Autore Topic: Intervista a Fabrizio Marchi  (Letto 1024 volte)

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Offline Vicus

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Intervista a Fabrizio Marchi
« il: Marzo 26, 2024, 21:27:41 pm »
Interessante la parte sul neofeudalesimo delle multinazionali, di cui anche altri hanno parlato:

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline KasparHauser

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #1 il: Marzo 30, 2024, 15:34:13 pm »
Niente da commentare, tutto vero , tutto condivisibile e tutto risaputo, per chi come noi è attento a questi temi.
Per tutti gli altri invece è complottismo.

Offline Vicus

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #2 il: Marzo 30, 2024, 15:50:39 pm »
La nostra strada è andare avanti infischiandocene di risibili accuse di complottismo
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #3 il: Marzo 30, 2024, 16:01:24 pm »
https://ragionimaschili.blogspot.com/2010/10/contributi-sul-gender-gap.html

Citazione
Contributi sul Gender Gap
Etichette: Armando Ermini, fainotizia, gender gap, informazione, vittimismo femminile
Premesse
Come già espresso nelle note fisse, la linea intrapresa da questo sito è volta a fornire al lettore i mezzi informativi utili ad orientarsi, in modo sempre più consapevole, in una realtà sociale e mediatica dominata, in materia di c.d. gender issues, da una fitta trama di messaggi mistificatori che minoranze qualificate – in nome di una correttezza politica arbitrariamente imperativa – vanno ormai da tempo e alacremente tessendo, al fine di orientare coscienze individuali e politiche nazionali verso ben precisi progetti di ingegneria sociale.
Ogni contributo che possa favorire questo compito, difficile ed impegnativo per la vastità delle questioni aperte e per la difficoltà di reperire in tempi rapidi fonti chiare e dati attendibili su ciascuna di esse, non può che essere considerato oggettivamente utile ai nostri scopi ed alla diffusione delle retrostanti ragioni comuni.
Per questo motivo, con il consenso esplicito dell’autore che ringraziamo, anche qui pubblichiamo il seguente articolo, direttamente reperibile sul blog di originale pubblicazione “Maschi Selvatici”, relativo alle parzialità ed alle distorsioni informative promosse da uno dei grandi organismi generali che – unitamente ad altri, di non inferiore rilevanza internazionale - governa e manovra dall’alto la c.d. pubblica opinione, secondo disegni pianificati nelle finalità e nei mezzi, “truccati” e tutt’altro che trasparenti, messi in atto per la loro realizzazione.


