Se ci fu in Germania un gruppo o una confessione religiosa che fu compatta nel rifiuto al nazismo, quella fu quella dei Testimoni di Geova.
Apprendiamo questo "compatto" rifiuto del nazismo dai loro
sconcertanti documenti ufficiali, che non hanno eguali in documenti di vescovi o cardinali cattolici:
«
Il quartier generale di Brooklyn della Watchtower Society è a favore della Germania in modo esemplare e lo è stato per molti anni. Per questa ragione, nel 1918, il presidente della Società e sette membri del corpo di direttori sono stati sentenziati ad 80 anni di prigione»
«La conferenza di cinquemila delegati ha anche fatto notare - come espresso nella dichiarazione - che
i Ricercatori Biblici della Germania combattono per gli stessi alti obiettivi ed ideali etici che proclama anche il governo nazionale del Reich tedesco. La conferenza è giunta alla conclusione che
non vi sono contraddizioni quando si parla della relazione fra i Ricercatori Biblici della Germania ed il governo nazionale del Reich tedesco.»
«
La Dichiarazione inclusa sottolinea questo fatto e pone enfasi sul fatto che i responsabili di tale propaganda [contro la Germania] (cattolici e uomini d'affari ebrei) sono anche i persecutori più rigorosi del lavoro della nostra Società»
«
L'impero più grande e oppressivo della terra è quello anglo-americano. Vale a dire l'impero britannico, del quale gli Stati Uniti d'America fanno parte. Sono stati gli affaristi ebrei dell'impero britannico-americano che hanno costituito l'Alta Finanza allo scopo di sfruttare e opprimere i popoli di molte nazioni. Questo è vero in modo particolare per le città di Londra e di New York, le fortezze dell'Alta Finanza. Questo fatto è così noto in America che vi è un proverbio riguardante la città di New York che dice: '
Gli Ebrei la posseggono, i Cattolici irlandesi la governano, e gli Americani pagano i conti'.»
«Un attento esame dei nostri libri e della nostra letteratura mostrerà chiaramente che gli stessi alti ideali condivisi e promulgati dall'attuale governo nazionale vengono ribaditi e messi in grande risalto nelle nostre pubblicazioni»
«
Invece di opporci ai principi che il governo di Germania porta avanti, appoggiamo francamente tali principi»
Quanto ai
cattolici, furono così collaborazionisti che fu aperto un lager apposta per loro, Warthegau e il martirologio si riempì di sacerdoti e fedeli cristiani, tra cui S. Massimiliano Kolbe:
Ma sentiamo dai diretti interessati quale fu la linea nazista contro i cattolici:
http://www.gianmariacomolli.it/wp-content/uploads/2018/09/Warthegau-il-campo-nazista-destinato-ai-cattolici.pdfil capo del nazismo riteneva controproducente fare una guerra aperta alle confessioni cristiane, preferendo attuare un’offensiva di tipo amministrativo volta a ridurne lo loro spazio pubblico unita ad una fitta propaganda di discredito del clero.
Come sappiamo dalle confidenze fatte ai gerarchi più vicini, il dittatore tedesco era intenzionato ad attuare una politica più decisa nella lotta contro la Chiesa una volta terminata la guerra: «Il Führer è inesorabilmente determinato ad annientare le chiese cristiane dopo la vittoria» annotava Joseph Goebbels nel suo diario il 24 maggio 1942 (cit. in P.L. Guiducci, Il Terzo Reich contro Pio XII, Edizioni San Paolo 2013). Vi fu tuttavia una regione in cui i nazisti attuarono una feroce persecuzione contro il clero, assimilabile a quella compiuta in URSS, e questa fu nel territorio del Warthegau in Polonia.
