Autore Topic: Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna  (Letto 875 volte)

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Offline Sardus_Pater

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Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« il: Settembre 18, 2023, 09:28:56 am »
https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2023/09/18/news/pastori-kirghisi-per-ripopolare-campagne-e-paesi-dell-isola-1.100384590

Accordo tra Coldiretti e governo del Kirghizistan: «Portare nell’isola 100 lavoratori e le loro famiglie»

Cagliari Per salvare gli allevamenti sardi, oltre a innovazione e capitale servono braccia e competenze. E se non si trovano dietro l’angolo si possono andare a cercare lontano. Anche a tredici ore d’aereo o seimila chilometri dalla Sardegna. In Kirghizistan, la repubblica ex sovietica più a est.

Coldiretti Sardegna ha chiuso un accordo con il ministero del lavoro di quel paese per avviare un progetto pilota, professionale e sociale, che prevede l’arrivo di un centinaio di kirghisi in Sardegna (età tra i 18 e i 45 anni, sposati, e non a caso) con competenze nei lavori di campagna. La missione di Coldiretti Sardegna, guidata dal presidente Battista Cualbu, con il direttore Luca Saba e alcuni amministratori locali, come il sindaco di Ovodda Ilenia Vacca e la vicepresidente del distretto rurale della Barbagia Alessandra Morette, è stata possibile per il sostegno di Fondazione di Sardegna, ed è ambiziosa, molto ambiziosa. Se andrà in porto, lo si vedrà per l’avvio nel 2024, risponderà a molteplici esigenze: lo spopolamento delle campagne, il progressivo invecchiamento degli allevatori, lo spopolamento di tanti piccoli centri. Certo, non bastano cento persone per invertire la tendenza. Ma se fossero cinquemila, qualcosa cambierebbe.

Come spesso accade, il confronto tra il mondo agricolo sardo e il Kirghizistan è nato casualmente. «Luigi Dedoni, ristoratore cagliaritano, ha conosciuto diverse persone che prevenivano da quel paese, e per motivi professionali ha avuto occasione di dialogare con esponenti di quel governo. I loro dirigenti avevano chiesto aiuto alla Sardegna, conoscendo la nostra storia nell’allevamento ovino, perchè i kirghisi non hanno diffuse competenze nella produzione di formaggio da latte di pecora. Abbiamo avviato un dialogo con loro, anche con l’aiuto di del distretto delle Barbagie capeggiato da Efisio Arbau e con il sostegno di Bastianino Piredda, tecnico caseario, ma in una prima fase eravamo fermi – precisa il direttore regionale Coldiretti Luca Saba – a uno scambio professionale».

Poi il dialogo, il confronto e la scoperta della cultura pastorale kirghisa ha acceso una lampadina nella testa dei dirigenti Coldiretti: le nostre campagne si stanno spopolando, così come i nostri paesi. L’età media dei nostri allevatori è di 55 anni. Tra dieci anni è a rischio un intero comparto, con ricadute infinite dal punto di vista economico e sociale. Come invertire la tendenza? Ospitando chi è in condizioni di lavorare nelle campagne sarde, ha le competenze e le potenzialità.

«Nelle campagne sarde il personale, qualificato o no, scarseggia. Trovare lavoratori per tempi lunghi è quasi impossibile. I romeni o gli albanesi hanno scelto lidi remunerati meglio, gli africani, per ragioni oggettive, per la loro poca dimestichezza nell’allevamento ovino, non vanno bene. Abbiamo pensato a un popolo che ha nell’allevamento delle pecore e dei cavalli uno dei tratti salienti, che conosce il nomadismo, ma che vive in piccole comunità. E siamo partiti, dopo aver istruito a tutti i livelli la pratica per il Kirghizistan». Luca Saba ha fatto parte delle delegazione sarda, composta oltre che da Vacca, Morette e Cualbu anche da Giorgio Demurtas presidente Coldiretti Cagliari, dal consulente Antonio Costeri, dall’interprete Alina e da Luigi Dedoni.

