è possibile che le violenze contro le donne aumentino e siano ormai trasversali a tutti gli ambiti sociali?

Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento. Grazie ad alcune inchieste sociologiche, oggi sappiamo che la violenza contro le donne non è più solo l'unico modo in cui può esprimersi un pazzo, un mostro, un malato; un uomo che proviene necessariamente da un milieu sociale povero e incolto. L'uomo violento può essere di buona famiglia e avere un buon livello di istruzione. Poco importa il lavoro che fa o la posizione sociale che occupa. Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere. Talvolta sono insicuri e hanno poca fiducia in se stessi, ma, invece di cercare di capire cosa esattamente non vada bene nella propria vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei propri fallimenti. Progressivamente, trasformano la vita della donna in un incubo. E, quando la donna cerca di rifarsi la vita con un altro, la cercano, la minacciano, la picchiano, talvolta l'uccidono.

Paradossalmente, molti di questi delitti passionali non sono altro che il sintomo del "declino dell'impero patriarcale". Come se la violenza fosse l'unico modo per sventare la minaccia della perdita. Per continuare a mantenere un controllo sulla donna. Per ridurla a mero oggetto di possesso. Ma quando la persona che si ama non è altro che un oggetto, non solo il mondo relazionale diventa un inferno, ma anche l'amore si dissolve e sparisce. Certo, quando si ama, si dipende in parte dall'altra persona. Ma la dipendenza non esclude mai l'autonomia. Al contrario, talvolta è proprio quando si è consapevoli del valore che ha per se stessi un'altra persona che si può capire meglio chi si è e ciò che si vuole. Come scrive Hannah Arendt in una lettera al marito, l'amore permette di rendersi conto che, da soli, si è profondamente incompleti e che è solo quando si è accanto ad un'altra persona che si ha la forza di esplorare zone sconosciute del proprio essere. Ma, per amare, bisogna anche essere pronti a rinunciare a qualcosa. L'altro non è a nostra completa disposizione. L'altro fa resistenza di fronte al nostro tentativo di trattarlo come una semplice "cosa". È tutto questo che dimenticano, non sanno, o non vogliono sapere gli uomini che uccidono per amore. E che pensano di salvaguardare la propria virilità negando all'altro la possibilità di esistere.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/14/news/marzano_donne_uccise-5572987/

(ci sono anche i commenti, meno di regime di quanto mi potessi aspettare)

Ma come fa uno di trent'anni ad agire per "residuo dell'era patriarcale" se manco sa cos'è il "patriarcato"? :unsure:

Offline Stealth

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #40 il: Luglio 28, 2010, 12:57:21 pm »
Sei un mago nel travisare e nel rimaneggiare il pensiero delle persone.

Da che pulpito... :lol:

Offline Stealth

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #41 il: Luglio 28, 2010, 12:58:28 pm »
2 chi è Gibbì Iulbrinner? Giubizza?

Non sono così "creativo" nel fare nick...

Offline Stealth

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #42 il: Luglio 28, 2010, 12:59:49 pm »
Sarò troppo individualista ma penso che se uno non ha più voglia, qualsiasi sia il motivo, di stare con un altro, non dovrebbe trovare disincentivi/limitazioni nel poterlo lasciare. Quello che c'è da modificare è la modalità. Se TU sei stufo e te ne vuoi andare sei TU che ti devi beccare l'onere dello scioglimento (tipo: la moglie vuole stare da sola? Salvo accordi personali diversi è lei che se ne deve andare di casa, lasciare i figli al marito e non prendersi una lira di mantenimento).


D'accordissimo!

Offline Stealth

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #43 il: Luglio 28, 2010, 16:40:22 pm »
Allora diciamo che le donne, quando stanno con un uomo, in realtà mirano solo al sesso e sperano sempre in rapporti terzi, promiscui e occasionali.
Sarebbe a dire che la donna, quando sta con un uomo, se la fa con altri tre-quattromila, perchè così le suggerisce la sua natura.
Cioè, in altri termini, la donna è sempre vogliosa di sesso senza sentimento e senza non resiste più di una settimana, e così la molla a destra e a manca.
Va meglio così!? Ti torna di più!?

:)


Vabbé va, ti rispondo anche se non lo meriteresti. Ma io sono buono e misericordioso e quindi di tanto in tanto mi abbasso anche a "dialogare" con la plebe. :D

Dunque, a parte il fatto che io a tutto mi riferivo tranne che al sesso, ma c'è questa abituidine di buttarla sempre sul "trombare", vabbé... :P
C'è però da dire che, seguendo il tuo ragionamento, un uomo non dovrebbe trombare solo con una donna ma fare qualche scappatella di tanto in tanto con altre donne. Giusto? E' così o sbaglio? Se sbaglio chiedo venia e chiedo anche di ignorare quanto sto dicendo.
Se non sbaglio invece faccio umilmente notare che le scappatelle un umo deve farle, appunto, con una donna e questo comporta il fatto che a lungo andare, in una popolazione come quella umana in cui il numero di maschi e di femmine si equivalgono (anzi in età fertile ci sono più maschi che femmine...) le donne risulteranno promiscue quanto gli uomini.
Quindi io non vedo come complessivamente gli uomini possano "dedicarsi anima e corpo" a una donna meno di quanto non facciano le donne con un uomo. Questo sempre nel senso che io ho, magari erroneamente, attribuito a quanto tu hai detto adesso.
L'asimmetria dei comportamenti sessuali è una cosa che può aversi in singole coppie e in singoli casi, ma per quanto riguarda TUTTA la popolazione maschile e femminile alla fine tendenzialmente uomini e donne dovranno avere per forza di cose gli stessi comportamenti. Questo in virtù del fatto che gli uomini se la fanno con le donne e le donne se la fanno con gli uomini.


Adesso a te torna di più? :)

Offline Red-

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Re: Le stragi nel nome dell’Amore. (c/stampa)
« Risposta #44 il: Luglio 29, 2010, 00:13:22 am »
Ma l'uomo la scappatella la fa solo col corpo, la donna ci mette il cervello e i sentimenti.
Lo so che è banale, ma penso che davvero sia così, in genere; ed è così perchè così vuole la natura.
Io dicevo che se invece ribaltiamo questa antica legge e la applichiamo a uomo e donna d'oggi, semplicemente dipingiamo in buona parte la realtà. Sarebbe a dire che oggi l'uomo è molto più simile alla donna nei rapporti, ovvero tende anche lui a metterci il sentimento.
Inoltre l'uomo è anche oggi (comunque e sempre, gioco forza) la parte attiva nel meccanismo, ovvero è lui che muove verso la donna, non è lei che prende iniziative, lei semplicemente segue.
Però siccome l'uomo si accorge ben presto che la sua "preda" può essere pure pericolosa ed il gioco è rischioso e faticoso, se  e quando ne trova una, tende a non mollarla più emulando anche in questo la femmina.
La donna si attacca emotivamente per un fatto naturale, l'uomo più perchè ne è costretto, "o questa o nulla".
In pratica la femminilizzazione dei rapporti, e non la loro liberalizzazione.

Questo è anche (grosso modo, tranne dettagli) quello che dice Zemmour, ed io condivido.
« Ultima modifica: Luglio 29, 2010, 00:19:29 am da Red- »
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."