E ricordate: tra i non cattolici, non ci sono solo i valdesi. Questa testimonianza riporta fatti veramente disgustosi.
Numerosi casi di violenza su maschi di cui non parla mai nessuno (solo delle "persecuzioni" valdesi del '600, a ripetizione):
Chi ha sollevato sotto elezioni il polverone dei preti tedeschi pedofili lo ha fatto per mettere il Vaticano sotto schiaffo, e
impedirgli così di fornire il benché minimo aiuto a Berlusconi.
Per colpire il Papa questi 007 hanno sollevato casi di pedofilia clericale avvenuti 50 anni fa in Germania, a Ratisbona, nel coro di voci bianche diretto da Georg Ratzinger (fratello del Papa) dal 1964 al 1993. Ratzi bruder non è coinvolto, ma i fatti avvennero anche sotto il suo “governo”, e rimane il dubbio che egli sapesse e “coprisse”. E’ quanto basta perché la merda giunga a segno, colpendo di rimbalzo anche il vero obiettivo, il Papa. Anche se Benedetto XVI ha dato un taglio netto alla “comprensione” della Chiesa verso i preti pedofili, il problema lo imbarazza, specie se la stampa rossa lo mantiene (strumentalmente) sotto i suoi riflettori. Ecco perché Ratzinger e la Cei
eviteranno con cura di sbilanciarsi in favore del Cav. sotto elezioni. I compagni si sfregano le mani: obiettivo raggiunto. Tutto ciò però, scusatemi,
si chiama “intimidazione trasversale” ed è un tipico modo di combattere mafioso. In piena sintonia, quindi, coi “metodi di lotta” della sinistra.
Io mi limito a segnalare il caso, senza entrare nel merito del problema-pedofilia. Anzi,
vi racconto quel che succedeva negli anni ’50 e ’60 a Torre Pellice, nel Convitto Maschile Valdese, perché capiate che la tendenza a “sedare… sopire…” gli scandali interni non è tipica soltanto della Chiesa Cattolica.
Di questo clamoroso caso di pedofilia fui testimone diretto, in quanto fui convittore in quel collegio dal 1958 al 1961. Il ‘mostro’ era il Dottore (in psicologia!) Franco Girardet, che nei vent’anni in cui fu direttore del Convitto attuò una cinica politica di ‘svecchiamento’ dei convittori per costituirsi una ‘
riserva di caccia’ piena di prede più ingenue e vulnerabili possibile.
Espelleva cioè i ‘grandi’ (ginnasiali e liceali) con pretesti disciplinari (o non li riaccettava all’anno scolastico successivo) e li rimpiazzava con con bimbi delle elementari e delle medie. [Ahiahiahiahi
] Io facevo terza media quando entrai, ma ero avanti di un anno. Ero, insomma, il suo target. Ed ero così ingenuo che mi parve normale che il ‘signor direttore’ amasse tenerci, noi piccoli, sulle ginocchia,
palpeggiandoci e pizzicandoci le chiappe. Li pensavo gesti d’affetto.
E mi sembrò logico che ci
obbligasse a fare la doccia con la porta aperta, mentre lui passava e ripassava: doveva “controllare che ci lavassimo bene”. Non trovai sospetto il fatto che lui, quando avevamo la febbre, ci misurasse sempre e solo quella esterna, ma non sotto l’ascella:
fra lo scroto e l’inguine.
E che pretendesse di eseguire di persona la messa e la levata del termometro, pacioccando a lungo i nostri teneri piselli : voleva “essere sicuro che fosse messo bene”.
Mi parve normale (persino lodevole) che si preoccupasse così tanto della nostra crescita sana da fotografarci nudi ogni anno, di fronte, di fianco e di schiena, contro la parete millimetrata del suo studio “per controllare la crescita e l’eventuale insorgenza di scoliosi”.
Mi resi conto solo anni più tardi che in quel modo lui si costruiva un “fondo” di foto pedofile da scambiare coi viziosi suoi simili (internet e il Pc non c’erano ancora). Ma allora, a 12 anni, non capii.
Come non capii quali erano le sue vere intenzioni nel tenerci quelle sue ‘lezioni di educazione sessuale’ che partivano dalle farfalle e dalle api, e finivano sempre in un
elogio entusiasta della masturbazione. Lo trovavo audace ed eccitante, quel suo difendere le seghe in anni in cui tutti le demonizzavano, e i preti dicevano che chi se le faceva diventava cieco. Però, istintivamente, quando
si offriva di farci lui le prime “perché imparassimo la tecnica giusta, e non ci ferissimo” io rifiutavo: ero già bravo da me. Alcuni accettavano, però, e
mi raccontavano che, dopo aver “appreso la tecnica”, avevano dovuto provarla sul cazzo del direttore. Per vedere se l’avevano capita bene, naturalmente.
