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Nonsolopreti (pedofilia fra i Valdesi)

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Vicus:
E ricordate: tra i non cattolici, non ci sono solo i valdesi. Questa testimonianza riporta fatti veramente disgustosi. Numerosi casi di violenza su maschi di cui non parla mai nessuno (solo delle "persecuzioni" valdesi del '600, a ripetizione):

Chi ha sollevato sotto elezioni il polverone dei preti tedeschi pedofili lo ha fatto per mettere il Vaticano sotto schiaffo, e impedirgli così di fornire il benché minimo aiuto a Berlusconi. Per colpire il Papa questi 007 hanno sollevato casi di pedofilia clericale avvenuti 50 anni fa in Germania, a Ratisbona,  nel coro di voci bianche diretto da Georg Ratzinger (fratello del Papa) dal 1964 al 1993. Ratzi bruder non è coinvolto, ma i fatti avvennero anche sotto il suo “governo”, e rimane il dubbio che egli sapesse e “coprisse”. E’ quanto basta perché la merda giunga a segno, colpendo di rimbalzo anche il vero obiettivo, il Papa. Anche se Benedetto XVI ha dato un taglio netto alla “comprensione” della Chiesa verso i preti pedofili, il problema lo imbarazza, specie se la stampa rossa lo mantiene (strumentalmente) sotto i suoi riflettori. Ecco perché Ratzinger e la Cei eviteranno con cura di sbilanciarsi in favore del Cav. sotto elezioni. I compagni si sfregano le mani: obiettivo raggiunto. Tutto ciò però, scusatemi, si chiama “intimidazione trasversale” ed è un tipico modo di combattere mafioso. In piena sintonia, quindi, coi “metodi di lotta” della sinistra.
Io mi limito a segnalare il caso, senza entrare nel merito del problema-pedofilia. Anzi, vi racconto quel che succedeva negli anni ’50 e ’60 a Torre Pellice, nel Convitto Maschile Valdese, perché capiate che la tendenza a “sedare… sopire…” gli scandali interni non è tipica soltanto della Chiesa Cattolica. Di questo clamoroso caso di pedofilia fui testimone diretto, in quanto fui convittore in quel collegio dal 1958 al 1961. Il ‘mostro’ era il Dottore (in psicologia!) Franco Girardet, che nei vent’anni in cui fu direttore del Convitto attuò una cinica politica di ‘svecchiamento’ dei convittori per costituirsi una ‘riserva di caccia’ piena di prede più ingenue e vulnerabili possibile. Espelleva cioè i ‘grandi’ (ginnasiali e liceali) con pretesti disciplinari (o non li riaccettava all’anno scolastico successivo) e li rimpiazzava con con bimbi delle elementari e delle medie.  [Ahiahiahiahi :ohmy:] Io facevo terza media quando entrai, ma ero avanti di un anno. Ero, insomma, il suo target. Ed ero così ingenuo che mi parve normale che il ‘signor direttore’ amasse tenerci, noi piccoli, sulle ginocchia, palpeggiandoci e pizzicandoci le chiappe. Li pensavo gesti d’affetto.
E mi sembrò logico che ci obbligasse a fare la doccia con la porta aperta, mentre lui passava e ripassava: doveva “controllare che ci lavassimo bene”. Non trovai sospetto il fatto che lui, quando avevamo la febbre, ci misurasse sempre e solo quella esterna, ma non sotto l’ascella: fra lo scroto e l’inguine. E che pretendesse di eseguire di persona la messa e la levata del termometro, pacioccando a lungo i nostri teneri piselli : voleva “essere sicuro che fosse messo bene”. Mi parve normale (persino lodevole) che si preoccupasse così tanto della nostra crescita sana da fotografarci nudi ogni anno, di fronte, di fianco e di schiena, contro la parete millimetrata del suo studio “per controllare la crescita e l’eventuale insorgenza di scoliosi”. Mi resi conto solo anni più tardi che in quel modo lui si costruiva un “fondo” di foto pedofile da scambiare coi viziosi suoi simili (internet e il Pc non c’erano ancora). Ma allora, a 12 anni, non capii. Come non capii quali erano le sue vere intenzioni nel tenerci quelle sue  ‘lezioni di educazione sessuale’ che partivano dalle farfalle e dalle api, e finivano sempre in un elogio entusiasta della masturbazione. Lo trovavo audace ed eccitante, quel suo difendere le seghe in anni in cui tutti le demonizzavano, e i preti dicevano che chi se le faceva diventava cieco. Però, istintivamente, quando si offriva di farci lui le prime “perché imparassimo la tecnica giusta, e non ci ferissimo” io rifiutavo: