Autore Topic: La Carfagna alza la voce ma in gioco non ci sono le regole del processo  (Letto 986 volte)

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Online Jason

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La sentenza della Corte Costituzionale
Stalking, la Carfagna alza la voce ma in gioco ci sono le regole del processo
La voce più grossa l’ha fatta il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna. Seguita da altre parlamentari (unica encomiabile eccezione la radicale Rita Bernardini ), enfatizzata da giornali di destra e di sinistra. La protesta riguarda una sentenza della Corte costituzionale, che  abrogando un articolo della norma sullo stalking, ha dichiarato la non obbligatorietà della custodia cautelare in carcere nei reati di violenza sessuale. Apriti cielo: sostanzialisti/e di tutto il mondo unitevi! In realtà quel che stupisce è che il parlamento possa aver approvato una norma del genere, e anche che negli uffici del ministro Carfagna non ci fosse un giurista in grado di darle qualche buon suggerimento. Perché l’Alta Corte ha individuato ben tre violazioni costituzionali, l’articolo 3 che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, il 13 sulla libertà personale e il 27 sulla funzione della pena.

Non c’è bisogno di essere giuristi per sapere prima di tutto che la Costituzione ( art. 27 ) prevede la presunzione di non colpevolezza prima dei tre gradi di giudizio. E’ quindi un abuso già dire “lo stupratore”, senza aver fatto precedere il sostantivo dall’aggettivo “presunto”. Pretendere poi, per legge, che il magistrato abdichi alla discrezionalità di valutare caso per caso se applicare o meno la custodia cautelare in carcere e, come dicono le parlamentari che hanno criticato la Corte, “sbatta in galera lo stupratore”, vuol dire aver dimenticato ogni criterio di garanzia e diritti della persona. Perché proprio per quel reato dovrebbe essere obbligatoria un’anticipazione di pena? Se non c’è l’obbligo, è probabile che la gran parte dei magistrati disponga comunque la custodia in carcere. Ma lo avrà fatto secondo i criteri del codice di procedura, nel rispetto del dettato costituzionale.

Sarebbe interessante sapere che cosa ne pensa il “moderno”, “europeo” Presidente della Camera sotto la cui direzione d’aula un anno fa è stata approvata la legge, dal momento che in nessun ordinamento anglosassone sarebbe mai pensabile un obbrobrio del genere. L’equivoco è nato dall’equiparazione del reato di violenza sessuale ai reati di mafia, come se –lo fa notare la Corte Costituzionale- un delitto individuale fosse paragonabile a un reato associativo ( ammesso che abbia ancora senso l’esistenza nel nostro ordinamento di questa tipologia di reati ). Grave la mafia, grave lo stupro, è stato il ragionamento. Diamo un segnale, così magari le violenze diminuiranno. Mai l’inasprimento delle pene ha fatto calare i reati, figuriamoci il carcere preventivo.

La verità è che, prima di strillare, occorrerebbe almeno leggerle, le sentenze. La memoria corre   a un analogo trambusto suscitato nel 1999 da una sentenza della Corte di cassazione che cancellava la condanna per stupro nei confronti di un istruttore di guida accusato di aver usato violenza a un’allieva. La sentenza passò alla storia come “il fatto dei blue jeans”, la foto di alcune parlamentari (Mussolini, Prestigiacomo, Matranga) protestatarie fece il giro del mondo. Che scandalo, si disse, i giudici hanno assolto lo stupratore con la motivazione che non si può violentare una ragazza che indossa jeans aderenti.

Ovviamente nessuno, o quasi, si era preso la briga di leggerla, la sentenza. Si sa che i processi per stupro, oltre a essere molto delicati sono anche difficili. La gran parte delle volte c’è una parola contro l’altra. Il fatto che la violenza sulle donne ( o sui minori ) sia una piaga spaventosa e inaccettabile nel nostro paese e nel mondo, non può giustificare l’abbandono delle regole, delle procedure, delle garanzie. E i giudici hanno il compito, quando condannano, di essere certi, al di là di ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza dell’imputato.