Io ci scherzo su, ma fu turpe. Ne rovinò a decine, di piccoli convittori.
Tutti questi riti (le docce, il termometro, le foto, le seghe) gli servivano solo per “selezionare” i soggetti più fragili e meno sospettosi, coi quali spingersi oltre.
Meglio ancora se erano orfani, stranieri, meridionali… insomma, ragazzini con famiglie lontane e magari disattente. Non vidi mai le sue prodezze, ma
ne sentii parecchi racconti dai diretti interessati, con abbondanza di particolari… imbarazzanti.Dài e dài, scattò finalmente anche per lui la legge della gatta e del lardo.
Fu denunciato, ma non alla polizia. Alla Tavola Valdese, la quale ordinò subito la solita “inchiesta interna”. Solo che i membri della “commissione” chi erano? Erano il medico del convitto, cioè il dottore esterno che (scelto dal direttore) curava a pagamento i convittori malati, e un professore che (sempre scelto da Girardet) dava lezioni private ai ragazzi che ne avevano bisogno.
Il conflitto d’interessi, lo capite, era clamoroso. E non basta:
gli interrogatori dei testimoni (fra cui c’ero io) si svolsero in convitto anziché alla Tavola, e per di più in direzione, alla presenza dell’imputato che, seduto alla sua scrivania (dalla quale per anni ci aveva puniti, redarguiti e minacciati), scuoteva la testa, interrompeva con continui “non è vero… bugiardo… ah, cosa mi tocca sentire… costui è pazzo…” sedati dagli inquirenti con occhiate complici ed eloquenti, della serie
“lascialo dire, tanto non ci crediamo”.
Per completare l’atmosfera di intimidazione, il medico ammoniva tutti i testimoni, mentre si sedevano di fronte al tavolo, dicendo loro con aria truce: “ti avverto che se quanto dirai non risulterà vero, finirai in prigione”. Figuratevi se un ragazzino aveva il coraggio di sfidare un ‘giurì’ così ostile e prevenuto. Io dissi che non ricordavo nulla, e me ne andai. Si arrangiassero i barbetti, col loro cupio di casa. Come me fecero molti altri. Nonostante ciò,
emerse quanto bastò alla Chiesa Valdese per ammonire il reo, senza tuttavia rimuoverlo dall’incarico “per non sollevare uno scandalo”.
Scampato alla tempesta, Girardet capì tuttavia che in vista di probabili ulteriori indagini meno ‘interne’ e meno ‘addomesticate’ avrebbe dovuto rendersi in qualche modo “intoccabile”, e
da astuto frocetto qual era fece come Totò: si buttò a sinistra. Erano gli anni giusti. La pentola a pressione che sarebbe scoppiata nel ’68 già sibilava.
Gli bastò chiamare a raccolta i compagni della valle (con le manifatture Mazzonis il Pci locale era già forte, ma gli ex partigiani e i loro figli erano ancora più a sinistra dei comunisti) nel Convitto, e mettere a loro disposizione locali, telefono, carta e ciclostile. Così il Convitto divenne la base ed il rifugio degli
extraparlamentari barbetti (anche provenienti dalle altre valli valdesi, e persino da Pinerolo e Torino)
un covo in cui né la Chiesa Valdese né la polizia italiana osavano più mettere il naso.
Il nostro poté così continuare indisturbato a rovinare la vita di decine di bambini, finché il Viminale, che aveva nel frattempo infiltrato alcuni suoi uomini nella ‘centrale rossa’ mise la Chiesa Valdese (fin lì trattata quasi come se godesse, nelle sue scuole e strutture, di una specie di extraterritorialità alla vaticana) di fronte all’alternativa:
o ci pensate voi, o interveniamo noi, e non solo per la parte politica… La Chiesa Valdese allora, anche se tardi, ci pensò. Però per poter cacciare Girardet e i suoi ‘paraventi’ rossi dovette chiudere per sempre il Convitto, causando un grave danno al Liceo Valdese, del quale il Convitto costituiva un prezioso supporto. In proporzione, è come se a Torino avessero chiuso il collegio universitario di Corso Lione. Ecco tutto. Raccontare questa vicenda è servito a me per togliermi un sassolino dalla scarpa (non stanno facendo la stessa cosa decine di ex “voci bianche” molestate 50 anni fa in Germania?) e
servirà a far riflettere i lettori sulla presunta supremazia morale rossa (e anche valdese).
https://manliocollino.wordpress.com/2010/03/22/nonsolopreti-pedofilia-fra-i-valdesi/