Mi sono imbattuto "en passant" in un testo di 500 e passa pagine intitolato "Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere" e sono rimasto scioccato dall'incompetenza e soprattutto dalla malafede degli autori (Tim C.Leedom e Maria Murdy per inciso). Tale accozzaglia ortografica di pensieri e opinioni relativamente ai fatti religiosi (definirlo libro sarebbe un'eresia) è caratterizzata da una mancanza di obiettività che sfocia nel ridicolo e soprattutto è priva di fonti che andrebbero a testimionare e quindi ad avvalorare quello che al suo interno si dichiara in modo oserei dire categorico. E' un libro che raggruppa diversi scritti di vari autori che hanno lo scopo di gettare fango su tutte le religioni con particolare riferimento a quella cristiana. Che cazzo c'entra tutto questo con la QM direte voi? C'entra eccome!!! A un certo punto della mia lettura mi sono imbattutto in una saggio (contenuto all'interno del libro) scritto da una certa Judy Chicago intitolato "Culto della Dea". A mio parere questo scritto è l'emblema della mistificazione continua che le femministe fanno della storia, mistificazione che viene da noi definita con il termine "revisionismo storico femminista". Leggete quello che segue e ditemi se non provate una sensazione di disgusto man mano che procedete con la lettura. Ah, per inciso, la traduzione è orrenda tra le altre cose.
Lo so è un pò lunghino ma vale la pena leggerlo, fidatevi!!!
Il culto della Dea
In antichità il principio femminino era visto come una forza cosmica fondamentale. Molti popoli credevano che il mondo fosse stato creato da una divinità femminile che aveva portato il mondo dentro da sola o insieme a un coniuge maschile (di solito suo figlio) che la Dea aveva creato per partenogenesi. Forse alcuni pensavano che le donne, come la Dea, davano la vita da sole e senza l'aiuto del maschio perchè non si era ancora capito che la procreazione era legata al coito. Le donne venivano venerate per dimostrare che si aveva paura della Dea e nell'arte il corpo femminile è sempre stato visto come un potente simbolo di nascita e di rinascita.
Il potere generativo delle donne è stato rappresentato attraverso una moltitudine di statuine femminili con seni, pancia, fianchi e vulva molto pronunciati. Queste statuette sono state scoperte tra i resti di molte civiltà in tutto il mondo e questo significa che c'è stato un tempo in cui le donne erano fatte oggetto di una venerazione che si traduceva in autorità politica e sociale. Le prove archeologiche suggeriscono che queste società agricole e ginocentriche, fondate sull'uguaglianza, la democrazia e la pace, lasciarono gradualmente il posto a stati dominati dagli uomini, stati in cui si svilupparono il lavoro, il commercio, la stratificazione sociale e la guerra.
Quando gli uomini cominciarono a civilizzarsi, il potere della Dea diminuì o fu completamente distrutto; nacque l'idea che era il maschio da solo, invece che la femmina, a dare la vita: un drammatico cambiamento nel modo di pensare di cui si trova traccia in miti, leggende e immagini della Dea. L'originale supremazia della Dea lasciò gradualmente spazio a dei maschili. In alcuni casi il sesso della divinità femminile fu semplicemente cambiato e le sue caratteristiche trasferite. Quindi i rituali e i templi delle varie dee furono conquistati da religioni dedicate a dei maschili. Presto il caratteristico potere benigno delle dee rimaste iniziò a essere visto come negativo, distruttivo, malvagio; infine la tradizione giudeo-cristiana assorbì tutte le dee in una singola divinità maschile.
All'inizio gli ebrei, come molti altri popoli antichi, veneravano sia un dio che una dea. Ci vollero secoli perchè Geova diventasse la divinità ebrea principale al posto di Astarte, anche se per molto tempo il loro templi convissero fianco a fianco. Quando i patriarchi ebrei riuscirono finalmente a distruggere il culto della Dea, l'iniziale prestigio delle donne diminuì gradualmente.
