Autore Topic: Naomi Camprbell ricorre all'utero in affitto: "trionfo dei diritti maschili"?  (Letto 456 volte)

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Offline Vicus

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Notizia omessa da chi propala la GPA un giorno sì e l'altro pure:

Nel suo stucchevole post di benvenuto scomoda anche il buon Dio, ma dimentica di spiegare come sia arrivato il neonato, visto che lei di gravidanze non ne ha avute, e che ha negato il ricorso all’adozione.

L’unica alternativa rimasta è dunque quella dell’utero in affitto.
Quel che rende la cosa ancor più odiosa è la sopraffazione classista dei nuovi ricchi, che a suon di dollari, o sterline, o euro, scoprono di poter comprare a catalogo un essere umano, e di affittarne un altro il tempo necessario a scodellare il pupo.

Tutto questo sarebbe già abbastanza, ma non è tutto.

Già ci ammoniva Paolo VI nel 1968: separare il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale avrebbe portato al sesso come attività ludico-ricreativa e alla riproduzione come attività tecno-medica. In altre parole la prospettiva è quella di una società in cui per procreare sarà necessario affidarsi alle cliniche, con la conseguenza di un crollo delle nascite e di una riproduzione garantita ai soli ricchi. Un bello schifo di futuro distopico, che ormai è sempre più presente.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.