ero già bravo da me. Alcuni accettavano, però, e mi raccontavano che, dopo aver “appreso la tecnica”, avevano dovuto provarla sul cazzo del direttore. Per vedere se l’avevano capita bene, naturalmente. Io ci scherzo su, ma fu turpe. Ne rovinò a decine, di piccoli convittori. Tutti questi riti (le docce, il termometro, le foto, le seghe) gli servivano solo per “selezionare” i soggetti più fragili e meno sospettosi, coi quali spingersi oltre. Meglio ancora se erano orfani, stranieri, meridionali… insomma, ragazzini con famiglie lontane e  magari disattente. Non vidi mai le sue prodezze, ma ne sentii parecchi racconti dai diretti interessati, con abbondanza di particolari… imbarazzanti.
Dài e dài, scattò finalmente anche per lui la legge della gatta e del lardo. Fu denunciato, ma non alla polizia. Alla Tavola Valdese, la quale ordinò subito la solita “inchiesta interna”. Solo che i membri della “commissione” chi erano? Erano il medico del convitto, cioè il dottore esterno che (scelto dal direttore) curava a pagamento i convittori malati, e un professore che (sempre scelto da Girardet) dava lezioni private ai ragazzi che ne avevano bisogno. Il conflitto d’interessi, lo capite, era clamoroso. E non basta: gli interrogatori dei testimoni (fra cui c’ero io) si svolsero in convitto anziché alla Tavola, e per di più in direzione, alla presenza dell’imputato che, seduto alla sua scrivania (dalla quale per anni ci aveva puniti, redarguiti e minacciati), scuoteva la testa,  interrompeva con continui “non è vero… bugiardo… ah, cosa mi tocca sentire… costui è pazzo…” sedati dagli inquirenti con occhiate complici ed eloquenti, della serie “lascialo dire, tanto non ci crediamo”. Per completare l’atmosfera di intimidazione, il medico ammoniva tutti i testimoni, mentre si sedevano di fronte al tavolo, dicendo loro con aria truce: “ti avverto che se quanto dirai non risulterà vero, finirai in prigione”. Figuratevi se un ragazzino aveva il coraggio di sfidare un ‘giurì’ così ostile e prevenuto. Io dissi che non ricordavo nulla, e me ne andai. Si arrangiassero i barbetti, col loro cupio di casa. Come me fecero molti altri. Nonostante ciò, emerse quanto bastò alla Chiesa Valdese per ammonire il reo, senza tuttavia rimuoverlo dall’incarico “per non sollevare uno scandalo”.
Scampato alla tempesta, Girardet capì tuttavia che in vista di probabili ulteriori indagini meno ‘interne’ e meno ‘addomesticate’ avrebbe dovuto rendersi in qualche modo “intoccabile”, e da astuto frocetto qual era fece come Totò: si buttò a sinistra. Erano gli anni giusti. La pentola a pressione che sarebbe scoppiata nel ’68 già sibilava. Gli bastò chiamare a raccolta i compagni della valle (con le manifatture Mazzonis il Pci locale era già forte, ma gli ex partigiani e i loro figli erano ancora più a sinistra dei comunisti) nel Convitto, e mettere a loro disposizione locali, telefono, carta e ciclostile. Così il Convitto divenne la base ed il rifugio degli extraparlamentari barbetti (anche provenienti dalle altre valli valdesi, e persino da Pinerolo e Torino) un covo in cui né la Chiesa Valdese né la polizia italiana osavano più mettere il naso. Il nostro poté così continuare indisturbato a rovinare la vita di decine di bambini, finché il Viminale, che aveva nel frattempo infiltrato alcuni suoi uomini nella ‘centrale rossa’ mise la Chiesa Valdese (fin lì trattata quasi come se godesse, nelle sue scuole e strutture, di una specie di extraterritorialità alla vaticana) di fronte all’alternativa: o ci pensate voi, o interveniamo noi, e non solo per la parte politica… La Chiesa Valdese allora, anche se tardi, ci pensò. Però per poter cacciare Girardet e i suoi ‘paraventi’ rossi dovette chiudere per sempre il Convitto, causando un grave danno al Liceo Valdese, del quale il Convitto costituiva un prezioso supporto. In proporzione, è come se a Torino avessero chiuso il collegio universitario di Corso Lione. Ecco tutto. Raccontare questa vicenda è servito a me per togliermi un sassolino dalla scarpa (non stanno facendo la stessa cosa decine di ex “voci bianche” molestate 50 anni fa in Germania?) e servirà a far riflettere i lettori sulla presunta supremazia morale rossa (e anche valdese).

