Autore Topic: Il martirologio di Giulia Cecchettin  (Letto 9679 volte)

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Offline Vicus

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #180 il: Dicembre 08, 2023, 18:36:49 pm »
Ogni propaganda che si rispetti va preparata con largo anticipo
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #181 il: Dicembre 08, 2023, 21:46:11 pm »
E difatti questa aveva TUTTA l' aria di essere stata preparata con LARGO anticipo. Anzi, larghissimo.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #182 il: Dicembre 10, 2023, 18:07:38 pm »
Stanno arrivando una caterva di insulti al padre e alla sorella di Giulia Cecchettin. Chissa mai perché? :hmm:

Offline Vicus

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #183 il: Dicembre 10, 2023, 19:17:18 pm »
Dovranno querelare mezza Italia
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #184 il: Dicembre 10, 2023, 21:15:31 pm »
Dovranno querelare mezza Italia

E magari vorrebbero pure farlo!

Offline Vicus

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #185 il: Dicembre 11, 2023, 00:00:37 am »
Cissà se quereleranno il quotidiano La Verità:

La sofferenza di un padre trasformata in uno spot sulla lotta al patriarcato

Le parole di Gino Cecchettin al funerale della figlia son già divenute il manifesto di chi pretende la «rieducazione» del maschio. Persino a costo di sfruttare lutto e tragedia.
Nell’era dell’emotività in cui ci troviamo impantanati non c’è messaggio politico più efficace di quello lanciato da una vittima. La ragione annega in un turbinio di emozioni, l’empatia prende il sopravvento e rende meno lucidi, il cuore del pubblico è stimolato al punto giusto. Così si crea il terreno ideale in cui coltivare un discorso politico, che purtroppo il più delle volte è cinicamente indotto dall’esterno.

Era in effetti piuttosto difficile non commuoversi ascoltando il discorso pronunciato da Gino Cecchettin, padre di Giulia, al termine del funerale della figlia nella basilica di Santa Giustina a Padova. Davanti agli occhi era ritto in piedi un uomo dignitoso, che appariva saldo nonostante il macigno di dolore che gli è precipitato addosso: la morte della moglie prima, l’omicidio della sua bambina poi.

Eppure quel discorso era innervato di politica, anzi era quasi tutto politico, e con un bersaglio piuttosto preciso. «Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle», ha detto Cecchettin, mostrando di avere idee piuttosto chiare in merito. «Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione», ha continuato.

Il padre di Giulia si è rivolto ai maschi, invitandoli a sfidare «la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto».

Poi Gino Cecchettin ha parlato della scuola: «Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza», ha scandito. «La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti».

Subito dopo, si è concentrato sul ruolo dell’informazione. «Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti», ha detto. «Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti».

In conclusione, l’appello alle forze politiche affinché mettano «da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni», ha detto Cecchettin. «Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo».

Un discorso tutto politico, certo, tutto politico. Ma le parole che escono dalle labbra di una vittima non si possono contestare: sono bagnate nel dolore, hanno la potenza dell’emozione a fare da scudo. Quindi - benché politico e dunque discutibile - il ragionamento di Cecchettin diviene una sorta di comandamento, un manifesto di cui una bella fetta di commentatori da tastiera e politici in carenza di idee non hanno esitato ad appropriarsi. Ora che persino lui (il padre di Giulia!) lo ha evocato, contestare l’esistenza del patriarcato attirerà immediata scomunica. Ora che lui (il padre di Giulia!) ha chiesto precisi interventi nelle scuole, come potrà la politica negarli? Sarebbe come vilipendere la memoria di una ragazza barbaramente uccisa. Ed ecco che, sull’increspatura delle lacrime, il discorso della vittima diviene dogma. Con tutta evidenza, è stato un’ideologia politica a ispirarlo, ma l’influenza passa decisamente in secondo piano, occultata dalla pervasività dell’emozione.

