Il Foglio, in questi giorni agli onori delle cronache per l’arresto in Ir4n di una sua corrispondente accusata di spionaggio, è un giornale bizzarro.
Fondato nel 1997, nel 2018, stando a quanto riporta wikipedia, avrebbe venduto 25 mila copie quotidiane.
Non metto in dubbio questo dato, ma devo confessare di non aver mai visto una persona con Il Foglio in mano. A piedi o in macchina, in treno o in autobus, al lavoro o in osteria, ovunque mi sia trovato, mai mi è capitato, in trenta anni di vita, di vedere qualcuno intento a leggere cotanto quotidiano. Evidentemente questi venticinquemila lettori, oltre alla raffinatezza intellettuale , avevano ricevuto dalla sorte il dono dell’evanescenza.
Erano invisibili. Pura essenza spirituale.
Questo numero, in ogni caso, deve essersi ulteriormente ridotto negli ultimi tempi. Nel novembre del 2024 i dati di vendita dei quotidiani italiani si sono fermati alle seimila copie di Italia Oggi.
Non è quindi dato sapere quante persone abbiano compiuto il gesto di andare in edicola, tirar fuori dal portafogli una moneta da due euro e chiedere il Foglio. A occhio e croce devono essere state pochine, né credo siano molte di più quelle che si abbonano per leggerlo in rete.
E tuttavia, a dispetto di questi numeri, che nel mondo reale avrebbero decretato il fallimento di qualsiasi azienda, il Foglio non solo continua ad esistere , ma è anzi al centro del dibattito politico e culturale.
I suoi editoriali vengono citati e discussi nelle rassegne stampa delle radio nazionali e i suoi giornalisti sono invitati nei talk show televisivi.
Un vero mistero, attorno al quale si intreccia un altro mistero, quello del suo fondatore, direttore di lungo corso ed oggi editorialista di punta, Giuliano Ferrara.
Chi è, in realtà, Giuliano Ferrara?
La sua biografia è quanto di più contraddittorio si possa immaginare. Figlio di due stretti collaboratori di Palmiro Togliatti, Ferrara, cresciuto a Mosca dove il padre era corrispondente dell’Unità, è stato estremista negli anni della contestazione.
Negli anni Settanta è diventato funzionario del PCI .
Negli anni Ottanta , dopo aver rotto con il partito, accusato di non essere sufficientemente impegnato per la causa pale3stinese, si è avvicinato al partito socialista di Bettino Craxi.
Negli anni Novanta, dopo Mani Pulite,è diventato collaboratore di Silvio Berlusconi.
Con il nuovo millennio si è distinto per il sostegno a Isr4ele ed alle gu3rre am3ricane.
Alle elezioni del 2006 ha fondato una lista ultracattolica [ma guarda, ecco perché ci prendono a pedate] antiabortista.
Infine, ha dato il suo appoggio a Renzi e ai governi tecnici di Monti e Draghi.
Quale è allora il Ferrara vero? Il togliattiano o l’estremista, il comunista amendoliano o il socialista craxiano, il sostenitore della Pal3stina o il sostenitore di Isra3le, il berlusconiano o l’ateo devoto, il laico o il cattolico, il filosovietico o il filoam3ricano?
A questa domanda si può rispondere con un aneddoto, raccontato da Ferrara stesso.
Quando collaborava con Craxi era solito riferire, in cambio di denaro, i contenuti delle sue conversazioni col leader socialista all’ambasciata am3ricana. Un atto di incredibile slealtà, che però spiega perché il Foglio, la creatura da lui fondata, sopravviva in assenza di lettori. Come l’Osservatore romano è la voce ufficiale della Santa sede, così il Foglio è la voce ufficiosa della CeyeA in Italia.
Questo è il segreto della sua autorevolezza.
FONTE: Giorgio Bianchi (evidenziazioni e modifiche di forma mie)