Nel caso dell’istruttore di guida e della ragazza in bluejeans c’era indubbiamente stata una relazione tra i due e molta ambiguità nello svolgimento dei fatti. I giudici avevano dettagliato molto bene la motivazione di quell’assoluzione. Quello dei jeans (la sentenza sosteneva che la ragazza se li era tolti spontaneamente ) era un particolare insignificante  e non era assolutamente la base della decisione. Pure lo “scandalo” passò di bocca in bocca e alcune parlamentari corsero a casa a cambiarsi, indossarono i jeans e si fecero fotografare davanti a Montecitorio con grandi cartelli di protesta.
Lo “scandalo” di oggi riguarda la detenzione prima del processo.

Le regole per l’applicazione della custodia cautelare in carcere sono molto chiare nell’articolo 275 del codice di procedura penale e prevedono i tre casi di pericolo di fuga, di ripetizione del reato o di inquinamento delle prove. Non si può quindi pretendere che, in nome dell’allarme sociale destato da una violenza che per le donne significa un trauma perenne, si accantonino le regole, si proceda con superficialità “per dare segnali”. E’ demagogico il segnale dato dal ministro Carfagna sullo stupro tanto quanto quello preteso dal presidente Fini sulla legalità. Come se la giustizia e la legalità non stessero a cuore a tutti. Ma anche le regole dovrebbero stare a cuore a tutti.

«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline ilvaccaro

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Re: La Carfagna alza la voce ma in gioco non ci sono le regole del processo
« Risposta #1 il: Luglio 25, 2010, 14:19:59 pm »
Io invece sono a favore del carcere immediato prima del processo-dibattimento, in caso di ACCUSA di:

Corruzione, concussione, associazione per delinquere, abuso d'ufficio, bancarotta fraudolenta,......OVVIAMENTE con l'abolizione totale ed immediata di ogni e qualsiasi residuale immunità parlamentare ed immediata rimozione dai pubblici uffici..... :D :D :P

Via.....Trascinati via in manette e basta. :D :P

Poi, DOPO qualche mesetto di galera, se erano innocenti saranno scarcerati no?.....Che problema c'è....? :lol: :D

La carfregna alza la voce?.....Ma si limitasse ad alzare il culo.!


Vediamo se si trova qualche parlamentare che la propone....

Magari la stessa ministra... Cosi andrebbe a trovare metà dei suoi amici in galera.

Io intanto resto in fiduciosa attesa.

« Ultima modifica: Luglio 25, 2010, 14:24:25 pm da ilvaccaro »
Non sono come certi sfigati che si pagano le donnacce.
Io mi sposo e poi pago " SOLO " alimenti e mantenimento ad una donna " ONESTA.."

