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Dove sono gli alieni? Il paradosso di Fermi e il grande silenzio del cosmo

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Frank:
https://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_Balbi
Amedeo Balbi (Roma, 6 maggio 1971) è un astrofisico, divulgatore scientifico e saggista italiano.




//www.youtube.com/watch?v=RDpHyZ4bJq8

Frank:
Queste sono parole di Silverback, risalenti a 19 anni fa, che ho riesumato su Uomini 3000.


--- Citazione ---Argomento affascinante.
In proposito c'è stato qualche esperto che ha provato a calcolare quante probabilità ci sono che esistano delle civiltà extraterrestri, anche se, ovviamente, tali calcoli non possono avere alcun valore scientifico: si tratta solo di un gioco intellettuale.

Numero di stelle nella nostra Galassia.
Ottimista 300 miliardi; pessimista 100 miliardi.

Numero di sistemi solari simili al nostro.
Ottimista 1,7% di 300 miliardi = 5 miliardi circa; pessimista 0,1% di 100 miliardi = 100 milioni.

Numero di sistemi solari simili al nostro con un pianeta in posizione giusta.
Ottimista 20% di 5 miliardi = 1 miliardo; pessimista 10% di 100 milioni = 10 milioni.

Numero di pianeti adatti alla vita su cui può essersi sviluppata una forma di tipo batterico.
Ottimista 100% di 1 miliardo = 1 miliardo; moderato 50% di 10 milioni = 5 milioni; pessimista 0,01% di 10 milioni = 1000.

Numero di pianeti sui quali da forme di vita di tipo batterico avrebbero potuto svilupparsi forme di vita di tipo pluricellulare.
Ottimista 70% di 1 miliardo = 700 milioni; moderato 20% di 5 milioni = 1 milione; pessimista 5% di 1000 = 50.

Numero di pianeti sui quali, partendo da forme intelligenti, avrebbe potuto svilupparsi una civiltà tecnologica.
Ottimista 100% di 600 milioni = 600 milioni; moderato 100% di 250.000 = 250.000; pessimista 5% di 1 = 0,05.

Numero di pianeti della Galassia sui quali potrebbe esistere oggi una civiltà tecnologica.
Ottimista 0,1% di 600 milioni = 600.000; moderato 0,02% di 250.000 = 50; pessimista 0,0002% di 0,05 = 0,0000001.

Fin qui il calcolo riferito alla nostra sola Galassia. Ma si calcola che nell'Universo le galassie siano circa 100 miliardi. Moltiplicando quindi per 100 miliardi i dati precedenti si ottiene:

Numero di civiltà tecnologiche oggi nell'Universo.
Ottimista 60 milioni di miliardi; moderato 5000 miliardi; pessimista 10.000.

Naturalmente, ripeto, si tratta di un semplice gioco intellettuale, che non vuole dimostrare niente.
Anche perché ci sono da considerare molti altri fattori che possono rendere il calcolo molto più pessimistico.
Bisognerebbe tenere conto infatti anche di elementi apparentemente marginali, ma che molto probabilmente sono stati determinanti per l'evoluzione della vita sulla Terra.
Come il ruolo della Luna, che influisce sull'inclinazione dell'asse terrestre e sulla durata delle giornate.

--- Termina citazione ---



--- Citazione ---In proposito lo studio dei pianeti del Sistema solare ha fatto capire agli esperti in materia che occorre una particolare combinazione di vari fattori, perché si possano creare le condizioni giuste per la nascita della vita. Il successo della vita sulla Terra non è casuale: è dovuto proprio a una combinazione vincente, al fatto di possedere certi requisiti.
Quali?
Ebbene, per poter disporre di acqua allo stato liquido, di una temperatura giusta, di un'atmosfera adatta, un pianeta deve:
1- Non essere troppo vicino al suo sole, ma neppure troppo distante (per non finire arrostito o gelato).
2- Avere un'orbita quasi circolare, in modo che non ci siano sbalzi troppo grandi di temperatura tra una stagione e l'altra.
3- Avere un periodo di rotazione non troppo lento.
4- Essere di una dimensione ottimale: né troppo piccolo (altrimenti non trattiene l'atmosfera necessaria), né troppo grande (altrimenti l'atmosfera diventa eccessivamente spessa).
5- Ruotare intorno a una stella di massa simile a quella del Sole.
Infatti solo stelle di questo tipo vivono abbastanza a lungo (miliardi di anni) per dare il tempo alla vita non solo di nascere, ma anche di evolversi.
Sono queste alcune delle condizioni necessarie perché un pianeta sia dotato delle caratteristiche (atmosfera, temperatura, acqua) adatte al "montaggio" della chimica organica.
E qui si arriva a un punto molto interessante.
Se si guardano i vari requisiti sopra elencati, ci si accorge che il "modello vincente", in definitiva, è proprio quello terrestre.
Più ci si allontana dal modello terrestre, meno è probabile che concorrano le condizioni necessarie alla nascita e allo sviluppo della vita.
In altre parole, i pianeti che hanno più probabilità di ospitare la vita sono quelli che assomigliano di più alla Terra.
Questo non significa ovviamente che la vita non possa nascere o prosperare anche in situazioni diverse, magari molto diverse. Ma tra le tante "combinazioni" di fattori che si possono avere nei vari pianeti quelle simili alla "combinazione terrestre" hanno maggiori probabilità di successo.
Le eventuali forme viventi di questi ipotetici pianeti potrebbero presentare una qualche somiglianza con quelle della Terra? Non è da escludere.
Per l'uomo, come per gli animali, l'aspetto fisico non è casuale.
Lo sviluppo tecnologico per esempio, presuppone la capacità di manipolare oggetti e quindi sia la stazione eretta che i pollici delle mani.
L'intelligenza, per quanto se ne sa, ha bisogno di una centralina (cioè di un cervello) di certe dimensioni.
Quindi la testa non può essere troppo piccola.
Nella testa infatti si trovano concentrati tutti i sistemi di informazione: vista, udito, olfatto, gusto.
Ciò non vuol dire, naturalmente, che in un pianeta simile alla Terra ci siano necessariamente uomini e donne simili a noi, ma semplicemente che è molto improbabile che esseri intelligenti siano simili a vermi o a ostriche.
--- Termina citazione ---

