Autore Topic: "Io mi devo difendere".  (Letto 1127 volte)

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #15 il: Settembre 24, 2024, 04:40:00 am »
Vero ma la scuola sembra nuocere più alle femmine, che imparano i testi a pappagallo senza capirli e per il solo fatto di avere una laurea si considerano autorità nel loro campo
Certo, ma nuoce molto anche ai maschi nel senso che crescere in un vero e proprio gineceo ha conseguenze devastanti per i futuri uomini.

Offline Vicus

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #16 il: Settembre 24, 2024, 07:49:25 am »
Certo, ma nuoce molto anche ai maschi nel senso che crescere in un vero e proprio gineceo ha conseguenze devastanti per i futuri uomini.
La scuola è diventata un lavaggio del cervello coreano per l'indottrinamento politico di "sinistra". McLuhan scrive che (oggi) è un "penitenziario intellettuale" per spegnere la mente, Jacobs (università) dice che non forma più e serve solo a selezionare soggetti conformisti e sottomessi al sistema.
McLuhan si sofferma anche sull'aumentato tasso di abbandoni (non dice maschili ma porta soltanto esempi maschili) e lo considera un fatto positivo. Nel suo introvabile The Executive as Dropout dice che l'abbandono (dropping out) è un segno di vitalità e una strategia di sopravvivenza
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #17 il: Settembre 24, 2024, 18:37:40 pm »
La scuola è diventata un lavaggio del cervello coreano per l'indottrinamento politico di "sinistra". McLuhan scrive che (oggi) è un "penitenziario intellettuale" per spegnere la mente, Jacobs (università) dice che non forma più e serve solo a selezionare soggetti conformisti e sottomessi al sistema.
McLuhan si sofferma anche sull'aumentato tasso di abbandoni (non dice maschili ma porta soltanto esempi maschili) e lo considera un fatto positivo. Nel suo introvabile The Executive as Dropout dice che l'abbandono (dropping out) è un segno di vitalità e una strategia di sopravvivenza

Qualcosa di simile lo scrisse anche la defunta antropologa femminista Ida Magli.



Citazione
L'Espresso, 31 ottobre 1996.

"MA PUO' ESSERE UN SEGNO DI CRISI"
di Ida Magli

"Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l'Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l'assetto di una società umana - quella occidentale - mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine "crisi" va inteso in un'accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale - quello iniziato con l'Illuminismo e l'affermazione del Soggetto - si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell'annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall'uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un'uguaglianza concreta, "fisica", che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all'altro. Anche le donne, quindi, giunte all'uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E' come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della "conservazione" in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c'è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell'onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l'insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che "la sua centralità è a rischio". Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne...?".
(...
)


I maschi e le donne...
Ma vabbè...

Offline Vicus

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #18 il: Settembre 24, 2024, 22:37:34 pm »
Con Magli non sbagli
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Marco21

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #19 il: Settembre 25, 2024, 04:42:48 am »
I principio è così, ma ci sono per esempio scienziati che hanno fatto molto male. Che magari dopo aver progettato l'at0mic4 hanno detto con caratteristica megalomania "io sono il distruttore dei mondi".
Non parliamo di filosofi che cambiavano opinione a seconda di quale parte del confine si trovavano.Questa frase spalanca un mondo di domande. Il mondo di oggi tende a soffocare queste qualità nello specialismo e nell'immaturità. In termini più espliciti, è perfettamente possibile controllare una persona intelligente impedendole di maturare (la maturità è semplicemente saper gestire le emozioni) e incanalando le sue abilità in mansioni estremamente specializzate. Ci sarebbe da dire molto di più.
Ma anche senza fornire dettagli il mondo è pieno di "geni" criminali, leggi anche generali guerrafondai, scienziati da premio Nobel che sfornano armi o droghe sempre peggiori, artisti di talento che deliberatamente pervertono la gente con le loro opere.
E' altrettanto certo che
1. La nostra epoca demonizza l'intelligenza associandola al male
2. La stupidità non è una scusante né garanzia di bontà (anzi)
Lo storico dell'economia Carlo Cipolla ha scritto che lo stupido è colui che procura un danno all'altro senza vantaggio per sé (come farebbe il bandito), ma addirittura recando un danno a se stesso

Proprio per questo avevo scritto che per intelligenza NON intendo le abilità specifiche, ma il livello complessivo di consapevolezza. Spesso si tende a definire intelligente una persona solo per una sua abilità specifica. Ci sono molte persone che sono delle "teste parziali", ovvero persone che sono brave solo in uno specifico e ristretto campo, mentre poi in altri campi sono del tutto incapaci. Penso quindi sia un errore confondere intelligenza ed abilità. O perlomeno è tutta una questione di negoziazione del significato che attribuiamo alle parole.