La stessa storia si è ripetuta ovunque, in tutte le culture. In seguito alle invasioni greche, la cultura matriarcale di Creta venne sopraffatta e le divinità cretesi vennero incorporate nei miti greci. Benchè all'epoca i greci avessero già una cultura patriarcale, il culto della Dea continuò, così come a Roma. Ma ormai le dee greco-romane impallidivano di fronte alle loro antenate storiche e la posizione sociale delle donne greche dell'epoca è ben riassunta dalla famosa frase dello storico greco Tucidide: "La donna migliore è colei di cui gli uomini parlano di meno, nel bene e nel male".
La distruzione della Dea si riflesse nella graduale erosione dell'autorità religiosa, sociale e politica delle donne, ma tuttavia le donne non accettarono questa perdita di potere passivamente, così come è testimoniato da leggende, racconti e immagini che narrano amazzoni e svariate regine guerriere. Non si sa con sicurezza se le donne abbiano mai combattuto tra loro durante le migliaia di anni di ginocrazia, ma alcuni miti suggeriscono che alcune di queste società mossero guerra contro gli emergenti stati maschili, nel vano tentativo di rovesciare il corso degli eventi.
Mentre le donne romane erano in una posizione legale simile a quella delle loro corrispettive greche, in realtà erano molto meno oppresse. Benchè le donne fossero considerate quasi dei soggetti "incapaci di intendere e di volere" e per questo affidate alla giurisdizione dei propri padri e mariti, l'opinione pubblica non accettava le leggi vigenti. In seguito alle proteste organizzate dalle donne romane queste leggi vennero migliorate, ma quei miglioramenti non durarono poi molto. All'inizio del cristianesimo esistevano comunità religiose in cui uomini e donne godevano di pari diritti, in parte anche per essere coerenti con l'idea secondo la quale "in Cristo non esiste maschio o femmina". All'inizio del Medioevo la Chiesa cristiana offrì rifugio alle donne che spesso, durante violente invasioni, erano soggette alla cattura, allo stupro e al matrimonio forzato. Molte ragazze andavano in convento per ricevere un'educazione, rimanendo lì per sempre o tornandoci più tardi; inoltre coloro le quali volevano dedicarsi allo studio e alle arti si riunivano nei conventi senza per forza dover prendere i voti.
Durante questi anni le donne dell'alta società iniziarono a perdere sempre di più i loro diritti di proprietà. Nel tentativo di conservare le proprie terre, moltissime nobildonne fondarono e governarono case religiose come badesse: questo fu un processo incoraggiato dalla stessa chiesa. A molte badesse, dato che appartenevano a famiglie reali, erano concessi i diritti e i privilegi di baroni feudali e spesso le stesse agivano per conto del re, in sua assenza. Non di rado queste donne amministravano vasti terreni, gestivano conventi, abbazie e monasteri, fornivano le loro truppe durante i tempi di guerra, godevano del diritto di coniazione e venivano consultate per questioni politiche e religiose.
Più tardi, nel Medioevo, la famiglia emerse come la forza più stabile del mondo secolare e dato che le donne erano in genere figure centrali della famiglia, alcune di loro svolsero ruoli importanti nella loro comunità. Le donne ricche potevano possedere e amministrare proprietà e quando non c'erano i loro mariti spesso gestivano il patrimonio, presiedevano i tribunali, firmavano trattati, emanavano leggi e qualche volta comandavano anche truppe. Nelle loro corti le donne reali supportavano trovatori che andavano in giro suonando canzoni dedicate sia alle donne che alla Vergine Maria. Fu durante questo periodo che tra le donne di tutte le classi si sviluppò il culto di Maria.
Infatti mentre il cristianesimo si diffondeva esso andava assorbendo molte pratiche religiose del luogo, incluso il sempre presente culto della Dea, culto che continuava a persistere soprattutto tra quelle genti lontane dai centri di potere. Nel tentativo di attrarre nuovi fedeli la Chiesa cristiana permise che questo culto venisse trasferito sulla figura di Maria, la cui immagine derivava dall'antica Dea che aveva suo figlio/amante in grembo. Il culto di Maria si diffuse così tanto che spesso si è detto che nel tredicesimo secolo Dio ha cambiato sesso. Ma alla fine del Medioevo la dottrina della Chiesa cristiana si era stabilizzata ed era sempre più restia a tollerare una divinità femminile.
