In realtà quegli omicidi "laici" vengono insabbiati dal potere legale e gli assassini lasciati impuniti o in rari casi uccisi. Altro che preti trasferiti... E parlo di storia recente. Qui un documento, meno raccappricciante per riguarda adulti:
L’OMICIDIO RITUALE MASSONICOUna
testimonianza di
San Daniele Comboni
La vita
San Daniele Comboni (1) (15 marzo 1831 – 10 ottobre 1881) fu ordinato sacerdote il 31 dicembre 1854 dal Vescovo di Trento, il Beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer. Egli divenne un gran missionario in Africa centrale e poi anche
vescovo.
Nato a Limone sul Garda, fondò gli Istituti dei
Missionari Comboniani e delle Suore della Nigrizia. Il suo motto, oggi più attuale che mai, era: “Salvare l’Africa con l’Africa” (2) . Egli, infatti, l’8 settembre 1857, partì per la prima volta verso l’odierno Sudan ed arrivò a Khartoum, ma dovette rientrare temporaneamente in Italia nel 1859 a causa delle persistenti febbri malariche, tuttavia continuò a lavorare al suo piano di “salvare l’Africa con l’Africa” raccogliendo fondi in Europa per la sua opera e ritornando nel Continente nero per fondavi scuole per la formazione di medici, insegnanti, sacerdoti e suore africani che poi lavorassero in Africa per il suo sviluppo con le proprie forze, dirette da missionari europei e con l’aiuto economico delle nazioni d’Europa. Nel 1872 papa Pio IX affidò a Comboni la Missione per l’Africa centrale ed il 31 luglio 1877 lo nominò
vescovo e Vicario Apostolico dell’Africa centrale. Comboni ricevette la consacrazione episcopale il 12 agosto 1877. Il 27 novembre 1880 salpò da Napoli per il suo ottavo ed ultimo viaggio apostolico in Africa, ove morì nel 1881 in Khartoum a causa di un’epidemia di colera (3).
L’omicidio rituale (4) massonico vissuto e raccontato dal Comboni nel 1868Monsignor Pier Carlo Landucci (5) (1900 – 1986) in Cento problemi di fede, Roma, Postulazione della Causa di Beatificazione, VII ed., 2003 (6) scrive che
«
Mons. Daniele Comboni, quando poté prudentemente parlare, raccontò ripetutamente il fatto e i particolari. Una sua confidente fu la Superiora Generale delle Suore della Nigrizia (fondate dal Comboni). Egli
si trovava a Parigi, non ancora vescovo, nel dicembre
1868. A tarda sera del 22 dicembre vennero a cercarlo per un moribondo. Montato in una carrozza chiusa che era venuta a prenderlo, vi trovò tre distinti signori i quali, dopo qualche momento, armi alla mano lo bendarono. Un paio d’ore di giri e rigiri. Fermatisi,
entrarono – egli sempre bendato – in una casa, dove percorsero stanze e stanze. Eccolo infine sbendato. Si trovava in
un ricco salottino sfarzosamente illuminato. Venne fatto passare in una sala attigua: “Avete un’ora di tempo” gli dissero. […]. Una voce lo scosse: “Padre, sono io l’infermo che abbisogna della vostra opera”.
Un ragguardevole signore stava là su una poltrona. “Fra un’ora debbo morire, disse costui, e vorrei che mi preparaste ad una morte cristiana. In breve vi dirò che io sono membro di una società segreta (la massoneria), nella quale fui promosso al 33° grado. Servii la società per 28 anni, quando venni designato a togliere la vita ad un prelato stimatissimo da tutti al che mi rifiutai assolutamente, pur essendo certo che tale rifiuto sarebbe costato a me la vita. La mia sentenza è pronunciata. Fra un’ora morirò. Mi saranno aperte le due vene della gola. Ho già fatto morire anch’io altri in questo modo, e Dio giustamente mi punisce. Il mio cadavere sarà buttato nella Senna”. […] “Come mai, replicò Comboni, i vostri compagni si sono presi la briga di condurvi il confessore?”. Costui replicò che ebbe un’ottima educazione religiosa da fanciullo, che aveva la moglie piissima e una figlia suora, e che
fu accettato dalla setta per la sua alta posizione sociale, pur avendo egli posto l’esplicita condizione di poter ricevere il sacerdote in punto di morte. […].
Mentre il condannato faceva una fervorosa confessione, arrivò il termine dell’ora e tre uomini comparvero d’improvviso alla porta. […]. Inflessibili, senza una parola, vennero, lo legarono, uscirono. Tornarono con qualche traccia di sangue nelle mani e ammonirono il Comboni di non fiatare sull’accaduto, pena la vita, lo dovessero pur raggiungere nel centro dell’Africa. […]. Nuovamente bendato fu fatto risalire in carrozza, per un nuovo lungo cammino. Discesero. Poi silenzio, dopo un po’ si tolse la benda. Era solo in un giardino di aperta campagna, molto lontano da Parigi.
Tre giorni dopo dai giornali lesse che alla Morgue di Parigi v’erano dei cadaveri non identificati. Vi andò, riuscì a stento a riconoscere, richiamato da una reliquia che gli aveva dato, il volto deformato della vittima. Ne fissò attentamente il collo e vi scorse due trafitture» (7) (pp. 241-244) (8).
Conclusione
Il Landucci conclude così sulla massoneria: «
sono, quindi, comprensibili le severe condanne pronunciate dalla S. Sede a cominciare da papa Clemente XII, nel 1738. È restato celebre l’appellativo di Pio IX: “queste sette formano la Sinagoga di Satana (Ap., II, 9) (9)”. L’albero ha radici guaste e i frutti sono rimasti inesorabilmente avvelenati» (op. cit., p. 241).
FONTE:
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1814_Nitoglia_Omicidio_rituale_massonico.html