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Destituito generale che offende le femministe. E (chissà perché) i gay

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Vicus:
La tesi secondo cui femminismo e ideologia LGBT siano indipendenti e addirittura ostili proprio non riesce ad accordarsi con la realtà e i fatti di cronaca. Che sfortuna. Nell'attesa che l'annunciata guerra LGBT-femministe scoppi, un generale scrive un libro contro le femministe e, proprio non ci voleva, anche i gay. Esautorato, nella prevedibile esultanza di siti maschili (?)
Anche noi, del resto, ci dissociamo dalle parole presto vietate del generale, che evidenziamo nella loro rivoltante intolleranza. Per fortuna, hanno proposto corsi di rieducazione LGBT nelle FFAA:

Da Corsera

Il generale Vannacci destituito dal comando dopo il libro contro gay, femministe e migranti. Lui: «Odiare pedofili non è istigare a violenza»

L’Esercito italiano aveva già preso le distanze, poi la destituzione. Nel volume autopubblicato, dal titolo «Il mondo al contrario», il Generale di Divisione Roberto Vannacci insultava minoranze, femministe, ambientalisti, la comunità Lgbtq+: le pagine del suo scritto avevano suscitato diverse polemiche e forti reazioni

Il generale Roberto Vannacci è stato rimosso dall'incarico: non è più a capo dell’Istituto geografico militare, dopo il caso del libro con gli insulti a gay, migranti, femministe, ambientalisti. È stato sostituito e spostato a Roma «a disposizione» del comando operativo delle forze terrestri. Al suo posto a capo dell’Istituto arriverà il generale Massimo Panizzi, che mantiene l’incarico di comandante di area territoriale. La notizia — anticipata dal giornalista Gabriele Carrer — arriva il giorno dopo lo scoppio della bufera per il volume autopubblicato, uscito il 10 agosto scorso. Come si diceva, non è una destituzione dall’esercito. Ma una prima conseguenza di quelle considerazioni definite dal ministro della difesa, Guido Crosetto, «farneticazioni». Giudizi dai quali hanno subito preso le distanze i vertici dell’Esercito e delle forze Armate mentre valutano azioni a tutela dell’immagine. Nel frattempo e’ già stata aperta una azione disciplinare, sollecitata proprio dal ministro, secondo una procedura già fissata che avrà tempi più lunghi.

Non si è fatta attendere la replica del generale, che è intervenuto durante un collegamento a Diario del Giorno su Rete4. «Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo questo polverone — ha detto Vannacci —. Non replicherò a decisioni che arrivano da una catena gerarchica. Lo farò nelle sedi opportune».

E ancora: «L’odio è un sentimento, come l’amore e quindi io penso che sia lecito provare disprezzo per qualcosa o per qualcuno. Questo non vuol dire istigare alla violenza: sono libero di provare odio per gli stupratori o per chi fa del male ai bambini. Questo non vuol dire che stia istigando al linciaggio di queste persone. La Costituzione garantisce la libertà di parola. Io non mi sento di fare passi indietro, rivendico quanto ho scritto. Non uso mai parole volgari o triviali: esprimo liberamente i mie pensieri. Uso parole di mondo. Volevo che il libro avesse un tono colloquiale. La libertà di opinione e le idee si devono confrontare sul piano delle argomentazioni e non della gogna mediatica. Io combatto il pensiero unico che vieta la critica ad una determinata categoria di persone». E sulle parole scritte contro Paola Egonu («È italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità», ndr), ha detto: «Non vedo perché scuse a Egonu, ho detto una cosa ovvia e non offensiva. Sul profilo Wikipedia di questa bravissima atleta c’è scritto che è nata da genitori di origine nigeriana; nei profili delle sue colleghe in azzurro non c’è riferimento alle loro origini. Questo semplicemente perché il colore della pelle di Egonu non la individua immediatamente come italiana, posto che da migliaia di anni lo stereotipo dell’italiano è quello di un individuo bianco. Ma tutto questo non significa essere razzisti».

Un momento dell'intervento del generale Vannacci a «Diario del giorno»

Parlando dei passaggi del libro rivolti alla comunità Lgbt+ ha detto: «Sono il primo a dire che ho sempre rifuggito la normalità, e non per questo mi sento migliore o peggiore di qualcun altro. Nel mondo degli anormali, che non seguono cioè i canoni della normalità, sono in buona compagnia con tutti i gay e gli omosessuali che ci sono nel pianeta. La mia non è un’offesa ma una considerazione dal punto di vista statistico».

