Ciao Vicus,
ti ricordi il Festival di Sanremo degli ultimi dieci anni?
Un palco trasformato in un megafono ideologico, tra monologhi sull’aborto, l’agenda gender e la propaganda LGBTQ, scandali costruiti a tavolino e blasfemia finanziata con i soldi del nostro canone.
Ebbene, quest’anno non se ne è vista nemmeno traccia.
Nessun sermone propagandistico da agenda arcobaleno, transfemminista o woke.
Nessuna menata ideologica o scandalo a spese dei contribuenti.
Questa volta ha vinto la musica. Questa volta abbiamo vinto noi!
Dopo dieci anni, Sanremo è tornato a essere il Festival della musica, non della propaganda.
E non è successo per caso.
Pro Vita & Famiglia si è battuta senza sosta per anni, denunciando la strumentalizzazione del Festival e chiedendo che il palco dell’Ariston smettesse di essere ostaggio delle lobby pro-morte e arcobaleno.
Abbiamo trasformato l’indignazione in un’azione concreta: in meno di due settimane, quasi 28.000 cittadini hanno firmato la nostra petizione, facendo arrivare la protesta negli uffici della RAI, fino alle orecchie di Carlo Conti.
E alla fine, hanno dovuto ascoltarci.
La prima grande vittoria è stata l’eliminazione dei monologhi da parte di Conti - da anni il veicolo preferito dai sedicenti “artisti” venduti al politicamente corretto per attaccare la maternità, ridicolizzare la famiglia e promuovere l’aborto come “diritto”.
Poi il risultato finale sotto gli occhi di tutti (per chi ha assistito): la 75esima edizione del Festival di Sanremo 2025 sarà ricordata per la sua meravigliosa sobrietà ed eleganza, premiata dai numeri.
Sì, perché anche i numeri parlano chiaro: Sanremo 2025 ha registrato il 73,1% di share e 13,4 milioni di spettatori di media.
A dimostrazione che gli italiani hanno premiato questa edizione scevra dalle idiozie woke e politicamente corrette.
Ma c’è un momento che resterà scolpito nella memoria di chi ha vissuto questo Festival.
L’attimo in cui un’intera platea si è alzata per ben due volte in piedi per acclamare applaudendo ad una canzone.
Io stesso non ho potuto fare a meno di emozionarmi ascoltando "Quando Sarai Piccola" di Simone Cristicchi.
Un brano che ha toccato il cuore di milioni di italiani, che racconta l’esperienza umana di chi ha amato, accudito e custodito un proprio caro nella malattia e nella sofferenza.
Ho trovato questa canzone una risposta potente all’entusiasmo dei radicali che stanno spingendo per l’approvazione del suicidio assistito in Toscana, in altre regioni e nel paese.
Cristicchi ha avuto il coraggio di raccontare l’esperienza profonda di chi vive in quella fragilità.
Ha cantato la bellezza di chi resta accanto, di chi custodisce, di chi accompagna fino alla fine con amore, restituendo dignità.
E questo li ha fatti infuriare.
Perché chi sostiene la cultura della morte non sopporta che si dica che la vita fragile è ancora vita.
E così i giornali di sinistra hanno provato ad affossarlo.
Anche durante un’intervista al programma di “Domenica In”, lo hanno messo sotto pressione, chiedendogli cosa pensasse del fatto che noi di Pro Vita & Famiglia avessimo apprezzato la sua canzone condividendola sui nostri social.
Volevano fargli prendere le distanze. Ma lui ha risposto con parole semplici e potenti:
"Io credo che questo brano, ma in generale l’arte, è un regalo a chi lo ha capito. Quando si parla in questi termini credo che si vada su un altro piano. Sono felice che sia piaciuto a tutti".
E noi lo abbiamo capito.
Perché sappiamo che nessuna legge potrà mai cancellare il valore della vita e della cura.
Perché crediamo che l’amore che accompagna fino alla fine sia il più grande atto di dignità umana.
Abbiamo vinto una battaglia. Abbiamo dimostrato che quando le famiglie alzano la voce, nessuno può ignorarle.
Eppure, c’è ancora tanto da fare.
La prossima volta, vogliamo essere ancora di più. Vogliamo che anche tu sia con noi.
Perché se oggi Sanremo è tornato alla musica, è grazie a chi ha scelto di agire e non di subire.
E possiamo farlo ancora. Possiamo farlo meglio. Possiamo farlo insieme.