Autore Topic: Quella sera al ristorante (..Sul perchè siamo qui)  (Letto 18902 volte)

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Milo Riano

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Quella sera al ristorante (..Sul perchè siamo qui)
« il: Ottobre 13, 2009, 20:05:58 pm »
Alla "Grande Muraglia"

Siedo a un tavolo della "Grande Muraglia" e mentre mi esercito con i bastoncini entrano due giovani donne in compagnia di uno di quelli che a suo tempo sarebbero stati definiti 'giovanotti', quello stesso tempo in cui 'signorina' non suonava ancora sospetto. Mentre mi chiedo perché mai, in questo ristorante deserto, vengano a sedersi al tavolo adiacente, sento che parlano degli uomini. Civiltà vorrebbe che non me ne curassi, o che almeno fingessi di non curarmene, ma stanco di politesse e sazio di buone maniere, sto ad ascoltare senza nemmeno cercare di nasconderlo. Parlano dei maschi. Veramente solo la biondina ne parla, la moretta e il giovanotto ascoltano e tacciono. Anna sta parlando di una certa sua zia - mi pare - e della magra vita condotta in compagnia del marito ubriacone e perdigiorno, parassita in casa e buono a nulla fuori. Delle sofferenze patite e dei mali subiti da parte di quell'uomo insensibile, crudo e volgare "...uno dei tanti...", delle umiliazioni e del disprezzo, dell'ingratitudine manifestatale in tutta la vita a fronte del suo lavoro di madre e casalinga "...per tacere del resto...".

Adesso l'ingrato battifiacca è morto ma il figlio, quel mezzo disgraziato, per fare una bravata con la moto "...per mettersi in mostra..." si è quasi rotto l'osso del collo e tocca ancora a lei stargli dietro e fargli da infermiera "...e voi quando mai ci farete da infermieri?...". Walter ascolta e tace, giocherellando col bambù, Anna prosegue citando la sorella parcheggiata nella disoccupazione dopo tanti anni di studio "...a che le serve la sua laurea? Per finire in fabbrica?...". Lui invece non ha voluto studiare, ché comunque un lavoro lo trovava di sicuro "...conosci un maschio disoccupato da queste parti? ...alla fine a voi le cose girano sempre per il verso giusto...". Walter mostra ormai segni evidenti di insofferenza, ma tace, lanciando di sfuggita brevi occhiate verso di me, cercando conforto, un briciolo della famigerata solidarietà maschilista. Invano.
 
La situazione si fa pesante ma Anna non demorde e passa a parlare dei minori stipendi femminili, delle discriminazioni, delle esclusioni e, viceversa, dei privilegi, dei favoritismi, delle opportunità maschili, costellando di ripetuti voi uomini ...voi ...voi maschi..." quel monologo che sembra non dover finire. Walter tace, solo arrischiando qualche timido "...sì, ma..." qualche imbarazzato "...però...". Non c'è nulla da fare, la pioggia battente di una verità che non ha fine lo tiene inchiodato ad un impacciato silenzio e lo congela in un mortificato mutismo. Lo sguardo obliquo e qualche smorfia inavvertita tradiscono il suo disagio e la sua sofferenza, eppure non riesce a proferir parola. Entra gente nel ristorante ed il crescente brusio degli avventori mi impedisce ormai di seguire il filo di quel monologo che parla di verità inconfutabili, di verità che ammutoliscono.

