Il ventitreenne impiccato in Iran, prima di morire, ha così dichiarato ai suoi coetanei: "Non pregate, non leggete il Corano, suonate musica allegra". Quando non hai più nulla da perdere, quando sai che tra poco sarai morto, quando non hai più bisogno di pesare le parole, tanto è inutile, non devi preoccuparti di pensare, prima di parlare. E come dice un proverbio argentino, quando uno non pensa a quello che dice, dice quello che pensa. Ad un passo dalla morte, il ragazzo ha detto quello che pensava e ha sempre pensato: che della religione a lui non frega niente e quello che a lui interessa è solo la libertà di ascoltare musica e fare quello che piace a quelli della sua età. Così ha fatto quel ragazzo di fronte al boia. Tanto di cappello per lui: saper morire, come saper vivere, è comunque una cosa degna di rispetto. Ma mi torna in testa sempre lo stesso interrogativo: in Iran è in atto la "rivolta delle donne" e chi va a salire sul patibolo come un martire della libertà? Un ragazzo, un maschio, sempre un maschio. Ora non bisogna augurare il martirio a nessuno, intendiamoci e quindi neppure a nessuna. Però quante donne, anche iraniane, sarebbero davvero disposte a morire e morire in quel modo dicendo per esempio:"Non sposatevi, non fate figli, ma fate carriera, guadagnate e con i soldi ottenuti fate quello che desiderate" Non credo siano tante. Nemmeno le nostre femministe. Quelle non sarebbero disposte a rischiare assai meno. Figuriamoci la loro morte.