Arrivano anche le reazioni del Pd, tramite un tweet di Alessandro Zan (responsabile Diritti della segreteria del Partito Democratico), che condanna il modo in cui sono stati presi provvedimenti nei confronti del generale: «Il semplice trasferimento di Vannacci non è sufficiente. La sua presenza ai vertici dell’Esercito continua a recare discredito e disonore alle forze armate, a cui va sempre il riconoscimento per difendere i valori costituzionali che lui offende». E il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha scritto su X (Twitter, ndr): « Girano voci incontrollate che parlano della destituzione (nel senso di allontanamento dalle forze armate) per il Generale Vannacci. Ribadisco ciò che ho detto chiaramente: non esistono processi sommari fatti su social o media ma solo leggi e codice dell’ordinamento militare». Sembra voler essere una precisazione per il tipo di provvedimento preso nei confronti del generale, che non è stato destituito in senso assoluto, ma sollevato dal suo incarico.

A parlare è anche il procuratore generale militare, Marco De Paolis, che dice: «La Liberta di espressione non c’entra». E spiega: «Se a parlare è un Mario Rossi qualsiasi è di certo libero di scrivere quello che vuole, ma se è un rappresentante in servizio, delle istituzioni pubbliche ciò che dice ha un altro impatto. Soprattutto in un ambito militare. Non ci si può nascondere dietro il dito della libertà di espressione, certamente tutelata dalla costituzione». De Paolis ricorda anche un caso simile. Quello di Enrico Celentano, capo della Folgore ai tempi in cui in caserma morì Emanuele Scieri (Celentano venne assolto dall’accusa di favoreggiamento). Anche Celentano scrisse i suoi pensieri in uno «zibaldone». Per lui si aprì l’azione disciplinare che finì con un trasferimento analogo a quello di Vannacci.

Per Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell'indipendenza italiana «l'aspetto più grave e condannabile della vicenda del generale Vannacci è il comportamento del ministro Crosetto che ovviamente ha provocato l'immediata destituzione del generale dal suo incarico». Lo ha dichiarato in una nota, in cui si legge: «Anche ammettendo che il comportamento di questo generale sia stato criticabile, il ministro non poteva e non doveva censurarlo in modo così brutale attraverso un tweet, probabilmente senza neppure conoscere bene la questione. Compito del ministro della Difesa — sottolinea Alemanno — dovrebbe essere quello di difendere i suoi ufficiali, soprattutto quando hanno una carriera di tutto rispetto e in prima linea come Vannacci. Il compito di giudicarne il comportamento è degli organi disciplinari interni all'Esercito, non della autorità politica. Tra l'altro il pensiero esposto — magari con linguaggio da caserma — interpreta esattamente quello della gran parte dei nostri migliori soldati, come dimostra la piena solidarietà che gli è stata data dal mondo dei paracadutisti. Ma per Crosetto, evidentemente, è più importante far vedere che, oltre ad essere un iper-atlantista, è anche un primo della classe nel politicamente corretto. Non è bello né intelligente per un ministro della Difesa essere contemporaneamente guerrafondaio e sleale nei confronti dei suoi migliori soldati. Con chi pensa di combattere le sue future guerre? Con Elly Schlein e Roberto Saviano?», conclude Alemanno.

Il sindaco di Pennabilli, Mauro Giannini, non nuovo a esternazioni simili a quelle espresse dal generale nel suo libro, si schiera a favore di Vannacci: «Ministro Crosetto, giù le mani dal Generale. Rispetto per il pensiero di un patriota! Generale Roberto Vannacci, abbiamo marciato e marceremo sempre insieme. W l’Italia!». A luglio, come riporta l’Ansa, aveva emanato un’ordinanza anti-migranti che puniva con sanzioni fino a 15mila euro chi avesse accolto stranieri senza avvisare il Comune. In un ordine del giorno presentato ai consiglieri della sua città, aveva usato la parola «razza», mentre in un altro post su Facebook Giannini si era scagliato contro il ministro Crosetto scrivendo «è così che si umilia la divisa e il nome delle Forze Armate» a corredo della foto delle nozze di un carabiniere col suo compagno.

