Difficile vagliarne l'affidabilità, ma almeno non è la solita pappa stracotta. Non sono necessariamente d'accordo su tutto quel che segue.
Fonte: pierolaporta.it
È necessario tornare sulla guerra NATO-Russia. Sento generali che stimo accodarsi al venerabile Bergoglio per il “cessate il fuoco”. Purtroppo è grottesco. L’Italia non ha alcuna responsabilità per questa guerra, se non quella politica di non aver contrastato l’ascesa dell’oligarchia statunitense di petrolieri e finanzieri, convinti che il mondo debba genuflettersi al dollaro senza nulla in cambio. L’Italia non ha alcun interesse al “cessate il fuoco”, tutt’altro.
L’Italia in realtà non ha mai avuto, dopo la morte di Aldo Moro, alcuna capacità di influire sul Dipartimento di Stato e sulle cerchie dominanti a Washington, nei palazzi che dettero udienza a S.S. Pio XII, Alcide De Gasperi, Aldo Moro e Amintore Fanfani. I rimanenti contarono molto meno di quanto dettero a intendere. Furono solo ricattabili di più, dopo la morte di Alpo Moro.
Per capirci, la condanna a morte in Italia dello statista pugliese fu firmata quando Carlo Donat Cattin dichiarò: «La Democrazia Cristiana ha solo due cavalli di razza: Aldo Moro e Amintore Fanfani». L’invidia è un sentimento satanico, stimolante i peggiori tradimenti.
Oggi abbiamo un cavallo di razza, Giorgia Meloni, alle cui spalle c’è un partito debole e sovente mal rappresentato. Non di meno Meloni ha conquistato a se stessa e all’Italia visibilità e prestigio, impensabili sino a pochi mesi addietro. I cattolicucci tarantolati perché Meloni è amica degli Stati Uniti s’accontentino dei risultati economici e della difesa della famiglia. Con un governo PD, la catastrofe aggravatasi dal 2011 sarebbe precipitata. Certo, lo abbiamo già detto, sarebbe meglio limitare gli sbaciucchiamenti col guitto di Kiev. Ma se questo è il prezzo per rassicurare i cari alleati, va bene così.
L’Italia ha la possibilità di fermare questa guerra? No, così come non è stata influente nell’accenderla. L’interesse italiano è quindi renderla profittevole per il proprio interesse nazionale [sicuro che una guerra possa essere "profittevole" per una nazione così vicina al teatro delle operazioni?], cioè per: la sicurezza economica, per la sicurezza sociale, per la sicurezza individuale [una guerra aumenta la sicurezza economica e sociale?!]. Tutte e tre tali sicurezze furono pericolosamente compromesse dai governi precedenti, nessuno escluso, a partire dal 1978. La capacità di Meloni di conseguire risultati nella sicurezza economica e richiamare la UE alle proprie responsabilità sono ottimi seppure provvisori risultati.
Tre leggi regolano inesorabilmente le vicende internazionali:
1) gli Stati nascono e muoiono con la guerra. Chi sta morendo l’Ucraina o la Russia?
2) Gli imperi crollano. Quale impero sta crollando? Usa-NATO? Russia? Cina? Uno, due o tutti e tre? Nessuno?
3) Le cose cambiano come Dio vuole. Le prime due leggi sono millenarie, sempre rispettate nella storia. La notte di Natale del 1991 (Natale cattolico, non ortodosso) crollò l’impero sovietico e morì lo Stato sovietico senza sparare un colpo. La legge millenaria della morte degli Stati “in guerra” fu disattesa, a dimostrazione che le cose cambiano come Dio vuole.
La differenza fra Stati Uniti e Russia-Cina non è solo economica. Russia e Cina sono tuttora permeati di stalinismo: non vedono soluzione di continuità fra politica ostile e guerra.
