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Nelle sale cinematografiche si proietta il film di Bellocchio: "Rapito"
Vicus:
Stai scivolando in congetture basate su opinioni personali su cui è impossibile discutere, per cui chiudo qui, non volendo tra l'altro ingrossare inutilmente il mio "dossier"*
* Per esempio, è ufficiale che l'FBeye tiene sotto controllo i cattolici tradizionali e monitora la loro attività in rete, come dimostrato da un giornalista indipendente citando la fonte
Massimo:
Ognuno ha le sue, di congetture, caro Vicus! E il suo modo di evidenziare e interpretare la realtà e i fatti. Così tu terresti dei "dossiers". E a che pro, scusa? Tieni anche un dossier sul sottoscritto? Comunque, come disse quel protagonista di quel famoso film "via col vento": " Francamente, me ne infischio!". :lol:
Vicus:
--- Citazione da: Massimo - Settembre 20, 2023, 00:31:54 am ---Così tu terresti dei "dossiers". E a che pro, scusa? Tieni anche un dossier sul sottoscritto?
--- Termina citazione ---
Sai bene che non l'ho detto. Magari li tieni tu? Comunque questi spazi sono attenzionati, v. per esempio il debunker siberiano pro Soros oggi felicemente bannato
Massimo:
--- Citazione da: Vicus - Settembre 20, 2023, 03:29:37 am ---Sai bene che non l'ho detto. Magari li tieni tu? Comunque questi spazi sono attenzionati, v. per esempio il debunker siberiano pro Soros oggi felicemente bannato
--- Termina citazione ---
Era una domanda: chiedere è lecito; rispondere è cortesia!
Vicus:
Come mistificare la storia – di Luigi Copertino
6 Febbraio 2025
UN ALTRO FILM DI PURA MISTIFICAZIONE STORICA
https://www.maurizioblondet.it/il-bambino-ebreo-rapito-da-pio-ix-come-mistificare-la-storia-di-luigi-copertino/
Un libro del 1996 che racconta la vicenda in modo fazioso ed un film, quello di Marco Bellocchio, del 2023 che mette in scena questa storia in base a quel libro aggiungendo mistificazione a mistificazione.
Gli ingredienti ci sono tutti affinché Rai3, possa inserire il film nel palinsesto della settimana nella “giornata della memoria”, nell’intento chiaro ed evidente di collegare la vicenda del piccolo Edgardo Mortara al nazismo – dato che egli è morto in Belgio nel 1940 qualche mese prima dell’invasione tedesca – e insinuare, magari con un implicito rimando allo scandalo della “pedofilia”, che la Chiesa cattolica, per la sua tradizionale pretesa teologica di essere continuatrice del vero ebraismo, ossia il cristianesimo, contro le derive del giudaismo postbiblico, sia la mallevatrice storica dell’antisemitismo moderno e quindi complice di Hitler.
Naturalmente che dal 2005, per meritoria opera dello scrittore Vittorio Messori, è disponibile il memoriale scritto di suo pugno da Edgardo Mortara per raccontare come effettivamente si sono svolti i fatti, e testimoniare quanto avvenuto nel suo intimo sin da bambino allorché iniziò a rendersi conto degli eventi che lo coinvolgevano, non ha nessuna importanza.
Non ha nessuna importanza, per Bellocchio e Rai3, perché in quel memoriale Mortara – difendendo l’infangata memoria di Papa Mastai Ferretti che egli sempre considerò un padre – non sta al loro gioco e spiega che Pio IX, prendendo personalmente a cuore la sorte di questo figlio inaspettato della Chiesa, avesse cercato di convincere la famiglia a dare l’assenso alla educazione cattolica del bambino, dal battesimo – questa è verità cristiana – reso indelebilmente cristiano, e che il suo ingresso nel collegio ecclesiale fu deciso solo per il rifiuto della famiglia. Ma era anche questione di adempimento di un dovere morale di coscienza cui Pio IX si sentiva, quale pontefice, fortemente obbligato e solo un approccio anacronistico, come quello di usare i nostri attuali paradigmi, può far passare Papa Mastai Ferretti per “rapitore di bambini”.
Ma, nel suo memoriale, Mortara spiega anche che qualcosa operò nel suo spirito fin dalla separazione dalla famiglia. Un evento che avvenne per lui in una assoluta tranquillità e pace interiore. Una pace che sarebbe continuata e si sarebbe accresciuta mentre diventava adulto fino a portarlo alla scelta di diventare canonico e farsi sacerdote per dedicarsi alla missione della conversione degli ebrei, ad iniziare dai suoi familiari (benché senza successo).
Infatti il bambino Mortara si mostrò irremovibile nella sua volontà di rimanere in collegio allorché, sin dal mese successivo al suo distacco dalla famiglia, la madre, il padre e i congiunti andavano, liberamente, ogni mese a trovarlo facendo pressione su di lui affinché tornasse a casa.
Allorché le truppe sabaude entrarono a Roma nel 1870 e i militari si recarono da lui per “liberarlo” dalla “prigionia ecclesiastica” – il suo caso era nel frattempo diventato un cavallo di battaglia della lotta anticattolica di liberali, massoni, mazziniani – il Mortara oppose loro che egli non era affatto prigioniero e che aveva liberamente preso i voti religiosi.