Intendiamoci bene: la vittima ha realmente diritto di dire ciò che vuole, e il dolore deve realmente essere al riparo da ogni critica. Ma il discorso politico, quello no. Quello riguarda tutti, e perciò deve essere sottoposto al vaglio della differenza; deve essere masticato e digerito, analizzato e criticato. Il problema sorge quando - come in questo caso - la politica si fa consapevolmente scudo dell’emozione, sfrutta il dolore per imporsi. È lacerante notarlo, ma l’intera vicenda di Giulia Cecchettin ha subito questo destino: è stata utilizzata per rafforzare un pensiero politico, per imporlo e interrompere ogni discussione a riguardo. La famiglia - che legittimamente e comprensibilmente esprimeva i propri sentimenti e le proprie convinzioni - è stata cinicamente tramutata in un cartellone pubblicitario della lotta al patriarcato. La sua sofferenza ha fatto da carburante a un marchingegno ideologico subdolo, che al solito è riuscito a macinare risultati. Ancora una volta, il pensiero prevalente ha usato le vittime a proprio beneficio, con la complicità di media e politici, e certo non esiterà a dimenticarle quando sarà il momento.[...]
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #186 il: Dicembre 11, 2023, 14:18:45 pm »

Sentite le cose interessanti che dice Fusaro:


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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #187 il: Dicembre 11, 2023, 19:51:57 pm »

Anche queste riflessioni non sono affatto male:


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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #188 il: Dicembre 11, 2023, 21:12:54 pm »
Ottimo intervento ulteriore di Fusaro:


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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #189 il: Dicembre 11, 2023, 21:18:37 pm »
A me 'ste cacate sull'inesistente patriarcato fanno sempre più morire dal ridere...
Basta dire che in una vera società patriarcale-maschilista-misogina, le femmine della specie umana conterebbero meno dei negri nell'Alabama del 1890, ai "tempi d'oro" del Ku Klux Klan.
Gli uomini patriarcali che permettono una simile propaganda anti uomo bianco etero occidentale, per settimane e settimane...
Che film è ?
Ma poi, questa cazzo di rieducazione, riguarda anche gli africani residenti in Italia ?
E gli albanesi ? I rumeni ? I moldavi ? I cinesi ? I filippini ? Gli indiani ? I pakistani ?
E' una domanda retorica eh...
La verità vera è che a livello mediatico, femminismo e misandria dilagano e questo accade proprio perché viviamo in una società che tutto è tranne che patriarcale.
Casomai la nostra è una società fortemente ginocentrica (come lo è la Spagna, tanto per fare un esempio).
Tutto il resto è fuffa politicamente corretta in salsa femminista.

Colgo l'occasione per riportare questo commento di Fabio Nestola.

Citazione
Sappiamo tutto di Filippo Turetta
I media fanno a gara per scavare nei più reconditi recessi della sua vita, prima e dopo avere assassinato la povera Giulia.
Sappiamo marca, modello e colore dell’auto, cosa la polizia tedesca ha trovato dentro, in quale negozio ha comprato il nastro adesivo, l’itinerario della fuga, quanti soldi aveva in tasca, in quale centro commerciale ha pranzato insieme alla vittima, quali negozi ha visitato, cosa ha detto quando è stato interrogato in Germania, cosa ha detto quando è stato interrogato in Italia, quanto tempo è durato l’interrogatorio, quando ha parlato con i genitori e per quanto tempo, cosa scriveva sui social, dove andava in vacanza, cosa studiava all’Università e con quale rendimento, persino che sport faceva e presso quale società.
E poi Turetta che rientra col volo di Stato, la prima notte in carcere di Turetta, il primo colloquio di Turetta con l’avvocato, il rifornimento di benzina di Turetta, i selfie davanti a casa di Turetta, le minacce al ristorante di Turetta, il gruppo fb “le bimbe di Turetta”, le lacrime da coccodrillo di Turetta …
Curioso che nessuno abbia potuto leggere un centesimo di tali informazioni su Dumitru Stratan, Denis Molchanov, Xhafer Uruci, Jawad Hicham, Safayou Sow, Taulant Malaj, Sergio Antonio Luciano Lorenzo, Dileysi Lorenzo Guzman, Juan Maria Guzman, Zakaria Atqaoui, Omer Cim, Michael Dennis Whitbread, Gheorghe Ciprian Apetrei, Costel Balan, Adil Harrati, Youssef Moulay Mahid, Alfred Vefa, Selami Bodi.
Non si sa assolutamente nulla di queste persone, eppure sono i responsabili di metà dei femminicidi del periodo 1 gennaio / 3 novembre presenti sul sito femminicidioitalia.
La clamorosa strumentalizzazione del caso Cecchettin stride vergognosamente con il disinteresse per la morte di donne algerine, tunisine, albanesi, ucraine, marocchine, etc.
Perché uccise da uomini algerini, tunisini, albanesi, ucraini, marocchini, etc., quindi non sono spendibili mediaticamente e ideologicamente come la giovane italiana uccisa da un italiano?
Perché non bisogna dire che gli stranieri – regolari e irregolari – presenti in Italia sono meno del 10% della popolazione, ma commettono il 50% dei delitti?
Perché non bisogna intaccare il dogma che il figlio sano del patriarcato è maschio/bianco/etero?
Sono domande che, come sempre, rimarranno senza risposta.
Ma non per questo dobbiamo smettere di farle.
Fabio Nestola



