http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/08/27/la-singolare-iniziativa/#more-4999Ultimamente ritornano più spesso
Dalla nostra mailing list:
Serbilla – “La singolare iniziativa di un padre. Porta i figli dai carabinieri perchè non li può accudire, ma quando arriva l’ ex moglie, giustamente preoccupata per il destino dei figli, lui la picchia!
Se fosse stata la madre a lasciare i figli dai carabinieri avrebbero vomitato accuse e ingiurie a non finire, ma poichè lo ha fatto un papà … eh ci troviamo davanti ad una “singolare iniziativa” come che ne so fare banging jumping o usare un cammello per spostarsi nel centro di Napoli.”
Ovvero, quei figli che tanti padri usano come arma di ricatto contro le loro ex mogli, alcuni tra loro preferiscono consegnarli ai carabinieri (o relegarli in un istituto) piuttosto che lasciarli alle cure della madre. L’odio è davvero una gran brutta cosa.
Viviana:
Pochi minuti fa ho letto questa notizia. Un padre decide di lasciare i figli dai carabinieri perchè non ha tempo per accudirli. La ex moglie, probabilmente avvertita dai carabinieri, va a prenderli e, invece di ricevere le scuse dell’ex marito, viene da lui aggredita e colpita alla testa. Lui sfoga sull’ex moglie la sua incapacità di prendersi cura dei propri figli. Questo dimostra che come non tutte le donne sono o vogliono esser madri, anche gli uomini dovrebbero capire che avere la capacità di ingravidare una donna non significa che si sia capaci di essere padri.
La poca chiarezza su questo punto, secondo me, deriva dal fatto che secondo “la tradizione” è la donna a doversi occupare dei figli, mentre al marito tocca portar il pane a casa. Con l’emancipazione della donna, questi ruoli sono andati in crisi ma ciò nonostante resistono e, come possiamo constatare anche oggi, si cerca in ogni modo di ristabilirli. L’ingresso della donna nel mondo del lavoro non l’ha aiutata a far comprendere al marito che la cura dei figli deve essere di entrambe i genitori, tanto è vero che a lei si chiede sempre di “conciliare” casa e famiglia. Con il divorzio o la separazione queste situazioni non migliorano.
Gli uomini che pretendono l’affido condiviso solo per poter invadere ancora la vita della loro ex moglie, si ritrovano alle prese con responsabilità che non sanno e non vogliono assumersi: crescere e prendersi cura di un figlio. Per loro l’affido è solo un mezzo per violare e invadere la vita della loro ex. Ovviamente esistono padri responsabili che decidono di crescere i loro figli insieme alle loro compagne, dividendosi il lavoro, o che rispettano gli orari e i giorni di visita in caso di divorzio, che si servono di quel tempo per conoscere i figli e non per controllare la ex, che pagano gli alimenti sapendo che servono per la crescita ed il benessere dei figli, che non usano finte sindromi come la PAS per non mettere in discussione il loro rapporto con i figli e le loro manchevolezze e per accusare le mogli di “istigazione all’odio verso la figura paterna”.
Questa notizia mette il luce molte cose: quanto sia retrograda la nostra cultura, quanto sia fallimentare e nociva la famiglia modello “mulino bianco”, quanto poco siano responsabili gli uomini che crescono con l’idea che tutto gli è dovuto, che in casa loro sono i re e le donne devono sgobbare e soprattutto che l’affido condiviso è un’arma che non tutela i bambini, ma li mette alla mercé di persone irresponsabili che arrivano ad abbandonare i propri figli perchè non sono capaci di organizzarsi prima.
Questo episodio inoltre mi fa venire in mente tutte le volte che mia madre doveva restare in ospedale perchè stava male o per accudire una delle mie sorelle. Ricordo che quando ero molto piccola mia sorella minore ebbe un fortissimo attacco d’asma, stava malissimo, la portano all’ospedale e lì ci rimase per un mese. Dato che mia madre restò in ospedale con mia sorella, io e l’altra mia sorella maggiore (che all’epoca non aveva più di 10 anni) rimanemmo da sole con mio padre, che non fu in grado di tenerci neanche un giorno con sé e ci portò a casa di una zia, sorella di mia madre, dove rimanemmo per tutto il tempo.
Mio padre non è una persona irresponsabile, si è preso cura di noi e ha fatto enormi sacrifici, ed è sempre stato presente nella nostra vita a modo suo. Mio padre è nato in periodo di guerra e ha vissuto in una famiglia dove mio nonno era il padrone e mia nonna, che oltre a portare avanti la casa e i figli, lo ha aiutato nell’attività commerciale, non era considerata granché. Lui ha sempre visto le donne sgobbare, occuparsi dei figli, cucinare, stirare, lavare, servire gli uomini per primi durante i pranzi, passargli il pane, prendergli le posate ed ecc… infatti la sua risposta alle mie insistenti richieste di una sua collaborazione in casa è “queste sono cose da donne… mi devo alzare io? queste cose dovrebbe farle una figlia… io sono tuo padre e bla bla”.
Per questo quando mia madre non c’è stata, lui non avendo mai fatto niente in casa, si è sentito perso e ha delegato. Non ci ha nemmeno provato, seppur sia una persona testarda ed orgogliosa che se gli dici che una cosa non sa farla si intestardisce e ci prova finché non ci riesce. Con noi però, in quel momento, ha deciso di non provarci perché, e questo è il mio pensiero, credeva che quelle non erano cose da uomini o da padri e che quindi lui non poteva farle.
Mio padre ha una visione molto precisa dei ruoli all’interno della famiglia e per lui non rispettarli, dover fare cose da “donne”, sarebbe umiliante. Ecco quest’uomo che ha abbandonato i figli mi ricorda la mentalità di mio padre che nonostante non ci abbia mai abbandonati non ha mai voluto adempiere alla sua figura di genitore al 100% credendo che ciò che i miei nonni gli avevano insegnato fosse la sola e indiscutibile verità che ahimè anche i giovani miei coetanei continuano a vedere come tale.
Ma se si continua a credere ciò, ad alimentare ruoli assurdi, a delegare alle donne, come poi si può affidare per legge i bambini a uomini irresponsabili?
—>>>Bollettino di guerra
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Notate come, quando si parla di affido condiviso, subito si improvvisano tutrici dei bambini , quando in realtà non gliene frega una ceppa come ciò dimostra
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/legittima-difesa!/ .
Poi fanno le vittime...
" che l’accostamento tra i personaggi dei nostri racconti e le sue autrici è istigazione all’odio contro di noi, cyberstalking e diffamazione. Anche se per taluni maschilisti nazisti inquisitori alla ricerca di libri e streghe da bruciare sembra non essere così, in Italia è ancora garantita la libertà di espressione." >>> Bhe qui ci sarebbe la denuncia per diritti d'autore...esiste ( abbiamo ideato noi ) il termine nazifemminismo non nazimashilismo