Gender Gap?
di Armando Ermini

Come ogni anno il WEF (World Economic Forum) stila una classifica su basi statistiche che vorrebbe misurare il così detto “gender gap”, ossia il divario di genere in termini di opportunità. (leggi quì) Misurazione che vorrebbe essere in termini assoluti all’interno dei singoli paesi e in termini relativi fra i diversi paesi i quali, di anno in anno, possono salire o scendere in classifica. Uso volutamente il condizionale perché, come vedremo, i criteri usati per le misurazioni sono , diciamo così, un po’ discutibili. Ogni volta che ci si addentra nelle metodologie statistiche (questa volta grazie alla meritoria curiosità di un frequentatore del blog “metromaschile” (leggi qui) si scoprono vere e propre perle, di cui ovviamente i media non si preoccupano affatto, preferendo sparare titoloni e articoli che, comunque li si consideri, mistificano il problema e offrono notizie sostanzialmente false, atte a far credere ai lettori verità semplici e chiare che in realtà non sono affatto tali.
Ma andiamo con ordine a partire dal citato articolo di Repubblica.
Fra i 134 paesi presi in considerazione, l’Italia scende dal 72° al 74° posto in classifica, dominata come sempre dalle nazioni scandinave (Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia).
L’indice del WEF, ci spiega Repubblica, misura quattro elementi: partecipazione e opportunità economica delle donne - materia per la quale l’Italia occupa la 97esima posizione - l’accesso all’educazione (qui l’Italia ha una relativamente buona 49esima posizione), le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita (95esima) e l’accesso femminile al potere politico (54esima). Nella cassifica globale la Cina è 61esima, la Russia 45esima e il Brasile 85esimo. Ultimi in classifica sono Pakistan (132), Ciad (133) e Yemen (134).Globalmente, osserva il Wef, le disparità nei settori dell’educazione e della salute si riducono. Ma i progressi si otterranno quando i Paesi si decideranno a raccogliere i frutti degli investimenti nell’educazione e la salute delle donne, trovando il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne.
La prima falsa verità che si ricava leggendo per intero l’articolo di Repubblica è che in Italia le donne, in termini di pari opportunità, stiano peggio dell’anno passato. Ma non è così perché (vedasi il blog linkato), il gap in termini assoluti si sarebbe in realtà ridotto, sia pure leggermente, e il peggioramento in classifica dipende dai maggiori “progressi” fatti in altri paesi. Ma questo è un peccato solo veniale, perché effettivamente in quel coacervo di numeri c’è qualcosa che fa pensare. Tutti sappiamo che, in Italia e a maggior ragione nei paesi scandinavi, la vita media femminile supera di circa cinque anni quella maschile, o che le donne si laureano in numero maggiore dei maschi. Com’è che, allora, esisterebbero sempre questi gaps a sfavore delle donne in termini di salute, aspettative di vita e accesso all’educazione?
L’arcano, anzi il trucco vergognoso, è ben spiegato in Metromaschile che invitiamo a leggere non solo nel pezzo citato ma anche nei successivi commenti che articolano ancora meglio la questione.
In pratica, quando in uno dei settori considerati esiste un vantaggio femminile si considera ci sia parità.
Lo dice lo stesso WEF : “Il nostro scopo è di focalizzare se il gap fra donne e uomini nei settori scelti è diminuito, piuttosto che se le donne sono vincenti nella battaglia dei sessi. Per cui, l’Indice “premia” i paesi che raggiungono il punto dove i risultati per le donne uguagliano quelli per gli uomini, ma né premia né penalizza i casi in cui le donne sono “sovraperformanti” rispetto agli uomini in particolari settori”.
Facciamo un esempio: in Norvegia i dati femminili sono nettamente superiori a quelli maschili nell’istruzione superiore, leggermente migliori in quella secondaria e uguali in quella di base. Ebbene, coi criteri usati dal Wef risulta invece che nel settore ci sia parità.
Ma non basta ancora. Prendiamo il settore salute e aspettative di vita: come si fa a rovesciare il signficato di numeri inoppugnabili che vedono le aspettative di vita femminili costantemente superiori a quelle maschili? Semplice, per i nostri stregoni del WEF. Basta infatti considerare la maggior longevità femminile come un dato di natura, fra l’altro contraddicendosi con la loro filosofia di base che attribuisce ogni differenza a fattori storico/culturali, e quindi, in questo caso, stabilire che la parità si ha quando le donne vivono un certo numero di anni (cinque) più degli uomini. Ne consegue che se gli uomini vivono solo 4 anni meno delle donne, ciò significa uno svantaggio femminile, ossia una discriminazione a danno delle donne. A maggior ragione risulterebbero svantaggiate se per caso gli uomini vivessero quanto loro.
Insomma, in nessun paese e in nessuno dei settori presi in considerazione sarà mai possibile, in nessun caso, che risulti un qualsiasi svantaggio maschile, ma solo il contrario.
Va da sé che la credibilità scientifica di quell’ “Indice di uguaglianza” è pari a zero, e ogni persona dotata di onestà intellettuale e morale non può non convenirne.
Il principio di base è chiaro: esiste disuguaglianza quando ad essere svantaggiate sono le donne, mentre esiste uguaglianza quando ad essere svantaggiati sono gli uomini, con buona pace di logica, senso della giustizia, obbiettività delle statistiche. Risuonano perfette le parole di Alessandra Nucci, che nel suo libro “La donna a una dimensione” (Marietti 1820), scrive a pag. 36: L’indignazione delle femministe è esclusivista: esse sole possono accusare gli uomini di sessismo, viceversa non è permesso. Ed ancora a pag. 109: Il femminismo di oggi cammina su una sottile fune tesa fra il concetto di uguaglianza e l’idea che, in fondo, femmina è meglio.
L’accenno al libro di A. Nucci pone il tema dell’intreccio fra il femminismo (o parte di esso, peraltro preponderante) e i grandi circoli del potere economico/politico/mediatico dei paesi occidentali, in cui l’ideologia del Gender, sicuramente antimaschile ma in ultima analisi anche antifemminile e dunque antiumana, domina incontrastata.
Cosa è infatti il WEF, i cui dati sono usati trionfalmente dai pro-feminist di tutti i sessi per sottolineare lo stato di oppressione delle donne? Leggiamo sul sito di quell’Organizzazione, che: Negli anni il Meeting annuale dei membri del World Economic Forum (WEF) di Davos è diventato il summit del commercio globale del mondo. Al meeting annuale, 1.000 uomini di affari, 250 leaders politici, 250 esperti accademici in ogni campo, inclusi molti vincitori di premi nobel, e circa 250 leaders dei media vengono insieme a formare la agenda globale.WEF04_1_Clinton_L
Insieme, indirizzeranno la discussione in chiave economica, politica e sociale, guardando avanti e orientando la via di azione. Le discussioni sono tenute ad un alto livello tra i partecipanti che appartengono alla stessa comunità all’apice del processo decisionale…Si tratta, dunque, di una potentissima organizzazione dotata di grandi mezzi volti a orientare l’opinione pubblica.
Sempre nel libro citato, A. Nucci spiega con dovizia di particolari come il sistema delle Agenzie Onu e delle Ong accreditate formi un fronte potente e compatto volto promuovere l’idelogia del Gender che vorrebbe annullare ogni differenza fra i sessi e promuovere il nuovo tipo umano dell’androgino. Obbiettivo per raggiungere il quale ogni falsificazione della realtà è ammessa, a partire da quella che vuole le donne sempre e comunque svantaggiate a causa del loro nemico per definizione, il maschio. Questo fronte di cui fanno parte anche i “poteri forti” del capitalismo globalizzato di cui il WEF è espressione, opera su ogni livello, economico, sociale, politico, mediatico, culturale.
Ecco spiegata la genesi di quei dati e la risonanza che sempre viene loro offerta da tutti i media, ma specialmente da quelli che si ritengono più “progressisti”. “Dimmi chi sono i tuoi amici e ti dirò chi sei”.
21 ottobre 2010
dal blog Maschi Selvatici
Pubblicato da Gibbì
MERCOLEDÌ 27 OTTOBRE 2010