Rinuncio ad ogni pretesa di captare altri argomenti e differenti temi in quel racconto nel quale, ora me ne accorgo, non trovo una parola nuova, un solo aneddoto diverso da quelli che ho sentito forse cento o forse mille volte raccontare sui treni, nelle aule, nelle sale d'attesa, negli uffici, nei corridoi della burocrazia e attorno alla tavola nei momenti conviviali. Niente di diverso da quel che ho letto sui rotocalchi femminili sin dalla giovinezza, di quel che trovo sulle riviste di mia nipote adolescente, sui quotidiani conservatori e progressisti, sui settimanali liberal e tradizionalisti. Niente di dissimile da quel che vedo nei film e che studio sulle pagine della letteratura femminista e dei profeti della nuova mascolinità. Nulla che io stesso ormai non possa raccontare con fior di dettagli. Così mi chiedo quante altre Anne e Consuelo e Stephanie e Olghe e Mary e Natasche in questo stesso momento, nelle terre occidentali, stiano narrando agli uomini - ai loro uomini - il medesimo racconto ed esponendo loro le stesse verità, e quanti Walter e Jordi e Pierre e Olaf e John e Ivan stiano là muti, o al più balbettanti, ad ascoltare parole che li imbarazzano e chiudon loro la bocca. Mi chiedo anche per quale motivo quest'Anna, che pure deve essergli amica, non si fermi di fronte al palese disagio, all'evidente imbarazzo di quell'uomo; anzi, come rinfrancata dal suo silenzio e ringalluzzita dal suo mutismo, perché continui senza sosta a ricordargli quelle verità che stanno trasformando una cena con due belle amiche in un mezzo supplizio.

Ma un'altra domanda questa volta mi cattura: perché Walter non parla? Perché quell'uomo che pure non viene chiamato direttamente in causa e che non è accusato personalmente di nulla non riesce a spiccicar parola? O forse ciò accade proprio per questo, perché non è lui l'autore di quelle mascalzonate e di quelle malefatte, non é lui il costruttore di questo mondo, tanto favorevole agli uomini e così avverso alle donne, proprio perché non è lui il responsabile di questo stato di cose? Se si trovasse in tribunale, colpevole o innocente, qualcosa saprebbe pur dire, tenterebbe di scagionarsi, presenterebbe le sue ragioni, si difenderebbe, senza dubbio inventerebbe un alibi, mentre qui non riesce a dire una parola a propria difesa. In tribunale parlerebbe pur se colpevole, qui non riesce a farlo da innocente.

Là, accusato ingiustamente, si alzerebbe a gridare all'ingiustizia e allo scandalo, qui tiene gli occhi bassi e si morde le labbra. Eppure non sta rischiando nulla di importante, così almeno sembra, perché non c'è in ballo la sua libertà né i suoi averi. Nondimeno, come avesse un'arma invisibile puntata alla tempia, tace ed il più che si permette è di scrollare - ma quasi impercettibilmente - la testa. Un bel rebus davvero. Sembra quasi che una forza invisibile, un ignoto potere gli stringa il cuore e gli chiuda la bocca. Come se una sentenza senza appello fosse stata pronunciata contro di lui, come se un giudizio delnitivo fosse stato emesso a sua condanna, se ne sta là muto e vergognoso senza neanche tentare ormai di schivare la valanga di accuse che gli piovono addosso. Tace, come se gli fosse stato tolto il diritto di difendersi, come se non avesse più la forza di reagire. Senza parole.
 
Nel tentativo di darmi una spiegazione di questo intrigante mistero mi figuro, lì sul momento, l'esistenza di una qualche forza invisibile, di una qualche potenza sin qui a me ignota, capace di zittire anche colui che in tribunale non temerebbe di urlare la sua innocenza. Qualcosa di simile deve esistere davvero, dal momento che ne vedo gli effetti. Quella donna, certamente a sua insaputa, tiene nelle mani un potere sconosciuto e senza nome, un'arma invisibile della quale non ho ancora scoperto l'esistenza. D'improvviso mi coglie un pensiero da briccone, è quando mi accorgo che se riuscissi a scoprire la radice di quel potere, se riuscissi ad impossessarmi di quelle armi invisibili, anch'io potrei forse ridurre al silenzio i miei avversari, chiudere la bocca ai miei nemici, o almeno - e perché no? - giocare qualche scherzo agli amici. Forse non potrei incastrare i colpevoli ma, ormai mi è chiaro, potrei sempre zittire gli innocenti.

