Come parte del martirologio di Sara Campanella, una vittima della violenza di un balordo frettolosamente trasformata nella ennesima martire della libertà femminile, come se in Occidente fosse minacciata e non fosse anzi ipertutelata dalle leggi e dalla magistratura attuale sono stati esposti nel luogo ove si è celebrato il funerale della "martire" parecchi manifesti che riportavano una sua battuta: "mi amo troppo per stare con chiunque". Ovviamente, essa è stata proposta come trionfale slogan della libertà e dell'autosufficienza femminile, da parte del mainstream ufficiale, ma essendone gli artefici dei citrulli come sempre sono i propagandisti (anche la propaganda bisogna saperla fare), non si sono accorti di aver fornito ora due formidabili assists al genere maschile, contro il quale tale slogan è rivolto e soltanto per opporsi e criminalizzare il genere maschile, considerato una minaccia all'autostima femminile: il primo: la rivelazione dell'autoreferenzialità delle femmine occidentali che valutano ogni e qualsiasi cosa, pure il rapporto con l'altro sesso, in termini esclusivamente opportunistici, ragion per cui se una sta bene con se stessa, non trova nessuna ragione di instaurare rapporti con il genere maschile, se la sua vita è già gratificante (ovvio che il contrario è condannabile, naturalmente; un maschio che ragiona così è un egoista, un superficiale, un brutale, un problematico, un segaiolo e via baggianando); il secondo assist è l'invito rivolto a tutti noi di comportarci allo stesso modo: se tu ci consideri un inciampo, un ostacolo alla tua felicità, come dovremmo noi maschi considerare a questo punto te e il tuo genere? Come minimo, vi manderemo affanculo. E sarebbe proprio ora!