https://femminicidioitalia.info/



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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #190 il: Dicembre 11, 2023, 21:43:27 pm »
Siamo in piena propaganda misandrica che ha colto il pretesto dell'omicidio di Giulia Cecchettin perchè essa si presta PERFETTAMENTE alla piena colpevolizzazione del maschio bianco eterosessuale occidentale in quanto principale contestatore e potenziale nemico delle èlites al potere qui in Occidente che si servono del femminismo come ideologia scardinante la famiglia che è un ostacolo alla società liquida e fluida che esse intendono creare e che utilizzano le femministe come utili idiote (ma sarebbe più appropriato definire cretine) e come guastatrici da mandare in avanscoperta, caro Frank. Nel caso tu non lo abbia ancora capito. 

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #191 il: Dicembre 11, 2023, 21:57:14 pm »
Siamo in piena propaganda misandrica che ha colto il pretesto dell'omicidio di Giulia Cecchettin perchè essa si presta PERFETTAMENTE alla piena colpevolizzazione del maschio bianco eterosessuale occidentale in quanto principale contestatore e potenziale nemico delle èlites al potere qui in Occidente che si servono del femminismo come ideologia scardinante la famiglia che è un ostacolo alla società liquida e fluida che esse intendono creare e che utilizzano le femministe come utili idiote (ma sarebbe più appropriato definire cretine) e come guastatrici da mandare in avanscoperta, caro Frank. Nel caso tu non lo abbia ancora capito.


... ? :hmm:

Massimo, essù...

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #192 il: Dicembre 11, 2023, 21:58:49 pm »
La parità di genere è ben realizzata in Nicaragua (7° posto su 146 nazioni) e Namibia (8° posto). Immagino che le emarginate donne italiane (79° posto) desiderino ardentemente trasferirsi in Nicaragua o in Namibia
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #193 il: Dicembre 11, 2023, 22:02:00 pm »
Croazia.

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/Croazia-come-combattere-i-femminicidi-228552
Citazione
Croazia: come combattere i femminicidi

Il governo croato ha annunciato l'intenzione di riconoscere il femminicidio come un tipo di delitto distinto dagli altri. Una novità importante, ma occorre un cambiamento sociale ben più ampio, avverte chi lotta per i diritti delle donne

07/12/2023 -  Jelena Prtorić
Il 13 settembre 2023 il primo ministro croato Andrej Plenković ha annunciato una modifica al codice penale che renderebbe il femminicidio un reato a sé stante, punibile con una pena detentiva di almeno dieci anni. Questa modifica si accompagnerebbe a una serie di misure più severe per combattere la violenza contro le donne.

Secondo dati del ministero degli Interni, nel Paese – che conta poco meno di 4 milioni di abitanti – si sono registrati sei femminicidi nei primi sei mesi del 2023 e 13 nel 2022. Un’analisi  del Garante per l’uguaglianza di genere ha mostrato che nel periodo 2016-2021 sono state uccise 92 donne in Croazia e che il numero di femminicidi è progressivamente aumentato durante il periodo di riferimento. 52 di quelle 92 donne sono state uccise da una persona che conoscevano. L’indagine sui femminicidi in Europa condotta dallo European Data Journalism Network ha dimostrato che la Croazia è il terzo paese in Europa  per numero di omicidi intenzionali commessi da parenti o (ex) partner.

