Autore Topic: Rassegnazione della popolazione, cause e rimedi  (Letto 58 volte)

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Offline Vicus

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Rassegnazione della popolazione, cause e rimedi
« il: Febbraio 05, 2025, 12:49:55 pm »
Penso che nessuno ragionevolmente negherebbe la rassegnazione degli italiani: non si associano più (eccettuate inerti "comunità" virtuali), non fanno più figli, al massimo emigrano.
E' "la congiuntura", il momento sfavorevole? Direi di no, non succedeva neppure durante la guerra.
Assistiamo a una perdita di vitalità mai vista prima, a memoria d'uomo, in questo Paese. E' opinione di chi scrive che ciò non possa essere casuale, ma sia il prodotto di sofisticate tecniche di "repressione morbida" (tra gli esempi più banali: ogni tanto sui forum compare, o ricompare un utente soltanto per dire, con toni anche urlati, che non devi menzionare certi argomenti o esprimere determinate opinioni), cancellazione della memoria storica e dell'identità culturale, immissione di "valori" corrosivi del tessuto sociale.
Ne ha parlato perfino Hollywood nel film "Serenity", che descrive metodi per assicurare la pace sociale che allo stesso tempo, tuttavia, "spengono" le popolazioni.
E' raro che questo fenomeno, di primaria importanza, venga descritto da gionalisti. Ma ci sono eccezioni, come Giorgio Bianchi, che anche se a mio avviso non  dice tutto (non è soltanto un problema di sudditanza culturale) menziona chiaramente il fenomeno in questo articolo che riprendiamo in parte. Colpisce in particolare l'efficace espressione "assoggettamento dell'anima":

"La situazione di crisi perdurante e priva di apparenti sbocchi in cui si muove l’Europa tutta e l’Italia in modo particolare è un problema che va molto al di là della perdita di status internazionale, della perdita di benessere, della perdita di competitività, dell’aumento della povertà e della disoccupazione (tutte cose, naturalmente, parecchio gravi). Il problema di fondo è che esistere per lunghi periodi in una condizione di crisi permanente, percezione di declino e mancanza di prospettive produce un graduale ma sistematico abbattimento della stessa voglia di vivere, della “vitalità primaria” di chi è avvolto in questo sudario storico.

In questo contesto, spiace dirlo, ma le classi dirigenti italiane sono da tempo le peggiori, quelle più manifestamente succubi di pressioni e condizionamenti estranei agli interessi del popolo italiano.

Le classi dirigenti italiane, da Monti a Draghi, da Renzi a Meloni, sono sempre le prime e più sollecite a volersi mostrare ossequienti ad interessi allotri, opachi, inconfessabili e rigorosamente estranei a qualunque cosa possa giovare al paese.

È evidente a tutto il mondo come qualunque potentato politico o economico estero possa ottenere in Italia udienza immediata, esercitando le giuste pressioni su una classe dirigente inconsistente e dedita alla sola coltivazione del proprio interesse privato di breve periodo.

Queste e molte altre analisi sono legittime e possibili, ma a mio avviso, per evitare la dispersione e indentificare il nucleo essenziale del dramma contemporaneo, ci sono due punti che dovrebbero rimanere al centro dell’attenzione nel lungo periodo.

Il primo è una cautela metodologica.

Tutte le persone di buona volontà (a quaquaraqua e vendipatria è inutile rivolgersi) devono prendere definitivamente le distanze dal principale gioco che paralizza ogni ricambio politico e di potere, cioè il gioco della contrapposizione fittizia tra Destra-Sinistra. Sembra incredibile, ma decenni di integrale intercambiabilità in tutte le politiche strutturali non hanno ancora convinto tutti del fatto che il “Gioco dell’Alternanza Bipolare” è solo un sistema per garantire l’irriformabilità assoluta, la stagnazione terminale del sistema. Ancora oggi c’è un sacco di gente che pensa in buona fede che sia importante “Abbattere la Destra al governo” (magari nel nome dell’antifascismo), o “Abbattere la Sinistra al Governo” (magari nel nome dell’anticomunismo). Il fatto che questo gioco continui a funzionare in teste apparentemente abili è uno dei misteri più sconcertanti, qualcosa che spinge al più radicale pessimismo antropologico. Il fatto che ci sia gente, tanta gente, che si dedica anima e corpo all’identificazione quotidiana di dettagli estetici aborriti, di destra o di sinistra a seconda della bisogna, deprime le speranze di cambiamento.

Il secondo punto è un elemento di sostanza politica e culturale (radicalmente culturale e perciò politica).

La cornice di fondo che permette l’autoperpetuarsi senza apparenti vie d’uscita della nostra condizione di scacco è determinata da un profondo e radicato ASSOGGETTAMENTO DELL’ANIMA. Se è vero che di venduti e corrotti ce n’è a mazzi, sarebbe tuttavia sbagliato pensare che il problema italiano (ed europeo) stia primariamente nella presenza di questi personaggi a libro paga di stati esteri o multinazionali.

In verità non c’è stupidaggine, non c’è degrado, non c’è paranoia [...] che non si sia aperta un varco trionfale nelle menti delle classi dirigenti italiane, dagli anni ’80 ad oggi. L’“internazionalizzazione” culturale è diventata sinonimo di “fai come gli americani, che fai bene”.

Dai modelli privatistici dei servizi pubblici alla venerazione di facciata del competitivismo, dai “figli dei fiori” ai “rapper, dall’importazione dell’eroina a quella del woke, non c’è cattivo esempio che non sia stato diligentemente seguito."

Anche i termini "stupidaggine e paranoia" non sono usati a caso. Linko qui un articolo, che non riguarda un solo Paese e che documenta (incredibile ma vero) che perfino la citazione di autori come Shakespeare può farti includere in liste nere di potenziali t3rr. e s0vv3rsivi. Questo comincia già a ricordarci quella Cambogia in cui gli abitanti delle città che portavano gli occhiali (segno di cultura) furono rinchiusi da Pol Pot nei campi di concentramento:
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,4460.0.html

Il rimedio a tutto ciò è abbastanza semplice, almeno di per sé: la tecnologia elettronica crea soggetti disincarnati, li rende "software infinitamente malleabile" (E. McLuhan) per cui bisogna ripristinare le relazioni di prossimità e il tessuto sociale.
La comunità (reale non virtuale) è indispensabile alla sopravvivenza della specie umana ed in questo momento storico è l'unica cosa che realmente conta.
Troverete che nessuno sta facendo nulla per questo e neppure ne parla, neppure in luoghi tradizionalmente di aggregazione come le chiese e neppure sui canali di cosiddetta informazione alternativa. Sembra esserci una considerevole inconsapevolezza e indifferenza per tutto ciò.
Ci si pone di fronte un'alternativa: "intrattenerci fino alla morte", come scriveva Neil Postman, con spettacoli e discussioni inutili, o "salvare la comunità" (M. McLuhan) riscoprendo relazioni di prossimità, non certo per parlare del tempo po sfogarsi ma per progetti comuni. A noi la scelta
« Ultima modifica: Febbraio 05, 2025, 13:27:06 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.