Dopo la conquista del paese, i nazisti colpirono duramente il clero polacco poiché considerato un simbolo dell’identità nazionale polacca e si stima che,
durante la guerra, a causa della repressione tedesca, vennero uccisi in quella nazione 6 vescovi, 1932 preti, 580 religiosi, 113 chierici e 289 religiose; mentre la stima delle persone inviate in un campo di concentramento ammonta a 3642 sacerdoti, 389 chierici, 341 fratelli conversi e 1117 suore (R. Moro, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei, Il Mulino, Bologna 2002 p. 17). Tuttavia, molti storici specialisti del Terzo Reich come Michael Burleigh e Ian Kershaw, ritengono che
la repressione antireligiosa effettuata nel Warthegau non fu dettata solamente da scopi puramente politici, ma serviva anche come una sorta di banco di prova nella futura politica dei nazisti riguardante la religione.
La politica antireligiosa di Greiser era guardata con ammirazione dai nazisti, come esempio da seguire in futuro nei rapporti con la Chiesa: «Non c’è posto per le Chiese cristiane – evangelica o cattolica – nel nuovo assetto della Germania. (…) Che questi siano i desideri del Führer lo dimostra il fatto che egli ha incaricato il Gauleiter del Warthegau di seguire tale strada», affermò il responsabile per l’educazione a Francoforte in un discorso tenuto ai funzionari nazisti nel novembre 1940.
Qui si parla di Dachau, dove fu deportato anche mio nonno:
https://www.tempi.it/la-baracca-dei-preti-nel-campo-di-sterminio-nazista-di-dachau-storia-sconosciuta-di-eroismo-e-fede/Storia (sconosciuta) di eroismo e fede
A Dachau sono stati deportati 2.579 tra preti, seminaristi e monaci cattolici. Esce in Francia un libro che ne racconta la storia: «L'armatura della fede gli ha permesso di preservare la loro umanità»
«Il più grande cimitero di sacerdoti cattolici del mondo» non si trova in Vaticano ma a Dachau, all’interno del primo campo di sterminio costruito dai nazisti nella cittadina tedesca a pochi chilometri da Monaco. Tra il 1938 e il 1945, vi sono stati deportati
2.579 tra preti, seminaristi e monaci cattolici, insieme a
141 [circa 1/20 dei cattolici]tra pastori protestanti e preti ortodossi. E 1.034 sono morti nel campo.
SONO RIMASTI UMANI. La storia dei religiosi di Dachau, «tra i quali
abbondano episodi di vero eroismo», è stata raccontata da Guillaume Zeller nel libro La Baraque des prêtres, Dachau, 1938-1945 (La baracca dei preti), appena uscito in Francia per i tipi di Éditions Tallandier. L’autore, giornalista caporedattore di DirectMatin.fr, è rimasto infatti colpito dalla loro «
stupefacente dignità, mantenuta nonostante le SS facessero di tutto per disumanizzare e avvilire i prigionieri».
LA DEPORTAZIONE. Alcuni sono stati
arrestati per essersi opposti al programma hitleriano di eutanasia (tedeschi), altri perché considerati come delle élites slave (polacchi), altri ancora per aver partecipato attivamente alla resistenza (francesi). «
Primo Levi, per quanto ateo, aveva riconosciuto l’ammirevole statura morale e intellettuale dei rabbini deportati ad Auschwitz. Se le circostanze sono differenti – continua l’autore – la stessa cosa si può dire per i preti di Dachau».FEDE COME «ARMATURA». Questi uomini di chiesa, spiega Zeller, «si sono sforzati di mantenere le virtù di fede, speranza e carità. La preghiera, i sacramenti e il sostegno dato ai malati e ai moribondi, la formazione teologica e pastorale clandestina, la ricostruzione della gerarchia ecclesiale sono stati un’armatura che ha permesso loro di preservare la loro umanità».
MALATI DI TIFO. Non mancano tra di loro storie di eroismo e santità. Nonostante le SS «cercassero di sollevare i detenuti gli uni contro gli altri», «i sacerdoti non hanno ceduto a questo meccanismo». Tra il 1944 e il 1945, in inverno, gli internati sono stati decimati da un’epidemia di tifo. «Mentre SS e kapo non si presentavano più nelle baracche contaminate, dozzine di sacerdoti vi entravano volontariamente, sapendo i rischi che correvano, per curare e consolare gli agonizzanti. Molti sono morti così».