Ripercorriamo la vicenda che ha portato il generale al centro della bufera: il 10 agosto esce, autopubblicato, il suo libro dal titolo «Il mondo al contrario». Qui il generale di Divisione insultava minoranze, femministe, ambientalisti, la comunità Lgbtq+. Sette giorni dopo, il 17 agosto, scoppiano le polemiche e iniziano a circolare frasi ed estratti del libro: non mancano le reazioni di condanna e poche ore dopo il montare della bufera lo stesso Esercito italiano prende le distanze: «In merito alla notizia pubblicata oggi su alcuni organi di stampa, relativa al contenuto del libro autoprodotto dal Generale di Divisione Roberto Vannacci, la Forza Armata prende le distanze dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall’Ufficiale. Si precisa che l’Esercito non era a conoscenza dei contenuti espressi in esso e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari. In tal senso l’Esercito si riserva l’adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine». Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto interviene commentando la vicenda. «Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione», aggiungendo che verrà avviato un esame disciplinare.

Si susseguono poi voci dall'opposizione: «È indegno del suo ruolo» dice l’M5S Alessandra Maiorino. Stefano Graziano ne chiede le dimissioni: «Parole che non si possono giustificare». Per Nicola Fratoianni (Avs) «non può rappresentare il nostro esercito». Vannacci si difende parlando di «strumentalizzazione» fatta «con frasi estrapolate dal contesto» e si dice «amareggiato» anche per il «processo a delle opinioni: Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente, meno male che abbiamo superato quei momenti».

Anche Piero Fassino, deputato del Pd e vicepresidente della commissione Difesa della Camera, commenta la vicenda: «Le parole e i giudizi di tono razzista e omofobo espressi dal generale Vannacci contraddicono clamorosamente i valori costituzionali e i principi democratici della Repubblica e sono del tutto incompatibili con la funzione che l’alto ufficiale esercita nelle Forze Armate». «Le parole espresse da Roberto Vannacci nel suo libro, stando a quanto riportato dai mezzi di informazione, sono di una gravità inaudita e mi lasciano sconcertato, anche perché espresse da un servitore dello Stato, un alto ufficiale dell’Esercito italiano nonché comandante di una storica e prestigiosa istituzione di Firenze come l’Istituto geografico militare», dice invece il sindaco di Firenze, Dario Nardella . «È grave e allarmante che un generale dell’esercito in carica pubblichi un saggio politico, tanto più intriso di idee antidemocratiche, razziste, omofobe e misogine, in palese contrasto con la Costituzione. Serve un intervento urgente dello Stato Maggiore della Difesa per tutelare la credibilità e l’onorabilità delle nostre forze armate impegnate quotidianamente in Italia e all’estero per difendere i valori costituzionali, che Vannacci con le sue parole ha infangato», scriveva su Twitter Alessandro Zan, deputato e responsabile diritti Pd. Il giorno dopo arriva la notizia: il generale è stato rimosso dall'incarico.

Cosa c’era scritto nel libro

Sono numerosi i passaggi del volume che hanno suscitato reazioni negative. Vannacci, che si definisce erede di Giulio Cesare,  scrive che in Italia viviamo in una dittatura delle minoranze, che sarebbero i gay, i clandestini, gli animalisti: nel nostro Paese secondo il generale ci sarebbero delle «discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze». Sarebbe quindi in corso «un lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie». «Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari — si legge nella quarta di copertina —; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e Famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri!».

Ma contiene anche frasi ingiuriose come quelle contro Paola Egonu, che secondo il generale «è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Sulla comunità Lgbt+ ha scritto: «Io non ho niente contro gli omosessuali, sono favorevole ai loro diritti, non li giudico, perché non si possono giudicare i gusti. Quello che contesto è che ciò che è eccezionale, marginale, minoranza, venga rappresentato come la normalità. Il mondo lgbtq è una piccola porzione della popolazione che però è sovrarappresentata. Io credo che la normalità sia utile, un sistema di riferimento, cui poi legittimamente si decide se attenersi o meno, ma senza doverla distruggere. Invece sembra quasi che si cerchi di desensibilizzare la società con immagini e parole che rispondono a un bisogno di ostentazione: io amo giocare a tennis, ma mica vado ogni giorno vestito da tennista per rivendicarlo».

Articolo in aggiornamento...


Da Repubblica

“Cari omosessuali non siete normali”. Le sparate del generale dell’Esercito contro gay, femministe, ambientalismo e migranti
 
Il libro autoprodotto da Roberto Vannacci, già capo dei paracadutisti della Folgore e oggi alla guida dell’Istituto geografico militari, si scaglia contro la “dittatura delle minoranze” con un linguaggio triviale e sessista. “Rivendico il diritto all’odio. Paola Egonu? I suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.