«Abbiamo visto i loro pascoli, parlato con gli allevatori, visto le loro capanne. Ne abbiamo ricavato l’impressione di un popolo delle campagne che vive in simbiosi con i loro animali, con molti punti in comune con la cultura sarda».

Ma come si è sviluppato quello che poi è diventato un vero e proprio progetto? Secondo i dirigenti Coldiretti gli errori del passato non vanno ripetuti. Pensare solo alla dimensione economica per l’inserimento di forze lavoro straniere non basta: serve un progetto di integrazione sociale, se non culturale, serve insomma che chi viene a lavorare in Sardegna si senta parte delle comunità sarda e non un alieno, sino al giorno che lascia, per sempre, l’isola.

Lavoratori nelle campagne di età compresa tra i 18 e i 45 anni, sposati, con la moglie che può fare da badante negli stessi centri dove lavorano i mariti. Detto così sembra l’uovo di Colombo, ma in soldoni è quello che Coldiretti ha proposto al capo dipartimento del centro per l’impiego del ministero del lavoro kirghiso Arslan Baidopuev.

Un progetto a medio-lungo termine, per rispondere al calo delle nascite, allo spopolamento e all’abbandono delle case nei piccoli centri, con l’assunzione di kirghisi in Sardegna. Per adesso un centinaio, in futuro molte migliaia, a seconda della domanda. Il progetto pilota prevede interventi in tre aree di altrettanti distretti rurali: Sassari, Barbagie e Sarrabus.

Serviranno tempo, pazienza e mediatori culturali, perchè due culture così diverse, anche se con tratti simili, non possono entrare in sintonia dall’oggi al domani. Serve naturalmente l’impegno delle istituzioni, Regione in primo luogo.

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La Sardegna già ospita la più grande comunità di kirghisi in Italia, quasi 800 su meno di 2000 sparsi in tutto il paese, e nel corso dei secoli ha accolto comunità di culture diverse che si sono integrate nella comunità locale (esempio famoso, i ramai di Ìsili, di etnia gitana). Ma questo è un progetto calato dall'alto. Un vero atto di sostituzione etnica da parte di gente che NON VUOLE risolvere i veri motivi socioculturali ed economici per cui le generazioni più giovani fuggono dalle campagne sarde.

Certo, meglio i kirghisi di altre popolazioni decisamente più "moleste", ma...
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #1 il: Settembre 18, 2023, 11:10:53 am »
Altro che punti comune sono musulmani, che volete che sia: altrove raggunta la soglia critica del 20% si danno a violenze e saccheggi quotidiani.
Naturalmente godranno di vantaggi ed incentivi che ai sardi non hanno mai dato.
Saranno meno molesti (per ora) ma in base a varie fonti sono certo di una vera e propria ideologia di sostituzione, per cancellare la cultura occidentale dal pianeta. E' vietato dall'ONU, che giustamente chiama l'immigrazione e il collasso economico-demografico pilotati genocidio, ma che farci sono secoli che vandeani ed armeni attendono di veder riconosciuto il loro

E in Corsica? "Ripopolano" anche lì: coi francesi
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Massimo

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #2 il: Settembre 18, 2023, 12:48:26 pm »
Perchè non ripopoliamo la Sardegna con i pashtun Talebani già che ci siamo? Magari loro ci insegneranno ben come cacciare gli americani e chiudere le basi NATO in Italia.

Offline Vicus

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #3 il: Settembre 18, 2023, 18:11:13 pm »
Ma se Bin Laden era un burattino degli USA...
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #4 il: Settembre 18, 2023, 20:23:06 pm »
Bin Laden, sì, i Talebani, no.

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #5 il: Settembre 25, 2023, 06:52:44 am »
Io salverei gli allevamenti - sardi e non - impedendo a molti studenti di andare a scuola e mandandoli a pascolare pecore e mucche.

Offline Vicus

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Re:Pastori kirghisi per ripopolare la Sardegna
« Risposta #6 il: Settembre 25, 2023, 12:30:04 pm »
Magari alle studentesse
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.