SACRAMENTI IN PUNTO DI MORTE. A Dachau si è tenuta anche la prima – e unica nella storia della Chiesa – ordinazione clandestina a sacerdote di un seminarista tedesco in punto di morte. Il seminarista Karl Leisner ha ricevuto il sacramento dentro una baracca adibita a cappella dal vescovo francese di Clermont-Ferrand, monsignor Gabriel Piguet.
Il vescovo «venne deportato a Dachau per aver aiutato a nascondere gli ebrei e infatti oggi fa parte dei Giusti dello Yad Vashem».
56 BEATI. Su iniziativa di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, «56 religiosi morti nel campo di sterminio sono stati beatificati, dopo che è stata riscontrata la
pratica delle virtù naturali e cristiane in modo esemplare o eroico».
E qui:
https://www.famigliacristiana.it/articolo/contro-la-barbarie-nel-nome-del-vangelo-dachau-il-calvario-del-clero.aspxLa metà dei sacerdoti polacchi imprigionati a Dachau morì in modo eroico. Morivano da testimoni di Cristo, da sacerdoti cattolici e da patrioti polacchi. Nessuno è sceso a patti, tanti morirono dando la vita per gli altri, come san Massimiliano Kolbe ad Auschwitz”.
Il 22 aprile 1945 i sacerdoti polacchi ancora in vita a Dachau fecero un atto di affidamento a san Giuseppe, con l’umile preghiera di essere salvati. E
esattamente una settimana dopo, il 29 aprile, l’esercito americano arrivava a Dachau e apriva i cancelli del campo.
Da allora ogni 29 aprile i sacerdoti sopravvissuti all’inferno di Dachau celebravano una solenne Messa di ringraziamento nel santuario polacco dedicato proprio a san Giuseppe che si trova nella città di Kalisz.
Per mantenere viva la memoria del martirio dei sacerdoti polacchi nell’inferno nazista di Dachau, che fu una pagina gloriosa della storia della Chiesa, nell’anno 2002 l’episcopato della Polonia ha stabilito che
il 29 aprile si celebrerà la Giornata del Martirio del Clero Polacco durante il secondo conflitto mondiale.
Inoltre:
https://www.lavocedeltempo.com/Chiesa/Il-martirio-dei-cristiani-nei-lager-nazistiIl martirio dei cristiani nei lager nazisti
Il «Martirologio del clero italiano 1940-1946» e il sacrificio di tanti laici cattolici contro il nazifascismoNella sua lucida e diabolica follia Adolf Hitler non voleva solo lo sterminio degli ebrei, degli omosessuali, degli zingari, dei malati di mente. Voleva la distruzione di quanti si opponevano e combattevano il nazifascismo.
Voleva distruggere la Chiesa cattolica, invadere il Vaticano, sequestrare e deportare Pio XII, uccidere cardinali, vescovi e preti. Nei campi di sterminio, ai ministri di culto, specie cattolici, si riservano le più raffinate umiliazioni con sadismo tutto nazista. A Dachau a un prete cattolico tedesco un aguzzino delle SS mette la corona del rosario sulla testa, con la croce pendente sulla fronte e, a pugni e calci, gli fa girare il campo urlando: «È arrivato finalmente il primo maiale di prete. Poi arriverà anche il gran prete di Roma e allora la truffa cattolica finirà una volta per tutte».
Centinaia i sacerdoti cattolici uccisi dai nazisti, dai fascisti o dai loro alleati in Europa: in Germania 164 preti diocesani e 60 religiosi tedeschi; nella Francia del regime-fantoccio di Vichy del maresciallo Philippe Pétain.
In Polonia una vera «mattanza» di preti: 3 mila, di cui 1.992 nei campi di concentramento e 787 a Dachau. In Germania
il giovane gesuita Alfred Delp è ucciso perché accusato di complicità nel fallito attentato contro Hitler. Padre Tito Brandsma, carmelitano olandese, beato dal 1985, è deportato e ucciso a Dachau per la sua opposizione al nazismo e per la sua strenua difesa della libertà religiosa. Il francescano polacco Massimilano Kolbe, santo dal 1982, è martire della fede e della caritàSecondo il «Martirologio del clero italiano 1940-1946», pubblicato dall’Azione Cattolica nel 1953, ben 729 ecclesiastici sono uccisi «in odium fidei» dai fascisti e poi comunisti, da don Giovanni Minzioni massacrato dai fascisti a Ravenna nel 1923 a don Umberto Pessina assassinato dai comunisti nel giugno 1946, al 33enne
don Giuseppe Rossi assassinato dai fascisti sulle montagne del Novarese.