A questo punto, se preferisci, potrei dirti che la qualità che sto mettendo in relazione alla bontà, non è l'intelligenza, ma la consapevolezza. Quello che molte persone chiamano intelligenza, io tendo a chiamarlo semplicemente abilità. Perchè il termine intelligenza, preferisco invece riservarlo per definire qualcosa che in realtà si avvicina più al concetto appunto di consapevolezza.

Riformulo quindi: quel che penso è che la consapevolezza di una persona, sia direttamente proporzionale alla sua bontà. E viceversa, le persone (donne, nello specifico) più inconsapevoli che ho conosciuto, erano anche le più cattive. Solo che "inconsapevoli", sembra quasi una giustificazione, per questo "stupide", mi sembrava più consono. Sebbene su quanto siano giustificabili, e sulla colpevolezza reale per ciò che le persone sono e capiscono, nessuno può avere certezze. Solo Dio può sapere e vedere tutto.

Apro una parentesi: spesso si danno colpe agli scienziati, che invece non hanno. Se esiste la sedia elettrica, non è colpa di chi ha inventato i generatori elettrici. Non dico che non ci sia mai una responsabilità anche degli scienziati. Ma più spesso, vengono attribuite agli scienziati delle responsabilità che invece appartengono alla politica, ai governi, o al sistema economico, di cui gli scienziati stessi sono vittime, come tutti noi. Certo in alcuni casi potrebbero rifiutarsi di portare avanti determinate ricerche, ma molti alla fine accettano perchè sono ben pagati. I soldi piacciono a tutti, purtroppo. Ed alla fine, i governi qualcuno lo trovano sempre. Insomma, tutto si tiene. Le responsabilità sono molto più complesse.

Tornando al tema dell'intelligenza (o consapevolezza), a volte sembra anche a me che non ci sia una grande correlazione con la bontà. Ma in alcuni casi invece ho visto una correlazione molto netta. Il problema è che la vera intelligenza non è misurabile. Molte donne stupide sembrano intelligenti solo perchè sanno comunicare bene (che è una abilità specifica), ma in realtà poi ci si accorge che sono delle cretine come tutte le altre.  Viceversa a volte persone intelligenti, possono avere carenza proprio nella comunicazione, ed apparire meno dotate. Per questo è doppiamente difficile trarne una legge generale, perchè siamo ingannati dall'apparenza.

Come spesso accade, quando non si può essere certi nè di una ipotesi, nè di quella opposta, forse la cosa più saggia è seguire il proverbio latino "in medio stat virtus", e quindi concludere che forse potrebbe essere vero in parte, e ci potrebbe essere una correlazione parziale, tra consapevolezza e bontà. Nel senso che la consapevolezza tende ad incoraggiare la bontà nelle persone, anche se non sempre.


Sebbene io penso che questo dubbio, nasca solo dal fatto che è difficile non essere ingannati dall'apparenza e quindi si rischia di chiamare intelligenti persone che non lo sono affatto, oltre poi al fatto che si tende, come dicevo, ad associare erroneamente l'intelligenza, ad alcune abilità specifiche (che magari la persona potrebbe aver imparato con grandissima fatica e con moltissimo impegno e non perchè fosse un genio). Secondo me, se fossimo in grado di misurare la consapevolezza (che per me è la vera intelligenza), riusciremmo ad essere certi che è proporzionale alla bontà e non avremmo dubbi. I dubbi e la confusione, nascono dagli inganni e dalla difficoltà a misurare.