D'acchito non riesco ad immaginare la natura, l'origine di questo potere e chiedendo aiuto, pur così alla leggera, ai Grandi del Pensiero, convocandoli d'urgenza attorno al mio piatto ormai sfreddato, non riesco a trovarne uno che corra veloce in mio soccorso, che mi presti per un istante - dato il frangente non pretendo di più - la chiave di questo mistero, che mi suggerisca il nome di quella potenza che questa sera - ancora una volta - ho visto all'opera ammirato e stupito. Una cena diversa dalle altre, alla "Grande Muraglia", fissata nella memoria da un piatto indigesto, da una domanda che finalmente deve trovare una risposta, la sua originaria risposta: come è possibile chiudere la bocca agli innocenti?


Tratto da:

Rino Della Vecchia
Questa metà della Terra
Parole degli uomini del XXI secolo
AltroSenso Saggi
http://www.uomini3000.it/236.htm
« Ultima modifica: Ottobre 18, 2009, 14:26:00 pm da Red- »

Milo Riano

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #1 il: Ottobre 13, 2009, 20:09:56 pm »
Titolo provvisorio. Chiedo scusa allo staff. Prego, cambiarlo.
Le alternative erano: Ground Zero, Che ci stiamo a fare qui?, Sul Perché siamo qui., Prima di scrivere leggi qui, Perché questo forum?,... oppure Primo post.
Vi risparmio le altre. La sera, forse non solo, stanco, ho fantasia zero.

Offline Una

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #2 il: Ottobre 13, 2009, 21:03:31 pm »
Alla "Grande Muraglia"
come è possibile chiudere la bocca agli innocenti?

Facendogli credere - dalla nascita - di vivere "in quel racconto"?  :(

Alla "Grande Muraglia"
in quel racconto nel quale, ora me ne accorgo, non trovo una parola nuova, un solo aneddoto diverso da quelli che ho sentito forse cento o forse mille volte raccontare sui treni, nelle aule, nelle sale d'attesa, negli uffici, nei corridoi della burocrazia e attorno alla tavola nei momenti conviviali. Niente di diverso da quel che ho letto sui rotocalchi femminili sin dalla giovinezza, di quel che trovo sulle riviste di mia nipote adolescente, sui quotidiani conservatori e progressisti, sui settimanali liberal e tradizionalisti. Niente di dissimile da quel che vedo nei film e che studio sulle pagine della letteratura femminista e dei profeti della nuova mascolinità.

Offline Rita

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #3 il: Ottobre 13, 2009, 22:50:21 pm »
Facendogli credere - dalla nascita - di vivere "in quel racconto"?  :(
 

non so, non so davvero se basta solo l'educazione; è lo stesso discorso che si fa specularmente quando si parla delle donne che hanno accettato o accettano la specificità del loro ruolo nel passato o in altre culture...non si dice sempre : "se fin da piccola ti raccontano questo o ti educano così, è chiaro che pensi sia giusto etc.",? Eppure ... eppure si sono "risvegliate" in massa  :unknown:
Boh, sarà che sono stata influenzata da una discussione con un tizio in un altro forum che ritiene che una madre non puo' fare mai del male, che una madre .. parole sue

una madre verso il proprio figlio non può mai essere colpevole , un figlio che così la ritiene è un cretino e un emerito imbecille ,da isolare dalla società!!.

e quando gli ho risposto che pensavo alla Franzoni mi risponde

Pensiero ed osservazione molto pertinenti , infatti io a suo tempo sostenni che la Franzoni andava assolta!! , se una madre arriva ad uccidere il proprio figlio penso che più dell'espiazione carceraria per condanna delle leggi degli uomini , la più tormentosa sarà quella della sua coscienza.....non sono padre , ma sono stato figlio e.....amato!! , una madre per uccidere un proprio figlio deve essere....pazza!! , fuori di se quindi incapace in quel momento di intendere e volere.....a che serve metterla in carcere?? , tanto più poi se ha un altro figlio a cui accudire .