La criminalizzazione del femminicidio in quanto tale in Croazia è un evento storico: finora solo due paesi europei, Malta e Cipro, riconoscono il femminicidio come un reato a sé stante. Il cambiamento legislativo è stato quindi accolto favorevolmente da numerosi attori della società civile e del diritto, sia a livello nazionale che internazionale.

Tuttavia, per Iva Čatipović di SOS Rijeka  (un’organizzazione no-profit che lavora per prevenire, ridurre ed eliminare la violenza domestica e di genere), l’annuncio di Plenković è stato prima di tutto una mossa politica e non risolverà il problema da solo. “Dovremo vedere come sarà la versione finale del disegno di legge e come verrà implementata. Il quadro giuridico è una cosa, la sua attuazione è qualcosa di completamente diverso", avverte. Inoltre, il disegno di legge ha già trovato i suoi detrattori nel campo legale. L'Ordine degli avvocati croato e i giudici della Corte suprema hanno espresso la loro contrarietà  alla proposta legislativa, ritenendola “discriminatoria sulla base del genere”.

“Fallimento nel proteggere le donne”
Le modifiche proposte dal primo ministro non sono nate nel vuoto. L’annuncio è arrivato solo una settimana dopo che il GREVIO, il gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sull’azione contro la violenza contro le donne e la violenza domestica, ha pubblicato un’analisi  sull’attuazione della Convenzione di Istanbul in Croazia. La Croazia ha ratificato la Convenzione di Istanbul  , il primo trattato vincolante al mondo sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, nel 2018, dopo mesi di massicce proteste da parte dei conservatori che percepivano il trattato come una minaccia ai tradizionali ruoli di genere.

Il rapporto del GREVIO ha rilevato numerosi cambiamenti positivi dopo la ratifica, come l’adozione di documenti strategici per combattere la violenza contro le donne e la disuguaglianza di genere. Tuttavia, ha anche evidenziato l’insufficienza delle politiche messe in atto. Quando si tratta di femminicidi, in molti casi le istituzioni statali “non sono riuscite a utilizzare le misure legislative disponibili per proteggere le donne” e non sono stati compiuti “sforzi di raccolta dati per valutare l’efficacia dell’attuale sistema di valutazione del rischio”.

La nuova proposta legislativa comprende una serie di misure volte a combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. Ad esempio, la pena detentiva per stupro verrà aumentata da 1-5 anni a 3-8 anni. I tribunali dovranno considerare il diritto della vittima di ricorrere in appello riguardo a qualsiasi decisione che potrebbe modificare la durata o l'attuazione delle misure cautelari (come le ordinanze restrittive). I tribunali potranno anche arrestare l’imputato se vi è il ragionevole sospetto (o una segnalazione da parte della vittima) che abbia violato un’ordinanza restrittiva. Nel caso dei reati contro la libertà sessuale, le vittime potranno finalmente testimoniare tramite collegamento audiovisivo e non di persona.

È necessario un cambiamento sistemico
I cambiamenti legislativi non risolvono però il problema della sostenibilità finanziaria delle strutture che prestano aiuto alle donne vittime di violenza domestica. “La Croazia ha aperto sei nuovi rifugi in un breve periodo di tempo dopo la ratifica della Convenzione di Istanbul, ma sono stati finanziati da un progetto dell’UE e quindi non sappiamo come saranno finanziati a lungo termine”, dice Iva Čatipović. “La maggior parte dei rifugi è già a corto di personale e alcuni versano in condizioni materiali disastrose: le piastrelle cadono, le cucine sono semi-funzionanti”. Il rapporto del GREVIO avverte inoltre che “la maggior parte dei centri per la violenza domestica, soprattutto nelle zone rurali, non è ancora adatta ad accogliere donne con disabilità o donne con condizioni di salute a lungo termine che richiedono assistenza medica continua, donne incinte e donne con problemi di salute o di dipendenza”.

