Autore Topic: Prima isolare poi uccidere: puntano alla mattanza degli "improduttivi"  (Letto 290 volte)

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Offline Vicus

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L'autore fa esempi di donne ma il problema riguarda molto più gli uomini, decisamente più esclusi dalla società ginocentrica:

Anche Zaia è stato battuto, come Elly Schlein a Monza, chi si fa sedurre dalle sirene di Marco Cappato se poi invece di chiacchierare si vota, perde sempre. Perché gli italiani, forse anche grazie al lavoro quotidiano che facciamo noi per smascherarle, hanno capito che Cappato dice bugie.
Leggete l’intervista di oggi di Zaia al Corriere della Sera, gli viene chiesto quali siano le condizioni per poter accedere al suicidio assistito e Zaia recita la filastrocca: “Malattia dall’esito infausto, insostenibilità del dolore fisico e psicologico”.
Subito ti viene in mente una condizione da malato terminale con dolore fisico estremo, empatizzi per paura che possa toccare a te, non ragioni sul fatto che la terapia del dolore con il Fentanyl e i suoi derivati centinaia di volte più forti della morfina ormai il dolore lo azzera, lì all’intersezione tra scarsa lucidità e paura si piazza Cappato con il suo piffero e come Zaia gli vai appresso.
Poi quelli come noi vanno a leggersi il testo proposto da Cappato e scoprono la dizione precisa della legge, che riprende la sciagurata sentenza della Corte Costituzionale.
La condizione per accedere al suicidio di Stato è “una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche” che i sofferenti stessi “reputano intollerabili”. Zaia dice “fisiche e psicologiche”, Cappato scrive “fisiche o psicologiche”. Togli una e, metti una o, puoi sopprimere tutti i depressi, gli anoressici, i disabili, i dementi e i malati di Alzheimer al primo stadio che vuoi.
La sofferenza può essere anche solo psicologica e sono i sofferenti stessi a certificarla come “insopportabile”, qui è come la storia che se ti senti donna sei donna pure se sei uomo, si decide di ideologizzare l’autodeterminazione anche se porta al suicidio o all’evirazione. Tutto questo è palese follia travasata in norme. Basta far credere a Zaia che c’è una “e” e invece piazzarci una “o”. Basta fargli credere che si debba avere “una malattia dall’esito infausto” e invece nella legge c’è scritto “patologia irreversibile”, ottima per abbattere gli affetti da demenza senile e Alzheimer, ma anche ragazzini autistici, in Olanda ne hanno appena ammazzati cinque di età inferiore ai trent’anni. E in Canada spiegano che ormai “è più facile chiedere allo Stato il suicidio che una sedia a rotelle”.
In effetti Zaia ha fatto votare al Veneto una legge che obbligava la regione a far ammazzare i richiedenti “entro 20 giorni” (più sette per fornire il “farmaco”) in un Paese in cui un malato oncologico deve farsi mediamente 100 giorni in lista d’attesa per avere una Tac. Non aveva calcolato Zaia che persino nel Pd potesse trovarsi una donna coraggiosa, Anna Maria Bigon, che la roba di Cappato se l’è letta e ha fermato il gioco disobbedendo ai diktat di morte del suo partito. Basta analizzare le leggi, capire che quando scrivono è una condizione per accedere al suicidio assistito subire “trattamenti di sostegno vitale”, può ormai essere tutto e niente, vengono considerati tali persino le diffusissime mascherine contro le apnee notturne.
La legge fermata ieri in Veneto, peraltro incostituzionale perché in questa delicatissima materia la legge deve essere nazionale non regionale, era una trappola che avrebbe ipotecato il vostro futuro. Ricordatevelo bene, puntano alla mattanza degli improduttivi, a eliminare progressivamente tutti i sofferenti dopo averli isolati, lo si capisce bene quando al posto di una “e” vedete scritta una “o”.
Vogliono che la sofferenza psicologicamente atroce che porta una ragazza di vent’anni a buttarsi da un cavalcavia la sera di Natale sia accompagnata da una spinta di Stato, non da un carabiniere che a rischio della sua stessa vita la sostenga e la salvi. Ci vogliono soli, mai più solidali, nella tempesta del dolore. Questa sconfitta di Zaia sia il viatico per un ragionamento finalmente libero su questi temi e ricordatevi che la posta in gioco è la vostra stessa vita.

Mario Adinolfi
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.