Prima dell’8 settembre 1943 muoiono 422 preti, cappellani militari e periti sotto i bombardamenti alleati;
191 morti nella Resistenza: 158 trucidati dai tedeschi e 33 dai repubblichini. Ben 108 vittime dei partigiani comunisti, specie nell’Emilia rossa: 53 durantela Resistenza, 14 prima della Liberazione; 41 dopo.
Stare al fronte è meno pericoloso che rimanere all’ombra del campanile. Dei
408 preti morti violentemente, 238 sono parroci, 41 viceparroci, 129 seminaristi, novizi e religiosi laici..
In Italia molti preti sono uccisi perché si oppongono all’infame regime fascista, cercano di proteggere il popolo, nascondono e salvano ebrei, avversari politici, aviatori inglesi e americani. Il toscano don Aldo Mei è arrestato e fucilato per aver dato rifugio a un giovane ebreo: «Muoio per un motivo di carità, per aver protetto e nascosto un carissimo giovane. Raccomando a tutti la carità».
Don Pietro Pappagallo di Roma è ucciso alle Fosse Ardeatine per aver dato rifugio a ebrei e ad altri perseguitati: riesce a liberare le mani e a benedire i compagni di sventura. A Monte Sole, sull’Appennino emiliano-romagnolo, cinque sacerdoti immolati, tra cui don Ubaldo Marchioni, 25 anni, morto ai piedi dell’altare dopo aver distribuito l’Eucaristia. Il parroco don Giuseppe Bernardi e il vice don Mario Ghibaudo sono assassinati nella strage di Boves (Cuneo) perché cercano di proteggere i parrocchiani. Don Antonio Musumeci, parroco di Messina, chiede di risparmiare due anziani coniugi. Don Gino Cruschelli di Napoli è ucciso per aver preso le difese dei giovani rastrellati.
Il socialista Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, testimonia su don Giuseppe Morosini: «Detenuto a Regina Coeli sotto i tedeschi, lo incontrai un mattino: usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi e le labbra gli sanguinarono. Nei suoi occhi brillava una luce viva. La luce della sua fede.
Benedisse il plotone di esecuzione dicendo ad alta voce: “Dio, perdona loro: non sanno quello che fanno”, come Cristo sul Golgota”».
Quello di Dachau, a 16 km a nord-ovest di Monaco di Baviera, è il primo campo di concentramento, aperto appena un mese dopo la presa del potere di Hitler il 30 gennaio 1933. È un modello per tutti i lager, scuola di omicidio delle SS, «terrore senza pietà». Vi transitano attraverso la «porta dell'inferno» - sormontata da una grata in ferro battuto con la scritta «Arbeit mach frei. Il lavoro rende liberi» - 200 mila prigionieri: 41.500 vi muoiono e di loro non rimane neppure un mucchietto di cenere.
Nel «Blocco dei sacerdoti, il 26» dei 2.720 ministri di culto – di cui 2.579 sacerdoti cattolici – 1.034 muoiono, tra cui 868 polacchi. Il beato Michal Kozal, vescovo polacco, malato di tifo ucciso il 26 gennaio 1943 con un'iniezione letale: il suo corpo è incenerito nel forno crematorio; il beato Stefan Wincenty Frelichowski; il beato Stefan Grelewski, morto di fame; il beato Alojs Andritzki, ucciso con un’iniezione il 3 febbraio 1943; il beato Georg Häfner, morto di stenti; il beato Gerhard Hirschfelder, morto di fame e malattia; il beato Marian Konopinski. Il gesuita polacco Adam Kozlowiecki, poi missionario e cardinale, resiste dal gennaio 1940 alla liberazione il 29 aprile 1945. Singolare la storia del beato Karl Leisner: liberato il 4 maggio 1945, muore il 12 agosto di tubercolosi. Diacono, è ordinato sacerdote in gran segreto da Gabriel Piguet, vescovo di Clermont-Ferrand.