Da Tgcom 24

Generale contro gay, femministe e immigrati: scoppia il caso Vannacci

Diciamo subito che il generale Roberto Vannacci è un ufficiale di rango che ne ha fatte di missioni:"è stato capo dei paracadutisti del col Moschin e della Folgore, in Afghanistan e in Iraq ed è attualmente alla guida dellʼistituto geografico militare di Firenze. Scrive un libro, nel quale mette a fuoco le sue private e personalissime opinioni sulla società" in cui viviamo.
Il tutto guarnito da una serie di pesantissimi giudizi sulle cose che non vanno nel nostro Paese. Vannacci punta il dito contro gli omosessuali con giudizi gravissimi, il cui tenore è: "Normali non lo siete, fatevene una ragione". Attacca femministe, ambientalisti e immigrati. E scoppia un vero e proprio caso.

Vicus:
"Riceviamo e volentieri pubblichiamo":

Te ne sei accorto anche tu? È in corso un vero e proprio attacco alla libertà!

Quello che sta accadendo in questi giorni nei confronti del Generale Vannacci riguarda te, me, tutti noi… riguarda la minaccia alle fondamenta della libertà in Italia.

Ti spiego cosa è successo: il Generale Roberto Vannacci, un pluridecorato dell’esercito, è diventato negli ultimi giorni il bersaglio dei paladini del politicamente corretto. Il suo crimine? Aver scritto un libro “Il mondo al contrario” in cui esprime la sua contrarietà al pensiero unico dominante (gender, lobby lgbt, ambientalismo, tasse, animalismo, etc. )… Apriti cielo!

Sul suo capo sono piombate le scuri dei giornali di sinistra, dei progressisti e radicali, che subdolamente hanno estrapolato e decontestualizzato alcune frasi del suo libro affinché l’opinione pubblica si scagliasse contro di lui (una manovra diversiva che conosciamo molto bene).

Ma la cosa più grave e preoccupante è che a causa di questa vera a propria persecuzione politica e mediatica, il Ministro della Difesa Crosetto abbia deciso di prenderne le distanze, istituendo sui social e sui media un processo sommario, che ha avuto come conseguenza il sollevamento di Vannacci dall’incarico di Comandante dell' Istituto Geografico Militare.

Per cosa? Per aver espresso la sua opinione in un libro?
Forse nel libro il Generale ha usato un linguaggio a tratti forte, non necessariamente condivisibile... ma la libertà di opinione e di espressione protetta dall’articolo 21 della Costituzione Italiana presuppone che i toni siano "condivisibili"? No!

Ti rendi conto della gravità della situazione? Oggi è toccato al Generale, domani potrebbe toccare a me, te o a chiunque altro si azzardi a esprimersi contro la dittatura del politicamente corretto. Siamo arrivati al pericolosissimo punto per cui è lecito scrivere solo idee conformi al mainstream?

Dobbiamo agire immediatamente per fermare questa deriva liberticida prima che sia troppo tardi!

NO ALLA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO! LIBERTÀ DI ESPRESSIONE PER IL GENERALE VANNACCI

Sono molto preoccupato.

Con l’affossamento del liberticida DDL Zan e l’ascesa al governo del centrodestra pensavamo di aver messo al sicuro la nostra libertà di espressione...

Viviamo ancora in un paese libero? Viviamo ancora in un paese che tutela le libertà di espressione di tutti?

Un paese che esalta personaggi come Saviano, Cirinnà, Luxuria o addirittura magistrati di sinistra a cui è concesso di esprimere bestialità contro la vita, la famiglia, la patria, ma che poi distrugge pubblicamente e professionalmente un cittadino pluridecorato perché esprime i valori in cui crede, si può dire veramente un paese libero?

Rimuovere dall’incarico un lavoratore per aver esercitato la sua libertà di espressione costituisce un pericoloso precedente che colpisce le opinioni di tutti noi, me e te compresi.

Non reagire a queste intimidazioni immediatamente significherebbe piegarsi alle logiche del politicamente corretto e rischiare di favorire un atteggiamento di censura nei miei e nei tuoi confronti nel prossimo futuro.

È questa l’Italia che vuoi? Io non credo! Difenderai la libertà in Italia?

NO ALLA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO! FIRMA SUBITO PER DIFENDERE LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE IN ITALIA.

Son certo che capirai la gravità della situazione.

Se non agiamo subito, gli effetti potrebbero essere molteplici e sempre più pericolosi.

Unisciti a me e a migliaia di cittadini che hanno a cuore la libertà.

In alto i cuori

Jacopo Coghe

Portavoce di Pro Vita & Famiglia

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