https://manliocollino.wordpress.com/2010/03/22/nonsolopreti-pedofilia-fra-i-valdesi/

Massimo:
Bene hai fatto a menzionare questi gravi fatti. Faresti ancora meglio, secondo me, a menzionare i fatti come quelli che ho postato su Don Giacomo Ruggeri e portarli all'attenzione di qualche tuo conoscente vescovo o cardinale con la seguente domanda: "Quando ci decidiamo, una buona volta, ad allontanare e a liberarci di certi tizi, invece di tenerceli e di limitarci a trasferirli da un'altra parte o, peggio, riconfermarli nel loro ruolo e lasciarli addirittura nel luogo dove hanno commesso i loro abusi?". Io, al tuo posto, farei così. Guardare i panni sporchi altrui invece di lavare i propri, di panni sporchi, è una pessima idea. E non porta acqua al mulino della Chiesa. 

Vicus:
Allora comincia a lavare i tuoi invece di aprire topic a raffica su preti froci e pedofili senza toccare mai gli altri.
Non conosco cardinali, magari li conosci tu (coi tempi che corrono)?
Per chi se lo fosse perso:

Nonsolopreti, anche faccedivelluto (pedofilia tra i valdesi parte 2)

New entry nella tonnara: col post sulla pedofilia valdese ho pescato il sedicente intellettuale rosso Sergio Velluto, un finto-libertario ammanicato e permaloso, perfetto erede dei barbetti sussiegosi e ipocriti che condussero l’indagine sulla pedofilia nel Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice, negli anni ’60 (vedi post del 23/3/10). Così lo presenta Oyoyoy, il “Festival Internazionale di cultura ebraica” fondato nel 2006 fra Torino e Casale Monferrato, nella sua edizione del 2008 (in neretto i miei commenti): «Sergio Velluto, nato a Taranto nel 1958 da una famiglia convertita al Valdismo nel secolo scorso (cazzo, un cattolico rinnegato! Neanche valdese originale! Quando si dice avere il tradimento nel sangue…) ha frequentato sin da piccolo, seppure controvoglia (controvoglia? Ci credo! Se a cavallo del ’68 un bimbo bazzicava dalle parti del Convitto correva dei bei rischi…) le attività della chiesa. Negli anni ’80, con altri giovani valdesi, ha partecipato all’improbabile idea di creare una comune (eccallà, ‘a comune! L’idea fissa dei rossi intrippati e spinelloni degli anni ’70 e ’80! Quasi un must della sinistra extraparlamentare di allora) in Sicilia. È l’ideatore e curatore del sito web di satira teologica il Peccato (www.peccato.org, un sito-rivista che con la scusa della ‘satira teologica’ insulta i preti e in generale i cattolici in modo becero e unidirezionale, senza mai toccare mussulmani o ebrei…) e coautore e interprete dello spettacolo teatrale “Non c’è più religione, viaggio comico sulle strade della fede”. Ha inoltre ricoperto ruoli quali animatore giovanile, membro di Concistoro, sovrintendente di Circuito, più volte deputato al Sinodo, nella Chiesa valdese (è ben incistato nelle gerarchie della chiesa barbetta, il nostro ‘laico’…). Ha collaborato per circa dieci anni alla rubrica televisiva Protestantesimo (ecco il risultato…). Da quattro anni cura la creatività delle campagne otto per mille della Chiesa valdese (non ne dubitavo…). Attualmente vive tra Torino e Angrogna nel tentativo di occuparsi di Information and Communication Technologies e di Turismo ecocompatibile (anche ecotalebano! Le ha proprio tutte!) sulle montagne dei valdesi». Lui, invece, si presenta come un catalogo. Ecco la biografia che ha dettato per il dépliant del festival internazionale della satira: «Sergio Velluto ha collaborato per 10 anni alla rubrica di Rai 2 ‘Protestantesimo’. Negli anni ’80 è l’ideatore, assieme ad un futuro Ministro della Repubblica e a un futuro pastore valdese (guai a far nomi, tra i rossi: Gelli era obbligato a fornire le liste della P2, ma loro possono giocare a nascondino finché vogliono…) della rivista di satira teologica «Il Peccato». Nel 2003 scrive il libro “Valdesi, guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù”. Il volume è stato affiancato dal recentissimo “Valdesi d’Italia” l’unico testo umoristico pubblicato in otto secoli di storia dei Valdesi (affermazione che non stupisce chi conosce i valdesi, ma stupisce chi conosce il significato di “umoristico”). Nel 2006, in occasione degli eventi legati alla pubblicazione di “vignette sataniche”, è ospite della trasmissione radiofonica Fahrenheit. Nel 2007 è autore con Luisella Tamietto e Cristiana Voglino del testo teatrale “Non c’è più religione – donne sull’orlo di una crisi mistica ” una performance in cui si percorre un viaggio umoristico attraverso le vie della fede».