Nella storia della criminalitàa esistono storie di criminali che si sono arresi , pur se armati sino ai denti , per l'intervento delle loro madri!!.

L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Una

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #4 il: Ottobre 14, 2009, 10:16:34 am »
non so, non so davvero se basta solo l'educazione

Non mi riferivo solo all'educazione, è l'atmosfera psichica che uno respira dentro e fuori casa sin dalla più tenera età che fa più danni.

Riguardo quelle donne che seppur tirate su in un certo modo poi si sono "ribellate", "risvegliate" (rincoglionite... quello che è insomma), per me è chiaro che, pur non essendone consapevoli, sono state sapientemente manovrate dal master of puppets di turno, chiediamoci chi è che ci guadagna in tutto questo e scopriremo il colpevole.

Sul tizio dell'altro forum no comment!  :bad:
Quelli che idolatrano i propri genitori, o anche uno solo, sono chiaramente dei fuori di testa.

Offline fabriziopiludu

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #5 il: Ottobre 14, 2009, 10:41:00 am »
Io ho sempre rifiutato quello schifo di educazione che mi si voleva imporre.

Offline Rita

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #6 il: Ottobre 14, 2009, 11:02:24 am »
Non mi riferivo solo all'educazione, è l'atmosfera psichica che uno respira dentro e fuori casa sin dalla più tenera età che fa più danni.

Riguardo quelle donne che seppur tirate su in un certo modo poi si sono "ribellate", "risvegliate" (rincoglionite... quello che è insomma), per me è chiaro che, pur non essendone consapevoli, sono state sapientemente manovrate dal master of puppets di turno, chiediamoci chi è che ci guadagna in tutto questo e scopriremo il colpevole.



no, capisco cosa vuoi dire, ma di qualsivoglia cosa si parli, atmosfera psichica, educazione, induzione culturale, è la stessa cosa che ti ribalterà chi sostiene e ha sostenuto il femminismo: in sostanza chi sostiene il "risveglio" sosterrà che le donne si sono risvegliate e gli uomini "nuovi" si sono risvegliati, chi sostiene il rincoglionimento dirà il contrario. Sostenere un'oppressione secolare femminile significa, a mio avviso, sostenere che le donne fossero realmente inferiori, in una condizione di debolezza fisica e intellettuale che impediva loro di ribellarsi o di prevalere con l'astuzia, pur percependo la sofferenza. Questa, a mio avviso, è la più grande contraddizione della narrazione femminista. Contraddizione che, quando viene fatta notare, viene spiegata, appunto, con l'atmosfera psichica (se fin da piccola ti raccontano che sei inferiore, che la natura ti impedisce determinate cose, che sei un essere demoniaco etc.)

In sostanza, scusa se non riesco a spiegarmi bene, il femminismo descrive la sofferenza di donne che non ha mai conosciuto, descrivendo i "fatti" ci aggiunge la considerazione sulla felicità o meno delle persone che vivevano quei fatti.

Per questo la tua osservazione mi è sembrata speculare. Perchè gli uomini non si "risvegliano" in massa se percepiscono sofferenza?

Quindi immagino che ci sia qualcos'altro che impedisce e che ha impedito agli uomini di difendersi, oltre al racconto. Non lo so, forse la diversa predisposizione psichica verso le donne che ha le sue radici prima della nascita del femminismo, forse ha radici anche naturali.




p.s.
Il tizio parla della "madre" soltanto, non dei genitori (non solo della sua, estende il concetto a tutte le madri). Non mi pare nemmeno un femminista o progressista, da altri discorsi, anzi mi pare piuttosto conservatore, però la "mamma" non si tocca.

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Offline Animus

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #7 il: Ottobre 14, 2009, 12:15:43 pm »
Titolo provvisorio. Chiedo scusa allo staff. Prego, cambiarlo.
Le alternative erano: Ground Zero, Che ci stiamo a fare qui?, Sul Perché siamo qui., Prima di scrivere leggi qui, Perché questo forum?,... oppure Primo post.
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Genesi del potere originario.
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Milo Riano

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #8 il: Ottobre 14, 2009, 12:52:31 pm »
Genesi del potere originario.

