Alessandro VI aveva una reputazione irreprensibile dal punto di vista dottrinale ma una reputazione pessima dal punto di vista morale e con lui Bonifacio VIII che aveva indotto alle dimissioni il povero Celestino V e poi lo fece imprigionare e morire in carcere, tanto che Dante poi lo schiaffò all'inferno.
Quanto all'eresia, la Chiesa Cattolica considera tale anche la semplice lettura della Bibbia le cui parole sono perfettamente intelligibili a chiunque, senza bisogno alcuno di nessuna "interpretazione" da parte di una classe clericale che spesso capisce più di filosofia che di teologia (per avere contezza della quale basta leggere e studiare la Bibbia, non Aristotele, Agostino di Ippona, infarcito di neoplatonismo e di Tommaso d'Aquino che voleva mischiare il cristianesimo con la filosofia aristotelica).
Quanto alla "sottomissione al Papa" considerata dai cattolici alla stregua di eresia, adesso abbiamo Papa Bergoglio in odore di eresia e che propugna tesi ed impone la disciplina ecclesiastica in odore di eresia. Come la mettiamo, caro Vicus, con il principio della sottomissione al Papa? Adesso un cattolico a cosa deve sottomettersi: ad un Papa che vuole l'eresia o ad una dottrina che il Papa intende cambiare?