Offline ilmarmocchio

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Re: La Carfagna alza la voce ma in gioco non ci sono le regole del processo
« Risposta #2 il: Luglio 26, 2010, 12:45:18 pm »
In tema di giustizia il governo e la maggioranza soffrono di
schizofrenia. La radice greca del termine indica un cervello
diviso, uno sdoppiamento che complica la vita. Il guaio di
certe malattie, al contrario della rottura di un femore o di
una colica renale, è che il soggetto non sempre è consapevole
del problema. Così abbiamo governanti che si scagliano
contro la magistratura e i giornalisti, accusandoli
(giustamente) di agire con scarso rispetto della presunzione
d’innocenza, e abbiamo parlamentari (Giorgio Straquadanio,
ad esempio) che si recano in visita ai detenuti in custodia
cautelare, sottolineando (giustamente) che non sempre ricorrono i tre motivi canonici per
privare un cittadino innocente della libertà, ma abbiamo anche governanti che s’inalberano
contro una più che giusta sentenza della Corte Costituzionale, che ha cancellato il carcere
preventivo obbligatorio per i pettati di stupro, e abbiamo una maggioranza parlamentare che,
pur attestandosi sulle posizioni prima richiamate, votò la norma ora abrogata, evidentemente
convinta che il diritto possa essere storto al punto da valere per alcuni e non per altri. La
ciliegina sulla torta è che il relatore contro la norma è stato un giudice costituzionale scelto dal
centro destra, l’avvocato Giuseppe Frigo, che, fortunatamente, non ha dimenticato la propria
cultura giuridica e, provvidenzialmente, neanche il suo essere stato presidente dell’unione
camere penali. Una scelta felice, che oggi avrebbe dovuto consigliere un rispettoso silenzio.
Invece ho letto corbellerie monumentali, compresi titoli fatti a capocchia, che annunciavano
l’impossibilità del carcere per gli stupratori. Come abbiamo letto dichiarazioni del ministro
Mara Carfagna che richiamavano il sentire popolare o il “giustificazionismo”, ovvero principi
che non sono solo l’antitesi del diritto, ma anche l’anticamera della galera per la gran parte dei
coinvolti nelle inchieste che sgombrerebbero molte stanze attigue a quella del signor ministro.
Noi segnalammo gli errori di quella legge nel momento stesso in cui cominciarono a parlarne,
con due interventi del febbraio e del marzo 2009. Raccontammo la grottesca storia delle due
coppie di presunti stupratori rumeni, arrestate per lo stesso stupro, pretendendo tutte e due
le volte che fossero quelli veri, e mettemmo in evidenza che imporre l’arresto obbligatorio, con
l’aggiunta di escludere i domiciliari, era un gesto di deplorevole resa. Perché, in quel modo, si
firmava la rassegnazione ad avere una giustizia che non funziona, salvo vendicarsi sui presunti
reprobi, facendo loro scontare pene mai comminate. E’ ovvio che gli stupratori devono andare
in galera. Dove mai volete mandarli? Ed è altrettanto ovvio, come scrive la Corte Costituzionale,
che il giudice delle indagini preliminari può sempre disporre la custodia cautelare, senza per
questo essere obbligato a farlo. Ma è altrettanto ovvio che per definire stupratore un cittadino
1 di 2
26/07/2010 12:29
Il Legno storto, quotidiano online - Politica, Attualit...
http://www.legnostorto.com/index2.php?option=c...
occorre una sentenza, e per la sentenza occorre un processo. Se, invece, facciamo fede alle
procure, se a loro assegniamo il compito di stabilire chi sono i colpevoli, al punto da sbatterli in
galera per obbligatorio ossequio alle loro determinazioni, allora facciamo ciao ciao con la manina
a tanti signori che Silvio Berlusconi sostiene essere innocenti.
Ma che c’entra, diranno i nostri cultori del non diritto: una cosa sono gli stupri altra l’essere
accusati d’essersi arricchiti alle spalle della spesa pubblica o di avere complottato per
corrompere la vita istituzionale. Siete sicuri? Non è che poi passa qualcuno e vi spiega che il
comune sentire popolare è imbufalito con i secondi quanto con i primi, anzi, che i primi hanno
stuprato le loro vittime, mentre dei secondi siamo tutti vittime? A quel punto, che altro fate e
dite, se non iscrivervi al partito del giustizialismo manettaro e fascistoide? Questi signori, questi
ministri, questi parlamentari proprio non sono capaci di capire che il diritto è un corpo unitario
e se cominci a dire che gli stupratori, benché presunti, devono, per forza, andare in galera
prima di avere incontrato un giudice non c’è poi modo di non mandarci anche gli altri,
consegnando alla magistratura un insindacabile potere sulla vita civile e politica.
Ringrazino Frigo e la Corte Costituzionale, piuttosto, che hanno smontato un’inciviltà con cui
governanti incapaci hanno provato il gusto di farsi belli con l’opinione pubblica forcaiola, e
sperino che quei forconi non si rivoltino verso la loro parte. Anche perché, sapete cosa succede
agli stupratori veri, arrestati obbligatoriamente e senza processo? Succede che vengono
scarcerati per decorrenza dei termini. Ecco cosa succede, e il dovere del legislatore e del
governante consiste nel far funzionare la giustizia, non nello stuprarla nella speranza di
mascherare la propria impotenza.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato da Libero
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