Sì. Però io volevo dare il senso di ripartire da quel ragazzo. Noi, qui, le parole vogliamo dargli. E, aggiungo, per questo sono importanti non solo quali parole ma anche il come si dibatte.
Che poi, in un certo senso, è il modo in cui io sono venuto a conoscenza della QM. Attraverso Internet, il nuovo mezzo, innanzitutto. E: non sono così sicuro che sarei rimasto se avessi letto alcune discussioni invece di altre.

Offline Una

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #9 il: Ottobre 14, 2009, 14:35:27 pm »
Perchè gli uomini non si "risvegliano" in massa se percepiscono sofferenza?

Ma la sofferenza non è, non può, e non deve essere, il motore primo delle rivoluzioni... dei risvegli.
Innanzitutto bisogna fare una distinzione: un conto è quando qualcuno dall'alto sfrutta, legittimandolo, innalzandolo al livello del diritto, il potenziale distruttivo e disgregante delle donne (femminismo), e un conto è quando nessuno dall'alto anche semplicemente riconosce l'esistenza della questione maschile.

Sicuramente un certo indefinito disagio e fastidio è percepito da molti uomini ormai, ma prima che un vago sentimento si trasformi in idea, in certezza d'esistere ormai in un mondo allo sfascio ce ne vuole.
Massa... La massa, a ben vedere, ha mai prodotto, pensato, qualcosa?
Un tizio qualsiasi perché una sera ha rosicato non è che il giorno dopo sta lì a chiedersi il perché e il percome di tale rosicamento, probabilmente non si è mai chiesto il perché e il percome di nulla, probabilmente ha altro da fare, probabilmente deve lavorare. Cercherà di evitare la biondina nella migliore delle ipotesi, ma resterà zitto e fermo se vuole avere anche solo una possibilità di farcela con la mora, resterà zitto e fermo se non vuole avere problemi sul posto di lavoro, resterà zitto e fermo se non vuole avere problemi in famiglia.
Se non incontra qualcuno che gli fa capire che è uno schiavo non lo capirà mai da solo.



Offline fabriziopiludu

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #10 il: Ottobre 14, 2009, 14:52:11 pm »
Cercherà di evitare la biondina nella migliore delle ipotesi, ma resterà zitto e fermo se vuole avere anche solo una possibilità di farcela con la mora



Ma per l'amor di Dio! Allora il corteggiamento è quanto di più UMILIANTE esista!
Peggio che sedersi in mezzo al guano di colombo!

Offline Una

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #11 il: Ottobre 14, 2009, 14:59:58 pm »
Ma per l'amor di Dio! Allora il corteggiamento è quanto di più UMILIANTE esista!

Beh Fabrizio, non mi sono inventata io la dittatura delle amiche. Si aizzano a vicenda contro gli uomini, e poi tra di loro, in un'estasi crescente di autodistruzione.

Offline Rita

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #12 il: Ottobre 14, 2009, 15:04:28 pm »
Se non incontra qualcuno che gli fa capire che è uno schiavo non lo capirà mai da solo.




 non so.. è la frase tipica di chi sostiene l'oppressione femminile nei secoli dei secoli. Le donne erano schiave ma non se ne accorgevano, hanno dovuto prendere coscienza etc.

La frase che usano ancora oggi, quando fai notare che la mancanza di donne ai vertici rispecchia una diversa priorità femminile.