Salar de Uyuni:
Ma io distinguerei il problema in:
Quello che è
Quello che ci piacerebbe sentirci dire

La prospettiva di essere la sola specie con un briciolo di sale in zucca in tutto sto cazz di universo è agghiacciante.
Personalmente quando ero piccolo guardavo trasmissioni che trattavano il tema alieni e ne ero molto spaventato.

Ora ritengo che un alieno, un qualsiasi tipo di alieno renderebbe questa solitudine un po’ meno opprimente.
Alla fine se non esistessero alieni è come se fossimo in uno stato di morte cosciente.
Dentro di me sono sempre stato convinto di una cosa:
La vita non è un fenomeno casuale, tantomeno la coscienza.
Le leggi dell’universo devono prevedere la vita così come prevedono la morte, la nostra scienza tuttavia conosce solo l’entropia e la morte e anche l’esistenza di un batterio stante le nostre conoscenze di matematica, chimica e fisica è incompatibile con esse.
Del tutto.
Molecole giganti come le proteine con meccanismi di riproduzione non hanno alcuna spiegazione attualmente.
L’esperimento di Miller urey non dimostra nulla.
Di recente ho assaggiato il sapore della solitudine più profondamente e quando ho guardato il cielo provavo una sensazione di angoscia come se tutto quanto fosse desolatamente e stupidamente vuoto.
Ho elaborato in ragione di ciò una terminologia:
Teoria dello spreco.
Milioni miliardi trilioni di galassie ai fini di che?
Senza occhi che le guardano sono oggetti rivoltanti e idioti.
Lentamente dalla fase in cui ero certo dell’esistenza di un Dio e di alieni che lo conoscessero in questo universo, un Dio molto diverso da quello Cristiano, un Dio che non sceglie una specie, un uomo, o un punto particolare di questa roba cosmica piuttosto che un altro, sono passato ad una fase di tetra disperazione in cui l’infinito di Leopardi mi è parso solo un volubile costrutto della sua mente, e neanche poi così grandioso.
Dire che l’universo è grande non ha alcun significato, dire che l’uomo è un essere microscopico è una scemenza claustrofobica della forza dell’infinito:
Grande e piccolo sono categorie visuali, come tali, non esistono, senza occhi e immaginazione.
Sono arrivato a concludere che sappiamo poco e che dentro una cellula c’è la firma di un qualche essere primordiale è che sia lì che bisogni cercare.
Di recente ripropongo per l’ipotesi dell’esistenza degli alieni.
Più che col telescopio bisogna guardare col microscopio, gli alieni hanno firmato un qualche messaggio.

Ryu:
Gli alieni esistono.

Vicus:
Lo diceva Fred Hoyle, professore d Oxford: non possiamo essere nati dal caos, è mantematicamente impossibile, siamo stati progettati. Lui pensava da una specie aliena. Ma allora chi ha progettato quella specie? E quale specie sarebbe capace di progettare (e a quale fine) esseri così complessi, a loro volta capaci di coscienza, di sublimi altezze del pensiero e dell'arte e poi sparire su un disco volante come in un film degli anni '50?
Cancellato (quasi) il cristianesimo dall'uomo moderno, l'ufologia spunta in tutte le nuove religioni, da Scientology ai mormoni. Come dice Chesterton, quando l'uomo non crede in Dio crede a qualsiasi altra cosa.
Anche il grande Zichichi parlò di progetto intelligente della specie umana (intellligent design) e "complessità irriducibile che rende impossibile che si sia evoluta da organismi semplici. Basta conoscere un minimo di biologia per capirlo.

Gli alieni? Forse esistono, perché no. Anche se certamente non sono come ce li immaginiamo, "angeli" che appaiono su macchine multicolor sempre diverse. Ma l'istinto mi dice che almeno questo universo, queste coordinate di spazio-tempo sono state riservate a noi

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