Offline Vicus

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #4 il: Marzo 30, 2024, 16:52:14 pm »
Repetita iuvant
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #5 il: Marzo 30, 2024, 18:41:13 pm »
Fabrizio Marchi ha avuto il merito di dire queste cose da anni. E per di più da una posizione di sinistra nell'isolamento più completo da parte dei "compagni". E ora torna a ribadire gli stessi concetti pur nello stesso isolamento attuati dai "sinistri". Quindi "chapeau" a lui.

Offline Vicus

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #6 il: Marzo 30, 2024, 18:45:02 pm »
Al di là delle divergenze politiche, Marchi fa sempre riflettere con intelligenza e fornisce informazioni utili e originali. Un attivista maschile a pieno titolo
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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #7 il: Marzo 30, 2024, 19:31:56 pm »
Al di là delle divergenze politiche, Marchi fa sempre riflettere con intelligenza e fornisce informazioni utili e originali. Un attivista maschile a pieno titolo

Certamente. Ha sempre avuto a cuore le problematiche maschili. E ha sdoganato a sinistra l'antifemminismo militante. E' un suo merito!

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #8 il: Marzo 31, 2024, 03:17:13 am »
A sinistra Fabrizio Marchi è una mosca bianca e già anni fa ero solito affermare che reputo importante la sua esistenza.
Però, per quanto mi riguarda, ho opinioni molto diverse riguardo agli immigrati, così come dissento quando afferma che negli USA i carcerati sono principalmente neri a causa del razzismo degli statunitensi bianchi.
Ora, che gli USA abbiano i loro problemi di razzismo e quant'altro è vero, ma il motivo principale per cui in prigione ci finiscono più neri che bianchi è il seguente: i primi commettono molti più reati dei secondi.
Fatti non teorie razziste.

Offline Vicus

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Re:Intervista a Fabrizio Marchi
« Risposta #9 il: Marzo 31, 2024, 03:27:23 am »
Ci vorrebbero le quote bianche (maschili) nelle carceri per riequilibrare la cosa.
Comunque è vero che i negri d'Amrica vivono spesso in situazioni di miseria e degrado contro le quali nessuno fa nulla, non è certo il modo migliore per prevenire la delinquenza
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.