Autore Topic: Il «Wall Street Journal» accusa: «sui vaccini ci hanno ingannato»  (Letto 364 volte)

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Offline Vicus

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Durissimo attacco del prestigioso quotidiano statunitense, che boccia i bivalenti e mette sul banco degli imputati Pfizer, Moderna, la Fda e i Cdc: «Studi fuorvianti senza che le autorità battessero ciglio».

Un altro duro attacco ai colossi farmaceutici da parte del Wall Street Journal, che boccia i vaccini bivalenti e accusa Moderna e Pfizer di campagna ingannevole e mancanza di dati su efficacia e sicurezze dei preparati. Ma il prestigioso quotidiano americano accusa anche Fda e Cdc per aver autorizzato i vaccini in tempi rapidi senza le necessarie informazioni e non aver battuto ciglio di fronte alle affermazioni fuorvianti delle due aziende. Se è vero, come diceva Agatha Christie, che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi sono una prova, il terzo articolo di denuncia contro i vaccini anti Covid del Wall Street Journal è ormai la prova che uno dei più autorevoli quotidiani al mondo ha deciso, sebbene con un po’ in ritardo, di demolire con il lanciafiamme la narrazione ultra-vax di Pfizer, Moderna, Fda e Cdc. Merito di Allysia Finley, membro del comitato editoriale del Wsj, che ha pubblicato un articolo dall’inequivocabile titolo «L’ingannevole campagna dei vaccini bivalenti» in cui l’editorialista critica Fda e Cdc per aver compiuto «il passo senza precedenti di ordinare ai produttori di vaccini di produrli e raccomandarli senza dati a sostegno della loro sicurezza o efficacia», concludendo l’editoriale con un pesante richiamo: «Abbiamo bisogno di persone oneste nella sanità pubblica».

Finley non usa perifrasi per attaccare Pfizer e Moderna, sottolineando che nei bivalenti ci sono diversi problemi scientifici, a cominciare dall’evidenza che il virus muta molto più velocemente dei vaccini. E pensare che chi faceva quest’obiezione, soltanto pochi mesi fa, era additato come no vax, anche se le aziende produttrici sapevano bene che l’obiezione era corretta.

Non a caso, al World Economic Forum di Davos Albert Bourla, ad di Pfizer, ha dichiarato che la nuova sfida consisterà nel «realizzare vaccini in 100 giorni», comprimendo drasticamente i tempi tecnici delle autorizzazioni.

Tornando al Wall Street Journal, Finley cita due studi del New England Journal of Medicine, che dimostrano che i richiami (o booster) bivalenti aumentano gli anticorpi contro le varianti Omicron BA.4 e BA.5, ma non significativamente più dei richiami originali. Ergo, ammesso che proteggano efficacemente dalla malattia, non lo fanno meglio rispetto a come avrebbero dovuto farlo i precedenti richiami.

Il che è un’ulteriore conferma che l’operazione «vaccino bivalente» somiglia tanto a una campagna marketing, in cui i creativi disegnano il nuovo look e il packaging, ma il prodotto è sempre lo stesso. A proposito di creativi: Pfizer ha arruolato nientemeno che Martha Stewart, famosissima conduttrice e donna di spettacolo americana, proprio per il nuovo, suggestivo spot sui vaccini bivalenti.

L’ambientazione è quella di Kill Bill: Martha in una cucina affila la sua katana per decapitare l’ «ospite indesiderato», che sarebbe il virus, ma che in realtà qualcuno insinua rappresenti un invitato non vaccinato. Le polemiche, anche per la musica e il format - più adatti a pubblicizzare un formidabile shampoo anticalvizie che non un vaccino contro la peste del secolo - si sono sprecate. Il Wall Street Journal ha cavalcato le sempre più frequenti contestazioni contro le aziende farmaceutiche e le istituzioni sanitarie,denunciando che la comunicazione ufficiale sui vaccini bivalenti è stata ingannevole. «Pfizer e Moderna, nei loro comunicati stampa di novembre, sostenevano che i loro booster producevano “una risposta alle varianti BA.4 e BA.5 da quattro a sei volte superiore a quella dei booster originali”, ma i risultati degli studi - scrive Finley - hanno negato queste stime: le affermazioni delle due aziende farmaceutiche sono fuorvianti».

E allora, perché sono stati autorizzati? «Le autorità sanitarie pubbliche (Fda e Cdc, ndr) di fronte a queste affermazioni fuorvianti - spiega Finley - non hanno fatto una piega. Non hanno voluto aspettare, e ora sappiamo perché»: lo studio pubblicato dai Cdc a novembre (quindi, dopo l’autorizzazione, ndr) non dava esiti positivi; la massima efficacia registrata contro l’infezione era solo dal 22% al 43%.

L’ultima frecciata del WSJ è diretta al commissario Fda Robert Califf, che l’11 gennaio ha twittato che i vaccini sono stati «associati» a una significativa riduzione dei ricoveri e dei decessi: «Dovrebbe sapere - scrive Finley - che la correlazione non prova la causalità».

Se questo è il terzo articolo del Wall Street Journal estremamente critico contro i vaccini, non bisogna dimenticare gli altri due, sempre a firma di Allysia Finley, pubblicati in questi mesi. Il primo, a luglio, ha criticato le motivazioni che hanno spinto Fda a estendere l’autorizzazione dei vaccini anti Covid anche ai neonati.

«Lo standard Fda per l’approvazione dei vaccini nei sani, e soprattutto nei bambini, dovrebbe essere più elevato. Ma Fda ha notevolmente abbassato i suoi standard per approvarli. Perché? La decisione è solo politica e non scientifica». Nell’articolo del primo gennaio 2023, invece, Finley ha confermato una delle teorie definite «complottiste» da virostar e affini, ossia che i vaccini stanno alimentando nuove varianti del Covid.

L’onda lunga del Wall Street Journal è approdata anche sulle tv americane: non c’è giorno che un deputato non denunci sui maggiori canali (Fox, Cnbc ma anche Cnn) l’operato di Fauci, e nel frattempo Moderna ha annunciato che i vaccini d’ora in poi costeranno 130 dollari a dose, indirettamente pagati dai contribuenti americani con le loro tasse.

Fonte italiana: La Verità
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.