Il libro «Religiosi nei lager. Dachau e l’esperienza italiana», a cura di Federico Cereja, raccoglie gli atti del convegno internazionale celebrato a Torino il 14 febbraio 1997. Da Dachau passano 2.796 preti: 1.808 polacchi, 333 tedeschi, 169 francesi, 159 cecoslovacchi, 101 austriaci, 64 olandesi, 46 belgi, 43 lituani, 29 italiani, 17 jugoslavi, e poi Lussemburgo, Romania, Grecia, Inghilterra, Norvegia, Albania, Svizzera, Spagna, Ungheria, Danimarca. In tutto i sacerdoti e i religiosi italiani nei lager sono stati 212.
A Dachau muore il domenicano albese appartenente alla diocesi di Torino Giuseppe Girotti, nato ad Alba il 19 luglio 1905, annoverato tra i giusti tra le nazioni per il suo aiuto agli ebrei nell’Olocausto, per i quali sacrifica la vita: deportato a Dachau muore il giorno di Pasqua, 1º aprile 1945: beato dal 26 aprile 2014. Vi muoiono il trentino don Alessandro Mettigli (Trento) ucciso il 18 febbraio 1944 «per aiuto ai partigiani»; il genovese don Luigi Pinamonti «Azione Cattolica».
A Dachau finiscono: don Giovanni Fortin (Padova) «aiuto ai prigionieri di guerra»; padre Carlo Manziana, oratoriano di Brescia e futuro vescovo, «convince gli studenti a non combattere insieme ai tedeschi»; don Pietro Paternò (Enna) «contatti con i partigiani»; don Rodolfo Posch (Trento) «perché direttore del settimanale cattolico “Dolomiten”»; don Giacomo Bellotto (Udine) «collegamento con i partigiani»; don Ludovico Aldrighetti (Verona) «aiuto ai partigiani»; don Mauro Bonzi (Milano) «rifornisce armi ai partigiani»; don Costante Berselli (Mantova) «spionaggio, avviato contatti segreti con VIII Armata, membro del CLN»; don Angelo Dalmasso (Cuneo) «aiuto ai partigiani»; don Roberto Angeli (Livorno) «sospetto spionaggio»; don Andrea Campi (Genova) «attività antitedesca»; don Mario Crovetti (Modena) «aiuto ai partigiani»; don Giuseppe Elli (Bologna) «favorisce la fuga in Svizzera di prigionieri di guerra alleati»; don Francesco Foglia (Susa) «appartenente a organizzazione partigiana e attività antitedesca»; don Mario Grazioli (Reggio Emilia) «nasconde ebrei e li aiuta a fuggire»; don Paolo Liggeri (Milano) «aiuto ai partigiani»; don Enzo Neviani (Reggio Emilia) «contatti con i partigiani»; don Guido Pedrotti (Bolzano) «aiuto ai partigiani»; don Luigi Pinamonti (Genova) «membro Azione Cattolica»; don Giovanni Tavasci (Como) «rifiuto del servizio militare»; don Camillo Valota (Sondrio), non indicato; don Agostino Vismara (Bergamo) «aiuto ai detenuti politici»; padre Gianantonio Agosti (cappuccino di Milano) «contatti con i partigiani»; don Enrico D’Agostini (Udine), «arrestato come ostaggio»; don Albino Fabbro (Udine), «aiuto ai detenuti ebrei e politici»; don Eugenio Marin (Udine) «attività illegale, aiuto e rifugio ai detenuti politici e partigiani feriti»; don Antonio Seghezzi (Bergamo), «aiuto agli ebrei nel lager di Bolzano»; padre Franz Breitenberger (cappuccino di Merano), «aiuto a prigionieri inglesi e americani»; don Mireslav Vekjet (Trieste) «favorisce la fuga a giovani di 24-25 anni versola Svizzera, aiuta prigionieri di guerra inglesi e americani».