prete-carezza

Come avete potuto constatare dal suo curriculum, la collocazione politica ‘corretta’ di Velluto non ha mancato di dare i suoi frutti. Il giro è quello giusto, quello che ruota intorno al Pci-Pds-Ds-Pd, quello dei De Benedetti e dei Gad Lerner, della Rai e dei fondi pubblici per lo spettacolo… Non a caso il nostro si occupa con ‘mano di Velluto’ dell’otto per mille ai valdesi… Ma leggete come presenta sul web la sua “rivista”. Mi limiterò, qui, a evidenziare in corsivo neretto le affermazioni che stridono più ipocritamente con la sua odierna richiesta di cancellare la “sua” foto dal mio blog.  «La testata “Il Peccato” – scrive Velluto – è una rivista di satira teologica on-line che satireggia soprattutto la tendenza a mercanteggiare la religione, a fare della spiritualità un commercio facile, e appunto ridicolo. Nella satira religiosa della rivista c’è una elegante, raffinata riflessione sugli aspetti beceri del consumismo…». Capito? E nel presentare il suo parto teatrale (finanziato dalla Regione Piemonte) scrive: «In un’epoca in cui sembra crescere l’intolleranza religiosa, la conoscenza della fede e della cultura dell’altro è il primo passo per la creazione di una società multireligiosa e multiculturale. Per poter conoscere senza pregiudizi e preconcetti è necessario essere consapevoli di non essere in possesso della verità assoluta: essere disposti a mettere in discussione, senza per questo abdicarle, le proprie tradizioni, i propri credi, la propria cultura. E le chiese protestanti, esenti dal principio della scomunica, sono davvero aperte all’ironia e all’autocritica?»
prete

