Femminismo e basaglismo,ruderi del sinistrese.Luigi De Marchi.
Venerdi' 9 maggio 2008
Si e' tenuto in questi giorni a Firenze un grande convegno intitolato "Donne in rivolta tra arte e memoria" che ha mobilitato molte delle leader femministe italiane e internazionali ma che,forse proprio per questo non e' andato oltre i luoghi comuni con cui,dagli anni '70,queste leaders hanno prima distorto e poi seppellito la liberazione della donna.
.....E' un femminismo che ho definito "androfobo" non solo perche' esso tende a vedere nel maschio il colpevole di ogni nefandezza(esattamente come ha fatto con la femmina,per secoli,il clero cristiano e come fa tuttora il clero islamico) ma anche perche' fa rima con "idrofobo" e bene esprime l'aggressivita' patologica nei confronti del maschio.
......l'errore storico del femminismo androfobo,che ha condannato al fallimento quella che poteva essere la piu' grande rivoluzione della storia.Fu un errore imposto dal femminismo segregazionista americano arrivato in Italia all'inizio degli anni '70,che impresse una rovinosa svolta androfobica al Movimento Radicale di Liberazione della Donna,con Adele Faccio,Guido Tassinari,Gianni Tibaldi e pochi altri,avevamo fondato un periodico "la via femminile" il cui primo editoriale dichiarava:"Se il mondo ha qualche speranza di salvezza,questa speranza sta nelle mani delle donne".Ma l'apartheid sessuale americano travolse quella nostra intelligente e realistica impostazione ficcando il movimento delle donne in un vicolo cieco e facendone solo,o soprattutto,un trampolino per alcune dirigenti in cerca di potere e di successo.
Sul piano di massa,infatti,quella politica androfobica non poteva avere un futuro,e non l'ebbe,perche' era impossibile varare una rivoluzione sociale(come pretesero di fare le femministe "americane de Roma"all'Alberto Sordi)basandola sull'odio tra i sessi,cioe' sulla negazione d'un istinto biologico fondamentale qual'e' l'attrazione reciproca tra il maschio e la femmina.Cosi',dopo un successo effimero,la massa delle donne abbandono' il movimento femminista che,divenuto spesso una sorta di mafia lesbica,anziche' approdare alla piu' grande rivoluzione di tutti i tempi,scomparve nella sabbia come certi fiumi asiatici.
In questa miniaturizzazione del movimento femminista credo si possa leggere anche un'altra conferma dell'approccio psicopolitico al sociale.Come accennavo teste',il movimento femminista androfobo fini' per scimmiottare inconsapevolmente la rabbiosa misoginia del clero cristiano e islamico,che aveva per secoli indicato nella donna il "demonio dipinto",la "porta del diavolo" o il "vaso d'ogni corruzione".Il sessismo dei preti maschilisti e delle pretesse femministe,il razzismo nazista o il classismo comunista commettono tutti lo stesso errore:credere che il valore o il disvalore d'una persona dipenda dalla sua appartenenza all'uno o all'altro sesso,all'una o all'altra razza,all'una o all'altra classe sociale.Esso invece dipende solo dalla sua struttura di carattere,dalla sua personalita',dalla sua mentalita'.Per questo ci sono donne meravigliose e donne detestabili,uomini meravigliosi e uomini detestabili,neri meravigliosi e neri detestabili,operai meravigliosi e operai detestabili.Ricordo un bellissimo articolo pubblicato nel 1977 sulla rivista dell'Istituto Reich da una mia indimenticabile compagna e collaboratrice,Daniela Napoletano,che avevo conosciuto nella lotta comune presso il Movimento radicale di Liberazione della Donna:
"Insieme ad altre donne-scriveva Daniela-ascolto anch'io il discorso di una leader femminista.La voce al microfono alterna una sequela di luoghi comuni:"Tremate,tremate,le streghe son tornate!Il cazzo e' fascista..."In pochi minuti le parole svaniscono nella noia,ma resta il timbro della voce:aspro,violento,carico di odio,sopraffattorio.Penso tra me:"Basta!Questa e' il peggiore maschio della specie...Qui bisogna muoversi,bisogna reagire!" Clemenceau diceva che la guerra e' una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali.Io dico che la liberazione della donna e' una cosa troppo seria per lasciarla fare alle sue generalesse. E' tempo di convincere le donne a riprendersi la loro rivoluzione,a fermare quest'ondata di rancorosa violenza che viene da certi gruppi femministi".Parole di 31 anni fa ma ancora attualissime.
Sono passati piu' di trent'anni ma,mentre le dirigenze comuniste e fasciste hanno riconosciuto i loro rovinosi errori,quelle femministe restano spesso inchiodate ai loro dogmatismi arroganti come fanno,in questi giorni di celebrazioni della legge 180,le dirigenze basagliane.I ruderi pseudo-femministi e basagliani del sinistrese sopravvivono. aquanto pare,al crollo delle loro cattedrali.
Luigi De Marchi(classe 1937) e' psicologo,sessuologo e politologo.