Autore Topic: Fare il padre in Gran Bretagna  (Letto 1184 volte)

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Offline Incursore

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Fare il padre in Gran Bretagna
« il: Gennaio 19, 2011, 17:23:24 pm »
Che fortuna fare il papà in Gran Bretagna
di Caterina Soffici*

Prendiamo David Cameron e Nick Clegg. Il duo conservatore liberal democratico ha deciso davvero di stravolgere la Gran Bretagna, ribaltando come un calzino un paese “sull’orlo del baratro”. Nel bene e nel male, vanno avanti per la loro strada. Ci sono persone che almeno ci provano, a diventare statisti. Sarà la storia poi a giudicare il loro operato, ma nel loro piccolo, questi uomini hanno delle idee e quando sono al governo agiscono. Gli autori dei contestatissimi tagli e del provvedimento sulle rette universitarie che ha portato migliaia di studenti in piazza, sono anche gli autori di una delle rivoluzioni sociali più avanzate che il vecchio continente conosca. Un esperimento che potrebbe cambiare nel profondo la mentalità delle prossime generazioni, perché “niente sia più come prima”, come dicono.

Dal prossimo aprile i padri inglesi potranno infatti stare a casa fino a dieci mesi dopo la nascita di un figlio. Nella migliore tradizione liberale, non sarà lo Stato ad imporre alcunché ma toccherà alle famiglie decidere se ad usufruire del periodo di congedo (dieci mesi retribuiti a partire dal 90 per cento dello stipendio e poi a scalare fino alla fine del periodo) sarà la madre o il padre del bambino. Cosa c’è di così rivoluzionario in una semplice leggina di questo tipo?

È in gioco l’uguaglianza tra uomini e donne, e nonostante le tante chiacchiere le donne, anche nel Regno Unito, continuano a svolgere la maggiora parte delle imcombenze domestiche e familiari e a rinunciare a lavoro e carriera per accudire la prole. Una legge del genere mette uomini e donne sullo stesso piano, sconvolgendo davvero nel profondo la più arcaica delle divisioni dei compiti: la femmina nella caverna a nutrire i bambini, il maschio fuori a cacciare, modernamente rivisitato nel classico “la donna a casa, l’uomo in ufficio”. Il piano famiglia inglese è fortemente voluto da Nick Clegg, il leader lib-dem che la riforma univeristaria ha fatto crollare nei sondaggi e che forse con questo provvedimento cerca anche un recupero di popolarità. Mentre si attendono i dettagli e le modalità di applicazione, la rivoluzione dei padri inglesi raccoglie consensi da destra e da sinistra.

Sarà che i leader politici inglesi sono tutti in età da prole, tra i trenta e i cinquanta. Sarà che le loro mogli e/o compagne non sono belle statuine in attesa che il marito torni a casa, ma donne con una propria vita, lavoratrici in genere, donne impegnate, professioniste. Sarà un mix di maggiore civiltà e di maggiore sensibilità, ma di fatto la condivisione dei diritti e dei doveri all’interno della famiglia è un tema condiviso, diciamo pure bipartisan. Era in cima all’agenda politica già all’epoca dei laburisti. Tony Blair aveva riempito Downing Street di figli e l’ultimo era arrivato durante il mandato. Ma lo stesso Cameron a settembre quando è nata la seconda figlia, aveva preso l’intero periodo di congedo. Quindici giorni diceva la legge fatta approvare dai laburisti, e lui si era lamentato sostenendo che se fosse stato per lui sarebbe stato a casa di più. In Italia tutte le volte che si parla di paternità si storce il naso. Esiste una legge che permette il congedo anche ai padri, ma non è molto applicata. Solo sei neopapà su cento ne usufruiscono.

I datori di lavoro sono contrari e suona ancora strano che un uomo chieda di stare a casa per accudire un bambino. Inoltre è completamente diverso l’impianto della legge. Da noi, nel paese delle madri e delle famiglie mediterranee, sono previsti 5 mesi di maternità obbligatoria per le donne ma la paternità è davvero un optional. Ci sono sei mesi di congedo facoltativo, che possono essere presi dalla madre o in alternativa dal padre. Nella primavera dello scorso anno si era parlato di rendere obbligatorio un periodo di paternità per i padri. Quattro giorni a casa. Una cosa ridicola, a ben pensarci. Ma anche quattro miseri giorni avevano creato le solite polemiche e i soliti battibecchi, con le due fazioni dei favorevoli e dei contrari saldamente ancorate nei propri rispettivi pregiudizi senza possibilità neppure di aprire una dialogo. Anche in Gran Bretagna i datori di lavoro sono contrari e il capo della Camera del Commercio David Frost affila le armi contro il provvedimento e dice: “In tempi di crisi la flessibillità familiare è un vero disastro“. Ma state certi che nel Regno Unito si farà. Da noi non si parla neppure più di quei quattro miseri giorni obbligatori. Come sempre, ci sono altre priorità. O più semplicemente la classe dirigente italiana (non solo i politici) è talmente vecchia che non è toccata da questi problemi.
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/19/che-fortuna-fare-il-papa-in-gran-bretagna/87059/

Online Massimo

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Re: Fare il padre in Gran Bretagna
« Risposta #1 il: Gennaio 19, 2011, 19:46:07 pm »
Che fortuna fare il papà in Gran Bretagna? E a scriverlo è una donna?
I parametri della paternità stabiliti dalle donne? Andiamo bene!

Offline Vargan

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Re: Fare il padre in Gran Bretagna
« Risposta #2 il: Gennaio 23, 2011, 01:58:37 am »
magari avete sbagliato sezione :rolleyes:
"Alla Superema Corte della Purezza di Genere: io sottoscritto nato uomo contro la mia volontà, chiedo che siano perdonate tutte le azioni da me commesse come uomo, perchè ho agito sotto l'influenza delle condizioni create dalla cultura patriarchica".