Nel bar dove prendo il cappuccino settimanale sono tutti gentili. Tranne una donna, sempre acida, irritabile e maleducata: ti sbatte i tovaglioli sul tavolo borbottando parolacce che suonano "cu cazz..." Una macchietta del nostro tempo, come le bevitrici d'assenzio e le battone dei guazzi di Picasso.
Sui 30-35, neppure belloccia ma crede di esser tale. Forse il tatuato che lei sognava di avere accanto tutta la vita l'ha scaricata; vai a sapere.
In tanta routine, rinfresca la novità d'uno scoppio d'ira: "Oggi il cane mi ha svegliato alle 4!" Neanche con l'amatissimo cane vanno più d'accordo, ormai gli serve una tartaruga, che neppure abbaia.
Ho passato una lieta mattina immaginando cosa sarebbe successo se al posto del cane, ci fosse stato uno di noi; che magari russa, o la notte si alza per bere o andare al bagno. Scenate notturne, effetti personali lanciati dalla finestra, divorzio immediato con falsaccusa di stalking in omaggio.
Ho terminato il cappuccino, grato di essermelo potuto godere con calma, mi sono alzato e sono andato via. Senza salutare la cagna idrofoba col "caz..." in bocca pure sul lavoro