​È inoltre fondamentale collegare meglio le istituzioni che dovrebbero, in primo luogo, proteggere le donne e prevenire i femminicidi. Nell'agosto 2022, due donne sono state uccise in Croazia  dai loro ex partner nel giro di dieci giorni. Dopo gli omicidi divenne chiaro che entrambi gli uomini avrebbero potuto essere arrestati dalla polizia, ma alla fine avevano ricevuto solo un ordine restrittivo. "Non abbiamo un sufficiente passaggio di informazioni tra le istituzioni", osserva Branka Žigante-Živković, ex giudice dell'Alta Corte per i reati minori, coinvolta in numerose attività di ricerca e formazione sui femminicidi.

“Se la polizia dispone dell’informazione che una donna è ad alto rischio, la stessa informazione dovrebbe essere condivisa con altri attori all’interno del sistema, come i pubblici ministeri. Inoltre, non basta che un uomo riceva un ordine restrittivo: dovrebbe avere un braccialetto elettronico e la donna dovrebbe ricevere un allarme se si avvicina”, spiega Žigante-Živković. Secondo lei, è vitale un’educazione trasversale, che insegni ai professionisti i diritti delle vittime e i diversi fattori di rischio come il controllo coercitivo o la separazione. “Negli atti giudiziari sui procedimenti legati alla violenza sessuale o di genere si trovano ancora stereotipi e domande non autorizzate rivolte alla vittima, come 'Perché eri fuori a quell'ora?', 'Hai bevuto?', 'Come eri vestita?'”, osserva.

La lentezza del sistema e la sensazione che non verranno prese sul serio dalle istituzioni sono le ragioni per cui molte donne non denunciano la violenza domestica. Nel 2022 in Croazia è stata intrapresa un’analisi sociologica  della fiducia nelle istituzioni. Si è scoperto che nel periodo dal 1999 al 2020 è diminuita la fiducia in ogni istituzione, a eccezione delle forze armate e della Chiesa. Le persone si fidano poco persino del sistema giudiziario. I numeri sembrano sostenere il loro scetticismo: secondo il quadro di valutazione della giustizia UE 2023, la Croazia è fra i tre paesi che hanno i sistemi giudiziari meno meno efficienti  in termini di tempo necessario per risolvere i casi.

“Se sei vittima di violenza domestica, hai già perso la fiducia nelle persone perché qualcuno vicino a te è violento nei tuoi confronti. E, se hai la sensazione che le istituzioni non funzionino, potresti pensare che non abbia senso denunciare la violenza”, dice Lorena Zec, psicologa di SOS Rijeka. “Le donne che si rivolgono a noi sono spesso scettiche quando suggeriamo loro di rivolgersi alla polizia. Si chiedono cosa significherà per loro, quali saranno le conseguenze e quanto dureranno le procedure giudiziarie. Se vogliamo che le donne denuncino le violenze domestiche, dobbiamo lavorare per aumentare la loro fiducia nelle istituzioni”, conclude.

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Re:Il martirologio di Giulia Cecchettin
« Risposta #194 il: Dicembre 11, 2023, 22:06:19 pm »
Siamo in piena propaganda misandrica che ha colto il pretesto dell'omicidio di Giulia Cecchettin perchè essa si presta PERFETTAMENTE alla piena colpevolizzazione del maschio bianco eterosessuale occidentale in quanto principale contestatore e potenziale nemico delle èlites al potere qui in Occidente che si servono del femminismo come ideologia scardinante la famiglia che è un ostacolo alla società liquida e fluida che esse intendono creare e che utilizzano le femministe come utili idiote (ma sarebbe più appropriato definire cretine) e come guastatrici da mandare in avanscoperta, caro Frank. Nel caso tu non lo abbia ancora capito.

Comunque, caro Massimo, bisognerebbe pure sfatare questa storia secondo cui le femminucce femministe sarebbero "usate" dai padroni del vapore.
Io, invece, dico che lor signore e signorine non sono affatto "usate"...
Anzi.