E gli Stati Uniti? Bill Clinton entrando nello Studio Ovale nel 1993, guardò il mappamondo e concluse che il mondo era ai suoi piedi. Finanziò un gigantesco programma di tecnologia di controllo. I fondi destinati il primo anno alla ricognizione satellitare e alle tecnologie di ascolto furono pari al doppio di tutta la difesa italiana. La Russia quell’anno aveva un Pil inferiore a quello dell’Olanda e questo fece presumere a Clinton e ai successori alla guida degli USA che la sua sottomissione era solo questione di tempo. Dimenticano che pochi anni prima, il VietNam, col PIL inferiore alla provincia di Ancona, gliele aveva suonate di santa ragione.
L’unico che comprese la necessità di coinvolgere la Russia nella NATO fu Silvio Berlusconi. La famiglia Bush era d’accordo ma i radicals Clinton-Obama-Biden, ispirati da Saul Alinsky[1], avevano in mente un Nuovo Ordine Mondiale, ben differente e radicale rispetto a quello preconizzato da Henry Kissinger oltre mezzo secolo fa. Berlusconi fu azzerato dall’ostilità della Gran Bretagna e dai suoi agenti irradiati in tutti i partiti, Forza Italia inclusa.
Il punto di forza della strategia radical era negli enormi investimenti HiTech che assicurarono il sostegno dell’industria e della finanza. La vulnerabilità del Nuovo Ordine Mondiale era l’implicita condanna a morte di NATO e UE. Puoi andare in guerra con due moribondi? La Gran Bretagna credette ai radicals statunitensi e lasciò la UE, per mettere finalmente le mani sulle enormi ricchezze russe e garantire il proprio modello piramidale di privilegi, chiudendo la partita una volta per tutte coi cattolici di Roma e di Mosca.
Russia e Cina vanno dalla politica alla guerra, mentre USA e UK muovono dal business alla guerra, passando per confusi modelli sociali, oscillanti fra paganesimo e post nazismo, privi di concretezza. Chi vincerà?
A noi non importa un fico secco. Noi dobbiamo essere consapevoli che chiunque perda, la Cina ha vinto e non è affatto detto che sia un padrone migliore di quello attuale.
Occorre evitare le illusioni e le inutili preoccupazioni. Questa guerra può sfociare da un momento all’altro in uno scontro nucleare, non perché essa sia differente negli scopi da quelle succedutesi negli anni 2011, 1992, 1980, 1973, 1966, 1947… La differenza la fanno Russia e Cina, spostando a loro vantaggio i rapporti di forza, con pragmatismo stalinista, in un teatro di guerra largamente più vasto dei precedenti e con innumerevoli giocatori, non più controllabili come accadde con le guerre petrolifere mediorientali. Il pericolo nucleare è testimoniato dalla missione a Pechino del centenario Henry Kissinger, ben distinto dall’obnubilato Joe Biden. La posta in gioco è la sopravvivenza del dollaro, nonostante l’errata valutazione imperiale d’un cicisbeo elevato alla Casa Bianca dagli affaristi nel 1993.
Se lo scontro degenerasse, occorre tenere i nervi saldi. Il nemico di Russia e Cina in Europa è la Gran Bretagna, esposta al primo assalto nucleare russo; non la Germania o la Turchia, né la Francia e neppure l’Italia, nonostante le basi NATO, da governare saggiamente in tale ipotesi [la solita storia della "guerra nucleare accettabile". Non c'è alcuna ragione strategica per la quale l'Italia e il resto dell'Europa continentale, nettamente schierate e sedi di basi militari NATO, dovrebbero essere risparmiate].
Il continente europeo è il mercato di Mosca e Pechino; non si fa la guerra per distruggere il proprio mercato [anche il Giappone era un "mercato" da decenni. Eppure non fu risparmiato. Quella nucleare è una guerra totale, USA e Russia cercherebbero di colpirsi anche tra loro, altro che risparmiare l'Italia]. Metterebbero in ginocchio Londra per dare un segnale a Washington, chiamata così a scegliere se esporsi oppure lasciare l’alleato al proprio destino. Per quanti vogliano tirare a indovinare, suggerisco di interrogare Kissinger, oppure fare indagini in Afghanistan, Iraq, Kurdistan, ma anche fra democristiani e socialisti. Ricordiamolo: gli imperi crollano e le cose cambiano come Dio vuole [o permette per la stupidità umana].