Ma, per la vulgata corrente, quanto narrato di sé dal Mortara – che chi conosce anche solo un poco la fenomenologia mistica, la quale supera il mero livello dei moti psicologici, immediatamente riconosce opera, per dirla in termini teologici, della Grazia – non può essere attendibile. Deve essere a tutti i costi il risultato di una manipolazione psicologica su di lui attuata sin da bambino. Una sorta di sindrome di Stoccolma.
Spiegazioni di bassa psicologia che non riescono però a dar conto di come, senza l’apporto di una dimensione superiore di livello spirituale e non meramente psichico, si possa preferire una vita di ascesi e di dedizione ad una missione, sentita, alla luce degli eventi stessi, come vocazione particolare, anziché tornare agli agi di una vita mondana – la famiglia di origine di Mortara era ricca e potente – che offriva tutto ciò a cui in quell’epoca solo in pochi potevano aspirare.
Questo miserabile trucchetto di far passare per manipolazione ciò che non rientra nello schema precostituito dalla leggenda nera anticattolica è, del resto, non nuovo. È stato usato ogni volta in cui un ebreo riconosce in Cristo il Messia atteso scoprendo che è già venuto.
Come, ad esempio, nel caso di Israel Zolli, il rabbino capo di Roma al momento del sopraggiungere delle truppe naziste nel 1943 e che fu grato testimone di quanto Pio XII, del quale da cristiano avrebbe assunto il nome Eugenio, fece per aiutare la comunità ebraica romana e salvare migliaia di ebrei.
Raffinato esegeta che aveva dedicato un libro a Gesù guardando affascinato a Lui dal punto di vista ebraico, Zolli si convertì al Cristianesimo, anche per la carità mostrata da Papa Pacelli, rendendo pubblica la sua conversione nell’immediato dopoguerra. Intorno a lui si scatenarono prima i tentativi dell’ebraismo romano di farlo tornare sui suoi passi e poi le ire dei suoi ex correligionari che giunsero ad accusarlo di aver agevolato la cattura degli ebrei durante l’occupazione nazista quando invece proprio lui, che proveniva dal centro Europa e ben conosceva il pericolo rappresentato dai nazisti, tentò inutilmente di convincere i maggiorenti ebrei a bruciare gli elenchi delle famiglie ebree posseduti dalla sinagoga, che poi i nazisti usarono nei rastrellamenti, mentre quei notabili sottovalutarono il suo avvertimento.
Israel Zolli ha narrato la sua vicenda di conversione nell’autobiografia spirituale “Prima dell’alba” (riedita, sempre per la meritoria opera di Vittorio Messori, dalle Paoline). In essa racconta dell’ultimo rito ufficiato in sinagoga nel 1946, quando il suo graduale accostamento al Cristianesimo era già maturato in intima conversione, allorché durante la celebrazione, mentre cadeva in estasi, gli apparve Gesù Cristo che gli disse amorevolmente “tu sei qui oggi per l’ultima volta”. Apparizione che fu condivisa anche dalla moglie e dalla figlia, presenti al rito, che lo seguirono nella conversione.
Eppure anche nel caso di Israel Zolli la vulgata messa in campo è che si trattò di una conversione per opportunismo, causa la paura provata durante il nascondimento nel 1943-44, che avrebbe provocato in lui l’impulso a passare dalla parte di chi poteva dargli protezione perché più forte, sicché anche la cristofania sperimentata altro non sarebbe stato che l’effetto psicologico estremo del suo stato d’animo provato dagli eventi bellici.
Insomma tutto pur di negare che, invece, sia stato il Dito di Dio ad intervenire direttamente nel caso di Mortara e in quello di Zolli. Come in qualsiasi caso di conversione, tanto di ebrei quanto di non ebrei.
Agli storici, sempre attenti al metodo, i quali diffidano delle autobiografie senza l’avvallo di ulteriori documenti, ci permettiamo di far presente, proprio apprezzando il rigore del metodo, che in questi casi non stiamo parlando di autobiografie, a giustificazione del proprio operato, scritte da statisti, militari, politici, sovrani o capi rivoluzionari, ma autobiografie riconducibili allo stesso genere delle confessioni mistiche per loro natura intese a cercare di far comprendere avvenimenti interiori, indipendenti dalla volontà del soggetto che li vive e dalle circostanze esterne nelle quali li vive. Un genere di autobiografia che richiede un metodo suo proprio rispettoso della natura del testo che, quindi, non sarebbe comprensibile applicando invece lo stesso metodo applicato alle comuni autobiografie. Anche questa è una questione di rigore del metodo.
Chi volesse approfondire la vera e autentica vicenda di Edoardo Morata può accedere ai contributi di cui ai due link qui sotto.
Luigi Copertino
(dalla pagina Facebook dell’autore)
https://lanuovabq.it/it/il-caso-mortara-le-verita-taciute-per-colpire-la-chiesa
https://www.tempi.it/la-storia-di-edgardo-mortara-che-bellocchio-non-racconta/
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