Adesso il "dramma" della "speleologa" figura (e non poteva non figurare) nella prima pagina dei "giornali" di oggi. "Ha detto che non scenderà più in grotta" hanno riferito gli uomini del soccorso alpino. Quello che ovviamente non hanno riferito sono le imprecazioni che hanno lanciato all'indirizzo della vispa teresa subito descritta dagli addetti alla propaganda (va)ginolatrica come "esperta", non rendendosi conto del ridicolo nel quale sono caduti loro e nel quale hanno fatto cadere la loro eroina. Anche il TG5 ci ha voluto tenere tutti con il fiato sospeso, descrivendo la vicenda come una tragedia che sta per compiersi e tale da mettere in ombra pure quello che accade e sta accadendo in Ucraina e in Siria, avvenimenti, ovviamente ora del tutto secondari rispetto al dramma della speleologa in gonnella in difficoltà e a rischio di decesso per spavento. Ma si sa che bisogna raccogliere la sfida e occorre tirarla fuori dal terribile antro, costi quel che costi. I maschietti vituperati, chiamati a sopportare pazientemente critiche e offese quando non c'è bisogno di loro, quando non sono indispensabili o quando commettono errori o sono semplicemente "distratti", devono mobilitarsi con il sorriso sulle labbra per salvare lor signore e signorine quando loro si mettono nei guai, anche volontariamente. Anzi, soprattutto volontariamente. E una volta salvata, che la plebaglia maschile che ha compiuto l'impresa non si permetta di pretendere ringraziamenti. Secondo la formula di rito ben conosciuta i maschi plebei "hanno fatto solo ciò che dovevano fare".