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« Ultima modifica: Settembre 25, 2024, 04:54:00 am da Marco21 »

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #20 il: Settembre 25, 2024, 05:28:33 am »
Le persone consapevoli per definizione sono gli artisti, che Pound definiva le antenne del genere umano, perché in grado di prevedere nei dettagli cambiamenti sociali con un secolo di anticipio. Ma se consideriamo i più grandi di tutti i tempi, Pound stesso aveva l'amante, non sarà un comprtamento da scienziato malvagio ma non trasuda bontà; Joyce era un gran p.ttaniere e tradiva la compagna pur avendo 2 figli; Baudelaire oltre alle prostitute era un tossicomane, immortalò la sua esperienza ne I Paradisi artificiali e amava circondarsi di donne che lui stesso definiva diaboliche. Insomma molto consapevoli ma non proprio dei santi
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #21 il: Settembre 28, 2024, 02:00:06 am »
Con Magli non sbagli
...e con Caldonazzo? :lol:

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #22 il: Settembre 28, 2024, 02:21:44 am »
Di Caldonazzo m'importa un mazzo
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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #23 il: Settembre 28, 2024, 02:58:43 am »

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #24 il: Ottobre 01, 2024, 05:53:28 am »
Io seguo sempre la massima del poeta spagnolo Gracian e la sottopongo volentieri a tutti: "E' regola dell'accorto abbandonare le cose che lo abbandonano e non aspettare quindi di essere un astro al tramonto". e questa regola vale anche e soprattutto per i rapporti con l'altro sesso.

Grazie Massimo. Questa frase del poeta Gracian la trovo molto bella e significativa. Le donne ormai abbandonano con una facilità spaventosa. A quegli uomini che restano sgomenti di fronte a questa disumanità, viene detto da tutte le parti, che devono "lavorare sulla paura dell'abbandono". Non sono le donne che abbandonano che dovrebbero lavorare sulla capacità di amare e di provare affetto vero, no. Sono quelli che vengono abbandonati, che devono lavorare su sè stessi, secondo i valori invertiti della società moderna.

Allora, viste le prospettive, abbandonare per primi, mi pare l'unica difesa. Se non altro perchè noi uomini ce ne accorgiamo per primi, delle diversità, ma abbiamo una pazienza infinita e crediamo ingenuamente, che la stessa pazienza l'avrà anche la donna. Cosa che non accade mai, perchè specie con i social, trovano quanti uomini vogliono, e quindi sentono di poter cambiare uomo facilmente. Tanto la fatica del corteggiamento la fanno tutta gli uomini, e per le donne è tutta manna che piove dal cielo. Fin troppo facile.

Bisogna quindi imparare ad abbandonare. Non è tanto una questione di ego, legata a chi lascia per primo, ma più che altro, può servire per abbreviare i tempi e liberarsi prima di affezionarsi a una persona ingrata e senz'anima. Non serve dedicare tempo, avere empatia e pazienza, per chi non ne ha.

In una società sana, l'abbandono dovrebbe essere imperdonabile. Dovrebbe suscitare sdegno e disgusto. E invece oggi quasi tutti gli uomini, non solo perdonano, ma si sentono pure in colpa e rincorrono le loro ex, che li hanno mollati. Proliferano nelle pubblicità sui social, come funghi, sedicenti formatori che insegnano tecniche magiche per riconquistare la ex. Avvoltoi disonesti che si nutrono del dolore di tanti uomini distrutti, dall'egoismo iper-materialista femminile. E nessuno che si ponga la semplice domanda: perchè mai si dovrebbe riconquistare chi ha abbandonato un uomo e gli ha spezzato il cuore, quasi sempre per futili motivi? Che affidabilità può mai avere una donna che abbandona un uomo, solo perchè non la faceva divertire abbastanza? Ed ammesso che si riesca a riconquistare, per quanto tempo ancora potrebbe durare la storia, prima che l'abbandono venga reiterato?