Bon, ragazzi. Fin qui il bollettino di pesca, dalla tonnara. Sia chiaro che Velluto si è limitato a chiedermi di togliere la “sua” foto dal blog. Se è davvero sua – e dovrà dimostramelo – è un suo diritto, anche se non essendo lui un fotografo di professione cadrebbe in uno di quegli aspetti beceri del consumismo che dice di sfottere nella sua webzine. Ma il fatto è un altro: è che la foto che dovrei togliere non ritrae volti, dettagli privati o avvenimenti: solo case.  Velluto l’ha rivendicata soltanto per farmi dispetto, ed è lì che ha compiuto il suo errore fatale. Con questo impercettibile morso all’esca il pescione mi ha fatto capire che c’è. E dietro lui c’è il branco. Hanno tutti letto il post, irritandosi per le mie critiche al macrocosmo rosso, al microcosmo valdese e al loro velenoso impasto. Altro che “autocritica” altro che “satira” altro che “ironia”!! Forse il “Calvinus” che cerca di deridere il post del 23/3 è Velluto stesso, e se non è lui è uno del suo branco, un suo compagnuccio di merende. Non la tolgo apposta, la foto. So che il pescione gira intorno all’esca, e non mi scappa. Basta che morda fino in fondo. Da una parte ha la Chiesa Valdese che lo cazzia: “ma ‘t ses fòl, Velluto? Proprio adesso che eravamo riusciti a mettere all’angolo Ratzinger con la pedofilia, salti fuori? Proprio tu che nel tuo sito te la prendi coi preti culattoni, dài corda ad uno che riesuma una storia di pederastia che riguarda noi? Proprio tu che sei membro della Chiesa Valdese fai sì che si riparli di una vicenda ancor oggi imbarazzante, ma che era addirittura ustionante quando i tuoi predecessori negli anni ’60 la insabbiarono? Ma at manca ‘n giòbia?”. I vecchi barbetti lo trattengono, ma lui, pesce-Velluto, sente ancora nel sangue la libidine giovanile del rosso che spranga i neri, del compagno che non può farla passare liscia a ‘un fascista come Collino’. Velluto ha 52 anni, e quando il climaterio avanza è difficile resistere agli amarcord che fanno sangue… Come se non bastasse, a far bollire quel po’ che resta di ormoni nelle sue balle c’è il Velluto “valdese di fresca nomina”, ansioso di mostrarsi zelante (i neoconvertiti sono sempre i più fanatici, in tutte le sette), c’è il Velluto ‘membro del concistoro e deputato al Sinodo’, il nipotino di Arnaud voglioso di fargliela pagare a quel Collino che mette sullo stesso piano (come osa?) l’ipocrisia delle due chiese di fronte alla pedofilia. Se avete visitato il suo letamaio (pardon, la sua rivista on line di ‘satira teologica’) avrete visto cosa fa il compagno dietro la scusa della satira: porta avanti una stupida guerra di religione anticattolica basata sulla denigrazione (goffa, aggressiva e volgare) del “nemico”. E’ il tipico stile di lotta dei rossi, quello di demonizzare l’avversario e cercare di demolirne l’immagine. Glie l’abbiamo visto fare in Italia con Degasperi, Scelba, Moro, Craxi, Andreotti, Kossiga… Oggi glie lo vediamo fare con Berlusconi, mentre gli ‘specialisti religiosi’ alla Velluto si occupano di Ratzi e della Cei. Distruggere il nemico è il sogno segreto anche dei barbetti, che lo individuano da sempre nel Vaticano. Al Papa e ai Savoia i valdesi non hanno mai perdonato le persecuzioni, anche se sono passati più di due secoli dalla loro fine. Chi avrà la meglio fra questi Velluti? Riuscirò a trascinare il nostro guitto in tribunale, in modo da far rimbombare ben bene la storia di pederastia valdese che lui e la sua Chiesa vorrebbero nascondere? Il seguito alle prossime puntate.

https://manliocollino.wordpress.com/2010/04/14/faccia-di-velluto/
 

Massimo:
Non sono i miei panni, caro Vicus, i panni sporchi dei Valdesi. hai clamorosamente TOPPATO!  :w00t: :lol: :w00t: :D

Vicus:
Però i valdesi non li tocchi. Non importa, rimedio io:

Chi è omertoso? (pedofilia fra i valdesi 3)

