Reazione isterica del governo transalpino, che annuncia il
blocco della redistribuzione di 3.500 migranti In realtà finora ne hanno accettati appena 38. Per il resto durissimi respingimenti alla frontiera. E carta straccia del Trattato del Quirinale, molto chiaro in materia.
Si sentono in diritto di darci lezioni, stanno solo regolando conti interni.
Peccato che il Pd tifi per loro anziché per l’Italia.
Vi ricordate il Trattato del Quirinale? Doveva essere la pietra miliare dei nuovi rapporti fra la Francia e il nostro Paese. Lo firmarono un anno fa Emmanuel Macron e Mario Draghi e aveva lo scopo di migliorare le relazioni franco-italiane su 11 materie, tra le quali le politiche migratorie. Beh, è bastato poco per scoprire che quel patto è carta straccia. Altro che asse fra Parigi e Roma da contrapporsi allo strapotere della Germania. Le promesse sottoscritte in pompa magna dai due governi sotto l’occhio compiaciuto di Sergio Mattarella, erano un
libro dei sogni destinato a restare tale e sono bastati pochi mesi per scoprirlo.
Dall’energia alla politica industriale, i nostri cugini transalpini sono intenzionati a far da soli, badando alla propria convenienza. E non hanno alcuna voglia di coordinarsi con noi.
Anzi, se c’è la possibilità di fregarci, lo fanno volentieri. Non è un mistero che le compagnie petrolifere francesi cerchino ogni occasione per sabotare gli accordi fra l’Italia e i Paesi africani. La guerra che ai tempi di Nicolas Sarkozy fu scatenata contro
Gheddafi aveva come obiettivo solo le forniture petrolifere e le
manovre in Algeria contro l’Eni - che continuano tutt’oggi - hanno nel mirino il gas che importiamo. In pratica, a Parigi cambiano i presidenti, ma non le
streghe che puntano a trasformare il nostro Paese in una colonia francese.
Lo dimostra quanto accaduto con la Ocean Viking, una delle navi quotidianamente impegnate non a soccorrere i migranti, ma a trasbordarli da una costa (quella libica) all’altra (quella italiana). In barba all’articolo 4 del famoso Trattato del Colle, in cui le parti si impegnavano non soltanto a operare insieme per una riforma della politica migratoria, ma anche a tener conto della particolarità dei flussi migratori verso le rispettive frontiere, Parigi ha deciso di sospendere ogni trattativa con l’Italia sul tema dei rifugiati. Addirittura, la Francia si è rivolta all’Unione europea chiedendo di sospendere il ricollocamento dei migranti nei Paesi Ue. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno transalpino, Gerald Darmanin, il quale ha comunicato la decisione del suo governo di sospendere con effetto immediato l’accoglienza di 3.500 rifugiati come rappresaglia per la mancata autorizzazione allo sbarco degli extracomunitari a bordo della Ocean Viking, nave di proprietà della Ong francese Sos Méditerranée. In altre parole,
siamo tornati ai beni tempi in cui i gendarmi di Parigi fermavano i migranti arrestati nel loro territorio e, senza dire nulla alle autorità italiane, li scaricavano fra i boschi di qua dal confine. Dunque,
a meno di un anno il trattato del Quirinale si rivela una grande bufala o, se preferite, una grande fregatura, perché i francesi si sono presi ciò che di buono conteneva per i loro affari e poi lo hanno mandato all’aria in base alla loro convenienza.
Oltre a ripercussioni internazionali, la faccenda ha anche risvolti molto nazionali perché, come era facile immaginare,
la sinistra non vedeva l’ora di inzuppare il pane in una grana europea per poter accusare il governo di isolare il nostro Paese all’interno dell’Unione. In realtà, la vicenda è tutta francese, perché Emmanuel Macron, dopo una serie di episodi criminali che vedono coinvolti migranti che avrebbero dovuto essere espulsi (a Parigi una bambina è stata sgozzata da una donna algerina con permesso scaduto e raggiunta da un decreto di allontanamento), è sotto accusa e ad approfittarne, più che l’opposizione, è il suo ministro dell’Interno, il quale non vede l’ora di prenderne il posto all’Eliseo. Insomma, quella francese è anche una faida politica tutta in salsa transalpina. Anzi, una specie di regolamento di conti fra falchi e colombe. A maggior ragione,
le forze politiche del nostro Paese dovrebbero fare fronte comune, ma se il principale partito della sinistra è guidato da un signore come Enrico Letta, che è più sensibile al richiamo parigino che a quello della nostra Patria (infatti non vede l’ora di traslocare), che patto di unità nazionale volete che sia siglato?
Il cuore del Pd batte per i francesi, mica per gli italiani: per questo spalancano le porte agli immigrati.
Fonte:La Verità