Offline Marco21

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #25 il: Ottobre 01, 2024, 06:22:35 am »
Le persone consapevoli per definizione sono gli artisti, che Pound definiva le antenne del genere umano, perché in grado di prevedere nei dettagli cambiamenti sociali con un secolo di anticipio. Ma se consideriamo i più grandi di tutti i tempi, Pound stesso aveva l'amante, non sarà un comprtamento da scienziato malvagio ma non trasuda bontà; Joyce era un gran p.ttaniere e tradiva la compagna pur avendo 2 figli; Baudelaire oltre alle prostitute era un tossicomane, immortalò la sua esperienza ne I Paradisi artificiali e amava circondarsi di donne che lui stesso definiva diaboliche. Insomma molto consapevoli ma non proprio dei santi

Personalmente, le persone che reputo consapevoli, sono i maestri spirituali, antichi e moderni, di tutte le epoche storiche, e di tutte le culture.
Eckhart Tolle, Georges Gurdjieff, Jiddu Krishnamurti, Anthony De Mello, Thích Nhất Hạnh, Omraam Mikhaël Aïvanhov, Peter Ouspensky, e molti altri, che in fondo, hanno insegnato tutti le stesse cose, perchè come diceva il filosofo Eraclito: "unico e solo è il mondo, per coloro che sono svegli". Chi dorme invece, vede le cose con gli occhi dell'ignoranza, ed è quindi addormentato nel suo sogno personale, nella sua visione del mondo errata. Questa visione, porta inevitabilmente ad azioni errate, disoneste e malvagie. In questa categoria ovviamente si possono inserire molte altre figure, come i Santi e i mistici della Chiesa, grandi filosofi del passato, e poi ovviamente il Buddha. Ci si potrebbe anche inserire Gesù, ma essendo il figlio di Dio, e non un uomo "qualunque", credo proprio che non sia corretto inserirlo nella lista, sebbene ovviamente, potrebbe e dovrebbe essere inserito al primo posto.

C'è anche da dire, che forse non esiste la "categoria" dei più consapevoli. Qualcuno disse che in ogni categoria c'è la stessa percentuale di cretini. Penso che possano esserci anche contadini consapevoli, come scienziati o filosofi inconsapevoli. Anche nella categoria dei maestri spirituali c'è del marcio. Brutte voci circolano su Osho ad esempio. Ma per me resta comunque l'ambiente dove cercare saggezza e consapevolezza. Tra l'altro, il termine "consapevolezza", in ambito spirituale, assume effettivamente una connotazione diversa, rispetto a quella scritta sul vocabolario, perchè indica appunto la capacità di vedere in profondità, di andare oltre la nebbia di questa realtà illusoria, e di essere vigili, per osservare i continui auto-inganni della nostra mente materiale, che (appunto) mente continuamente.

Offline Vicus

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Re:"Io mi devo difendere".
« Risposta #26 il: Ottobre 01, 2024, 14:10:41 pm »
Ho conosciuto una buddista (niente male) che era stata "sedotta" da un santone in Rolls Royce, sono casi molto frequenti.
Gurdjieff si illudeva che l'essere umano potesse "fabbricarsi un'anima" con strani esercizi, come movimenti disarticolati.
Krishnamurti era il falso messia di una religione socialisteggiante intrisa di spiritismo, creata dai Servizi per assicurarsi la collaborazione delle classi dirigenti indù (che secondo l'induismo si erano "contaminati" con gli stranieri).
Osho faceva danzare (cito) "fino all'orgasmo" i suoi adepti davanti a cadaveri, con chiaro riferimento al culto di Shiva il Distruttore e di Kali. Culto che non dispiaceva all'inventore della bomba atomica, che si proclamò "il distruttore dei mondi" (frase tratta dai Veda). D'altra parte, la bomba atomica indiana si chiama "sorriso di Buddha".
Sono cose che vanno dette perché in Occidente sono poco note.
Mentre Buddha ammetteva di essere un semplice uomo e che la sua (cito) "filosofia poteva essere soggetta a critica", Gesù è l'unico che, pur nella sua umiltà, si sia proclamato Dio e abbia detto che le Sue parole "non passeranno". "Parlava con autorità, non come i loro scribi" ed era, in quanto Dio, "padrone anche del Sabato".

Poi, certo, esistono punti comuni nelle grandi spiritualità mondiali, specialmente in tema di ascetica: si può sperimentare felicità anche in questo mondo, quando è visto dall'anima che non ha più un io e per questo non trema più ("nella tempesta il rifugio" diceva Buddha). L'Imitazione di Cristo e altri testi spiegano come sfruttare le difficoltà della vita e le proprie stesse debolezze come gradini di evoluzione spirituale
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.