Di un contro-commento è uscito un post. Non è la prima volta che capita, quindi eccovelo. Partiamo da Basettoni, al quale stavo rispondendo quando mi è partita la penna, pardon, la mano sulla tastiera. Intanto costui porti pazienza e non si permetta più di dire “lei che pubblica solo i commenti che le garbano”. Il mio blog ha una percentuale di pubblicazione dei commenti ricevuti (migliaia) del 99,9%. Il che significa che, o sono tutti d’accordo con me (ma un rapido controllo le può far verificare che non è così), oppure pubblico TUTTI i commenti, fatta eccezione per quelli idioti e pieni solo di ingiurie. Però non passo la giornata davanti al Pc. Dia tempo al tempo. Come vede le sue due pisciatine le ho pubblicate, appena le ho viste.
E si tenga pure i suoi dubbi circa la mia attendibilità come testimone, coltivi pure le sue impressioni sulla mia tristezza, si onanizzi insultandomi (“disonesto”…”poveraccio”… “omertoso”…. “odiatore”…. “distruttore”…) visto che nella sua sfiga non ha che quello, per godere.
Ma sappia che io non sono accecato dall’odio politico. Io ci vedo benissimo. Però MI NUTRO di odio politico, che è ben diverso.
Odio i rossi da quando capisco di storia, filosofia e politica. Senza mai essere stato tesserato a destra, né aver mai votato a destra, né aver mai partecipato a riunioni, manifestazioni, cene, cortei o altro di destra, mi nutro da 50 anni di sano, viscerale, consapevole, abbondantemente giustificato e argomentatissimo ODIO ANTICOMUNISTA.
Se vuole farsi un’idea di come mi sento, pensi ad un’ucronia.
Immagini che Hitler abbia vinto la seconda guerra mondiale, e che i nazisti, levatitisi di dosso gli orpelli ideologici più imbarazzanti dopo la morte del loro fuhrer, siano ancora oggi al governo qua e là nel mondo, anche se più moderati nei modi, meno ossessivi nella propaganda e meno fanatici nelle idee. Li immagini tuttavia Goebbelsianamente padroni della comunicazione planetaria e del web, cioè in grado di indurre l’opinione pubblica e i governi (anche quelli delle democrazie non naziste) a nutrire la loro stessa “sana” diffidenza verso gli ebrei e le loro istituzioni, Israele compreso (sì, facciamo finta in questa ucronìa che sia stato fondato lo stesso). Bene, Basettoni: io mi sento esattamente come si sentirebbe un ebreo in questa ucronia: odierei visceralmente i nazisti. Capito? Io odio i comunisti, e ne vado fiero. Con una enorme differenza, però: che la mia ucronia sui nazisti sopravvissuti è un esempio di assoluta fantasia, irreale, fuori dal tempo (où-cronos), mentre la presenza comunista nella vita di oggi è reale. I comunisti ci sono ancora, qua in Italia. In alcuni paesi del mondo sono addirittura al potere. Non si sono neanche levati troppi orpelli, i comunisti, la falce ed il martello sono ancora sulle loro bandiere e sui loro distintivi, e comunque hanno saldamente in mano il controllo Goebbelsiano della comunicazione, oltre a quello Gramsciano della cultura. Per ciò mi fa godere odiarli. I comunisti esistono. Si vedono. Si sentono. Strillano. Mentono. Rompono i coglioni. Corrompono. Agiscono. Intrallazzano. Comandano. Intervengono zelantemente sui blog, anche se poi, appena individuati, si affannano subito a smentire, ridacchiando e sfottendo: “ma dài… sei paranoico… vedi i compagni dappertutto… sei patetico… il comunismo non esiste più… sei fuori dalla storia…).
Resta la mia presunta omertà sulla pedofilia tra i valdesi negli anni ‘60 e ‘70. Il fatto che lei e Lorifrac me ne accusiate dimostra di per sé quanto siete ignoranti. Dicesi omertoso colui che, a precisa domanda, nega o tace una verità che conosce. Che ne sapete voi di cosa ho fatto, scritto e detto io in questi 40 anni? Tacqui solo allora, negli anni ‘60, di fronte ad una commissione d’inchiesta vergognosamente intimidatoria e sbilanciata, che poteva sul serio provocarmi grossi guai nella carriera e nella vita. Ma non tacqui mai negli anni successivi, ogni volta che se ne parlò. Non stava a me riaprire il caso, ma ne parlai sempre a voce alta a Torre Pellice e a Torino, di fronte agli ex compagni e ai professori del Collegio Valdese (che infatti sanno, e arrossiscono…), ne parlai alle riunioni annuali degli ex allievi del Collegio, ne parlai ad Agape, a Prali, alle cene, alle rimpatriate, alle discussioni… Sempre, a voce alta, senza alcuna reticenza. Non stava a me, ripeto, ma alla Chiesa Valdese, eventualmente, risollevare il caso dopo che Girardet se n’era andato via da Torre, e inchiodarlo alle sue responsabilità. Non sarebbe stato difficile, anche se purtroppo non avrebbe salvato una sola delle sue piccole vittime dagli effetti devastanti dei suoi “trattamenti”. Però, visto che a molti (pensate a Velluto e alla sua “rivista”) piace tanto chiamare in causa i preti cattolici per episodi di pedofilia risalenti a 40 anni fa, si faccia lo stesso per il direttore pederasta del Convitto Maschile Valdese. Fatelo, fatelo pure, signori barbetti. Se no siete voi, gli omertosi. Non io. Oltre a me ci sono, ancora vivi, molti personaggi (coi quali sono ancora in contatto) che potrebbero testimoniare in un tardivo anche se inutile processo. Ma non date dell’omertoso a me. Datelo ai vostri attuali e recenti membri della Tavola.

Ultima notazione per il Commissario Basettoni, Calvinus, Iome e tutti gli altri. Rendetevi almeno conto di quanto sia sbilanciato il nostro rapporto qui sul blog. Voi conoscete tutto di me, faccia, vita, morte e miracoli (tanto che Basettoni tira fuori persino la goliardia). Io di voi, nulla. Siete solo dei vermi, niente altro. Vermi vigliacchi nascosti sotto la pietra del vostro nick name. Però mi diverte vedere come formicolate e vi agitate quando sollevo la pietra.

https://manliocollino.wordpress.com/2010/04/17/chi-e-omertoso-pedofilia-fra-i-valdesi-3/

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