A questo punto della storia i capi cristiani per diffondere la propria dottrina non avevano più bisogno dell'aiuto delle donne, com'era accaduto in precedenza: questa situazione li spinse perciò ad attaccare le ultime tracce del culto della Dea e a togliere ancora più poteri alla donna. In alcuni casi il culto della Dea venne identificato con pratiche di stregoneria, pratiche che la stessa Chiesa aveva permesso per secoli. Ma i capi della Chiesa, tutti uomini, si sentivano sempre più minacciati dall'importante posizione che le donne rivestivano nelle congreghe di streghe; inoltre si erano diffuse svariate sette eretiche in cui alle donne era permesso predicare, cosa che irritava la Chiesa.
La Chiesa si unì con le emergenti "nazioni stato"dell'Europa per costruire le istituzioni sociali e politiche che sarebbero poi diventate il fondamento della società moderna. Utilizzando l'inquisizione per eliminare tutti quelli che andavano contro la propria autorità, i capi della Chiesa presero di mira streghe, eretici, guaritrici laiche (che praticavano la medicina a dispetto dei medici maschi), dissidenti politici e leader contadini (molti dei quali erano donne), così come chiunque si opponesse al potere ecclesiastico e alla conseguente distruzione di tutto ciò che rimaneva dell'autorità femminile.
La caccia alle streghe si svolse prevalentemente tra il tredicesimo e il diciassettesimo secolo e studiose femministe contemporanee ritengono che il numero di assassinii sia molto elevato, anche se secondo vari studiosi non vennero uccise più di trecentomila persone. L'ottantacinque per cento di persone processate e condannate a morte come streghe furono donne e il terrore indotto dalla caccia alle streghe, insieme al continuo indebolirsi della posizione sociale femminile, causò la scomparsa dell'indipendenza femminile. Verso la fine del Rinascimento, la base politica ed economica che aveva supportato le donne medioevali ormai non esisteva più e la strada verso le neonate università, le corporazioni d'arti e mestieri e le professioni nascenti era ormai vietata alle donne.
I diritti di proprietà ed eredità delle donne sie erano lentamente erosi via via durante i secoli e ormai erano completamente insesistenti. Il matrimonio divenne l'unica opzione socialmente accettabile per le donne e, quando i conventi vennero spazzati via dalla Riforma, per loro divenne sempre più difficile anche ottenere un'educazione che inprecedenza era stata accessibile attraverso la Chiesa cattolica. I riformatori ritenevano non solo assurdo che una donna avesse aspirazioni intellettuali, ma anche pericoloso; essi non si stancavano mai di ripetere che una donna doveva limitarsi a imparare a leggere e a scrivere con l'unico scopo di insegnare la Bibbia ai propri bambini.
I capi della Riforma affermavano con insistenza che l'unico dovere della donna era la silenziosa obbedienza al proprio marito, benchè all'interno della propria famiglia alle donne fosse concesso un certo rispetto. Poichè il lavoro femminile si svolgeva perlopiù a casa, la vita delle donne era impegnata e produttiva, dato che le attività di tutti i membri della famiglia erano fondamentali per la sopravvivenza economica. La Riforma ammetteva una moderata educazione per le donne, ma solo per scopi relativi alla famiglia e proprio questo permise alle donne di avanzare in società, seppur molto lentamente.
Judy Chicago
Tratto da "The Dinnerparty: From Creation to Preservation"
Londra 2007
Nota in calce al saggio - Questo libro rappresenta una storia simbolica di un passato oscuro eppure eroico, un passato fatto di tanti piccoli frammenti che vanno a formare un'immagine della lunga battaglia di liberazione femminile attraverso tutta la storia della civiltà occidentale.