Un altro particolare che trovo insopportabile, da ex atleta di judo quale sono, è la storiella secondo cui le femmine vincerebbero di più (contro chi?), perché "più tenaci, più grintose, perché non mollano mai e perché son dotate di una marcia in più".
Quest'ultima cacata l'ho letta nuovamente su la Gazzetta dello sport qualche giorno fa e a scriverla è stata la solita giornalista complessata.
Ora, la domanda da porsi è: ma le femmine sono "tenaci e grintose" contro chi?
E contro chi "non mollano mai?"
E chi sarebbero gli avversari di queste entità superiori?
Ovviamente altre femmine.
Quindi?
Non bisogna essere dei geni per concludere che laddove ci sono femmine che vincono, ce ne sono anche altre che perdono.
Non bisogna avere il QI di Albert Einstein (160) per arrivare a comprendere cbe se ci sono "donne toste che non mollano mai e vincono", dall'altra parte ci sono donne "meno toste che a un certo punto mollano e perdono".
Il che, tradotto, sta a significare che una tot nazione può vincere tot gare nel settore femminile come può perderle.
Il discorso vale anche al maschile.
Son banalità, ma oggigiorno bisogna spiegare che due più due fa quattro.
Perciò, alla fine della fiera, di cosa cazzo parla questa gente?
Comunque in questi giorni ho notato un fatto e cioè che sui social ci sono alcuni (rari) uomini che contestano le merdate di giornalisti leccaculo e giornaliste complessate.
Certo, non alla mia maniera; ma di questi tempi niente non è.
In compenso non ho letto un commento femminile, che fosse uno, dove si evidenziasse la presenza di una forma di vita intelligente...
Niente di niente.
Son clonate, fatte con lo stampino, nei fatti una massa di minorate mentali, sleali e ultra complessate, nonché ammosciacazzi.
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PS: Il defunto Pietro Mennea si allenava 350 giorni all'anno.
Una volta lessi 354 giorni su 365.
Non ho memoria (perlomeno qui, in Italia) di atlete che facessero altrettanto...
E comunque per arrivare in alto bisogna per forza sacrificare una parte della propria vita.