Sicuramente un certo indefinito disagio e fastidio è percepito da molti uomini ormai, ma prima che un vago sentimento si trasformi in idea, in certezza d'esistere ormai in un mondo allo sfascio ce ne vuole.
Un tizio qualsiasi perché una sera ha rosicato non è che il giorno dopo sta lì a chiedersi il perché e il percome di tale rosicamento, probabilmente non si è mai chiesto il perché e il percome di nulla, probabilmente ha altro da fare, probabilmente deve lavorare. Cercherà di evitare la biondina nella migliore delle ipotesi, ma resterà zitto e fermo se vuole avere anche solo una possibilità di farcela con la mora, resterà zitto e fermo se non vuole avere problemi sul posto di lavoro, resterà zitto e fermo se non vuole avere problemi in famiglia.


sì, ma questo mi pare diverso dal tenere la bocca chiusa perchè dalla nascita si "crede" di vivere nel racconto femminista (sempre che con questo si intenda che lo si crede reale)

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Offline Una

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #13 il: Ottobre 14, 2009, 15:42:03 pm »
è la frase tipica di chi sostiene l'oppressione femminile nei secoli dei secoli. Le donne erano schiave ma non se ne accorgevano, hanno dovuto prendere coscienza etc.

Sì, ma che le donne fossero schiave senza accorgersene allora era falso, adesso che gli uomini siano schiavi senza accorgersene è vero. Una differenza da poco? Se non fossero esistite le grandi sacerdotesse del femminismo, creatrici di una retorica ad hoc, le donnine comuni avrebbero continuato a fare ciò che avevano sempre fatto: figli e lasagne.
Ebbene gli uomini adesso hanno eccome qualcosa di cui prendere coscienza, e da soli, dal basso, non possono farcela. La questione non è la forma che la QM dovrebbe adottare qualora dovesse cominciare ad avere una qualche importanza.
La figura della guida, del maestro che tira fuori dall'allievo la conoscenza, la consapevolezza che già ha in modo oscuro e confuso dentro di sè, non deve essere vista con sospetto solo perché nel corso della storia è stata rivestita anche dai "cattivi".

sì, ma questo mi pare diverso dal tenere la bocca chiusa perchè dalla nascita si "crede" di vivere nel racconto femminista (sempre che con questo si intenda che lo si crede reale)

No, non è che si "crede" di viverci, ci si vive eccome; e questo comporta sia essere circondati in maniera ossessiva da messaggi fuorvianti sia percepire come "da evitare a qualsiasi costo" il mettere in discussione l'insieme delle credenze condivise da tutti, pena l'escusione da una qualsiasi forma di felicità.

Offline Rita

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Re: Titolo provvisorio, scusate
« Risposta #14 il: Ottobre 14, 2009, 16:01:30 pm »
Sì, ma che le donne fossero schiave senza accorgersene allora era falso, adesso che gli uomini siano schiavi senza accorgersene è vero. Una differenza da poco?

non lo so, la differenza è molta tra il vero e il falso, ma capisci da te che non è un argomento dire, "quello che sostiengono loro è falso, quello che sosteniamo noi è vero",  lo dico senza ombra di polemica.

Se non fossero esistite le grandi sacerdotesse del femminismo, creatrici di una retorica ad hoc, le donnine comuni avrebbero continuato a fare ciò che avevano sempre fatto: figli e lasagne.

io non ne sono sicura: se non fosse esistita tecnica, scienza e progresso le donne avrebbero continuato a fare quello che avevano sempre fatto, ma non sarei così convinta che, in assenza del femminismo, le donne non avrebbero fatto qualcos'altro. Sarebbe stato inevitabile una diminuzione dei figli per donna, inevitabile una diminuzione dell'attività casalinga (come in effetti è oggi, anche se piace continuare a considerarla un'attività pesante, insostenibile e assorbente).

Inevitabilmente si sarebbero orientate verso altri settori, inevitabilmente sarebbero entrate nel mondo del lavoro così come lo conosciamo oggi, forse sarebbe stato lo spirito e l'atteggiamento diverso.

Non ci sarebbero state Anne o Tatiane o Genoveffe a parlare di minori stipendi femminili, delle discriminazioni, delle esclusioni e, viceversa, dei privilegi, dei favoritismi, delle opportunità maschili, e la differenza non è poca.
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